11
La domenica mattina Zoe e Steven andarono da Cappuccino a prendere un caffè. La loro prima volta era stata magica, tenera e appassionata. Avevano cenato tardi, poi Steven le aveva chiesto di fermarsi, ma poiché Zoe non aveva il necessario con sé e doveva nutrire Mason, si erano spostati a casa di lei dove avevano fatto di nuovo l'amore, questa volta nel letto di Zoe. E Steven aveva dormito da lei.
Chad si era fermato da lei solo pochissime volte, e solo dopo aver scoperto che era sposato Zoe aveva capito perché. Più tardi, dopo il divorzio, le loro abitudini erano ormai consolidate e lui aveva continuato a dormire a casa sua – in un appartamento che lui sosteneva di aver comprato, ma che in realtà apparteneva a un amico.
La notte precedente, invece, Zoe era rimasta sveglia a lungo per ascoltare il respiro di Steven crogiolandosi all'idea di avere un uomo nel letto non solo per il sesso.
Due o tre volte lui si era girato e l'aveva cinta con un braccio attirandola più vicina. La mattina avevano fatto la doccia insieme e quindi avevano deciso di uscire per un caffè.
Adesso, mentre aspettavano le loro ordinazioni, Zoe doveva ammettere di non essere affatto pentita. Forse le cose tra loro stavano andando troppo in fretta, però la direzione era senz'altro quella giusta.
Presero i loro caffè e si sedettero fuori, al sole. Il cielo era limpido e prometteva una bella giornata.
«Hai dormito?» domandò lui passandole una delle sfoglie ripiene che avevano comprato.
«Non molto, ma non importa. E ho scoperto che non russi.»
«Buono a sapersi. Me lo sono immaginato o a un certo punto Mason mi è salito addosso e mi ha guardato storto?»
Lei rise. «Stava cercando di marcare il territorio. Non è abituato a dividere il suo cuscino con qualcuno.»
Steven aggrottò le sopracciglia. «Il tuo ex non si fermava a dormire?»
«Non molto spesso.»
«Allora è proprio un idiota.»
Lei sorrise senza rispondere.
«Che programmi hai per oggi?» domandò ancora lui.
«Niente di particolare. Più tardi andrò a trovare mio padre. E tu, hai qualche...» Si interruppe di colpo notando un piccolo muscolo che guizzava sulla mascella di Steven. «Che succede?»
«No, niente.»
Lei si ripeté mentalmente le ultime frasi. «Mio padre non ti piace?» domandò. Eppure, durante il barbecue della settimana prima, le era parso che andassero d'accordo.
«Non è questo...» Ma dal suo tono Zoe capiva che c'era qualcosa. Aspettò e lui finalmente spiegò: «Ho parlato con mia madre venerdì mattina, prima della sua partenza per Phoenix. E mi ha detto che tuo padre era stato da lei la sera prima».
Era una sorpresa anche per Zoe, ma non le pareva così allarmante. «Non capisco quale sia il problema.»
«Credo che si frequentino.»
Strano. Se fosse stato vero, Pam le avrebbe detto qualcosa, no? Erano amiche, o quasi. Certo, Miguel era suo padre, ma lei usciva con Steven che era il figlio di Pam, e di questo avevano parlato... Be', avrebbero discusso del resto quando fosse tornata da Phoenix.
«E perché questo ti preoccupa?» domandò infine.
«Per quello che mi hai raccontato di lui. Hai detto che era un farfallone, che usciva con donne molto più giovani di lui e che non aveva mai avuto una relazione stabile dopo il divorzio da tua madre.»
Zoe non ricordava di essere stata tanto specifica, ma forse si sbagliava. «Mio padre è un uomo straordinario» protestò, «e la faccenda con le ragazze giovani risale a parecchi anni fa.» Per quanto le sembrasse strano difendere le abitudini sentimentali di suo padre, non voleva che Steven pensasse male di lui. «Sono sicura che adesso sarebbe...» Si interruppe. «E va bene, non ho idea di che tipo di fidanzato sarebbe, e francamente non ci voglio pensare.»
