CAPITOLO TRENTA

A Sandy sembrò che il funerale di Mima fosse quasi un sogno. La chiesa era piena di gente. La consuetudine delle Shetland prevedeva che fossero gli uomini ad andare ai funerali, e quando il defunto era donna c’era ancora meno gente, ma quel giorno la chiesa era davvero al limite. Non era sicuro del motivo, forse più per non perdersi lo spettacolo, pensò lui, che perché lei mancasse davvero a tutte quelle persone. Aveva sempre avuto più amici maschi che femmine. Sandy pensò che Mima avrebbe adorato tutti quei canti. Era sempre stata una grande appassionata. Joseph non aveva detto nulla per tutto il funerale ma Sandy riusciva a sentire la madre durante le preghiere e gli inni. Aveva una voce acuta e squillante in grado di tenere le note, ma non era granché brava. Sandy si disse che avrebbe voluto sposare una donna con una bella voce.

Poi uscirono fuori, al sole, a guardare la bara che veniva calata nella fossa. Uno stormo di gabbiani pescava vicino alla chiesa e si domandò se ci fosse un banco di sgombri sotto il pelo dell’acqua; questo lo portò a pensare a Mima che friggeva gli sgombri sul Rayburn, a Setter, quando era un bambino. Li avrebbe impanati nei fiocchi d’avena e buttati in padella. Quando ritornò in sé notò che la funzione era finita e suo padre e suo fratello erano vicino alla tomba. La madre era tornata a casa per preparare il tè e le persone rimaste stavano aspettando, per dare le condoglianze. La brezza soffiò scompigliando le acconciature delle donne.

Ronald li raggiunse mentre erano vicini alla tomba. Sandy vedeva la folla osservare, chiedendosi cos’avrebbe fatto la famiglia. Michael aveva detto cose pesanti riguardo a Ronald quando era arrivato sull’isola, la macchina così piena di roba per la bambina, che si sarebbe potuto pensare che sarebbe rimasto un mese: «Completamente irresponsabile. Avrebbe dovuto sapere bene che non doveva uscire a caccia dopo aver bevuto. Non posso credere che il fiscal gliela lasci passare così». Secondo Sandy erano più pensieri da Amelia che da Ronald. Si lasciò sfuggire l’idea che la famiglia avrebbe dovuto denunciarlo, se il fiscal non lo avesse accusato di nulla. Ora Sandy aveva paura di una possibile scenata e che Michael avrebbe lasciato correre le parole nel suo modo pomposo e arrogante, tipico di quei giorni. Ma alla vista del cugino, sembrò tornare in sé. Ronald disse che gli dispiaceva. A Sandy parve grigio e pallido, peggio di quella mattina dopo la morte di Mima al bar. Michael capì quanto fosse davvero mortificato, gli strinse la mano e sorrise. Era il vecchio Michael di Whalsay, non quello nuovo che viveva a Edimburgo e non beveva mai nemmeno un goccio.

Una volta sceso a Utra, Sandy si sentì tornare in sé. Avrebbe voluto salire le scale e cambiarsi ma la bambina stava facendo il riposino pomeridiano, quindi dovette lasciar stare. Aveva dei vestiti a Setter e sarebbe potuto andare lì, ma non gli sembrava giusto. Sua madre sarebbe impazzita vedendolo tornare in jeans e maglione e, quel giorno, non avrebbe potuto affrontare una scenata. Avevano ipotizzato di servire il tè nel municipio, ma Joseph aveva deciso di ospitare tutti a casa. C’era gente in sala da pranzo, in cucina e alcuni dei ragazzi erano in cortile a fumare. Amelia aveva approfittato del riposino della bambina per cambiarsi. Indossava un vestito grigio e nero e scarpine nere col tacco. Sandy pensò che volesse farsi ammirare, anche se fece finta di coprirsi col grembiule solo dopo essersi fatta vedere da tutti. Aiutò Evelyn col tè e i sandwich e fu così educata da mostrare a chiunque il suo perfetto comportamento da buona cristiana. Più tardi, dopo il risveglio della piccola, la portò giù per farla vedere a tutti. Evelyn ne fu estasiata e l’occasione sembrò quasi più un battesimo, che un funerale.

