13
L’appuntamento per il picnic è nel parco vicino a casa di Maud, e mentre raggiungiamo l’ingresso anticipo a Matt qualche informazione sulle mie amiche.
«A Maud ti abituerai» gli dico per incoraggiarlo. «La cosa importante che ti devi ricordare è: non dirle di sì.»
«Non dirle di sì?» ripete Matt, perplesso. «Come sarebbe?»
«Ti chiederà dei favori» gli spiego. «E siccome è una persona adorabile, ti verrà voglia di dire di sì a tutto, ma devi dire no. Capito? Di’ no. Altrimenti ti trasformerai nel suo schiavetto.»
«Va bene.» Lo vedo un po’ preoccupato da Maud, e così passo rapidamente oltre.
«Nell può risultare un po’… ha una forte personalità. Opinioni decise. E Sarika è una perfezionista. Ma io voglio tanto bene a tutte loro, e lo stesso devi fare tu. Fanno parte del pacchetto.»
«Non ti preoccupare, lo so benissimo» dice Matt in tono un po’ amaro e io lo guardo senza capire.
«Cioè?»
«Be’, le messaggi di continuo, giorno e notte, Ava. Nessuno potrebbe ignorare il fatto che fanno parte del pacchetto.»
Camminiamo in silenzio mentre io rifletto sul suo commento. Mi sembra un po’ esagerato. Giorno e notte? Veramente?
«Per te è un problema che scriva alle mie amiche?» gli chiedo alla fine.
Non voglio litigare. Però questa cosa è meglio se la chiariamo, preferibilmente prima di arrivare al picnic. Perché le mie amiche sono le mie amiche, e chi ama me ama anche loro.
«No, figurati.» Matt sembra un pochino offeso. «Ma…» dice dopo un attimo di silenzio, e io trattengo il fiato. Lo sapevo che c’era un “ma”. Lo sapevo.
«Sì?» replico bruscamente, e sono pronta a lanciarmi in un monologo di sei pagine sulle mie amiche e il legame che c’è tra noi e il sostegno che ci diamo e comunque io pensavo che per lui l’amicizia fosse un valore. Le mie amiche sono i miei tigrotti e io scatterò con un tremendo ruggito se solo Matt proverà a…
«Magari non durante il sesso?» dice lui, e lo fisso, interdetta. Sesso? Di cosa sta parlando? Io non uso WhatsApp in certi momenti!
«Non lo faccio» ribatto.
«Lo fai.»
«Non mi sognerei mai di usare WhatsApp mentre facciamo sesso! Non sono quel genere di persona!»
«L’ultima volta che lo abbiamo fatto» ribatte lui con calma «a un certo punto hai smesso per mandare un messaggio.»
Cosa? Mi spremo le meningi cercando di ricordare, e poi mi sento avvampare. Merda. L’ho fatto. Ma solo un attimo. Dovevo augurare buona fortuna a Sarika per una cosa di lavoro. Pensavo che Matt non se ne fosse neanche accorto.
«Giusto» dico dopo una lunga pausa. «Me n’ero dimenticata. Scusa.»
«Figurati.» Alza le spalle. «È solo che… ritengo debbano esserci dei limiti.»
Scherza?
«Certo» replico pronta. «È per questo che fai le telefonate di lavoro alle undici di sera. Perché rispetti profondamente i limiti.»
Lui sussulta e si acciglia. Continuiamo a camminare in silenzio, mentre io cerco di recuperare la calma.
«Va bene» dice dopo un po’. «Touché. Cercherò di tenere un po’ più a bada il lavoro.»
«E io spegnerò il telefono durante il sesso» ribatto, con l’aria di fare chissà che concessione.
Poi però, immediatamente, capisco che ho detto una cosa orribile. Mi vedo guardare Twitter mentre facciamo sesso, una cosa disgustosa. (Soprattutto dato che ho un libro intitolato Sesso consapevole, che dovrei proprio leggere.)
«Spegnerò il telefono» ripeto «a meno che non ci sia in corso qualche pettegolezzo pazzesco su gente famosa. Ovviamente.» Sorrido a Matt per fargli capire che sto scherzando. «In quel caso, mi spiace ma dovrò passare alla modalità multitasking. Comunque avrei ancora una mano libera…»
Lui mi scruta, come per assicurarsi che lo stia prendendo in giro, poi scoppia a ridere.
