VI - Eliminare gli sprechi? Macché: li raddoppiano
Se tutti dobbiamo tirare la cinghia, per dire, perché spendere 1 milione e mezzo di denaro pubblico per finanziare Miss Italia? Se il concorso ha un senso, che si sostenga da sé. Altrimenti che sparisca. Non si capisce, infatti, il motivo per cui il Comune debba investire 300.000 euro (400.000 secondo altre stime), la Provincia 30.000, la Camera di Commercio 315.000 e la Regione ancor di più, soltanto per avere l'onore di ospitare a Montecatini Terme la manifestazione che elegge la reginetta italiana: perché tanti quattrini per un evento così mondano? Davvero è un affare per la città o solo per la faccia degli amministratori, desiderosi di finire in prima serata sulla Rai-Tv? Davvero Miss Italia è il modo migliore per impiegare il denaro pubblico in tempi di crisi? E allora perché Salsomaggiore ha rinunciato a ospitare la kermesse senza batter ciglio?
I Comuni piangono miseria, protestano, si lamentano. Eppure, a giudicare da certe decisioni prese, non sembra che manchino loro i soldi.
Il 25 agosto 2011, per esempio, in piena tempesta economica, mentre il governo è alla caccia di denaro fresco in ogni angolo del Paese, la giunta municipale di Pavia si riunisce per stanziare un finanziamento di 54.484 euro a Kaleco (Kaléidoscope langues en couleurs), progetto per favorire l'apprendimento delle lingue delle minoranze portato avanti con l'Università di Tallinn (Estonia), l'Università di Bacau (Romania) e la città di Uppsala (Svezia). Roba importante, si capisce. Ma davvero essenziale? Il medesimo Comune di Pavia, fra luglio e settembre 2011, delibera tre diversi stanziamenti (totale 50.900 euro) per la fondamentale «Festa del Ticino»; il Comune di Aosta finanzia omaggi floreali (1000 euro) per le coppie che si sposano con rito civile; e quello di Cortina elargisce soldi in abbondanza per una mostra dedicata ai «Vulcani, fuoco della Terra». Per carità, le mostre sono sempre benemerite, si capisce. Ma che c'entrano i vulcani con le Dolomiti? Che il Vesuvio si sia spostato all'improvviso sulle Tofane?
Nel settembre 2011, per raccontare la «tragedia del sistema Italia», il «New York Times» sceglie il Comune di Comitini, una cittadina di 960 anime in provincia di Agrigento: in questo borgo, infatti, dove non ci sono problemi dì traffico e le strade sono quasi sempre libere, sono assunti ben 9 vigili urbani, cioè uno ogni 100 abitanti. I dipendenti comunali sono 64, cioè uno ogni 15 abitanti. «Denaro sprecato per lavori inutili e clientelari» sentenzia il quotidiano americano. Macché, nessun denaro sprecato, risponde il sindaco. «È che qui c'è la cultura di mantenere i posti di lavoro.» Mantenere i posti di lavoro, capito? Costi quel che costi.
Come al museo archeologico di Caltanissetta, dove ci sono ben 21 custodi, il cui stipendio, da solo, assorbe più del doppio di quello che il museo incassa ogni mese. O come nella zona archeologica di Ravanusa (Agrigento), dove ci sono 10 custodi, che in un anno hanno lavorato duro per accogliere addirittura un visitatore. Uno solo, esatto. E fra l'altro quell'uno non ha neppure pagato il biglietto. Non si può dire che l'iniziativa sia un affare. Ma che ci volete fare? Qui c'è la cultura di mantenere i posti di lavoro...
E se mantenere i posti di lavoro non basta, ebbene, si cerca anche di spendere qualcosa in più. I dipendenti della Provincia di Palermo, per esempio, prendevano gli straordinari per spalare la neve a luglio. Avete letto bene: 43 ore di straordinario pagato per aver dovuto liberare le strade da ghiaccio e neve nel mese di luglio quando, come è noto, il termometro del capoluogo siciliano si aggira attorno ai 30 gradi. Resta solo il dubbio di quali siano stati i luoghi dove i dipendenti hanno dovuto sfidare, in pieno luglio, il freddo e il gelo: la spiaggia di Mondello? La scogliera di Cefalù?
In Lombardia, dice un rapporto della Corte dei Conti, ci sono 34 dipendenti della Regione ogni 100.000 abitanti. In Piemonte 70, in Toscana 74, in Umbria 159, in Molise addirittura 291, otto volte e mezzo di più. Forse che la Lombardia funziona peggio delle altre regioni? No, al massimo funziona meglio. E allora significa che con 34 dipendenti ogni 100.000 abitanti si possono amministrare benissimo le Regioni. Ottimo: se si applicasse questo criterio dappertutto si potrebbero tagliare d'incanto 23.015 dipendenti pubblici, con un risparmio annuo di 785 milioni di euro. Soltanto la Campania, per dire, dovrebbe rinunciare a 6007 dipendenti, e sarebbe un bel risparmio, considerato le abitudini della casa: il 99,7 per cento dei burocrati campani, infatti, negli ultimi anni ha avuto un aumento per merito. Per merito, capito? Nella Regione che ha accumulato solo immondizia e disastri ambientali...
