2 Novembre 2008

 

 

 

 

 

Giunto nella piazza del paese, Baldini decide di parcheggiare. Ha notato un gruppetto d’anziani, seduti intorno a un tavolo all’esterno del bar. Giocano a briscola. Sembrano molto presi. Gli schiamazzi ricordano quelli dei ragazzini.

Si avvicina con discrezione ma lo notano subito. Si mostrano diffidenti.

«Spero di non avervi disturbato», dice Baldini, accennando un sorriso.

Cala il silenzio ma solo per qualche secondo. Il più risoluto del gruppo, prende la parola. «Ti conosco. Sei il poliziotto del Borgo», dice, con voce rauca.

«Ebbene si! Lo confesso, sono proprio io!», esclama Baldini, cercando d’entrare in confidenza con loro.

L’uomo non si lascia ingannare. «Conosco anche il motivo di questa visita», gli rivela, con soddisfazione.

«Le voci corrono…»

«Non immagina nemmeno quanto…», gli fa eco l’anziano. Continua a mostrarsi spavaldo. Come se, la presenza dell’agente, avesse innescato un braccio di ferro invisibile.

L’altro anziano, seduto alla destra, prende la parola. E’ in evidente sovrappeso. Respira con la bocca aperta. Ricorda un pesce fuor d’acqua che boccheggia per non soccombere. «Possiamo fare qualcosa per lei?», chiede, ironizzando. «Dubito che sia venuto per una visita di piacere», aggiunge, ridacchiando. Con lo sguardo cerca, e ottiene, la complicità dei suoi amici. Hanno l’aria irriverente.

Baldini non perde la calma. Non serve a nulla litigare. «La vita di quella ragazza potrebbe essere in pericolo», dice, riportando l’argomento sui binari giusti. «Potrebbe essere una vostra nipote», aggiunge.

Il vecchio panciuto abbassa lo sguardo. Prova imbarazzo per il suo comportamento.

L’anziano con il quale Baldini ha interloquito inizialmente, non si scompone. Sembra quasi seccato. «Ci dispiace per quello che è successo ma non possiamo aiutarla», dice. Riprende le carte in mano, fingendo disinteresse. Fa cenno agli altri di fare lo stesso.

Baldini è perplesso da quel modo di fare. «Tutto qui?», domanda, quasi stizzito.

L’anziano l’osserva nuovamente. «Se nemmeno la polizia riesce a trovarla, che speranza abbiamo noi di farlo?», chiede, con sarcasmo.

«Potreste essere più collaborativi»

«Lo siamo stati», replica l’uomo, con naturalezza. Riprende a giocare. «Le auguro di trovarla», aggiunge, con poca convinzione.

Gli altri tre anziani, si sintonizzano sulla stessa frequenza. Mostrano disinteresse e continuano la loro partita, con noncuranza.

Baldini prova disagio. Si allontana, imprecando silenziosamente. E’ profondamente schifato da quegli uomini.

Non demorde. Il suo intuito gli regala la dritta giusta.

Con lo sguardo scova un giovane dai tratti dell’est Europa. E’ sicuro d’aver centrato l’obbiettivo. Il ragazzo è appena uscito dal tabacchino. In mano ha una confezione di sigarette. Ne accende una, prima d’incamminarsi.

L’agente lo segue, come un segugio. E’ certo che lo porterà nella giusta direzione. Cerca di non dare nell’occhio. Resta attardato di una decina di passi.

Il ragazzo, con noncuranza, procede per la sua strada. Continua a giocherellare con lo smartphone.

Baldini non lo perde di vista. Cerca d’essere il più discreto possibile.

Il ragazzo non sospetta di nulla. Continua a camminare con la solita andatura. Svolta in un vicolo.

Baldini si affretta. Teme di perderlo di vista. Aumenta il passo, fin quasi a correre. Svolta anch’egli in quella stradina.

Non ha nemmeno il tempo di rendersene conto.  L’afferrano con forza.

Si ritrova con le spalle contro la parete. E’ immobilizzato. Cerca di divincolarsi ma senza successo. L’energumeno, apparso dal nulla, continua a tenerlo in pugno.