«L'argomento non diverte neanche me, ma stiamo parlando di mia madre... Il fatto è che non ha frequentato nessuno dopo la morte di papà, e sono stati insieme da quando lei aveva diciassette anni. Miguel è fuori dalla sua portata, è un uomo di mondo e...» Steven gemette. «Non posso credere di averlo detto. Ho cercato di parlarle, ma lei non mi ha voluto ascoltare e francamente sono preoccupato. Se lui fosse un semplice contabile che è stato sposato per un centinaio d'anni con la stessa donna, sarebbe diverso.»
«Certo, perché sarebbe troppo vecchio per lei.»
«Sai bene che cosa voglio dire.»
Sì, lo sapeva, ed era molto combattuta. Era bello che Steven fosse un figlio protettivo, d'altra parte lei non se la sentiva di parlare di suo padre in quel modo. «Papà non è un cattivo soggetto, anzi, è una persona gentile e comprensiva. Nonostante il divorzio, lui e mia madre sono rimasti amici, e abbiamo sempre passato le vacanze insieme.»
«Ti chiedo scusa, Zoe, sul serio. Non voglio turbarti, ma sono preoccupato per mia madre. Puoi capirmi?»
Lei fece segno di sì. Steven le piaceva davvero e non voleva rovinare tutto prendendo delle posizioni troppo rigide. Suo padre in effetti aveva una certa fama, e lei doveva pensare a cosa fare. Parlare con lui o con Pam. O forse, meglio ancora, farsi gli affari suoi.
«Ti capisco.» Gli sorrise rassicurante. «Davvero.»
Jen non aveva mai avuto intenzione di trasformare la cena di Pasqua in una gran festa, ma negli ultimi anni, chissà come, era diventata proprio questo. La mattina era cominciata con la caccia alle uova nascoste in giardino. Jack era ancora troppo piccolo per capire esattamente il gioco, ma aveva raccolto con grande divertimento le uova di plastica colorata.
Poi erano andati tutti e tre in chiesa. Jen non ci andava spesso come avrebbe voluto, ma amava molto il servizio pasquale e il messaggio di speranza che trasmetteva. La faceva sperare in un futuro felice, e il senso di oppressione al petto pareva diminuire.
Una volta tornati a casa, però, era cominciato il vero lavoro. La cena in famiglia si era allargata e bisognava provvedere a tutti. Oltre a loro tre c'erano il partner di Kirk, Lucas, con la bambola del momento, Steven, che avrebbe portato Zoe, e Pam. Solo che due giorni prima Pam aveva telefonato per avvertire che aveva invitato anche Miguel.
Jen stava ancora elaborando l'informazione. Continuava a ripetersi che probabilmente i due erano solo amici, ma di tanto in tanto si domandava se non stessero... insieme.
«Posso darti una mano?» domandò Kirk entrando in cucina.
«Credi che mia madre e Miguel stiano insieme?»
Kirk fece un passo indietro. «Ah, no, di questo argomento non voglio parlare. Se vuoi saperlo, domandalo a lei. Le ipotesi causano solo guai.»
Il suo tono deciso e l'accenno di paura che aveva negli occhi la fecero ridere. «Perché ti innervosisci tanto?»
«Perché preferisco non impicciarmi delle questioni di famiglia.»
«Mi sembra giusto. Allora, se vuoi darmi una mano, occupati di Jack perché io devo cucinare.» E indicò il tavolino a cui il piccolo, dopo aver finito il pranzo, giocherellava con alcune fette di cetriolo.
Jen aveva già stabilito il menu: un po' di antipasti, seguiti da una crema di mais cotta nella pentola elettrica e da un prosciutto arrostito nel forno. Poi due tipi di insalata, le patate al gratin di sua madre e una cheesecake ordinata dal pasticcere di fiducia. La cena sarebbe stata servita alle cinque, e agli ospiti era stato suggerito di arrivare verso le tre e mezza.
I piatti da portata erano quelli che sua madre aveva sempre usato per i pranzi o le cene delle feste, ed erano già impilati sulla credenza. Ma Jen doveva ancora preparare il tavolo, scegliere il vino, finire di cucinare e cercare di evitare un attacco di panico. A parte questo, andava tutto bene.
«Nient'altro?» domandò Kirk.
«Badare a Jack è più importante di tutto il resto. E se non ci devo pensare io, lavorerò molto più in fretta.»
