Kyle
Aspetto che l’incubo abbia fine sul fotogramma conclusivo della storia che ha segnato la mia vita, aspetto che passi il tremore, prima di decidere di farmi una doccia, prima di tornare in camera, rovistare nell’armadio dove, sotto montagne di vestiti, ho nascosto la mia cura preferita. Quella che spegne tutto per qualche ora, quella che mi dà l’illusione che la colpa non sia mia, dopotutto.
La bottiglia brilla alla tenue luce della lampada sul comodino. Un po’ mi ammonisce con il suo odore forte quando la apro, un po’ mi tenta con la promessa dell’oblio, del buio, dello stordimento che mi permetterà di dormire senza più incubi.
Quando avvicino la bocca al collo della bottiglia è come baciare una bella donna. Sento il suo sapore forte, a tratti amaro, ma caldo, bollente giù per la gola. Arriva subito nel sangue, lo riscalda, lo rallenta, come se fermasse il tempo e io potessi finalmente respirare senza più rimproverarmi di poterlo ancora fare.
La carezza continua e nel frattempo ripenso all’amore con Katherine, a quanto sia stato bello, a quanto mi abbia fatto sentire libero, a quanto lo desideri ancora. Ne voglio ancora e ancora e ancora, fino a non poterne più. Come l’alcol in questo liquido color dell’oro. Voglio morire di felicità con lei e poi voglio ammonirmi per averlo fatto e affogare in un’altra maledetta bottiglia, quando saprò di dover continuare a pagare per la mia colpa. La mia sarà un’espiazione senza fine che terminerà solo con me sotto terra.