«Direi che è giusto, e a te non dispiace se ne approfitterò per controllare le partite di cricket, vero?»
«Assolutamente no.»
«O per guardare Il Padrino - Parte II?»
Adesso sono io che rido. Stringo la mano di Matt, lui ricambia e mi sento invadere da un’ondata di sollievo, perché vedete? Appianiamo le nostre divergenze con empatia e humour. Va tutto bene, alla fine.
«Ava, non voglio litigare» dice Matt, come se mi avesse letto nel pensiero. «E ci tengo ad andare d’accordo con le tue amiche. Lo so che per te sono importanti.»
«Infatti. Ne abbiamo passate tante insieme, in questi anni. Sarika ha dei problemi con sua madre, e Nell…» mi interrompo. «Sono successe delle cose.»
Non oso dire di più, per il momento. Voglio un bene dell’anima a Nell, ma quando si infuria può fare davvero paura, anche dopo tanti anni di amicizia. E fa paura soprattutto quando pensa che qualcuno abbia invaso la sua privacy. O quando si sente vulnerabile. E non sempre è coerente. (Cosa per cui non la biasimo, però è vero.)
Comunque, meglio andare sul sicuro. Nell dirà a Matt quello che vorrà, e quando vorrà.
Siamo quasi arrivati, e ho bisogno di assicurarmi che fra me e Matt sia tutto a posto, prima di raggiungere le altre. Ho qualcosa da dimostrare, lo sento. Voglio… anzi, no… è necessario che ci presentiamo come una coppia felice. Fortunata. Una coppia felice, fortunata e totalmente compatibile.
«Matt» gli dico precipitosamente. «Ci sono altre cose che ti danno fastidio? Riguardo a noi due? Dei piccoli intoppi da eliminare?»
Dopo un attimo di silenzio, lui risponde: «No, naturalmente no». Non lo vedo in faccia perché stiamo attraversando e lui guarda la strada, ma mi sembra sincero. «E tu?» mi domanda, sempre girato dall’altra parte. «C’è qualche problema di cui vorresti… discutere?»
Non mi sembra una prospettiva che lo entusiasmi. E anche se “la tua camera da letto frigorifera” è la prima cosa che mi passa per la testa, non ho intenzione di affrontare l’argomento adesso.
«No no!» replico con sicurezza. «Cioè… sai com’è. Cosette, stupidaggini. Nulla di importante… No. Niente.» Gli passo un braccio attorno alla vita. «Davvero. Niente.»
Il parco è pieno di gente, ragazzi e famiglie che fanno picnic e giocano col frisbee. Ci mettiamo un po’ a trovare le ragazze, poi intravedo i capelli rosa di Nell ed esclamo: «Ecco Sarika e Nell!».
Sono troppo lontane per sentirmi ma, come se fossero delle sensitive, entrambe si girano e si sbracciano per salutarci, poi scrutano Matt senza tentare di dissimulare la curiosità.
«Perché mi sento come se fossi sotto processo?» mormora lui con una risatina nervosa.
«Nessun processo!» lo rassicuro. (Ma è vero, è un po’ sotto processo.)
«Mi difendi tu, vero, Harold?» dice lui e io rido.
«Non preoccuparti! E comunque le hai già incontrate e ti adorano.»
Il telefono di Matt suona e quando vede chi lo sta chiamando la sua faccia diventa di pietra, il che significa “lavoro”. Vorrei dirgli di non rispondere, ma non lo faccio perché su questo abbiamo già litigato prima.
«Scusa» dice. «Mi spiace, è mio padre. Devo rispondere. È per… scusa. Ci metto un attimo.»
«Non ti preoccupare» dico in tono magnanimo, perché in realtà non mi dispiace affatto avere un attimo da sola con Sarika e Nell. Matt si allontana e io corro sul prato verso di loro, in preda all’euforia. Il mio nuovo ragazzo meraviglioso e le mie migliori amiche, tutti insieme al sole. Cosa potrebbe esserci di meglio?
«Ciao!» Stringo in un abbraccio prima Sarika e poi Nell.
«Dov’è andato?» chiede subito Nell. «Scappato?»
«Telefonata. Come stai?» La scruto in automatico, in cerca di segni di dolore o fatica, ma lei mi fa un bel sorriso.
