II.
Appena fu uscito il vecchio, cominciò un discorso a più voci.
— È un patriarca del vecchio testamento — disse l'impiegato.
— Ecco un DomostroiNota 8 vivente — disse la signora. — Che idee selvagge sulla donna e sul matrimonio!
— Già, siamo lontani dalla concezione europea del matrimonio — disse l'avvocato.
— Ma la cosa principale che certa gente non vuol capire — disse la signora — è che il matrimonio senza amore non è matrimonio, e che vero matrimonio è soltanto quello consacrato dall'amore.
L'impiegato ascoltava e sorrideva, desiderando tenere a mente per suo profitto quanto più poteva di quei discorsi interessanti.
Mentre la signora parlava, dietro a me si udì come un risolino represso o forse un singhiozzo, e, guardandoci intorno, vedemmo il mio vicino, quel signore solitario dai capelli grigi e dagli occhi luccicanti, il quale, durante la conversazione, che senza dubbio lo interessava, s'era approssimato a noi, senza farsi scorgere. Egli stava ritto, con le braccia appoggiate sulla spalliera del sedile ed era evidentemente agitato: aveva il viso congestionato e gli tremava il muscolo della gota.
— Che cos'è questo amore... amore... che consacra il matrimonio? — disse egli balbettando.
Vedendo l'agitazione del suo interlocutore, la signora si sforzò di rispondere nel modo più mite e più preciso che fosse possibile.
— Il vero amore... quell'amore fra un uomo e una donna... possibile anche nel matrimonio — disse la signora.
— Già: ma che cosa s'intende per vero amore? — disse il signore dagli occhi luccicanti, sorridendo con un certo imbarazzo e facendosi timido.
— Ognuno sa che cosa sia questo amore — disse la signora, che evidentemente desiderava interrompere quel discorso con lui.
— Ma io non lo so — disse il signore. — Bisogna definire che cosa intendete...
— Come? È molto semplice — disse la signora, ma si mise a riflettere. — L'amore? L'amore è l'esclusiva preferenza per una persona che si mette innanzi a tutti gli altri.
— Preferenza per quanto tempo? un mese, o due giorni o mezza ora? — proruppe il signore canuto, e si mise a ridere.
— No, permettete, si vede che voi non parlate della stessa cosa.
— No, proprio della stessa cosa.
— La signora dice — entrò nel discorso l'avvocato, indicando la sua compagna — che il matrimonio dovrebbe nascere da un attaccamento, da un amore, se così volete, e se questo effettivamente c'è, allora, soltanto in questo caso, il matrimonio rappresenta per se stesso qualche cosa, è, per così dire, santificato. Quindi ogni matrimonio alla base del quale non è posto un vero attaccamento, un amore, se volete, non ha moralmente in sè nessun freno di dovere. Ho capito bene? — si rivolse egli alla signora.
La signora con un cenno del capo espresse la sua approvazione per quel chiarimento del suo pensiero.
— Quindi... — proseguì a dire l'avvocato, ma il signore nervoso, che ora schizzava fuoco dagli occhi e visibilmente si tratteneva a stento, cominciò, senza permettere all'avvocato di continuare
— No, parlo della stessa cosa, della preferenza per uno o per una che si mette innanzi a tutti gli altri, ma soltanto domando: preferenza per quanto tempo?
— Per quanto tempo? Per molto, per tutta la vita a volte — disse la signora, stringendosi sulle spalle.
— Questo si vede solo nei romanzi, ma nella vita mai. Nella vita accadde che questa preferenza per uno innanzi a tutti gli altri, duri qualche anno, il che è molto raro, più spesso qualche mese, magari qualche settimana, qualche giorno, qualche ora — disse egli, comprendendo che faceva stupire tutti con questa sua opinione, ma contento di farlo.
— Oh! che dite! Ma no... no, permettete — esclamarono ad una voce tutti e tre. Anche l'impiegato mandò fuori un grido di disapprovazione.
— Già, lo so — gridò più forte di noi il signore canuto — voi parlate di ciò che si crede che esista, ma io parlo di ciò che è. Ogni uomo ha provato quello che voi chiamate amore per qualsiasi bella donna.
— Ah! è terribile ciò che voi dite: ma pure esiste fra la gente questo sentimento che si chiama amore e che dura non mesi e anni, ma tutta la vita.
— No, niente affatto. Anche ammesso che un uomo possa preferire una data donna per tutta la sua vita, questa donna, secondo tutte le verosimiglianze, preferirà un altro, e così è stato sempre ed è nel mondo — e tirando fuori il portasigarette si mise a fumare.
— Ma l'amore può essere anche reciproco — disse l'avvocato.
— No, non può essere — replicò l'altro — come non può essere che in un carico di ceci due ceci segnati in un dato modo capitino vicino. E non è neppure una probabilità ma è una certezza che verrà la sazietà. Dire che si può amare per tutta la vita un uomo o una donna, è lo stesso che dire che una candela può durare tutta la vita — disse egli, stiracchiandosi con voluttà.
