George Lutts era perplesso. Non soltanto si chiedeva come mai Perry Mason s’interessasse alla Sylvan Giade Company, ma era ansioso di sentirsi confermare il prezzo esorbitante accettato dal legale per telefono. La sua ansia, però, era mitigata dall’evidente timore di vendere sottocosto delle azioni, il cui valore poteva essere aumentato d’improvviso a causa di qualche segreta congiuntura, a lui ignota.
Mason depose sulla scrivania di Lutts l’assegno vidimato dalla Banca.
— Ecco qui, signor Lutts. Un assegno intestato a voi, in data di oggi, debitamente controfirmato. Sono trentaduemilasettecentocinquanta dollari. Come osserverete, ho scritto sul retro che il denaro vi viene versato a saldo dell’acquisto di duemila azioni della Sylvan Giade. Intendo presenziare alla riunione di oggi: voi annuncerete di avermi venduto il vostro pacchetto e mi darete l’occasione di rivolgere qualche parola ai consiglieri. Avete qui le azioni? — continuò Mason. impaziente.
— Sicuro.
— Regolarmente girate?
— Sono pronto a girarle.
— I consiglieri sono cinque, vero?
— Precisamente.
— Volete dirmi qualcosa sul loro conto?
— Si tratta di persone di larghe vedute, e per lo più durante le riunioni non si verifica nessun attrito dichiarò Lutts. — Sono certo, avvocato Mason, che eventuali vostre proposte nell’interesse della società non troveranno alcuna opposizione. Be’, naturalmente qualche volta si verificano dei contrasti — ammise Lutts vedendo l’espressione scettica di Mason. — Ma quando delle persone si riuniscono, qualche differenza di vedute viene sempre a galla. Dopotutto, avvocato, siamo in regime di democrazia.
— E quest’oggi a chi si dovranno le divergenze d’opinione? — domandò Mason.
— Qualche volta Ezekiel Elkins richiede delle spiegazioni. È un uomo molto deciso.
— E chi gli è contrario?
— Nessuno. Assolutamente.
— Ma... di solito con chi ha delle divergenze d’opinione?
— Be’... Cleve Rector in realtà ha un temperamento opposto al suo — ammise Lutts. — Sono i due maggiori azionisti.
— Chi altro c’è, poi?
— Herbert Doxey, mio genero. Il suo pacchetto è molto piccolo.
— L’altro direttore chi è?
— Rogerson B. Neffs. Vedete, avvocato Mason: le mie azioni non mi danno in nessun modo il controllo della società. Io sono il presidente ma i maggiori azionisti sono gli altri.
— Capisco — disse Mason. — Ma non è forse esatto che se voi volate insieme a uno degli altri formerete un blocco in grado di controllare gl’interessi della società?
— Be’... — esitò Lutts — sì e no.
— Cosa volete dire?
— È difficile creare una combinazione del genere perché la situazione varia di volta in volta e da persona a persona. Naturalmente, avvocato, le differenze d’opinione riguardano solo faccende di minore importanza. Siamo impegnati nello sviluppo costruttivo d’una proprietà, e come è logico, ciascuno di noi cerca di promuovere questo sviluppo nel migliore interesse di tutti. Volete forse comperare il mio pacchetto coll’intenzione di coalizzarvi con qualcuno e controllare gl’interessi della società?
— Che cosa ve lo fa pensare?
— Be’... le vostre domande, e il fatto che non avete contrattato...
— Cosa? — fece Mason, con voce carica di sospetto. — Le azioni forse non valgono il prezzo che avete chiesto?
— Ma certo che lo valgono, avvocato Mason! Certo! Vi assicuro che fate senz’altro un ottimo affare.
— E allora perché avrei dovuto contrattare? Lutts corrugò la fronte. — Non ero al corrente del vostro interesse per il terreno di proprietà della società.
— Non sono solito far precedere i miei negoziati d’acquisto da un annunzio formale.
— No, no, si capisce. Ma non avete fatto nessuna indagine... o meglio, se ne avete fatte non ce ne siamo resi conto.
— Esattamente: non ve ne siete resi conto. Lutts si schiarì la gola e tentò un altro tasto. — La vostra offerta, però, non mi è giunta del tutto inattesa, avvocato Mason.
— No?
— No. Voglio mostrarvi una lettera anonima che ho ricevuto stamattina. Guardate. — E Lutts porse a Mason un foglio dattiloscritto che diceva:
“Le vostre azioni della Sylvan Giade Company valgono forse molto più di quel che non pensate. Vi consiglio di andare sul posto e gironzolare un po’ intorno alla vecchia casa. Potrete sapere qualcosa d’interessante... se avrete fortuna.”
Mason osservò la missiva con occhio scettico. — Le lettere anonime valgono meno del costo del francobollo.
— Comunque, è significativo che la vostra offerta sia giunta subito dopo la lettera. Devo ritenere che conosciate quali sono i beni della società?
— Tanto da accettare il prezzo che mi avete chiesto.
— Era il primo prezzo da me proposto — insinuò Lutts.
— Siete solito farne più d’uno?
— No, no. ma... be’, il vostro è uno strano modo di combinare gli affari, avvocato. Se dobbiamo perfezionare questa compravendita sarà bene che mi diciate quali sono i vostri interessi e i vostri progetti.