«Sto alla grande! Cento per cento.» Esita, poi continua. «Stavo proprio dicendo a Sarika che sono passati tre mesi da… dagli ultimi sintomi di qualunque tipo. Tre mesi, Ava. Perciò… chissà! Magari alla fine potrà prendersi il mio posto auto, quel bastardo di Sweetman.»
Ha il viso illuminato dalla speranza, e questo la fa apparire così vulnerabile che mi viene una stretta al cuore. Nell di solito non pratica la speranza. Non da quando si è ammalata. Descrive la sua filosofia di vita come “pessimismo controllato”. Se adesso mi guarda così, deve sperare veramente di aver svoltato.
«Nell, è fantastico!» Alzo la mano e battiamo il cinque.
«Lo so. Fighissimo. Ma non parliamo più di me e della mia salute, che noia. Piuttosto chiedile un po’ della sua vita amorosa.» Dà una gomitata a Sarika, che getta indietro la testa con aria piuttosto soddisfatta.
«Sono arrivata a un elenco di tre nomi» dice. «Tutti davvero papabili. Due informatici e un commercialista, tutti nella fascia di stipendio giusta.»
«Tre papabili!» mi entusiasmo. «Grande! Vivono a dieci minuti dal metrò?» chiedo, scambiando uno sguardo con Nell.
«Certo» risponde stupita Sarika, e io trattengo una risata.
«Splendido! E adesso che fai? Li incontri tutti e tre?»
«Prima applicherò ancora qualche filtro. Voglio selezionare al massimo. Vedere chi resiste fino alla fine. Forse uno di loro si distinguerà nettamente.»
«Come in Hunger Games» suggerisco, e lei mi guarda sospettosa per vedere se sto scherzando. A essere sincera non lo so neanch’io se sto scherzando o no. Me li immagino, quei tre poverini sui loro piedistalli, in attesa di qualche bomba incendiaria che Sarika gli scaglierà addosso, e mi viene una gran voglia di ridere.
Ma non devo. Questo è il metodo di Sarika. E per lei va bene.
«Brava» la incoraggio. «Sono sicura che finirai proprio con l’uomo ideale.»
«A questo proposito…» Sarika solleva le sopracciglia, sardonica. «Com’è il tuo uomo perfetto?»
«Perfetto» rispondo con un sorriso beato. «Cioè, più o meno…»
«Eccolo» dice Nell mentre Matt si avvicina a grandi passi sul prato. Ha messo via il telefono, sul suo viso aperto c’è un’espressione di piacevole aspettativa e io ho un momento di orgoglio puro perché be’… Guardatelo. Potrebbe abitare anche a dieci ore dal metrò e sarebbe comunque quello giusto per me.
«Ciao» dice a Nell e Sarika. «Sono felice di rivedervi.»
Stringe la mano a Sarika, poi Nell lo abbraccia e allora, per non essere da meno, Sarika lo bacia.
«Lo sapete che siete una vera fonte di ispirazione per noi?» dice, rivolta a entrambi. «Vi siete conosciuti in vacanza, non sapete assolutamente nulla l’uno dell’altra, siete praticamente estranei… ed eccovi qui! La coppia perfetta!»
«Lo so» dico con uno sguardo amorevole a Matt. «Non è incredibile?»
«C’è gente che investe tempo e denaro per conoscere possibili partner in modo logico e scientifico» continua Sarika «e voi due invece vi incontrate per caso. Appuntamento col miracolo!»
Tiene lo sguardo fisso su Matt in attesa di una risposta… e allora capisco. Sarika è una bella persona, generosa, ma nonostante questo muore dalla voglia di trovare qualcosa che non va. Perché la nostra storia d’amore smentisce tutte le sue teorie sulla coppia, e Sarika è abituata a essere quella più intelligente.
«Sì, è davvero un miracolo» dico, passando un braccio attorno alla vita di Matt. «Sarika crede molto negli appuntamenti online» gli spiego. «Crede nel potere dell’algoritmo. Io no. Cioè, siamo onesti, mi avresti mai contattata se avessi visto il mio profilo su un sito di incontri?» Non ho ancora finito di pronunciare queste parole e già mi rendo conto che non voglio sentire la risposta. «Comunque!» continuo velocissima mentre Matt si prepara a parlare. «Forse lo avresti fatto, forse no, non ha importanza! Perché adesso siamo qui. E a metterci insieme non è stato un computer.» Mi concedo un sorrisetto sprezzante. «Non mi sono fatta guidare da un codice ideato da un estraneo. Mi sono fatta guidare dal mio codice interiore, naturale. Che si chiama istinto.» Mi batto sul cuore. «Il mio istinto mi diceva che eravamo compatibili, e aveva ragione!»