Prova un senso di smarrimento. Cerca d’opporsi in tutti modi. E’ tutto inutile. Si rassegna. Rifiata, per l’enorme sforzo.

«Lasciami stare!», esclama. Spera di riuscire a ottenere considerazione. E’ tutto inutile. Ottiene solo una risatina ironica.

L’altro ragazzo è di fianco con le braccia conserte. Ha un’espressione soddisfatta. «Credevi di non essere notato?», domanda. Ha l’accento dell’est.

«Sono un poliziotto», dice. Smette d’opporre resistenza. Sarebbe inutile. «Indago sulla scomparsa della ragazzina», aggiunge.

L’omone molla la presa. «Perché sei qui?», chiede.

Baldini osserva meglio quelle braccia palestrate. Sono davvero enormi.

«Devo parlare con il vostro capo», dice, senza mezze misure.

I due uomini si scambiano un’occhiata d’intesa. Ritornano sui loro passi. Si mostrano propensi a dargli soddisfazione. Non vogliono guai con la polizia. Il loro capo, di certo, non vorrebbe.

Il ragazzo mingherlino, apre la porta ed entra all’interno.

Baldini continua a osservare la sentinella. Non ha l’aria raccomandabile. Il braccio destro è interamente tatuato. Teschi, spade e demoni, primeggiano sulla sua pelle.

Non ha il tempo d’instaurare un dialogo di circostanza. La porta si riapre. Ricompare il ragazzo che gli fa cenno d’entrare.

Baldini se ne rallegra. E’ certo d’aver ottenuto un piccolo successo.

La sala è piena di gente, nonostante l’orario. Si stupisce di quella novità. Con lo sguardo cerca di memorizzare i volti di quegli uomini. Potrebbero tornare utili in futuro.

Percorre il corridoio, ritrovandosi dietro una porta aperta. Entra, senza badare ai convenevoli.

All’interno trova Bekim. Ha l’aria rilassata. E’ seduto dietro la piccola scrivania. Ha le braccia incrociate e un’aria enigmatica. «Mi hanno detto che ha chiesto di me», dice, rompendo il silenzio. «Cosa posso fare per lei?», domanda, accennando un sorriso ironico.

«Immagino che sarai a conoscenza della scomparsa della ragazzina»

«Alle mie orecchie arriva sempre tutto!», dice Bekim, con spavalderia.

«Allora, sicuramente saprai qualcosa a riguardo...»

«Perché dovrei?»

«Perché alle tue orecchie arriva sempre tutto», dice Baldini, ironizzando.

«Giochiamo a carte scoperte?», propone Bekim.

Baldini annuisce. Poi pone la domanda, mostrandosi a conoscenza della risposta. «Il signor Sartori frequenta spesso questo posto?», chiede, attendendo conferme.

Bekim ridacchia. «C’è bisogno che risponda?»

«Ha dei debiti con lei?»

«Conosce anche questa risposta…»

«Dov’è Sara?», chiede Baldini, divenendo serio.

«Anche suo padre è venuto da me con la stessa pretesa», rivela Bekim. Si tocca insistentemente il naso. «Purtroppo non ho preso la ragazzina. Sono un uomo d’onore», aggiunge, mostrandosi convinto.

«Potresti chiedere ai tuoi uomini se hanno sentito o visto qualcosa»

«Perché dovrei?»

«E’ in gioco la vita di una ragazzina!», esclama Baldini, colpendo il tavolo con il palmo della mano.

Bekim non si scompone. «Non è un mio problema».

«Potrebbe diventarlo»

«Mi sta minacciando?»

«Hai idea di quello che accadrà a breve? Questa zona si riempirà di poliziotti. Dubito che le tue attività potranno andare avanti con tranquillità», dice Baldini, sfidandolo.

Bekim ha un attimo d’esitazione. E’ un uomo di mondo. Consapevole che, le parole di quello sbirro, non sono da prendere sotto gamba.

Sospira. E’ pronto a cedere. «Chiederò in giro…», dice, accennando un sorriso distensivo.

