Capitolo 85

L’aveva detto. Nonostante le buone intenzioni di tenersi tutto dentro finché non fosse passato Natale, per il bene delle ragazze, Dominique aveva ceduto.

Non sapeva bene perché avesse scelto quel momento per pronunciare le parole fatidiche. Forse perché a lei piacevano i pacchi sorpresa e in quel momento sembravano simboleggiare la distanza che c’era tra di loro. Forse era stanca di essere l’ipocrita che Ruby l’accusava di essere. Forse, l’aveva fatto solo perché lavare i piatti le aveva dato una scusa per guardare altrove, così non aveva dovuto incrociare lo sguardo di Benjamin mentre faceva scoppiare come una bomba la menzogna in cui si era trasformata la loro vita.

Fissò le bolle del sapone per i piatti, ammaliata, mentre ripeteva quelle stesse parole, per dimostrare a sé stessa di averne il coraggio.

«So che hai una relazione».

«Di che diavolo stai parlando?», disse lui, in tono pacato. «Te lo sei sognato?».

La fitta di dolore e risentimento al cuore le fece sbattere le palpebre, ma continuò a tamponare la fragile ciotola in vetro che reggeva in mano. Brillò quando la sollevò e le incisioni presero vita sotto la luce.

Si sforzò di mantenere un tono di voce altrettanto calmo. Doveva fare appello alla regina di ghiaccio.

«No, non è uno dei miei sogni, Benjamin. Non sei sposato con un’idiota… per tua sfortuna».

«Per l’amor del cielo, non pensi che io abbia cose migliori da fare che stare a discutere della tua fervida immaginazione? Io esco».

«Torni al lavoro?», sbottò lei. «Poverino, ti tocca lavorare così tanto».

«Non riesci proprio ad apprezzare nulla di quello che faccio, vero? Eh? Tutto il duro lavoro per mandare avanti questa famiglia, per comprarti la casa perfetta, un’auto decente e i vestiti, per farti fare i capelli ogni settimana. Tu e le ragazze avete uno stile di vita da far invidia grazie a me, cazzo, e nessuna di voi dimostra mai un briciolo di gratitudine».

Cosa?

Di solito, Dominique si faceva prendere in contropiede da commenti del genere. Ma non quel giorno. Quel giorno perse le staffe.

«Come ti permetti? Come diavolo ti permetti di accusarmi di non apprezzare quello che fai? Io ti ringrazio sempre, per tutte le ore di lavoro, per provvedere a noi. Tu mi ascolti mai, Benjamin? Quando è stata l’ultima volta che ti sei reso conto degli sforzi che faccio io per tenere insieme questa famiglia? O che mi hai ringraziato perché cerco di creare una casa accogliente per te e per le ragazze? Non ti sei nemmeno accorto degli addobbi di Natale, ci ho messo un giorno intero a sistemarli, li hai completamente ignorati e ti sei limitato a grugnire quando te li ho fatti notare. Di sicuro non hai mostrato il minimo segno di gratitudine quando mi sono fatta in quattro dopo che hai deciso di invitare Heidi e James qui a casa all’ultimo minuto. Sei un ipocrita!».

Benjamin non rispose ma, a giudicare dal modo in cui sollevò il mento, Dom capì che le sue parole erano andate a segno. Però non era abbastanza. Batté le mani sull’acqua in preda alla frustrazione, creando un maremoto di sapone che traboccò su tutto il ripiano della cucina.

«È questa la tua scusa per il fatto che vai a letto con un’altra, Benjamin? Perché non ti dico grazie abbastanza?». Alzò le braccia al cielo, agitandole per fargli il verso. Dei rivoletti d’acqua iniziarono a scorrerle giù per gli avambracci; le sgocciolavano dai gomiti mentre si voltava per guardarlo. Lo fulminò con gli occhi in un modo tale che lui indietreggiò. «Devo farti un balletto per dimostrarti la mia gratitudine, Benjamin? Questo basterebbe? Oh, ti ringrazio, ti ringrazio così tanto per tutto ciò che hai fatto per me. Grazie, grazie, grazie, per aver finto di lavorare fino a tardi mentre invece te la spassavi con un’altra».

«Sono tutte stronzate. Io me ne vado. Ci vediamo quando sarai tornata in te».

«Quando è stata l’ultima volta che mi ha dimostrato un po’ d’amore, Benjamin? Quando è stata l’ultima volta che mi hai abbracciata?».

Il ricordo di lui che la depositava con dolcezza sul letto, dopo averla trovata sul pianerottolo, le attraversò la mente.

Si voltò di nuovo verso il lavello e affondò le mani nell’acqua, grata di avere una scusa per sfuggire a quella scena terribile. Se solo fosse potuta scappare via lontano per davvero. Dovette aggrapparsi alla collera per impedire al senso di colpa di prendere il sopravvento.

«Dopo le feste, ti voglio fuori di qui. Fino ad allora manterremo le apparenze per il bene delle nostre figlie. Ci siederemo tutti insieme il primo giorno dell’anno e diremo loro che stiamo per separarci».

«Oh, che primo dell’anno del cazzo. Mi prendi in giro? Datti una calmata, Dom, alla fine hai perso la testa per davvero. Non mi porterai via le bambine. Sei ridotta a un rottame, sei pericolosa per loro. Chi sa che cosa potresti fare durante uno di quei tuoi incubi. Sai che c’è? Nessuno potrebbe biasimarmi se avessi un’altra, non dopo aver saputo quanto sei squilibrata».

Benjamin girò i tacchi. Dominique sentì i suoi passi allontanarsi in fretta.

Fece un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora, finché il cuore non rallentò, smettendo di martellarle nel petto. Non era stato affatto un trionfo dirgli finalmente la verità; come se si potesse parlare di vittoria, poi, quando c’era in ballo la fine della sua famiglia. I piedi nudi erano fradici per l’acqua che continuava a sgocciolare dal bordo del lavello. Sapendo che a nessun altro sarebbe importato di pulire tranne che a lei, tirò via un paio di strofinacci dal gancio, si inginocchiò e asciugò tutto, finché non rimase solo una patina lucida sulle piastrelle in terracotta a testimoniare la discussione appena avvenuta.