20
Si ubriacano tutti in un lampo. Non è soltanto la tequila, sono quelle bizzarre vibrazioni maschi-e-femmine: le mie amiche e gli amici di Matt, che si prendono le misure a vicenda. È un po’ come essere tornati a una festa del liceo.
Dopo quaranta minuti, Maud è salita su una sedia e ha iniziato il suo classico monologo da ubriaca sul rifiuto di diventare una donna invisibile. Topher e Nell sono nel bel mezzo di un’accanita discussione su non so cosa, Nihal sta mostrando i suoi robot a Sarika; nel frattempo io e Matt stiamo cercando di estrarre dalle mascelle di Harold la nuovissima sciarpa di Matt.
«Hai torto marcio» sta dicendo Nell a Topher con grande veemenza. «È la teoria peggiore, questa.»
«Tra quali?» chiede Topher.
«Tra tutte!» ribatte lei. «La. Peggiore. In. Assoluto.»
«Di cosa diavolo stanno parlando?» mi sussurra Matt.
«Non ho idea. Riscaldamento globale? Economia? Ricetta per preparare il rotolo alla marmellata?»
«Harold, sei un vero bastardo!» esclama Matt esasperato, quando Harold fila via trionfante, con la sciarpa ancora fra i denti. «Okay, è deciso. Lo mettiamo nella Classifica dei Bastardi.»
«Cosa?» Sono inorridita, ma mi viene anche da ridere. «No!»
«E invece sì» replica testardamente Matt. Va alla classifica e aggiunge “Harold” ai partecipanti, con accanto una bella striscia grossa.
«Non è giusto!» Cerco di levargli il pennarello di mano. «Harold non è un bastardo.»
«È il più bastardo di tutti» interviene Topher. «Ammettilo, Ava. Non fa altro che complottare contro di noi. Nel mondo dei cani, è l’equivalente del cattivo nei film di 007.»
«E non si pente mai» rincara Nihal.
«Esatto.» Topher parla come se fosse in tribunale. «Non dimostra alcun rimorso, è decisamente troppo intelligente per il suo stesso bene…» Quando Harold riappare senza sciarpa tutto allegro, saltellante e innocente, Topher lo guarda stringendo gli occhi. «Qual è il tuo diabolico piano per dominare il mondo, cagnaccio? E non far finta di non averne uno.»
«Ehi, ragazzi» esclama Sarika, dopo aver guardato il telefono. «È arrivato Sam.»
«Sam!» grida Maud, agitando le braccia frenetica, come se Sam fosse una boy band e lei una quattordicenne. «È arrivato Sam! Yeah!»
«Oddio.» Sarika la guarda come se la vedesse per la prima volta. «Maud, quanto hai bevuto?»
«Non molto» risponde lei prontissima. «Meno di…» e indica Topher.
Sarika è la persona più sobria nella stanza, e mentre ci esamina uno dopo l’altro, vedo che ha un’espressione preoccupata. Cioè, è stato un pochino ambizioso da parte sua organizzare il primo appuntamento insieme a tutti noi.
«Sam è femminista?» chiede Maud, sempre in piedi sulla sedia. «Perché se non lo è, se non lo è, io…»
«Sì, certo che è un dannato femminista» sbuffa Sarika. «Maud, scendi da quella sedia. E non chiedere favori a Sam. E non comportarti da fuori di testa» continua, guardandoci. «E questo vale per tutti. Siate simpatici. Carini. Siate… insomma, normali.»
«Normali!» Nell si spancia dalle risate.
«Okay, fate almeno finta di essere normali. Scendo. Torno subito con lui.» Ci rivolge un’altra occhiata minacciosa. «Busso.»
Quando Sarika scompare, ci guardiamo come bambini colpevoli.
«Servono rifornimenti» dice Topher. «E dopo dovete spiegarci chi è questo nuovo personaggio.» Va in cucina e torna con una bottiglia di tequila. «Okay, spara» dice riempiendo il mio bicchiere. «Chi è Sam?»
