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Mia madre era così buona che era troppo buona.

Alcuni direbbero che quel genere di bontà bisognerebbe chiuderla a chiave.

Non mi diceva mai di no.

Sono come una tazza di zucchero, le piaceva ripetere. Puoi prendermi in prestito quando vuoi.

Era davvero una tazza di zucchero.

Ma Miss Dolcezza è sempre in cerca di Mister Cattivo, e Mister Cattivo riesce a beccare Miss Dolcezza anche in mezzo a una folla, proprio come una calamita. Mister Cattivo era il frigorifero e Miss Dolcezza era il magnete FLORIDA LOVES ORANGES attaccato allo sportello.

Mia madre invitò Eli Redmond a farci visita in macchina.

Spalancò la bocca in una grossa O e lo aspirò dritto dentro il corpo.

Aprì la bocca e aspirò la fragranza muschiata di Eli Redmond.

Non riuscivo a capire. Sapeva tutte le canzoni; e allora perché ci era cascata? Perché si era lasciata invischiare da un uomo così? Eppure conosceva a memoria tutte le canzoni dell’università dell’amore.

Conosceva tutta la serie dei “I’m so lonely I ain’t even high5 e quella dei “Call Me Anything, but Call Me”.6

Quando le disse di chiamarsi Eli, lei era già in ginocchio.

La sua voce la domò immediatamente. Le prime parole d’amore che le disse erano proprio quelle che lei voleva sentire. Le disse: Tesoro, sono la tua medicina, il tuo nome è scritto da sempre nel mio cuore.

E da allora in poi gli bastò solo fischiare.

Mia madre e Eli si incontrarono per la prima volta nella zona ricreativa in rovina sul nostro tragitto per andare in bagno.

Ogni mattina era nostra abitudine uscire presto dalla Mercury per andare alla toilette. Io entravo sempre per prima e mia madre mi aspettava fuori.

Il giorno in cui lei conobbe Eli Redmond, io ero dentro il piccolo bagno a lavarmi la faccia e i denti, quando udii delle voci all’esterno. Era mia madre che parlava con il texano. Sapevo che era Eli perché cantava ogni parola.

Chiese: Cosa vuoi dire? Sapevi che sarei arrivato? Come la primavera?

Sì.

Quando uscii dal bagno trovai mia madre seduta sull’altalena di plastica crepata, con la lunga camicia da notte quasi trasparente color lavanda. Eli era in piedi dietro di lei e le spingeva il piccolo corpo nell’aria.

Teneva la sigaretta accesa tra i denti, così poteva usare tutte e due le mani per spingerla verso il cielo del mattino. Mia madre aveva chiuso gli occhi per sentire il tocco delle sue mani contro i fianchi e la parte bassa della schiena.

Tornai verso la Mercury da sola e cominciai a vestirmi per andare a scuola.

Circa mezz’ora dopo arrivò mia madre. Aprì la portiera e strisciò sul sedile posteriore. Si girò e si sdraiò sulla schiena, posandosi le mani sulla faccia come se non volesse che quella di Eli abbandonasse i suoi occhi. Aveva i piedi nudi sporchi di fango. A un certo punto del tragitto mattutino dal bagno alla nostra auto aveva perso le ciabatte.

Pearl, bambina mia, disse, credo nell’amore a prima vista. Stai attenta a quello che guardi.

Da allora in poi mia madre non fece altro che fissare il suo orologio dei desideri. Sul quadrante delle ore e dei minuti cercava il tempo da trascorrere con Eli.

Forse sto riavendo indietro il mio futuro, disse.

La domenica successiva mi spinse fuori dalla Mercury e mi disse di andare in chiesa con April May. Mi chiese con parole dolci, gentili, di andar via, ma in realtà erano l’equivalente di un calcio ricevuto dal duro anfibio di un soldato. Voleva restare da sola con Eli.

Era passata una settimana, all’inizio della quale Eli aveva cercato di attirarmi fuori dalla macchina con dei dolci. Aveva portato un pacchetto giallo di M&M’s alle arachidi e un sacchetto di caramelle gommose. Ma poi mi capì in fretta. Gli ci vollero solo due giorni per rendersi conto che quello che volevo davvero era una sigaretta. Grazie alla cotta di mia madre per lui, io e April May potevamo ormai contare su un rifornimento regolare di Camel.