Sandy non riuscì a sopportarlo e andò in sala da pranzo dove il padre stava riempiendo i bicchieri ai ragazzi.

«Dimmi», disse uno di loro, «che piani hai per Setter?». Era Robert, capitano della Artemis. Era un uomo molto grosso, di cinquant’anni, già rosso in viso ancora prima di bere. «Te la pagherei bene, la casa. La mia Jennifer si sposa il prossimo anno e sarebbe proprio adatta a lei».

Joseph lo guardò tagliente. «Non è in vendita».

«Te la pagherei al prezzo di mercato. In contanti».

«Non tutto ha un prezzo», rispose Joseph. «Te l’ho già detto. Setter non è in vendita».

Robert fece un gesto, come se l’altro uomo fosse impazzito, e si girò a parlare con gli amici. Sandy guardò Joseph versarsi un drink e portarselo velocemente alle labbra. Avrebbe voluto che tutti se ne andassero, per dare pace al padre.

Era quasi buio, ormai, e i visitatori erano già andati via, le luci erano state accese in casa. Michael e Amelia erano di sopra, provavano a far addormentare la bambina. Evelyn stava sciacquando i piatti. Sandy mise su il bollitore offrendosi di fare il tè. Era sollevato, era tutto finito. Sarebbe tornato a breve a Setter. Pensava che Perez avrebbe potuto fare un salto per raccontargli le novità sulle lettere di Hattie. Joseph portò un vassoio di bicchieri vuoti dalla sala da pranzo. Sembrava più stanco di quanto Sandy lo avesse mai visto, più di quando prendeva ogni giorno il primo traghetto per andare a lavorare per Duncan Hunter.

«Accendo il fuoco», disse Joseph. «In giornate come queste, un fuoco è di conforto».

«Perfetto». Evelyn lo guardò, sorridendo.

Il fuoco fu acceso e si sedettero tutti a bere il tè. Il tempo era cambiato e c’erano gocce di pioggia sul vetro della finestra. Chiudendo le tende, Sandy pensò che il vento soffiava da nord, un vento che portava sempre quel tempo. La bambina era calma, ma Michael e Amelia non erano riapparsi. Evelyn cominciò a lavorare a maglia. Per lei era impossibile sedersi e non fare nulla, persino in giorni come quelli.

Improvvisamente le venne in mente qualcosa.

«Robert è venuto a parlarmi», disse lei. «Vuole che gli vendiamo Setter».

«Lo so». Joseph alzò lo sguardo dal suo tè. «Ne ha parlato anche con me».

Sandy capì quanto fosse arrabbiato il padre, nonostante la sua voce non lo suggerisse affatto. Era tranquilla.

«Non gliela venderai, vero?». Evelyn continuò a lavorare, gli aghi sferruzzavano come sottofondo alle sue parole.

«No. Gliel’ho detto: Setter non è in vendita».

Evelyn sembrò non ascoltare quelle parole, o forse aveva già preparato un discorso per continuare sull’argomento. «Perché se hai intenzione di vendere, credo che dovremmo chiedere prima all’Amenity Trust. Abbiamo bisogno di soldi, e penso che ci darebbero una cifra decente. Le monete che hanno trovato le due ragazze aumenterebbero il valore del posto, non pensi?»

«Non hai sentito le mie parole, donna? Setter non è in vendita». Uscì quasi come un urlo. Non così forte ma molto più potente di quanto parlasse di solito, le parole erano appassionate e amare. Il suono fu così sconvolgente che piombò il silenzio nella stanza. Evelyn si fermò. Guardandosi intorno, Sandy vide Michael sulla porta, immobile e terrificato.

Sandy non sapeva cosa fare. A volte suo padre prendeva in giro sua madre riguardo ai suoi progetti e al suo intromettersi negli affari degli altri, ma non aveva mai alzato la voce con lei. Sandy odiava tutto quello che stava succedendo nella sua famiglia. Per la prima volta si ritrovò a pensare all’eventualità di non riuscire a perdonare Ronald per aver ucciso Mima. Sperava che Perez avesse ragione e qualcun altro ne fosse responsabile. Qualcuno che valesse la pena odiare.

