Erich Neumann, rifacendosi ad alcune leggende ebraiche, ha parlato di un embrione dell’Io e della coscienza, un embrione immortale di origine arcaica che se conservato attraversa tutti gli stadi evolutivi archetipici dell’uomo in divenire: “Esso non morì mai, era indistruttibile e sapeva, inoltre, della propria futura rinascita. È come se ci fosse un residuo – quello che la leggenda ebraica chiamava il ‘Knöchlein Lus’ – che non va distrutto nella morte e contiene in sé la garanzia e la possibilità della resurrezione futura”.1

Non potevo parlare del destino senza soffermarmi su certi “interventi misteriosi” che sopraggiungono nella nostra esistenza e ci “salvano” nei momenti difficili. Tutto sembra essere avvenuto per caso, per una serie di combinazioni fortunate, eppure ci accorgiamo che “qualcosa” di inspiegabile è avvenuto. Nell’inconscio è nascosto un sapere che agisce, che contiene azioni che intervengono per salvarci da stalker malvagi, da situazioni compromettenti, da pericoli che da un momento all’altro potrebbero minare la nostra esistenza, sconvolgerla o addirittura annientarla. Il nostro Sé, che corrisponde al nostro essere antico, primordiale, che vive nel Senza Tempo o nei sogni, a volte scende in campo a salvarci: chiamato o non chiamato, il nostro Sé sembra dotato di capacità innate, che intervengono a nostra insaputa e ci tirano fuori dal precipizio in cui stavamo cadendo.

La vita non è condotta dal nostro Io, se non in superficie. Ha ragione Jung, quando dice: “La nostra vita non è fatta da noi soli”.2

Esistono “energie provvidenziali” che appartengono al regno della notte e scendono in campo, spesso sotto forma di sogni, per venire in nostro aiuto.

A James Hillman piaceva pensare che molto spesso la remissione spontanea dei sintomi di un disagio corrispondesse a quello che gli antichi chiamavano la “grazia”. A volte questa “grazia”, che altro non è che un intervento del nostro Sé, del nostro nucleo, della nostra guida interiore, interviene salvandoci in condizioni di estremo pericolo. Vi sarebbero quindi dentro di noi “energie provvidenziali” (non saprei come altrimenti chiamarle), che intervengono e ci salvano la vita.

Alex, 55 anni, è un uomo molto razionale, concreto, un businessman, uno che nel suo lavoro è stato “sempre attento, concentrato, così ho fatto i soldi”. Un giorno, mentre sta andando a una riunione di affari ed è in ritardo, va a sbattere a 140 chilometri all’ora contro il guardrail dell’autostrada. Afferma che è stato un colpo di sonno: macchina distrutta, ma lui ne esce illeso, nonostante vari testacoda. Per fortuna in quel momento non passavano altre auto, altrimenti sarebbe stato travolto. La notte stessa, dopo l’incidente, fa questo sogno: “C’era questa presenza, che non aveva connotazione di uomo o donna – probabilmente era una donna – che mi guardava, sorridendo, con un viso sereno. Io ero abbastanza vicino a lei. Continuava a guardarmi e a un certo momento è andata via. Mi sono svegliato in preda a un grande stupore, perché io i sogni non me li ricordo praticamente mai”.

Due volte lo stesso sogno

Alex continua il racconto: “Subito dopo mi sono riaddormentato e ho sognato ancora la stessa entità: lei mi è ricomparsa. Nel primo sogno era notte, nel secondo era mattino”. Gli ho chiesto che sensazioni avesse provato al risveglio. “La sensazione era che non fosse il mio momento. Fai un passo e arrivi dall’altra parte. Era un sogno sereno.” Gli studi sul pensiero della tradizione segnalano la compresenza della grazia e della provvidenza, due energie che agiscono completandosi. Atena, la dea della strategia che provvede agli uomini, sorveglia la nostra vita psichica, la tutela, la guarda e la protegge. Invece la grazia arriva come un lampo, porta una guarigione e scompare: per questo appartiene al regno dei miracoli. Nel sogno di Alex questa “entità” misteriosa, forse ermafrodita come gli antichi dèi – “non aveva connotazione di uomo e donna”–, sembra simboleggiare il regno della morte. Il sognatore potrebbe entrare proprio in questo regno, è lì a un passo e invece la vede allontanarsi, come è accaduto nel sogno. Ma forse l’entità voleva dire di più: prima si presenta di notte e poi alla luce del giorno. Come se volesse dire: “Guarda che io esisto, ci sono quando mi vedi e quando sono nel buio dell’inconscio”. In sintesi l’entità sta dicendo che vive dentro di lui, che è una presenza di cui prendere atto.