Quella domenica in chiesa c’era un senso di aspettativa. Perfino il pastore Rex mentre preparava l’altare continuava a girarsi verso la porta d’ingresso. I soldati si agitavano e si guardavano intorno. Le donne erano più eleganti del solito e alcuni uomini portavano camicie con le maniche lunghe, il che era abbastanza sorprendente.

La congregazione stava aspettando Eli, ma io sapevo che lui era con mia madre sul sedile posteriore della nostra macchina.

E tanti saluti alla famiglia perduta di Eli Redmond, mi sussurrò April May.

Sì.

E così tra lui e tua madre c’è del tenero?

Sì.

Sale sulle ferite, disse lei.

Il pastore Rex era sempre più agitato man mano che andava avanti con la funzione. Nel sermone parlò del miracolo del muro e del miracolo del cuore dell’avaro, ma era difficile seguire quello che cercava di dire. Quando prendeva il libro delle preghiere gli tremavano le mani.

Lanciai un’occhiata verso la panca dove erano sedute Noelle e sua madre. Noelle aveva l’aria di una che non si spazzolava i capelli da una settimana. Portava un rossetto di un rosso acceso.

Guarda Noelle, disse April May. Guardala.

Sembra una che ha infilato un dito nella presa di corrente.

April May annuì.

Il pastore Rex finì il sermone e disse: Dunque, ecco la mia domanda di oggi per tutti noi. Crediamo nei miracoli? Ciascuno di voi deve porsela. Credete nei miracoli? E poi chiedetevi: Se non credo ai miracoli, come faccio a chiederli?

A queste parole vidi Noelle scivolare giù dalla panca e finire sul pavimento. Era svenuta.

Ci fu un po’ di confusione: alcuni corsero ad aiutare la signora Roberta Young a sollevare Noelle e a farla sdraiare. Rose ci lasciò e si avvicinò rapidamente per sentirle il polso. Il pastore Rex si precipitò giù dall’altare per vedere se poteva essere d’aiuto.

Mentre Rose toccava la fronte di Noelle per controllare se avesse la febbre, il pastore Rex usò il libro delle preghiere per farle vento sulla faccia.

A quel punto tutti si resero conto che la funzione era finita e cominciarono a uscire. Fu una partenza silenziosa, come se un neonato stesse dormendo o ci fosse appena stato un lutto.

Io, il sergente Bob e April May restammo seduti sulla panca e aspettammo che Rose finisse di assistere Noelle.

La diagnosi fu facile.

Anche Noelle si era innamorata di Eli Redmond. Nell’attimo esatto in cui aveva attraversato la navata, lei l’aveva capito e da allora non aveva fatto altro che svenire.

Scoprimmo che dopo la funzione della settimana prima, quando Eli era stato presentato alla congregazione, Noelle era tornata a casa per fare un po’ di giardinaggio. Le ci erano volute diverse ore per scavare una serie di buchi tutto attorno alla roulotte. Aveva usato come attrezzi due grossi cucchiai e una forchetta presi dalla cucina.

Quando ebbe finito di scavare sessantatré buchi, prese la sua grande collezione di Barbie, la portò fuori e le infilò in un buco ciascuna. Le piantò con i piedi all’ingiù, seppellendole solo fino alle ginocchia.

Le file di Barbie che circondavano la roulotte somigliavano a un campo di bambole. Da lontano, per un attimo, i capelli gialli, rossi, neri e marroni sembravano petali ammaccati.

Solo due giorni dopo l’arrivo di Eli, quando mi avvicinai alla roulotte di Noelle per una lezione di matematica e vidi il campo di bambole, capii che c’era qualcosa che non andava. E seppi anche che, non appena l’avesse visto, April May non avrebbe più smesso di parlarne per le successive due settimane.

Salii i due scalini della roulotte e sbirciai dentro per controllare se c’era qualcuno in casa. Oltre la porta a zanzariera vidi Noelle sdraiata sul divano a leggere un libro. Non l’avevo mai vista leggere. La signora Roberta Young leggeva in continuazione e aveva sempre dei libri in giro, ma non pensavo che Noelle fosse capace di fare una cosa del genere.

Indossava una lunga, fluente camicia da notte rosa. Era del tutto identica a quella color lavanda di mia madre. Avevano comprato lo stesso modello da principessa da Walmart, dove era disponibile per nove dollari e novantanove centesimi nei colori rosa, lavanda e arancione, in tessuto ignifugo.