«Ah, Lucas e Caitlyn arriveranno verso le due. Così lei potrà aiutarti in cucina, in caso di bisogno.»
Jen trattenne a stento uno strillo. Era inutile protestare che un'ora e mezzo prima del previsto era troppo presto. Kirk l'avrebbe guardata senza capire e avrebbe detto che Lucas non dava nessun fastidio. Magari fosse stato così!
«Dubito che Kaylee sia tipo da mettersi ai fornelli» disse ad alta voce.
«Caitlyn.»
«Quel che è.» Le sembrava inutile impararne il nome. A quanto aveva capito, le ragazze di Lucas erano intercambiabili, e tra una settimana ce ne sarebbe stata un'altra.
Il marito si avvicinò e la strinse in un abbraccio. «Tutto bene?»
«Sì, benissimo» rispose Jen, grata per l'interessamento e l'abbraccio. Le cose tra loro non erano perfette, ma stavano lentamente migliorando. Kirk era contento che lei avesse cominciato a cercare un asilo nido e adesso aveva acconsentito a badare a Jack mentre lei cucinava, cosa che le era di grande aiuto. Lavoravano insieme, come una squadra affiatata. Purtroppo continuavano a non fare l'amore, ma non era quello il momento di pensarci.
Così spinse i suoi due uomini fuori della cucina e si mise al lavoro. Infilò nel tostapane le fette di baguette francese che le sarebbero servite per i crostini assortiti, tagliò e mescolò in una ciotola gli ingredienti dell'insalata che avrebbe condito all'ultimo momento. Oltre a quella, ci sarebbe stata l'insalata Waldorf di Zoe. Poi mise il prosciutto nel forno, e stava tagliando a cubetti i pomodori per la caprese quando Kirk la chiamò. Una rapida occhiata all'orologio le disse che era ancora presto, il che naturalmente significava che doveva essere arrivato Lucas, che se ne infischiava degli orari.
Uscì sul portico, e come previsto la Mercedes imboccò il vialetto.
«Come diavolo fa a permettersela?» domandò Jen a mezza voce. «Costerà più di quel che guadagna in un anno!» Lo sapeva perché Kirk aveva pagato la sua macchina una vera fortuna e non era certo lussuosa come la decappottabile.
Kirk prese in braccio Jack. «Credevo che lo sapessi. Lucas è ricco di famiglia, perciò non ha nessun bisogno di lavorare. Potrebbe andarsene a riposo anche domani.»
«Cosa?»
Ma era troppo tardi per avere una risposta perché il loro ospite era già sceso dalla macchina.
Indossava come sempre una camicia con le maniche lunghe, un paio di jeans e stivali da cowboy. Girò attorno alla macchina, aprì la portiera del passeggero e la sua ospite scese. Kaylee, cioè Caitlyn, aveva un vestito delle dimensioni di un fazzoletto, tacchi a spillo e una testa di riccioli bruni. Era molto bella – tutte le ragazze di Lucas lo erano – e teneva in mano un grande mazzo di gigli.
Jen trattenne un sospiro e si costrinse a sorridere. «Ciao» disse nel tono più allegro che riuscì a trovare. «Grazie di essere venuta.»
Lucas fece l'occhiolino. «Non riesco nemmeno a ricordare l'ultima volta che ho preso parte a una cena pasquale. Avrò avuto dodici anni... E tu, Caitlyn?»
La ragazza sorrise. «Oh, noi siamo ebrei e non festeggiamo la Pasqua come voi. Però io ho controllato online, perciò sono in grado di parlare dell'argomento.» Porse i fiori a Jen. «Ciao. Questi sono per te.»
Jen sorrise e le strinse la mano, cercando di non ridere. Lucas non sapeva che la sua ragazza era ebrea? Poi, di colpo, si rese conto che il menu prevedeva prosciutto arrostito.
«C'è qualcosa che non mangi?» domandò. Chissà se poteva mandare Kirk a comprare un pollo...
«Oh, mangio di tutto» rispose Caitlyn. «Ho letto che a Pasqua la tradizione prevede il maiale, e va benissimo.» Poi salutò Kirk e fece ciao con la mano a Jack.