«Sappiamo soltanto che è l’uomo ideale di Sarika» gli spiego. «L’ha conosciuto online.»
«Utilizzando delle spaventose procedure di selezione» interviene Nell.
«Dio, sì» confermo. «Terribili! Peggio che un test per entrare nel Foreign Office.»
«Sarebbe più facile ottenere un posto alla NASA che un appuntamento con Sarika» afferma Maud.
«Ma Sam ce l’ha fatta» dico io. «Ha battuto tutti. Ha tutti i requisiti richiesti. Dal primo all’ultimo!»
Ho l’impressione che dovremo accoglierlo con gli applausi quando entrerà, e presentarlo come se fosse il vincitore di un trofeo, semplicemente perché ha superato la prova.
«E quali erano questi requisiti?» chiede Topher.
«Un milione. E Sarika ne aggiungeva sempre di nuovi. Non doveva essere troppo alto, non doveva essere un ballerino, né lavorare su una piattaforma petrolifera… niente vegetariani… e poi?» Guardo le altre.
«Doveva avere esattamente le sue stesse vedute in fatto di ambientalismo e social e Ed Sheeran e crema spalmabile Marmite» dice Nell. «Ah, e poi c’era la faccenda di lavarsi i capelli. Ha l’ossessione dei capelli puliti.»
«E vivere a non più di dieci minuti da una stazione del metrò» aggiunge Maud ridendo.
«Sì!» esclamo. «È una delle sue fisse. È stanca di tizi che abitano in mezzo al nulla.»
«Wow.» Nihal ci riflette. «A dieci minuti dal metrò. Ed Sheeran. Marmite. È parecchio… pretenziosa.»
«Non è pretenziosa» intervengo automaticamente in difesa della mia amica. «È realistica. La sua teoria è che più selezioni prima, più possibilità di successo hai.»
«Secondo te è vero?» chiede Topher, mentre sentiamo bussare alla porta.
«Non so» e scoppio a ridere. «Direi che stiamo per scoprirlo.»
Matt va ad aprire e noi siamo lì schierati, come un comitato di accoglienza. Harold ci raggiunge e abbaia un paio di volte, come per affermare che conta anche il suo parere.
«Ragazzi… Lui è Sam!» dice Sarika, facendo entrare un uomo con i capelli più puliti e lucenti che io abbia mai visto. Ha un viso dolce – molto più bello che nelle foto che ci aveva mostrato lei – e un sorriso disarmante.
«Ciao» dice alzando una mano. «Sono Sam.»
«Matt» si presenta Matt, stringendogli la mano.
«Io sono Maud.» Getta indietro i capelli e gli fa un sorriso abbagliante. «Sei un commercialista, vero? È una strana coincidenza. Perché…»
«È una coincidenza perché nessuno di noi ha bisogno di un commercialista» la interrompe decisa Nell. «Per nulla. Vero, Maud? Ciao, sono Nell.»
«Nihal» dice Nihal timidamente.
«Ciao, Sam» dice Topher. «Felice di conoscerti. Stavamo proprio parlando del Marmite. Opera del diavolo, eh?»
«Ma no!» Gli occhi di Sam si illuminano. «Io vado matto per il Marmite.»
«Siete amanti del Marmite?» Topher guarda malissimo lui e Sarika. «E allora non c’è da stupirsi che vi siate trovati. Siete gli unici due al mondo. Mi date il voltastomaco.»
«Un po’ di tequila?» chiedo subito a Sam, che mi sembra un po’ sconcertato da Topher, e ne ha tutte le ragioni. «Io sono Ava.»
«Grazie» dice e si guarda intorno. «Che splendide opere, tra l’altro. Oh, incredibile, quel robot» commenta quando vede una creazione di Nihal. «E… devo proprio dirlo… che magnifico cane.»
Mezz’ora dopo, la verità è evidente a tutti: Sam è perfetto. Assolutamente perfetto. Sarika è la regina degli incontri online e noi altri dovremmo solo lasciar perdere.