Alla fine, fu sua madre a rimettere tutto a posto. Posò i ferri, andò da Joseph e gli buttò le braccia sulle spalle. «Mio caro», disse. «Scusami. Scusami, davvero».

Mormorò ai figli di lasciarli soli. Sandy pensò che suo padre stesse piangendo.

Imbarazzati, Sandy e Michael rimasero in cucina. Sandy voleva scappare. «Non sei stato a Setter, da quando sei arrivato», disse al fratello. «Vuoi venire a dare un’occhiata?»

«Certo, perché no? Amelia si è addormentata. Trova molto faticose queste occasioni».

Sandy si morse la lingua. Un altro segno della sua grande maturità.

Andarono a Setter, nonostante il vento, il freddo e la pioggia improvvisa. Sandy si sentì più sveglio in quel momento che durante l’intera giornata. Il riscaldamento, in cucina, era ancora acceso. Il ragazzo prese della torba dalla pila fuori e la mise vicino al Rayburn ad asciugare. Senza pensarci, versò un bicchierino per entrambi.

«Scusa», disse. «Mamma dice che hai smesso di bere».

Michael sorrise. «Oh, non devi credere a tutto quello che dice. Faccio delle eccezioni per le occasioni particolari».

«Sembra così strano qui, senza Mima. Non credi?»

«Quando ero piccolo», disse Michael, «per un periodo, ho pensato che Mima fosse la moglie di un trow. Hai mai sentito quelle storie?».

Sandy scosse la testa. I trow erano parte del folklore delle Shetland, ma non ci aveva mai creduto, nemmeno quando era un bambino.

«Forse era prima che tu cominciassi scuola. È una di quelle cose che inizia all’improvviso e poi sparisce. Dicevano che fosse la moglie di un trow e avesse fatto un incantesimo al marito per farlo morire. Per un paio di settimane non sono andato in classe. Poi i ragazzini hanno cominciato a parlare di altro e non ci ho più pensato. Finora».

«Stai dicendo che un trow ha ucciso Mima?».

Michael scoppiò a ridere. «Un trow di nome Ronald? Penso che sia un po’ grosso, no?».

Sandy fu tentato di dire a Michael che forse non era colpa di Ronald, ma le cose tra i due sembravano andare bene e non voleva rovinare tutto.

«Mamma ha ragione su Setter», disse Michael. «Papà dovrebbe vendere».

«Non lo farà mai».

«Non penso abbia molta scelta», disse Michael. «Quanto pensi che guadagni dall’agricoltura? Dubito che Duncan Hunter gli abbia concesso un piano pensionistico e non sta ringiovanendo».

«Se la cavano».

«Dici? Non capisco come facciano».

Rimasero seduti in silenzio, per un po’. Sandy offrì un altro goccio a Michael che rifiutò. «Dovrei tornare a casa e vedere come sta Amelia».

Sandy avrebbe voluto chiedergli di lei. Che cosa ti è preso per scegliere una donna simile? Ma che senso avrebbe avuto? Erano sposati, con una bambina. A Michael andava bene così, riusciva a trarre il meglio da quella situazione.

«Riesci a tornare da solo?».

Michael rise di nuovo. «Oh, direi proprio di sì».

La prima cosa che Sandy fece fu cambiarsi. Poi cominciò a pensare alle parole di Michael sui loro genitori, sulle loro finanze e sulle loro implicazioni. Tutto questo, lo tenne sveglio fino a tardi. Si alzò solo una volta per fare il caffè, ma il resto del tempo rimase seduto sulla sedia di Mima, a pensare. Avrebbe voluto discuterne con Perez. Il suo capo lo avrebbe sicuramente rassicurato. Lui era Sandy Wilson e sbagliava sempre. Ma l’ispettore aveva pensato che forse Sandy avrebbe voluto starsene un po’ da solo quella sera e non si fece vedere.