Lucas prese il piccolo dalle braccia del padre e lo fece volteggiare. «Buona Pasqua, campione. Il coniglio pasquale ti ha portato qualcosa di bello?»
Jack rise beato mentre volava in aria e Jen guardò la scena, domandandosi come fosse possibile che un uomo così volgare sapesse essere tanto tenero con un bambino.
Poi Lucas depose il piccolo a terra. «Vediamo un po' che cos'altro ho qui?» Porse a Kirk la solita confezione di sei birre, quindi aprì il bagagliaio della Mercedes. «Ho una cosa per te, amico mio.»
Jen deglutì per soffocare la sua protesta. Di qualsiasi cosa si trattasse, sapeva già che l'avrebbe fatta impazzire di rabbia. Come la chitarra, rumorosa e inadatta, che naturalmente Jack adorava. Poi vide Lucas estrarre dal bagagliaio una macchina da bambini, per l'esattezza una macchinina a pedali, dipinta di nero e bianco come quelle della polizia.
«Non è abbastanza grande per un giocattolo del genere» esclamò. Ma tutti parvero ignorarla.
Jack si precipitò verso la macchinina e Kirk lo sollevò e lo fece sedere dietro il volante, mentre Lucas si accucciava accanto a lui. «Metti i piedi qui, ragazzo. E adesso pedala. Sai come si fa?»
Si sporse all'interno della macchina e mostrò a Jack come pedalare, e dopo molti tentativi inutili finalmente la macchina si mosse. Il bambino emise un urlo di gioia e cominciò a guidare lungo il vialetto.
Jen, terrorizzata, già immaginava la macchinina che si ribaltava e suo figlio ferito. Dannazione, perché Lucas doveva sempre portare dei regali che Jack avrebbe adorato e che lei avrebbe trovato intollerabili? Come faceva ad avere quell'odioso talento?
«Meglio che andiamo sul retro» suggerì Kirk con tutta calma. «Vieni, Jack, pedala da questa parte, così non dobbiamo preoccuparci che tu finisca in strada.»
Certo, pensò Jen cupamente. Perché dietro casa dovevano solo preoccuparsi che andasse a sbattere contro la vetrata scorrevole.
Caitlyn le sorrise. «Lucas non è fantastico? È già una settimana che ha ordinato la macchinina, e non vedeva l'ora di portarla a Jack...»
Jen si astenne dal sottolineare che Lucas avrebbe potuto essere suo padre. Perché prendersi il disturbo?
«Sì, è fantastico» confermò a denti stretti. Poi accennò ai fiori. «Meglio che li metta nell'acqua.»
Evidentemente nessuno aveva letto con attenzione la mail di Jen perché alle tre meno un quarto erano già arrivati tutti. E fortuna che aveva esagerato con i crostini, perché gli ospiti sembravano affamati e il prosciutto non sarebbe stato pronto prima delle cinque. Finì che fu Lucas a badare a Jack, mentre Kirk pensava a distribuire le bevande. Jen andava e veniva dalla cucina, e a un certo punto Zoe la raggiunse con una bottiglia di champagne.
«Tua madre non fa che parlare del cocktail che ha bevuto con le amiche a Phoenix, il French 75. Pare che sia un classico, ma io non l'avevo mai sentito nominare. E lei sostiene che va giù come niente.»
«Forse non dovrei ubriacarmi mentre sto ai fornelli» disse Jen. «Ma devo ammettere che sono molto tentata.»
«E chi dovrebbe biasimarti?» replicò Zoe cominciando a liberare il tappo dalla gabbietta di filo metallico. «Io di certo no, visto che sto con il fratello della mia migliore amica. È strano quanto il fatto che mio padre sta con tua madre...»
Jen diede un'occhiata al soggiorno, dove Pam e Miguel stavano seduti per terra e aiutavano Jack a completare un puzzle. «Credi davvero che stiano insieme?»
«Be', sono venuti qui insieme. Tu questo come lo chiami?»
«Due persone di mezz'età che si tengono compagnia?»
Zoe alzò gli occhi al cielo. «Secondo te è questo che Lucas vede in Caitlyn, una compagnia?»