È spiritoso, vivace, chiaramente preso da Sarika, e ha opinioni interessanti e anche condivisibili. Suonare le percussioni gli trasmette un entusiasmo che fa tenerezza, ed è in gran forma perché ha scalato l’Everest. (O un pezzo di Everest. Non so.)
Siamo arrivati a quella fase della festa in cui si sta tutti seduti tranquillamente. Tra un attimo qualcuno proporrà di ordinare del curry o della pizza. Maud sta facendo un sacco di domande a Matt su Harriet’s House perché – tipico suo – ha capito solo adesso di cosa si tratta, dopo aver pigramente sfogliato il libro di Genevieve.
«Oh, quelle casette!» esclama stupefatta. «Quelle bambole! Le conosco! Sono famosissime!»
«Maudie, ma di cosa credevi che parlassimo per tutto questo tempo?» le chiede Nell con affettuosa esasperazione, e Maud risponde in tono vago: «Oh, non ne avevo idea. Io non so mai i nomi delle cose».
Adesso è seduta accanto a Matt e fa domande tipo: “Ma chi sceglie le tendine?” o “Come decidete il colore dei capelli delle bambole?”, a cui Matt risponde con pazienza mentre io cerco di non ridere.
«Ehi, Ava» mi mormora Nell all’orecchio. «Sam è proprio un tesoro, eh?»
Si è avvicinata a me senza che me ne accorgessi e indica Sam e Sarika, seduti sul divano, le teste accostate, impegnati in una conversazione a bassa voce.
«È incredibile» le rispondo in un sussurro. «Scommetto che sa cucinare.»
«E certo, figurati!» Nell alza gli occhi al cielo. «Vuoi scherzare? Sarika ha inserito almeno dieci parametri riguardanti la capacità di cucinare. Se quel tipo non sapesse fare il risotto…» Si passa un dito sulla gola. «Paletto.»
«Risotto!» Spalanco gli occhi. «Esagerata!»
«Sarika» commenta Nell. «Lei sa cosa vuole. Un tipo che sappia fare il risotto.»
Ci giriamo di nuovo a guardare la coppia felice e vedo che Sam si è avvicinato ancora di più a Sarika. “Scommetto che lui lo sa chi è Ottolenghi” mi dico, poi scaccio subito quel pensiero. Non ha nessuna importanza. Matt e io abbiamo un tipo diverso di rapporto. Non così coordinati. Più…
Ecco. Più scoordinati.
«Cioè, sì, siamo stati fidanzati, ma per pochissimo…» Mi arriva all’orecchio questa frase pronunciata da Matt e mi irrigidisco. Cosa? Fidanzato? Di cosa sta parlando?
«Fidanzati!» esclama interessata Maud. «Ava non ce l’ha mai detto che eri stato fidanzato.»
«Ecco…» Matt si muove a disagio sulla sedia. «È stato solo… cioè, “fidanzati” forse è una parola troppo grossa…»
Io sto cercando di assimilare questa notizia bomba. Fidanzato? È stato fidanzato? Mi ricordo di aver chiesto a Matt quanto fosse seria la sua storia con Genevieve, e la risposta: “Dipende da cosa intendi per seria”.
Che razza di risposta era? Il fidanzamento è una cosa seria!
Okay, gli devo parlare. Subito.
«Ah, Matt» gli dico balzando in piedi. «Non ti ho mai detto… quella cosa che mi avevi chiesto. Quella cosa importantissima di cui dobbiamo parlare in privato.»
Si gira, lo fulmino con lo sguardo e lui sbianca.
«Giusto» dice. «Quella cosa.»
«Quindi» gli sorrido minacciosa. «La sistemiamo adesso?» Lo prendo per un braccio, stringendo parecchio, e lui si alza riluttante. «Un attimo solo» dico a Maud. «È soltanto una…»
«Cosa privata» completa lei. «Capito.»
Aspetto finché siamo in camera da letto con la porta chiusa. Poi lo affronto.
«Fidanzato?»
«Solo per ventiquattr’ore» dice subito. «Meno di ventiquattr’ore.»
«Con Genevieve?»
«Sì.»