Pozzuoli, 1200 dipendenti nessuno controlla gli alberi, titola «la Repubblica» di Napoli l'8 novembre 2011. Il giorno prima un pino, da tempo barcollante, era caduto a causa del maltempo uccidendo un anziano. Indagine, inchiesta, scandalo: il servizio giardini del Comune, 44 persone, non si era preso cura di quel tronco pericoloso. Possibile?
Possibile, sì. Con 44 persone a guardare il soffitto. I Comuni sono fatti così: si lamentano, dicono che sono senza soldi, organizzano marce, sfilate, tutti in fila dietro l'Arici, l'associazione nazionale che fa da cassa di risonanza alle lamentazioni. Magari hanno anche ragione. Poi, però, si vanno a vedere i bilanci, uno per uno, e si scopre che dietro le lamentazioni, purtroppo, c'è tanta inefficienza. Perché vengono pagate 44 persone per curare gli alberi, se poi nessuna di loro in realtà cura alcunché?
Sprechi dentro il Comune e fuori dal comune. A Godia (frazione di Udine) nell'autunno 2011 il Comune investe 900.000 euro per «Easy Foot», un progetto contro gli incidenti che punta soprattutto su alcune sagome che vengono installate ai bordi delle strade: dopo un anno le sagome sono state rimosse. A Pescara si spendono 1400 euro l'anno per pagare le telefonate di un ospizio chiuso. A Gallarate (Varese) vengono dilapidati soldi per attrezzare sale inutilizzate della casa di riposo Camelot: in una c'è anche un inspiegabile presepe perenne con statue a grandezza naturale. A Desenzano (Brescia) finanziano con generosità lo studio delle lingue (31.000 euro), a Senigallia (Ancona) si buttano 18.000 euro per i burattini. A Nardo (Lecce) sono riusciti a mettere 28 pali della luce (ventotto!) in pochi metri quadri. A Buti (Pisa), il Comune ha comprato un vecchio frantoio per farne il museo della civiltà contadina: costo 200.000 euro, ma il museo non apre perché non si riesce a collaudare l'ascensore. Inutilizzati anche la chiatta sul fiume Ombrone, acquistata dal Comune di Grosseto e mai usata, e il planetario di Lucca.
L'amministrazione ha speso 1 milione e mezzo, ma la costruzione è rimasta a metà. Sepolta dalle erbacce.
I Comuni non hanno soldi? È vero, ma intanto continuano a sprecare quelli che hanno. Incuranti della crisi, incuranti degli appelli. Il Monferrato finanzia la Corsa delle botti, Fossano la giostra dell'Oca, Piea la sagra della zucca, Bene-vento la sagra del cinghiale di Dugenta e del formaggio di Pontelandolfo. Il Comune di Napoli spende 122.000 euro per una mostra «Bob e Nico» su Roberto Benigni e la moglie Nicoletta Braschi, poi prova a ingaggiare a suon di euro Roberto Vecchioni per il Forum delle Culture (ma le polemiche evitano lo scandalo). E Bologna?
Non è da meno, «Il Giornale» ha documentato che la giunta, per comprare la cancelleria dalle coop, spende più del doppio di quel che dovrebbe: per 5 Dvd Verbatim Blu Ray Disc vengono sborsati 89 euro, mentre qualsiasi privato ne] medesimo super-mercato ne paga 32 (su Internet lo stesso prodotto si trova anche a 25); una cucitrice a pinza Essential viene pagata 4,50 euro, quando qualsiasi privato se la cava con 2,75 (e su Internet si trova anche a 2,17). La lista è lunga, ma ci fermiamo qui per amor di cartoleria.
Come mai tanto scialo? Evidentemente, quando si tratta di acquisti, crisi o non crisi, le casse municipali non vanno troppo per il sottile. E mica solo a Bologna. A Bergamo, infatti, nel giugno 2011 esplode la polemica per il rinnovo dell'arredo dell'ufficio del comandante dei vigili urbani. Tappeto pakistano, divano canapè nero e console modello Hip Hop per un totale di 5090 euro. Si poteva risparmiare qualcosa? Eccome no. E stiamo parlando solo dell'arredo di una stanza. Provate a rivolgere la stessa domanda alla giunta di Piacenza: ha appena dato il via libera a una nuova sede che costerà 25 milioni di euro: «I sindaci si dicono a secco, ma continuano a spendere» chiosa polemicamente Pierluigi Magnaschi, piacentino doc, sulle colonne di «Italia Oggi». Poi aggiunge che i costi per la nuova sede saliranno anche a 40 milioni. 40 milioni, capito? Mica un canapè. E dove li troveranno 40 milioni, se nei Comuni i soldi non ci sono?