«È diverso, lui non è vecchio come...» Poi fece il calcolo e gemette. «Oh, santo cielo. Lucas ha solo due o tre anni meno di mia madre e fa sesso di continuo. Se loro stanno insieme...» Si coprì la faccia con le mani. «Credi che facciano...?»
Zoe stappò lo champagne. «Allora, ti va di provare il French 75?»
«Oh, sì. Doppio. Ma non hai risposto alla mia domanda.»
«Pam è tua madre ed è anche una mia amica. Mio padre... è mio padre. Non voglio nemmeno pensarci! Ma credo che per ora stiano solo cominciando a conoscersi. In futuro, chissà che succederà.» Poggiò una bottiglia di gin sulla credenza. «Steven non è affatto contento.»
«Riguardo a mia madre e Miguel?»
«Già» annuì Zoe. «Pensa che mio padre sia un farfallone e che finirà per ferire tua madre. So che una volta era così, ma adesso è cambiato... però quando ne parliamo mi sento a disagio. Come se dovessi sempre difendere papà da qualche accusa.»
«E allora non parlarne.»
«Sì, farò così.» Zoe prese uno shaker dal pensile e domandò: «A te dà fastidio che io stia con Steven?».
«No. Tu sei la mia migliore amica e lui è un bravo ragazzo. Non voglio i dettagli di quel che fate, se lo fate, ma che stiate insieme mi va benissimo.» Poi guardò di nuovo verso il soggiorno, in tempo per vedere Miguel che carezzava la guancia di sua madre. «Certo, quando si tratta dei propri genitori è un'altra cosa.»
Zoe preparò il cocktail e Jen ammise che era delizioso. Ne bevve un altro po', mise nel forno le patate al gratin e poi pregò l'amica di avvertire Kirk che Jack doveva fare merenda. Ma invece di Kirk fu Steven che entrò in cucina con Jack sottobraccio.
«Ehi, ho trovato questo monello che girellava per casa... lo vuoi?»
Jen rise, prese in braccio suo figlio e gli lavò le mani, poi lo fece sedere al suo tavolino e gli mise davanti lo spuntino che aveva preparato. Infine si sedette su una delle seggioline e invitò il fratello a fare altrettanto.
«Stai scherzando. La spaccherò con il mio peso!»
«E allora siediti sul pavimento. Il punto è che non voglio lasciarlo qui da solo mentre mangia. È anche lui parte della famiglia!»
Steve si sedette e occhieggiò i pezzetti di formaggio e gli spicchi di mela sul piatto del nipote. «Certo che il tuo spuntino sembra appetitoso, eh?»
Il piccolo gli offrì uno spicchio di mela e Steven lo accettò. «Grazie, amico mio. Sei molto gentile.»
Anche Lucas chiamava Jack amico mio, ma chissà perché detto dal fratello le dava meno fastidio, pensò Jen con un sospiro. Doveva superare la sua antipatia per il partner del marito. Se solo Lucas avesse smesso di uscire con una bambolina dopo l'altra...
«Hai conosciuto Caitlyn?» domandò.
«Sì. Sembra carina.»
Lei inarcò le sopracciglia.
Steven sogghignò. «Mi ha detto che aveva cercato su Internet il significato della Pasqua e che poteva parlarne, se volevo.»
«E tu l'hai fatto?»
«Ho preferito evitare.» Poi abbassò la voce. «La mamma ha portato il padre di Zoe.»
«Già, l'ho notato.»
«Mi preoccupa un po'. So che è un dongiovanni...»
«Ma ha quasi sessant'anni.»
«Già, però Lucas non è tanto più giovane di lui!»
Il che coincideva con quel che lei e Zoe si erano dette poco prima. «Davvero sei preoccupato?»
«Sì. La mamma non ha più frequentato nessuno dall'età di diciassette anni o giù di lì. Nella sua vita c'è stato solo papà, perciò non ha idea del guaio in cui potrebbe cacciarsi. Che succederebbe se si innamorasse di Miguel e lui le spezzasse il cuore?»
«Tu lo picchieresti fino a ridurlo in polpette.»
Steven fece una smorfia. «Sto parlando sul serio!»
«Anch'io. Kirk ti darebbe una mano, e credo che tra tutti e due potreste averla vinta.»
«È questo il tuo modo di tranquillizzarmi?»