«E non me l’hai detto?»
Matt mi guarda, sconcertato. «No! Perché avrei dovuto? Niente zavorra, rammenti?»
«Ma qualcosa sì!» esplodo. «Per il contesto! Ricordi? Avresti dovuto dirmelo quando abbiamo deciso per le cinque domande. Lì, avresti dovuto dirmelo.»
«Ma non mi hai chiesto: “Sei mai stato fidanzato?”» dice Matt, confuso, e devo trattenermi per non mettermi a urlare.
«Okay.» Cerco di parlare con calma. «Ripartiamo da zero. Così sei stato fidanzato con Genevieve.»
«No! Cioè, sì, in senso stretto sì, lei mi ha chiesto di sposarla ed era molto difficile dire di no. Perciò per qualche ora sì, siamo stati fidanzati. Finché io non l’ho lasciata. Tutto qui. Cioè, veramente, niente di che. Storia finita.»
«Bene.» Sono ancora parecchio agitata e sono pronta alla battaglia, ma non so bene quale potrebbe essere la mia mossa successiva, perché la faccenda non sembra poi così mostruosa come immaginavo. (Genevieve all’altare e Matt che se la dà a gambe, tenendo stretto il cappello a cilindro.)
«Non le ho mai dato l’anello, non abbiamo neanche programmato le nozze…» Scuote la testa. «Non è successo praticamente nulla.»
«Qualcuno lo sapeva?»
«Pochissimi. I miei genitori. I suoi. I suoi follower.»
«E dici pochissimi? Ha migliaia di follower!»
«Ma ormai se ne saranno dimenticati tutti» protesta in tono poco convincente. «È stato un… un fuoco di paglia.»
Lo vedo così agitato che mi intenerisco. Chiunque può fidanzarsi per sbaglio per ventiquattr’ore.
«Okay, scusa, forse ho esagerato. È solo che…» Esito, poi mi lancio. «È difficile, per me. Genevieve non è come una ex normale, che esce di scena. È ancora in giro, i tuoi le vogliono bene… Voi due avevate una relazione molto intensa…»
«Perché lo pensi?» Matt mi guarda stupito e io arrossisco. Non volevo dirlo, mi è scappato.
«Vi ho visti in un video su Internet» confesso, sentendo la stretta al cuore che provo ogni volta che ci penso. «Presentavate insieme qualcosa, una nuova linea di ambientazione nautica. Eravate pazzeschi. Scintillanti. E ho avuto la sensazione…» Mi interrompo, non so come continuare. Matt mi scruta, perplesso. Poi si illumina.
«La presentazione a Manchester.»
«Sì. Quella in cui tu finivi le sue frasi e viceversa e sembravi davvero felice.»
«Ero felice, infatti. Hai ragione. Ma era una felicità professionale. Non conosci il contesto. C’era molta tensione in ufficio. Avevamo perso un membro importante dello staff. Si discuteva parecchio sulla direzione da prendere. Poi è arrivata Genevieve, che conosceva i fan, capiva perfettamente il marchio, e ci siamo trovati subito d’accordo su un sacco di cose. Questioni di lavoro» precisa subito. «È stata un ottimo acquisto e per me è stato un sollievo. Immagino che fosse per quello che ero felice. Sembra passato un sacco di tempo» aggiunge con una smorfia.
Ripenso a quando Topher ha detto che Matt si era “spento” in quel lavoro. Ma per oggi ne abbiamo già parlato abbastanza.
«Non era soltanto una chimica professionale» lo sfido. «Ti piaceva. E tu piacevi a lei.»
«Be’…» Matt è a disagio. «Forse. Ma in quel video non stavamo ancora insieme. Eravamo solo due colleghi in sintonia.»
«E come siete passati dagli affari all’amore?» insisto. «Le hai chiesto di uscire? O lei a te? Com’è andata?»
«Ava.» Matt mi guarda, serio. «Davvero dobbiamo fare questa cosa?»
Apro la bocca per dire “sì”, poi la chiudo, perché non sono sicura che sia la risposta giusta.
