II.

Appena fu uscito il vecchio, cominciò un discorso a più voci.

— disse l'impiegato.

— disse la signora. —

— disse l'avvocato.

— disse la signora —

L'impiegato ascoltava e sorrideva, desiderando tenere a mente per suo profitto quanto più poteva di quei discorsi interessanti.

Mentre la signora parlava, dietro a me si udì come un risolino represso o forse un singhiozzo, e, guardandoci intorno, vedemmo il mio vicino, quel signore solitario dai capelli grigi e dagli occhi luccicanti, il quale, durante la conversazione, che senza dubbio lo interessava, s'era approssimato a noi, senza farsi scorgere. Egli stava ritto, con le braccia appoggiate sulla spalliera del sedile ed era evidentemente agitato: aveva il viso congestionato e gli tremava il muscolo della gota.

— disse egli balbettando.

Vedendo l'agitazione del suo interlocutore, la signora si sforzò di rispondere nel modo più mite e più preciso che fosse possibile.

— disse la signora.

— disse il signore dagli occhi luccicanti, sorridendo con un certo imbarazzo e facendosi timido.

— disse la signora, che evidentemente desiderava interrompere quel discorso con lui.

— disse il signore. —

— disse la signora, ma si mise a riflettere. —

— proruppe il signore canuto, e si mise a ridere.

— entrò nel discorso l'avvocato, indicando la sua compagna — — si rivolse egli alla signora.

La signora con un cenno del capo espresse la sua approvazione per quel chiarimento del suo pensiero.

— proseguì a dire l'avvocato, ma il signore nervoso, che ora schizzava fuoco dagli occhi e visibilmente si tratteneva a stento, cominciò, senza permettere all'avvocato di continuare

— disse la signora, stringendosi sulle spalle.

— disse egli, comprendendo che faceva stupire tutti con questa sua opinione, ma contento di farlo.

— esclamarono ad una voce tutti e tre. Anche l'impiegato mandò fuori un grido di disapprovazione.

— gridò più forte di noi il signore canuto —

— e tirando fuori il portasigarette si mise a fumare.

— disse l'avvocato.

— replicò l'altro — — disse egli, stiracchiandosi con voluttà.

— disse la signora.

— ripetè egli con quel suo sghignazzo solito. — — disse egli, e rise nervosamente.

— disse l'avvocato —

Il signore canuto rise di nuovo.

— disse l'avvocato, —

— disse egli, parlando sempre più rapidamente, non permettendo a nessuno di mettere una parola e riscaldandosi sempre più. Tutti tacevamo e ci sentivamo a disagio.

— disse l'avvocato, desiderando interrompere un discorso che diventava spiacevolmente eccitato.

— disse il signore canuto a voce bassa e con apparenza tranquilla.

— disse egli dando una rapida occhiata a ciascuno di noi.

Nessuno trovò una parola da dire e tacemmo tutti.

— disse egli con quel suo sghignazzo. —

— disse l'avvocato, senza saper neppur lui a che si riferisse quel «prego».

Ma Pozdnicev, senza ascoltarlo, con un rapido movimento si voltò e tornò al suo posto. L'avvocato e la signora discorrevano piano. Io mi misi a sedere di faccia a Pozdnicev, non sapendo immaginare una parola da dire. Era troppo scuro per leggere e perciò chiusi gli occhi e finsi di aver voglia di dormire. Così giungemmo in silenzio fino alla prossima stazione.

Alla stazione il signore e la signora passarono in un'altra vettura e si misero a parlamentare col conduttore. L'impiegato si accomodò sul divano e si addormentò. Pozdnicev seguitava a fumare e a bere il the che aveva fatto bollire fino dalla precedente stazione.

Quando io aprii gli occhi e lo guardai, egli a un tratto si rivolse a me con fare deciso e irritato.

E mi mescè il the.

— disse egli.

— chiesi io.

Il the veramente era del color della birra, ma io ne bevvi un bicchiere. In quel momento entrò il conduttore. Egli lo accompagnò con uno sguardo cattivo e appena fu uscito cominciò.