— Ma voi parlate sempre dell'amore fisico. Che forse non ammettete un amore fondato sulla conformità d'ideali, sull'affinità spirituale? — disse la signora.
— Affinità spirituale! Conformità d'ideali! — ripetè egli con quel suo sghignazzo solito. — Ma in tal caso non c'è bisogno di stare a letto insieme (scusate la grossolanità). La conseguenza di questa conformità d'ideali è di andare a letto insieme — disse egli, e rise nervosamente.
— Ma permettete — disse l'avvocato — il fatto contraddice a ciò che voi asserite. Noi vediamo che il matrimonio esiste, che sempre l'umanità o la maggior parte di essa è vissuta coniugalmente, che molti conducono e finiscono insieme una vita coniugale.
Il signore canuto rise di nuovo.
— Voi dite che i matrimoni si basano sull'amore, e quando invece io esprimo il dubbio sull'esistenza dell'amore che non sia sensuale voi volete provarmi l'esistenza dell'amore perchè esistono i matrimoni. Ma il matrimonio a tempo nostro non è altro che un inganno.
— No, permettete — disse l'avvocato, — io dico soltanto che sono sempre esistiti ed esistono i matrimoni.
— Esistono! Ma perchè esistono? Sono esistiti ed esistono per coloro che vedono nel matrimonio qualcosa di sacro che li obbliga dinanzi a Dio. Per coloro esistono, ma per noi no. Ora la gente sposa vedendo nel matrimonio soltanto una associazione, e quindi esso non è che ipocrisia e violenza. Quando è ipocrisia meno male. Il marito e la moglie ingannano soltanto la gente facendo credere di vivere in monogamia, ma invece vivono in poligamia: ma quando, come spesso avviene, il marito e la moglie hanno preso davanti alla gente l'impegno di vivere insieme tutta la vita e al secondo mese già si odiano l'un l'altro e desiderano separarsi ma tuttavia vivono insieme, allora questo diventa un orrendo inferno nel quale ci si ubriaca, si tirano colpi di rivoltella, ci si uccide, ci si avvelena, o si uccide l'altro — disse egli, parlando sempre più rapidamente, non permettendo a nessuno di mettere una parola e riscaldandosi sempre più. Tutti tacevamo e ci sentivamo a disagio.
— Sì, senza dubbio, vi sono avventure critiche nella vita coniugale — disse l'avvocato, desiderando interrompere un discorso che diventava spiacevolmente eccitato.
— Voi, a quel che vedo, sapete chi sono — disse il signore canuto a voce bassa e con apparenza tranquilla.
— No, non ho il piacere...
— Piacere piccolo. Io sono Pozdnicev, colui che si trovò avere quella critica avventura cui voi accennate, e che uccise sua moglie — disse egli dando una rapida occhiata a ciascuno di noi.
Nessuno trovò una parola da dire e tacemmo tutti.
— Eh! tanto vale — disse egli con quel suo sghignazzo. — Del resto, perdonatemi! Oh!... non voglio importunarvi.
— Ma no, anzi, prego... — disse l'avvocato, senza saper neppur lui a che si riferisse quel «prego».
Ma Pozdnicev, senza ascoltarlo, con un rapido movimento si voltò e tornò al suo posto. L'avvocato e la signora discorrevano piano. Io mi misi a sedere di faccia a Pozdnicev, non sapendo immaginare una parola da dire. Era troppo scuro per leggere e perciò chiusi gli occhi e finsi di aver voglia di dormire. Così giungemmo in silenzio fino alla prossima stazione.
Alla stazione il signore e la signora passarono in un'altra vettura e si misero a parlamentare col conduttore. L'impiegato si accomodò sul divano e si addormentò. Pozdnicev seguitava a fumare e a bere il the che aveva fatto bollire fino dalla precedente stazione.
Quando io aprii gli occhi e lo guardai, egli a un tratto si rivolse a me con fare deciso e irritato.
— Forse vi è sgradevole star qui con me sapendo chi sono io? Allora me ne vado.
— Oh! no, ve ne prego.
— Volete favorire? Soltanto è un po' forte.
E mi mescè il the.
— Chiacchierano... e son tutte menzogne... — disse egli.
— Di che cosa volete parlare? — chiesi io.
— Sempre della stessa cosa: di quel loro amore che credono che sia così. Non avete voglia di dormire?
— Niente affatto.
— Allora volete che vi racconti come questo amore mi ha condotto dove sono giunto?
— Sì, se ciò non vi è molto penoso.
— No, mi è penoso il silenzio. Bevete il the... se non è troppo forte.
Il the veramente era del color della birra, ma io ne bevvi un bicchiere. In quel momento entrò il conduttore. Egli lo accompagnò con uno sguardo cattivo e appena fu uscito cominciò.