«Io sto con te» continua lui. «Amo te. Abbiamo ospiti. Non dovremmo starcene rintanati qui a rivangare il passato, dovremmo essere di là con gli altri a divertirci. Va tutto bene e Genevieve è solo un’ombra del passato. Genevieve chi?»
Mi tira a sé e mi bacia, un bacio lungo e intenso, e io mi sento di nuovo preda della Matt-Magia. Ha ragione. Dove sono le mie priorità? Per un attimo mi sono addirittura dimenticata che stiamo dando una festa.
«Okay» dico alla fine, e gli sorrido. «Hai ragione. Genevieve chi?»
«Esatto.» Mi stringe forte e poi mi lascia andare. «Torniamo di là?»
Mentre raggiungiamo gli altri, gli sussurro: «Sam sembra davvero perfetto per Sarika, eh?».
«Sembrerebbe. Buon per lei!»
Ci sediamo e Maud mi lancia un’occhiata veloce che dice: “Tutto bene?”. Annuisco senza farmi notare e mi metto ad ascoltare la conversazione.
«Vado a trovarla domani» sta dicendo Sam. «Parlavo di una mia collega» mi spiega. «Ha avuto un bambino un paio di settimane fa. L’ha chiamato Stanley.»
«Stanley!» esclama Nell.
«Lo so.» Sam ridacchia. «Gran bel nome, eh? L’ho appena sentita per combinare. Non vedo l’ora. Ho passato delle ore a scegliere un regalo.» Sospira, affranto. «L’idea era: sarò originale. Non arriverò con il solito enorme orso di peluche. Ma alla fine cosa ho preso? Un enorme orso di peluche.»
«Tu vuoi avere dei figli, Sam?» lo provoca Nell.
C’è un attimo di tensione, poi lui ride, dà un’occhiata a Sarika e risponde: «Un giorno. Con la persona giusta».
Oddio. Proprio quando penso che non può essere più perfetto di così, lui lo diventa. «Prendiamo qualcosa da mangiare… non so… pizza?» dice Maud, guardandosi attorno come se sperasse di vederla saltar fuori da sola. Nel frattempo, Sam si gira verso Sarika e le sfiora con dolcezza un braccio.
«Vuoi che… Ti va di andare da qualche parte?»
«Sì» gli sorride lei felice. «Mi piacerebbe molto. Vado a darmi una rinfrescata.»
Mentre Sarika va in bagno, Nell dice a Sam: «Sei davvero carino ad andare a trovare la tua collega».
«È anche la mia vicina» spiega lui. «Abitiamo tutti e due nei pressi di Queenwell Park, lo conosci?»
«Credevo fossi a cinque minuti da Golders Green» dice Nell, accigliandosi.
«Lo ero. Ma ho appena traslocato. La settimana scorsa.»
«A quanto sei dal metrò, adesso?» chiede Nihal, che ha ascoltato con interesse.
«Non saprei. Una mezz’ora? Ma ne vale la pena, adesso sto nel verde e ho una casa più grande.»
Accanto a me, Nell sputacchia il suo drink e Maud gira la testa di scatto. Abita a mezz’ora dal metrò?
«Sarika lo sa che hai traslocato?» domanda Nihal con una strana voce strozzata.
«Non ne ho idea» risponde Sam. «Non ricordo se gliene ho parlato.»
Mi guardo intorno, e vedo che abbiamo tutti la stessa espressione di costernazione isterica. Sam non può vivere a mezz’ora dal metrò. Non può essere eliminato adesso.
«Sam, credo che tu debba assolutamente metterci di meno ad arrivare alla fermata» dice Maud serissima. «Per il tuo bene. Dev’essere una priorità assoluta, per te.»
«Concordo» si associa Nell.
Sam alza le spalle. «Mi piace camminare un po’. Non è un problema.»
«È un problema!» lo contraddice Nell energicamente, e lui la guarda stupito. «È un problema più serio di quello che credi.»
«Non potresti camminare più rapidamente?» propongo. «In che via abiti?»