«Quindi? Niente mosche nella minestra?» Sarika scherza, ma capisco che vuole veramente saperlo. «Niente nuvole all’orizzonte?»
«Niente» rispondo, cercando di non vantarmi. «Cielo sereno.»
«Straordinario.» Ma non sembra affatto convinta. «E tu sei d’accordo, Matt?»
«Al cento per cento» risponde subito, e un’ondata di amore per lui mi travolge. «Abbiamo tanto in comune, Ava e io. A tutti e due piace…» Si ferma, come se cercasse le parole. «Ci divertiamo tanto a…» E di nuovo si blocca.
Provo una punta di fastidio, vedendo che non gli viene in mente neanche una cosa che piaccia a tutti e due. Ce ne sono così tante! Il sesso… e poi…
«Il Tai Chi!» mi viene in mente. «Ogni giorno facciamo Tai Chi insieme.»
«Sì.» Matt è sollevato. «Il Tai Chi. È stata un’idea di Ava. Ha tante belle idee, lei. Salta sempre fuori con qualche progetto.»
«Anche tu hai delle belle idee» ribatto, ma lui scuote la testa.
«Non sono creativo come te. Sono stato fortunato, a conoscere Ava» conclude convinto. «Il più bel giorno della mia vita.» Al che a Sarika scappa un sorriso commosso. (Parla, parla, ma in fondo è romantica anche lei.)
«Che bella cosa. Cosa ti è successo lì?» chiede, notando il cerotto sulla fronte di Matt.
«Oh.» Lui sorride amaramente toccandosi la botta. «Mi è caduto addosso un mucchio di roba a casa di Ava. C’è casino dappertutto lì. Ho sbattuto contro un armadio e mi è piombato in testa un mucchio di tavolozze e pennelli.»
«È solo un taglietto» mi difendo, e Matt annuisce.
«Se non altro questa volta non sono finito al pronto soccorso» dice, e Sarika e Nell lo fissano sbigottite.
«Pronto soccorso?» ripete Nell.
«Ah, non ve l’avevo detto?» intervengo con noncuranza. «La prima volta che è venuto da me Matt ha avuto un piccolo incidente.»
«Mi sono seduto su una delle sedie “recuperate” da Ava, ed è crollata» spiega lui, e Nell emette uno strano verso coprendosi la bocca.
«Scusate» dice. «Matt, bevi qualcosa. Ma adesso la domanda più importante…» continua versandogli un bicchiere di prosecco. «Come va con Harold?»
C’è una lunga pausa. È chiaro che Sarika e Nell sono in spasmodica attesa della risposta di Matt.
«Harold è un bel tipo» dice lui alla fine. «Proprio un bel tipo.»
«Tu hai un cane?» gli chiede Sarika.
«No, ma i miei genitori sì.» Altra pausa. «Anche se devo dire che noi li addestriamo piuttosto seriamente. Perciò… Sono un po’ diversi, ecco.»
Nell e Sarika spalancano gli occhi.
«Harold è addestrato!» protesto. «Si siede, si ferma… ogni tanto.»
«Harold è addestrato?» Matt scoppia a ridere. «Stai scherzando? Per “addestrato” io intendo qualcosa di molto diverso. Se tu conoscessi i nostri cani, capiresti.»
«E li avete addestrati a fare cosa?» chiede Nell diffidente, e io la abbraccerei per essere accorsa in mia difesa. «A saltare attraverso un cerchio?»
«A essere compagni educati per i loro padroni» risponde tranquillo Matt, irritandomi abbastanza, dato che sa benissimo che a me non piace il termine “padrone”.
«Credo sia un problema di comunicazione, non di addestramento» ribatto cercando di mantenere un tono leggero. «E io non sono la padrona di Harold, sono la sua amica.» Mi chino per accarezzargli la testa, ma – che nervoso! – lui è andato vicino a Matt.