Capii che non ci sarebbe stata nessuna lezione di matematica.

Vicino a Noelle c’era un pacchetto di Salem verde Mago di Oz. Decisi di entrare a parlare con lei per vedere se riuscivo a rubarne un paio. Sentivo già in bocca il sapore del tabacco al mentolo. Ma prima di farlo tornai nel campo di bambole, e afferrandole per la testa ne tirai fuori cinque dal terreno, come se fossero erbacce. Le lasciai sdraiate sulla terra umida.

Tornai davanti alla roulotte e bussai sull’intelaiatura della porta a zanzariera. Noelle alzò gli occhi, si mise a sedere e poi si avvicinò all’ingresso. Sembrava quasi fluttuare nell’aria con quella setosa camicia da notte.

Mi vide attraverso la rete della porta a zanzariera.

Oh, sei tu, Pearl, disse. Cosa vuoi?

Posso entrare?

Noelle aprì la porta e vide dietro di me le bambole che avevo tirato fuori dal terreno.

Oh, no! esclamò, e mi spinse da parte per uscire in giardino.

Entrai nella roulotte, tirai fuori due sigarette dal pacchetto e me le infilai nella manica.

Sapevo cosa era successo a Noelle. Quando aveva visto per la prima volta Eli in chiesa lui l’aveva trasformata in una donna. Noelle non aveva chiuso la bocca. Noelle lo aveva ingoiato.

La signora Roberta Young odiò Eli Redmond fin dal momento in cui lo vide camminare lungo la navata.

In realtà avrebbe voluto prendere in prestito la macchina della verità del sergente Bob. La chiamava poligrafo. Lui la usava per i tornei di pesca, dove tutti non facevano altro che barare e raccontare bugie sui pesci che avevano preso.

Nessuno può battere questa macchina, diceva il sergente Bob.

Guadagnava un po’ di soldi extra viaggiando per la Florida e facendo il test della verità ai tornei statali. Lo chiamava pescare con purezza. Diceva che per poter partecipare i concorrenti dovevano prima firmare un documento in cui accettavano di sottoporsi al test.

Il sergente Bob non faceva altro che inventare nuove domande. Quelle standard erano: Ha rubato un pesce a qualcuno che non era nella sua barca? Ha nascosto dei pesci nella sua barca o nel suo camioncino? Ha preso dei pesci da un’area di acquacoltura? Ha mai mentito su quello che ha pescato, per tirarsi fuori dai guai?

Rose aveva il terrore di quella macchina. Sapeva che il marito gliel’avrebbe legata addosso in un attimo se avesse avuto il minimo sospetto che lei lo tradiva. Perciò si rendeva conto di non poterlo fare, nemmeno con l’immaginazione.

Il sergente Bob aveva l’abitudine di ripetere ai suoi amici pescatori che era disposto a fare gratis il test della verità alle loro mogli. Rideva e diceva: Basta sostituire la parola pesci con la parola amanti e funziona!

Quella macchina è come un giudice della corte suprema piazzato in un angolo della mia camera da letto, disse un giorno Rose a mia madre in ospedale.

Il sergente Bob spiegò che certa gente si metteva dentro la scarpa una puntina da disegno e ci premeva sopra il piede quando diceva la verità. Gli imbroglioni erano convinti che sentire dolore mentre dicevano la verità avrebbe avuto lo stesso effetto dell’ansia di dire una bugia.

La signora Roberta Young avrebbe voluto mettere alla prova la macchina su Eli, ma non riusciva a pensare a un piano per poterlo fare.

Diceva: Eli Redmond è la brezza che provoca la formazione di un uragano sull’Atlantico. È un bugiardo purosangue. È il tipo di uomo che ti rompe tutte le finestre di casa.

5I’m so lonely I ain’t even high” [Mi sento così solo che non sono neanche sbronzo] è un verso di Sloe Gin, scritta da Bob Ezrin & Michael Kamen per Tim Curry e in seguito interpretata anche da Joe Bonamassa. (N.d.T.)

6 Call Me Anything, but Call Me [Chiamami come ti pare, ma chiamami] è un successo di Big Memphis Marainey, scritto da Addington & Dubrover. (N.d.T.)