«Fenland Street» risponde Sam con l’aria un po’ perplessa, e all’istante Topher, Nihal e Maud tirano fuori i telefoni.
«Conosco quella zona» dice Nell, visualizzando una mappa. «Che strada fai?»
«Scendo dalla collina» risponde Sam. «Ci arrivi dritto, più o meno.»
«No» dice lei sicura. «Prendi Launceton Road. Risparmi cinque minuti.»
«Tagli passando dal centro commerciale?» interviene Topher, scrutando lo schermo. «Perché ti farebbe risparmiare ancora un po’ di tempo. Fai jogging?»
«Jogging?» Sam non capisce.
«Dovresti.» Topher si batte sul petto. «Fa bene.»
«E uno skateboard?» propone Nihal.
«Sì!» esclama Topher. «Sei un genio, Nihal. Usa lo skateboard. Arriverai in un lampo.»
«Lo skateboard?» ripete Sam, e ci guarda come se fossimo pazzi. «Sentite, ragazzi, apprezzo i vostri consigli, ma…»
«Se vai con lo skate e prendi Launceton Road, secondo me ce la fai in dieci minuti» calcola Nell.
«Io direi che con lo skate ce la fa in otto» interviene Matt. «Con quei cosi si va molto veloci.»
«Meglio ancora» dice Nell. «Capito?» Si gira verso Sam, che ci guarda frastornato. «Tu abiti a otto minuti dal metrò. Ricordatelo, Sam. Otto minuti.»
Incrocia il mio sguardo e io ho l’orrenda sensazione che fra un istante scoppierò a ridere, quando Sarika riappare e dice: «Andiamo, Sam… Aaargh!» strilla poi inorridita. «Harold! Che diavolo fai?»
«Che c’è?» salto su, preoccupata. «Oh, no!»
Quando vedo Harold, mi sento male. Dalla sua bocca spunta una zampa pelosa tutta masticata. Assomiglia molto alla zampa di un enorme orso di peluche. Alle sue spalle, vedo una grossa testa di peluche sul pavimento, con due occhi di vetro che mi fissano colmi di rimprovero. Merda.
«Oddio! Sam, mi dispiace tanto, ha preso il tuo orsacchiotto…»
«Quel dannato cane!» esclama Sarika e si lancia su Harold, che scappa via tutto allegro.
«Harold!» grido. «Lascia! Lascia!»
«Non importa» interviene Sam, con un tono da cui si capisce che invece importa eccome.
«Benvenuto nel mio mondo» dice sarcastica Sarika.
«Allora, adesso lo ammetti che è un bastardo?» mi chiede Topher, ma io lo ignoro.
«Vieni qui, brutto cagnaccio!» Nell si alza.
«Qualcuno ha un biscottino?» domanda Maud.
Partiamo tutti all’inseguimento di Harold che corre da una parte all’altra, lasciando cadere di tanto in tanto un pezzo di orso maciullato, abbaiando furiosamente, solo per afferrarne subito un altro.
«Ci vuole una strategia» dice Matt per la terza volta. «Dobbiamo formare un cerchio intorno a lui… Fermo, Harold!» Quando suona il telefono di casa, gira appena la testa e dice: «Qualcuno può rispondere?».
Ci avviciniamo a Harold, che stringe fra i denti la testa dell’orso e ci guarda con aria di sfida.
«Dobbiamo circondarlo e chiuderlo lentamente…» dice Matt a bassa voce. «Poi, quando dico “adesso”, ci lanciamo e lo blocchiamo… Adesso!»
Ci buttiamo sulla testa dell’orso, Maud riesce ad afferrarla e inizia una zuffa con Harold.
«Lasciala!» strilla affannata. «Lasciala!»
«Lasciala!» grido anch’io.
«Bastardo!» dice Topher, e Harold lascia cadere l’orso per abbaiare contro di lui.
«Preso!» Maud solleva la testa staccata e devastata mentre Harold abbaia freneticamente.
«Matt, è per te.» Sam cerca di farsi sentire sopra quel casino. «Una certa Genevieve.»