«Ehi, Rube. Sei sveglio?»

«Come al solito. Potresti non parlare, almeno per una sera?»

«No, ultimamente no.»

«Be’, suppongo che questa volta tu sia giustificato… Sei stato davvero bravo, sul ring.»

«Dove combatteremo la prossima settimana?»

«Ad Ashfield, credo, e poi a Helensburgh.»

«Rube?»

«Che c’è adesso?»

«Perché non ti sei trasferito nella stanza di Steve?»

«Perché non l’hai presa tu?»

«Perché non Sarah?»

«Penso che mamma voglia trasformarla in una sorta di studio, in cui tenere carte, documenti eccetera. Così ha detto, comunque.»

«E non sarebbe giusto. Io non lo trovo giusto», commento. Il seminterrato è la stanza di Steve, e lo sarà per sempre. Lui è andato via di casa, ma per il resto della famiglia non cambia niente. Non deve. Lo sento nell’aria polverosa della notte; è un odore, e anche un sapore.

Ho un’altra domanda.

Però non gliela faccio.

Non posso.

Riguarda quella ragazza.

Ci rifletto, ma non gli chiedo niente.

Ci sono cose che non si chiedono, punto.