Perché un Dio ha designato a ciascuno il suo cammino.
J.W. GOETHE1
C’è un’incessante metamorfosi al nostro interno e si sta svolgendo del tutto a nostra insaputa. Una cellula fecondata, un embrione, un feto, un neonato che entra nel regno del latte e poi la pubertà, la maturità, l’invecchiamento. Siamo condotti da un’intelligenza primordiale, dalla sapienza del serpente che fa la muta e da quella del bruco che si fa farfalla. La vita è un’incessante metamorfosi e a noi spetta il compito dell’attesa…
La vera domanda non è che cosa sta succedendo fuori di me, ma quali eventi stanno capitando dentro di me. Se non ho quest’occhio rivolto all’interno non potrò mai vedere i doni dell’anima che arrivano giorno dopo giorno. Finirò per credere di non possedere tesoro alcuno e i disagi, che sono “le voci” della metamorfosi, diventeranno “spazzatura”, qualcosa da eliminare. In questa prospettiva rovesciata, un disturbo è soltanto un ostacolo da abbattere, perché in esso non avverto la presenza di energie che stanno arrivando, che si stanno manifestando, e resisto all’idea che c’è un sapere innato che mi conduce verso la fioritura.
Vedere i sintomi dell’ansia, del panico, delle paure e delle inquietudini come il guscio dell’uovo che si sta rompendo per aprire le porte al pulcino, cambia completamente la prospettiva. I disagi diventano le doglie del parto dell’anima, che corre verso i mondi sottili che le appartengono. Come ricordava Walter Otto, gli animali guardano la terra, l’uomo il cielo. Gli antichi vedevano nelle loro ansie, nelle angosce la voce degli dèi, che chiamavano gli uomini verso la loro identità più profonda. Siamo nati per “fare” gli organi dell’anima, non per diventare componenti del branco.
Noi invece vogliamo essere come tutti gli altri, assomigliare ai pensieri che abbiamo respirato e assimilato. Nessuno si preoccupa di diventare troppo banale: questa è la vera malattia.
A molti pazienti domando: che cosa farà quando starà bene? La risposta è sempre omologata: potrò finalmente innamorarmi, fare un viaggio, trovare un nuovo lavoro, coltivare i miei hobby, e così via. Ma non siamo noi a stabilire quando e come deve avvenire la nostra metamorfosi, il nostro sviluppo. Ogni considerazione su di me, ogni progetto sul mio futuro non ha niente a che vedere con la metamorfosi. Come può un bruco sapere che cosa farà la farfalla che sta per diventare? Per questo Lao Tzu parla di “fine del mondo per il bruco”. Qualcosa dentro di noi sta preparando il volo della nostra farfalla. Non possiamo impedirlo, ma il tentativo di opporsi a questa trasformazione è diventato la malattia, la nevrosi dei nostri tempi. I nostri occhi cercano fuori la felicità che appartiene soltanto ai regni profondi, senza vedere che i disturbi sono energie che irrompono per farci incontrare il mistero che ci abita, per farci uscire da quella banalità che accomuna tutti a tutti gli altri.
Prima di mandare via l’ansia con i farmaci bisogna osservare i nuovi mondi che l’ansia porta con sé. La metamorfosi non ha bisogno del nostro Io, ma richiede che il nostro Io non si opponga. L’anima è fatta per avvicinarsi ai mondi sottili, al cielo interiore, non per rimanere intrappolata nel pensiero degli altri. Nella metamorfosi verso i “regni sottili” è iscritto per ciascuno di noi il proprio destino. Alle persone che mi domandano: “Quando passerà l’ansia, quando il panico o la tristezza spariranno?”, rispondo: “Quando lei si metterà in cammino…”.
Tutti pensano che ci siano sforzi da fare. No! Fa forse fatica un tuorlo d’uovo fecondato a diventare un pulcino? O la ghianda a fare la sua quercia? Un seme produce il suo fiore senza titubanza, lasciandosi condurre da un’energia nascosta, da una sorgente primordiale che lo trasforma. In ogni disagio bisogna vedere il fiore che sta per spuntare, il destino che è tracciato per noi. In un’epoca tutta esteriore è difficile comprendere che al nostro interno sta avvenendo un’ininterrotta metamorfosi secondo le nostre inclinazioni più profonde. Magari passiamo anni a domare il nostro brutto carattere, e quasi senza accorgercene siamo diventati “brave persone”, modellate dal buonismo del branco. Ma senza il nostro carattere (cioè senza le nostre caratteristiche) siamo meno di niente, e la metamorfosi verso i piani alti del nostro essere viene bloccata dal nostro Io.
L’anima farà di tutto perché la nostra unicità scenda in campo, perché il nostro fiore possa comparire. E il nostro fiore, come il nostro viso, non assomiglia a nessun altro. Mentre dedichiamo anni a cercare le somiglianze tra gli esseri umani, la vera via è trovare le diseguaglianze. In cosa sono diverso? La mia strada è tracciata “perché un Dio ha designato a ciascuno di noi il suo cammino”.2
Ogni destino ha infinite strade da percorrere, ma solo affini alla sua pianta. Mai un abete si sbaglia, mai vorrebbe essere una rosa. La metamorfosi verso il proprio destino è il cuore di questo libro.