Baldini si alza. Ha lo sguardo determinato. «Sono certo che lo farai», insinua, lasciando intendere altro.

Bekim recepisce il messaggio. Si limita a fare cenno con la testa. E’ troppo orgoglioso, per ammettere d’essere stato messo con le spalle al muro.

Baldini esce dalla stanza. Ripercorre il tragitto fino all’uscita. Non gli serve altro.

Esce dal vicolo. Passa nuovamente davanti al bar. Incrocia lo sguardo di quell’anziano arrogante. Non si scompone. Prosegue fino all’auto. Riparte per il Borgo. Deve ritornare in caserma. L’ispettore gli ha appena telefonato per chiedergli la posizione.

Appena rientrato al Borgo, scorge la sagoma dell’ispettore. E’ sul ciglio della porta. Fuma con la solita aria spavalda. Lo guarda con severità. E’ pronto all’ennesima ramanzina. «Dove sei finito?», chiede, senza nemmeno dargli il tempo d’avvicinarsi.

Baldini resta calmo. E’ consapevole di dover sottostare a quell’incompetente. «Ho raccolto alcune testimonianze», si limita a dire. Entra in caserma. Non ha voglia di dare spettacolo in strada. Si è accorto che, dalle finestre vicine, le donne si sono appostate per cercare d’estrapolare informazioni interessanti. La discrezione non fa parte del vecchio Borgo.

L’ispettore si mostra indispettito da quel comportamento. Lo raggiunge all’interno. Chiude la porta con uno spintone. «Sono pur sempre il tuo superiore!»

«Lo so», dice Baldini, con naturalezza. Si prepara un caffè. Un diversivo per non degnarlo d’attenzione. Prova disgusto per quell’uomo.

L’ispettore si avvicina. E' insofferente. «Non puoi fare di testa tua!»

«Dovevo starmene con le mani in mano?», ironizza.

Il rumore della macchina del caffè, copre la voce dell’ispettore. Baldini se ne compiace.

Falcetti non demorde. Riprende il discorso. «Prima d’agire, dovresti informarmi»

«L’avrei fatto ma non mi ha lasciato il tempo necessario…»

«Fai lo spiritoso?», replica l’ispettore. Incrocia le braccia. Cerca di sbarrargli la strada, per impedirgli di sottrarsi a quella predica.

Baldini resta calmo. Afferra la tazzina e lo dribbla. Si siede al tavolo. Socchiude gli occhi. Annusa la fragranza del caffè. Ne beve un sorso. Osserva il suo interlocutore. «A quanto pare, Sartori ha diversi nemici», gli dice.

Funziona. Ottiene l’attenzione di Falcetti. E’ mosso dalla curiosità. L’ispettore ha voglia di sapere. «Di cosa stai parlando?»

«Non voleva essere aggiornato?», ironizza.

«Prosegui. Non ho tempo da perdere…»

«Ha debiti di gioco, con persone poco raccomandabili»

«Come l’hai saputo?»

«Ho parlato con molta gente», dice Baldini, restando vago.

«Hai le loro generalità?»

«Non serve»

«Non serve?», domanda Falcetti, mostrandosi stupito.

«Vogliono restare anonimi»

«Ti sembra professionale?»

«Non avrebbero parlato», commenta Baldini. Osserva la tazzina. Beve l’ultimo sorso. Si rialza. Osserva ancora l’ispettore. «Ho anche parlato con il tizio con cui ha i debiti. Una persona poco raccomandabile ma sono certo che ci darà una mano»

«Sei impazzito? Non tratto con i criminali»

«Infatti, non ha dovuto farlo», ironizza. Mostra la volontà di congedarsi. «Ci ho pensato io», aggiunge.

«Non mi piace la tua condotta»

«Abbiamo il dovere di trovare quella ragazzina!», esclama.

«Modera i toni»

«Ha ragione. Ho cose più importanti da fare. Sara potrebbe essere in serio pericolo», dice, con rabbia.

Si allontana, prima che la situazione s’inasprisca.

L’ispettore resta a fissarlo con aria infastidita. Non riesce più a gestire quel poliziotto venuto dal nulla.