Mason studiò per un attimo il viso del suo interlocutore, poi respinse la propria seggiola, prese l’assegno e fece per andare alla porta.
— Un momento! Aspettate! — lo richiamò Lutts, in preda al panico. — Dove volete andare?
— Ho pensato che non aveste più intenzione di vendere. Avete detto “Se dobbiamo perfezionare la compravendita...”.
— Non fraintendetemi, avvocato. Cercavo solo di vederci chiaro. — Lutts aprì un cassetto e ne estrasse due certificati azionari. — Naturalmente siete d’accordo sul progetto di livellare la collina di nostra proprietà, avvocato Mason?
— Non so ancora quali saranno i miei progetti — annunziò Mason, con freddezza.
— Ma la proprietà non varrebbe nulla se la collina non venisse livellata.
— Non ho nessuna intenzione di comperare una proprietà priva di valore. Signor Lutts, il prezzo che mi avete chiesto è eccessivo?
— No, no, si capisce, avvocato. La proprietà, quando la Sylvan Giade Company l’ha acquistata, consisteva solo in un terreno suburbano con vecchie case di second’ordine. Un tempo era un posto elegante, e con lo spostarsi della città il luogo è rimasto troppo in alto e troppo all’asciutto. Le case si son riempite di piccole aziende ma a poco a poco sono state abbandonate. La proprietà è sulla collina e... be’, per esser sincero, avvocato, l’abbiamo comperata per un’inezia. I nostri accertamenti preliminari avevano dimostrato che spianando la collina avremmo potuto realizzare una piccola fortuna: poi scoprimmo che attraverso il terreno sarebbe passata l’autostrada e che per la sua costruzione sarebbe stata necessaria della terra: saremmo quindi stati in grado di livellare la proprietà, vendere la terra e...
— È già stato fatto un accordo per la vendita della terra all’appaltatore dei lavori? chiese Mason.
— Non è stato ancora firmato. La proprietaria del terreno vicino ci ha battuti sul tempo: è venuta a sapere quello che succedeva e ha livellato la parte posteriore della sua proprietà riuscendo a vendere la terra per prima. Noi dovevamo abbattere alcune casette, sapete. Questa donna, una certa Roxy Claffin, è consigliata da un professionista in gamba, Enright Harlan. Al momento collaboriamo, si capisce, ma devo riconoscere che ha fatto i suoi interessi. Aveva saputo la faccenda dell’autostrada prima di noi.
— La case ora sono già state tutte demolite?
— Tutte eccetto una rispose Lutts. — Una vecchia casa patrizia. Avvocato Mason, se non sapete quali case sono state demolite, come potete fissare il prezzo delle azioni?
— Non sono stato io a fissarlo precisò Mason. — Siete stato voi. Era eccessivo?
— Un momento — fece Lutts, spaventato. — Io vendo le mie azioni per realizzare il capitale: non so quale sia il loro effettivo valore. La prossima settimana farò fare la revisione dei libri sociali da un contabile. Può darsi che io venda il mio pacchetto a un prezzo troppo basso.
— Ho fretta disse Mason. Qui c’è un assegno vidimato per trentaduemilasettecentocinquanta dollari. Tra quindici secondi uscirò da quest’ufficio. Se domani dovessi rinnovare la mia offerta sarà per ventimila dollari. E dopodomani per dodici. Il giorno dopo non vorrò le azioni a nessun prezzo.
— Ma perché? — domandò Lutts. C’è forse qualcosa di cui io non sono a conoscenza?
Mason indicò i due certificati azionari. — Servitevi della penna stilografica: diversamente straccerò l’assegno. Cosa preferite?
— Firmo, firmo! — strillò George Lutts. — Datemi il tempo di scrivere. Dio mio, non ho mai visto un uomo così impaziente.
Scrisse la girata dei due certificati e poi li spinse verso Mason. Il legale gli porse l’assegno. — Chi è il segretario della società? — domandò.
— Herbert Doxey.
— Dove posso trovarlo?
— Nella stanza accanto.
— Benissimo. Andrò a fare la sua conoscenza. L’avvocato Mason sorrise al perplesso ed esasperato Lutts e uscì. Sulla porta della stanza vicina c’era scritto “Herbert Doxey — Segretario”. Mason apri.
Doxey, in maniche di camicia, sfogliava delle carte con l’aria affannata d’un uomo ozioso che nel vedere un’ombra sul vetro della porta ha infilato nel cassetto la schedina del totocalcio. Sotto lo sguardo di Mason alzò gli occhi, eccessivamente stupito.
— Mi chiamo Perry Mason — disse il legale. — Devo farvi registrare sui libri della Sylvan Giade il cambiamento di proprietà di duemila azioni.
— Sì, sì disse Doxey. — Sapevo che eravate in trattative con il signor Lutts.
Mason gli porse i due certificati azionari. Doxey tolse da un cassetto della scrivania un registro e il timbro della società.
— Voglio che questi certificati siano annullati e ne siano emessi altri a mio nome.
Doxey riempì i nuovi certificati, poi, incapace di trattenersi, chiese: Avvocato Mason, vi dispiacerebbe dirmi quanto ritenete che valgano queste azioni?
— Molto — rispose l’avvocato. — Vi aspettate delle controversie alla riunione di oggi?
Fu la volta di Doxey a essere pungente. — Io no, ma voi forse sì.
— Grazie — fece Mason. E girò sui tacchi.