«No, non lo è. Steven, la mamma è una donna adulta. Lasciale fare i suoi sbagli ed evita di interferire nella sua vita.»
«Perciò ti va bene che lei esca con quel Miguel?»
«Non lo so. Certo, papà mi manca ed è strano vedere la mamma con un altro, ma questo è un problema mio, non suo. Vedila da questo punto di vista: lei è sempre stata una mamma affettuosa e comprensiva, forse è il caso che cominciamo a comportarci come lei e che accettiamo quel che sta succedendo.»
«Già, ma che cosa sta davvero succedendo?»
«Che lei sta voltando pagina.»
Due giorni dopo Zoe passò a trovare suo padre. Mariposa corse alla porta, abbaiando e saltando per manifestare la sua gioia, e Zoe si chinò ad accarezzarla. «Ehi, piccolina, come stai?» disse prendendola in braccio. La cagnetta odorava di fragola. «Che buon profumo» disse Zoe. «Hai fatto il bagno?»
Il complimento le valse un bacetto. Sempre tenendola fra le braccia Zoe andò in cucina e trovò suo padre intento a preparare il caffè.
«Ciao, papà.»
Miguel prese due tazze dal pensile. «Hai bisogno di soldi?»
«Ma no, che idea. Non ti chiedo dei soldi da quando ho finito il college!»
«Mi hai mandato un messaggio dicendo che volevi parlarmi. Che dovevo pensare?»
«Che ti voglio bene e avevo voglia di vederti.»
«Uhm. Mi hai visto domenica a casa di Jen.»
Ed era stata una serata interessante, con ottimo cibo e compagnia piacevole, anche se con uno strano mix di persone. E soprattutto era stato strano vedere suo padre con Pam.
Non si erano scambiati effusioni in pubblico, ma tra loro si avvertiva decisamente una corrente sotterranea. Steven era stato sulle spine e la sua tensione aveva contagiato anche Zoe. Per quanto fosse bello che lui si preoccupasse per la madre, la ragione di quell'ansia era suo padre. Una situazione piuttosto imbarazzante.
«La cena è stata ottima» disse lei mentre Miguel riempiva le loro due tazze.
«Sì, davvero.»
«E Pam è molto simpatica.»
Suo padre scrollò il capo senza guardarla. «Non tocchiamo questo tasto. Finirebbe male.»
Lei arrossì. «Non so di che cosa tu stia parlando.»
«Stai per fare un commento sul fatto che vedo Pam» disse lui alzando la testa. «Pam è una bella donna, mi piace moltissimo e non voglio che tu ti metta tra noi.»
«Non ne ho affatto l'intenzione.»
Lui inarcò un sopracciglio.
«Dico sul serio, papà. E sono d'accordo, Pam è molto bella e tu sei un uomo affascinante, sto solo dicendo che...» Fece un gran respiro. «Lei non ha frequentato nessuno dopo suo marito. Non voglio che tu la faccia soffrire.»
«E se fosse lei a far soffrire me?»
«Non mi sembra molto probabile, ma va bene, non voglio che nessuno dei due soffra.»
«Siamo entrambi adulti» commentò lui, «e siamo in grado di cavarcela anche senza il tuo aiuto.» Prese la sua tazza e continuò: «Zoe, ti ho vista con Chad per cinque anni. Quella relazione era un disastro. Per lui hai messo da parte i tuoi progetti e alla fine sei rimasta senza niente in mano. Lo capivano tutti, ma tu lo amavi e perciò io non ho mai detto niente. Ho rispettato le tue scelte, anche se non le condividevo. E adesso ti chiedo di usarmi la stessa cortesia».
Quelle parole la riempirono di vergogna, e lei abbassò la testa. «D'accordo, non dirò nient'altro.»
«Ti ringrazio. In ogni caso, quanto di questo discorso viene da Steven e quanto è farina del tuo sacco?»
Zoe lo guardò. «Che cosa intendi?»
«So che Pam è tua amica, ma prima d'ora non ti è mai importato delle donne che vedevo. Dietro i tuoi dubbi c'è forse Steven?»
«Be', ehm... in parte...»
Miguel scrollò il capo con disapprovazione. «E allora è giunto il momento che tu pensi con la tua testa.»