«Un po’ di addestramento non gli farebbe male» prosegue Matt, come se io non avessi parlato. «Ma è un tipo in gamba, eh, Harold? Vero, ragazzo mio?» gli dice in tono affettuoso. «Non riesco a credere che ti lascio dormire sul letto. I cani non dovrebbero proprio salirci.» Poi guarda Sarika e Nell. «Comunque sì, Harold e io abbiamo fatto amicizia. Soprattutto perché siamo i carnivori di famiglia.»
Sarika resta a bocca aperta. «Sei carnivoro?» Si gira verso di me. «Ava, ci hai detto che avevi trovato un falegname vegetariano!»
«Che si chiamava Jean-Luc» aggiunge ridendo Nell.
«Jean-Luc è stato un equivoco» protesto. «Può capitare a tutti, no?»
«E invece io sono un capitalista carnivoro» afferma deciso Matt. «Mi spiace» aggiunge, ed è chiaro che non gli dispiace affatto.
«Ma stai diventando vegetariano» dico, sforzandomi di non tradire il fastidio. «O almeno, prendi in considerazione questa possibilità.»
«No no.» Lui scuote la testa, e io cerco di reprimere un moto di indignazione. Come può essere così chiuso, così limitato? Non ha ascoltato una parola di quello che gli ho detto sul pianeta?
Mi accorgo che Nell e Sarika mi stanno scrutando, e mi incollo subito in faccia un sorriso euforico.
«Comunque non è un problema» dico.
«Non è un problema?» Nell mi guarda incredula. «La carne non è un problema per te?»
«No. Non lo è. Noi ci amiamo.» Prendo la mano di Matt. «Il resto sono dettagli.»
«Giusto.» Nell ha un’espressione scettica. «E allora brindiamo.»
Tocchiamo i bicchieri, poi dico: «Tra poco Maud sarà qui. Vado a sistemare i miei involtini».
«Ti aiuto?» chiede subito Matt, e io non posso fare a meno di lanciare un’occhiata di trionfo alle altre, come per dire: “Visto com’è servizievole?”.
«No no, grazie, resta a chiacchierare con loro. Ci metto un attimo.»
Stendo la mia coperta da picnic accanto a quella di Nell, tiro fuori i Tupperware e inizio ad assemblare i rotolini di verdure e salsine speziate. Sento Matt e le ragazze chiacchierare, ma sono troppo concentrata per ascoltare quello che dicono finché Sarika esclama: «Golf?» a voce tanto acuta e incredula che deve averla sentita metà dei presenti.
Merda. Come sono arrivati al golf? Adesso lei dirà che non è possibile che io esca con un appassionato di golf, e lo farà sembrare chissà che. Avrei dovuto chiedere a Matt di non nominare il golf. Dovevo dirgli così, en passant: “A proposito, non raccontiamo assolutamente che tu giochi a golf”.
Poi mi scuoto. No. Non essere ridicola. Non voglio mentire alle mie amiche. Ovvio. Ma è un vero guaio che siano così indagatrici, e che sappiano tante cose di me.
Finisco di preparare gli involtini, e quando mi alzo sento la voce di Nell: «No, Ava non ci ha parlato delle opere d’arte».
«Ci ha descritto casa tua» interviene Sarika «e dev’essere stupenda. Ma non ci ha detto nulla delle opere.»
«Veramente?» Matt è sbalordito. «Be’, io sono un collezionista piuttosto serio. In particolare di un artista. Un genio. Ho la casa piena dei suoi lavori.»
«Che artista?» chiede Nell.
«Arlo Halsan.»
In un attimo le ragazze tirano fuori i cellulari. So che stanno cercando Arlo Halsan e inorridisco. Ma perché dovevano mettersi a parlare di arte?
«Ava!» mi sgrida Nell quando mi vede in piedi. «Non ci hai parlato della collezione di Matt! Saranno opere stupende!»
«Oh, sì!» Cerco di avere un tono entusiasta. «Sono incredibili!»
«Qual è la tua preferita, Ava?» Matt mi guarda curioso. «Non te l’ho mai chiesto.»
Mi blocco, muta.
«È… è difficile scegliere…» riesco finalmente a dire. «Sono tutte così…»
«Oh, mio Dio.» Sarika sbatte le palpebre scioccata mentre il suo telefono carica le immagini del lupo spelacchiato e di inquietanti volti senza occhi. «Wow.» Mi guarda, trattenendo una risata, e io la fisso disperata. «Incredibili è la parola giusta.»