A volte si deve arrivare vicino alla morte per cogliere il senso profondo dell’esistenza.

L’incidente è avvenuto mentre Alex correva verso l’ennesimo business: la razionalità, la concretezza, i soldi devono fare spazio al mistero, al sacro, alla magia, al Senza Tempo, perché la vita psichica diventi completa. Altrimenti diventiamo unilaterali, avidi. Alex aveva avuto, in un certo periodo della sua vita, un grande interesse per le religioni, per la cabala, per il sacro. Andava spesso in India: “Non so perché, ma ero molto attratto dalla cultura induista, anche se la mia vita è sempre stata super occidentale”. In qualche modo, con quel sogno, ha fatto irruzione nella vita di Alex un’immagine del regno primordiale della vita. Forse quel sogno è stato una cura per il suo Io troppo preso dalle “cose terrene”.

Il tuo momento

“Dieckmann ritiene perciò che anche l’Io onirico sia un ponte per cui passi il superamento cosciente dei problemi” scrive Marie-Louise von Franz.3 In poche parole: i sogni la sanno più lunga di noi e spesso ci indicano attraverso i simboli ciò di cui abbiamo bisogno per vivificare la nostra esistenza, quando viene spenta dall’identificazione troppo forte con la realtà. Non sappiamo se l’energia della provvidenza e della grazia siano scese in campo per salvare la vita di Alex. Forse, come dice lui: “Non era il mio momento”. Ma questo significa ritenere che siamo condotti da “un destino intelligente” che vede oltre noi, che conosce il futuro che ci spetta, o meglio coglie una inesorabilità che è presente fino a quando continuiamo a svolgere il compito che la natura ci ha affidato. Il mio lavoro mi ha insegnato a pronunciare sempre più spesso le parole “Non so”… Contemporaneamente mi affido sempre di più al mistero, dove vive il Tao, il Senza Nome, che è una fragranza che si diffonde come un profumo, un incenso sottile del nostro essere profondo. Sentite cosa scrive Jung:

I grandi saggi ebrei prescrivevano di donare un decimo della propria ricchezza ai poveri. Non è buonismo, ma un modo per ricordare che, accanto alla razionalità del pensiero, esistono energie spirituali, che vengono oscurate dagli attaccamenti.

Ho conosciuto molti uomini che sono morti quando ebbero raggiunto il massimo di cui erano capaci. Evidentemente la misura della loro vita è ormai colma, tutto era stato detto, tutto era stato fatto e altro più non rimaneva.4

Forse Alex ha “contattato” questa entità e viceversa è stato cercato da lei per ricordare che ha ancora altre cose da fare… Forse è il momento di ritrovare il Senso… Il Senso – così Wilhelm traduce la parola Tao – è un’energia di cui l’anima ha bisogno per realizzare la sua opera. Sotto forma di “entità” ha parlato ad Alex, si è fatta riconoscere e, a modo suo, ha indicato la strada. Questo accade a ciascuno di noi. Se ha gradito la lettura di questo libro la preghiamo di venire a trovarci su: marapcana.today clicchi su questo testo e troverà la biblioteca completamente gratuita più fornita ed aggiornata del web! La aspettiamo!

1. Marie-Louise von Franz et al., Incontri con la morte. Sguardo dal sogno, Fabbri, Milano 2018.

2. Ivi, p. 46.

3. Marie-Louise von Franz et al., Incontri con la morte, cit., p. 92.

4. Ivi, p. 42.