«Gesù!» Nell scosta il telefono vedendo apparire le stesse immagini. «Molto…» Cerca un aggettivo. «Peculiari.»
«Digita “Corvo 3”» suggerisce lui. «È quello che ho nell’ingresso. L’ho comprato a un’asta. Costa un bel po’, ma… aspetta di vederlo.»
Sarika e Nell cercano in silenzio, poi a Sarika sfugge una specie di verso orripilato che lei trasforma subito in un colpo di tosse. Nell fissa lo schermo basita, poi alza lo sguardo e dice, sincera: «Non saprei neanche come reagire».
«Lo so, lo so…» replica Matt, il viso illuminato dall’entusiasmo.
«Sono denti umani quelli che ha nel becco?» Sarika continua a guardare l’immagine, sconvolta.
«E tu cosa ne pensi, Ava?» mi chiede Nell in tono vivace, e io la maledico silenziosamente.
«Ecco…» Mi sfrego il naso, per prendere tempo. «Io sono un’appassionata d’arte.»
Sarika reprime un altro sbuffo e Nell stringe le labbra. Poi all’improvviso dice: «Ehi, Matt, volevo portare le patatine per i bambini ma le ho dimenticate. Ti spiace andare a prenderle al chiosco vicino al cancello?».
«No, figurati» risponde lui, e rifiuta con un gesto la banconota da cinque che Nell gli porge. «Vado e torno.»
Si allontana e le altre lo guardano per un attimo prima di girarsi verso di me.
«Golf?» Il bisbiglio di Sarika ha una venatura isterica. «Golf? Matt conosce la tua opinione sul golf, Ava?»
«Di sicuro non conosce i tuoi gusti in fatto d’arte» osserva Nell scoppiando a ridere. «O vorresti dirmi che ti piacciono quegli orrori?»
«Smettetela» protesto arrabbiata. «È irrilevante.»
«Non credi che dovresti essere un pochino più sincera con lui?» Sarika è severa, adesso. E so che le sue intenzioni sono buone, ma non sono dell’umore per sorbirmi una lezione sulla coppia.
«No! Cioè, io sono sincera!» Mi scappa un enorme sbadiglio, e Nell mi studia attentamente.
«Ava, tesoro, hai un aspetto pietoso, se posso dire. Covi qualcosa?»
«No» esito. «È solo che…»
«Cosa?» chiede Nell.
«A casa di Matt dormo malissimo» ammetto. «In camera sua si gela. E il suo materasso è praticamente un’asse di legno.»
«E gliel’hai detto che il suo materasso è un’asse di legno?» domanda lei.
«Sì. Ma lui sostiene che è comodissimo e non comprende dove stia il problema.» Guardo le mie amiche, e capisco che la mia patina di ottimismo si sta crepando. «Sentite, io e Matt siamo compatibili. Sul serio. Ma c’è qualche piccolissima zona in cui dobbiamo ancora trovare un terreno comune.»
«Oh, Ava.» Sarika mi abbraccia ridendo. «Sei un tesoro. Sono sicura che ce la farete, ma non se tu continui a scegliere la negazione.»
«Se la cosa peggiore è la sua collezione d’arte, non mi pare grave.» Nell alza le spalle.
Sono così affettuose e positive che sento il bisogno di confidarmi fino in fondo.
«Non è la cosa peggiore» confesso. «La cosa peggiore è che ho conosciuto i suoi e mi odiano.»
(Non posso ammettere che la cosa peggiore è che continuo a cercare la sua ex su Google. Sarebbe troppo da sfigata.)
«Come possono odiarti?» Sarika è stupefatta, e così racconto a lei e a Nell la storia del libro e della faccia di Genevieve strappata a metà, e tutte e due ridono come matte.
«Mi fa piacere vedere che vi divertite» dico un po’ offesa.
«Scusa.» Sarika si ricompone. «Però, veramente, Ava, ti metti in certe situazioni…»
«Che mi dici di questa ex?» Nell stringe gli occhi. «È un problema?»
«Non lo so. In realtà di ex ce ne sono due. O forse tre. Ma Genevieve è quella che lavora per loro. E i genitori di Matt la adorano.»
«Be’, che se ne vadano affanculo, i genitori» ci va giù pesante Nell. «Ignorali. Lasciali perdere, se non riescono a essere un po’ più gentili.»
Ma Sarika scuote la testa.
«Pessima strategia. Ava, bisogna evitare che si lamentino di te con Matt, incuneandosi fra voi. Secondo me sarebbe meglio fare esattamente il contrario. Conquistali. Parti con un’offensiva di seduzione.»
«E perché diavolo Ava dovrebbe partire con un’offensiva di seduzione?» chiede Nell battagliera, e Sarika sospira.
«Non è obbligata. Era solo un consiglio pratico.»
Nell sbuffa. «Sei proprio un cazzo di avvocato» dice, e Sarika ride, perché lei e Nell propongono una qualche versione di questo litigio circa tre volte all’anno. (Di solito va così: Nell dice a Sarika di mollare quel lavoro di merda e i suoi capi di merda e di ribellarsi. E Sarika ignora il consiglio, resta e ottiene un aumento di stipendio.)
«Ava, i genitori di Matt ti vorranno bene, vedrai» insiste mettendomi una mano sul braccio. «È solo che ancora non ti conoscono. Devi passare un po’ di tempo con loro. La prossima volta che lui va a trovarli, vai anche tu. Fai amicizia con loro. E non portare Harold.»
«Sarika ha ragione» interviene Nell. «Non portare Harold. Lo tengo io.»
«Ma…»
«Se porti Harold, è finita» dice Sarika senza mezzi termini. «Pensi che strappare la faccia della ex sia stato un passo falso? Vedrai quando Harold gli mangerà il pranzo.»
«O le scarpe» aggiunge Nell.
«O il nuovo e inestimabile cuscino di piume d’oca.»
Mi guardano severe e io incrocio le braccia, non volendo ammettere che hanno ragione.
«Aspettiamo a vedere se mi invitano, okay?»
«Comunque, Matt è stupendo» mi incoraggia Sarika. «E lui cosa pensa di noi?»
«Oh, vi adora» rispondo in automatico, e poi mi accorgo che Matt sta arrivando. Attraversa il prato reggendo una decina di sacchetti di patatine, e accanto a lui c’è Maud, che gli sta parlando con un’intensità che conosco bene.
«Oddio» dico. «Maud l’ha beccato.»
«Merda» dice Nell.
«Oh oh» Sarika fa una smorfia.
«Gli ho spiegato che deve dire no, gliel’ho detto! Ma guardate come annuisce!»
«Povero tesoro» ride Sarika. «Non aveva scampo.»
Matt è evidentemente ammaliato da Maud. Vabbe’, tutti sono ammaliati da Maud, con quei meravigliosi capelli ramati e gli occhi scintillanti e la capacità di farti sentire subito speciale. Lui annuisce, e lei lo tiene per un braccio, e mentre si avvicinano sento che dice: «Grazie mille» con voce sicura e penetrante. «Sei davvero un tesoro, Matt. Allora chiamerai tu il deposito, vero?»
«Ehm… certo» risponde lui, in tono un po’ stupito.
«Sei un angelo.» Maud sbatte le ciglia. «E senti, dimmi una cosa, non è che per caso conosci un qualche parlamentare? Perché…»
«Maud!» la interrompo festosamente. «Buon compleanno!»
«Oh, grazie!» esclama e mi guarda come se i miei auguri rappresentassero una sorpresa assoluta. «Che bella giornata!»
«Dove sono i bambini?» chiede Nell, e Maud si guarda intorno con aria vaga.
«Erano qui… A proposito, Matt, non è che per caso hai un tagliaerba elettrico?»
«No, non ce l’ha» ribatto al volo. «Matt, posso dirti una parola in privato?»
Lo trascino un po’ più in là e gli dico con una certa fermezza: «Ti ricordi che a Maud devi dire no? Ne abbiamo parlato prima».
«Non posso rispondere “no” e basta a chi mi chiede un favore. Sono una brava persona.»
«Ed è così che ti frega! Ti fa sentire una brava persona, sbatte le ciglia piena di gratitudine e poi… zacchete! Sei catturato. Io voglio tanto bene a Maud, però lei è così.»
Matt ride e si china a darmi un bacio.
«Grazie per avermi avvertito. Ma so badare a me stesso.»