Siccome i soldi non ci sono, la città di Milano nell'autunno 2011 annuncia la vendita dei gioielli di famìglia, Sea e Serravalle. A Palazzo Marino si parla a lungo di buchi di bilancio, di difficoltà economiche, di conti da far quadrare. Tutto giusto, per carità, tutto vero. Però Palazzo Marino non rinuncia a finanziare generosamente qualsiasi bizzarra iniziativa venga proposta, dal workshop «Insetti. Toccare per credere» all'imperdibile missione a Ulan Bator, in Mongolia, dall'anniversario della rivista «Grand Hotel» a un progetto teatrale sull'«Eresia della felicità» che si svolge a Santarcangelo di Romagna. Scusate: ma che diavolo gliene importa ai milanesi dell'eresia e della felicità che vanno a teatro a Santarcangelo di Romagna? E soprattutto: perché tutto ciò dev'essere finanziato dalle casse municipali del capoluogo lombardo, dove per altro i soldi non ci sono?
Strana generosità. Di cui, ogni tanto, qualcuno si pente. È il caso, per esempio, del Comune di Belluno, che nel 2005 aveva acquistato un'opera di Arnaldo Pomodoro per 292.600 euro. Perché? Non si sa. Quel che si sa è che nell'ottobre 2011 il medesimo Comune di Belluno ha provato a metterla in vendita con prezzo base 400.000 euro. L'asta è andata deserta.
«Sarebbe interessante» ha denunciato Aldo Busi «sapere perché la giunta comunale ha speso 292.600 euro per una scultura di Arnaldo Pomodoro e chi si incarica di decretarne la necessità prioritaria nel bilancio comunale. E soprattutto sarebbe interessante sapere con quale leggerezza una giunta si espone alla figuraccia di valutare una simile opera 400.000 euro, finendo invenduta e indesiderata. Sindaco, lasci la statua dov'è a imperitura memoria di una salacissima gaffe.»
Ma quante sono le salatissime gaffe di chi non perde occasione per piangere miseria? Se dai Comuni si passa alle Regioni, il quadro non è certo più confortante. Nel 2011, anno della grande crisi e delle ristrettezze per gli enti locali, la Lombardia stanzia 75.000 euro per osservare gli scoiattoli, 150.000 euro per le foto della giunta, 40.000 per un libro sul cicloturismo e 600.000 euro per patrocinare ogni tipo di iniziativa: il reality «A vele spiegate» (10.000 euro), la «Fiera della Possenta di Ceresara» nel mantovano (5000 euro), «Un giorno di felicità», manifestazione dell'associazione culturale Arte&Arte (16.000 euro), «Centoquaranta la banda che canta» del Comune di Arconate, rinternational Melzo Film Festival, la festa «Cià che girum», la fiera di San Pancrazio, il Carnevale di Schignano (1500 euro), il Carnevale Bosino (4000 euro), il villaggio di Babbo Natale, la ristampa del volume degli artisti valsoldesi in Polonia nel Settecento e Ottocento (4000 euro), il comitato per il gemellaggio Pero-Fuscaldo e il concorso «Crea un abito per Sant'Omobono terme»...
Affaticati forse da tanta spesa i consiglieri regionali si concedono abbondanti riposi. Nell'inverno 2011-2012, per esempio, il Lazio ha chiuso i battenti dal 23 dicembre al 18 gennaio (25 giorni), la Lombardia dal 21 dicembre al 17 gennaio (26 giorni), subito dopo aver approvato un'addizionale Irpef, per altro. Non male no? Si aumentano le tasse per i contribuenti, poi alla faccia della crisi si va tutti a Saint-Moritz con 26 giorni di vacanza assicurata. D'altra parte, che al Pirellone non ci si ammazzi di lavoro è abbastanza evidente: in tutto il 2011 hanno fatto 26 sedute, poco più di due al mese. L'unica consolazione è pensare a quali altre spese pazze avrebbero approvato se avessero «lavorato» di più...
In effetti l'elenco degli sprechi regionali sembra infinito. Le Marche, dopo aver speso 1 milione e 785.000 euro per ingaggiare Dustin Hoffman, che ha letto L'infinito di Leopardi con accento straniero e poi si è fatto fotografare negli 5th & Sunset Studios di West Hollywood (che c'entra tutto ciò con la promozione del territorio?), devolvono 45.000 euro per il libro d'arte 12 poesie di Paolo Volponi figurate da Valeriano Trubbani e un altro po' di soldi alla festa della cipolla. Roba da piangere, insomma.
La Regione Lazio, dal canto suo, non se ne lascia scappare una di manifestazione popolare: oltre 2 milioni spesi nel 2011 per foraggiare 370 eventi, dalla sagra del carciofo di Sezze alla sagra del pizzutello di Tivoli, fino all'immancabile festa dei cecapreti e della bufaletta nel frusinate.
Il Piemonte spende 7000 euro per il «Gran ballo risorgimentale» in piazza d'armi; il Molise devolve 480.000 euro per i rapporti con i molisani nel mondo; e l'Umbria distribuisce oltre 1 milione di euro (esattamente 1.299.860 euro) con un provvedimento del 15 luglio 2011 a favore del turismo eno-gastronomico, del turismo congressuale, del turismo a cavallo e dell'avioturismo. Fra gli altri spiccano i 500.000 euro per scoprire la «via di San Francesco» e i 60.000 euro incassati dal «Consorzio delle residenze d'epoca» per il «tematismo "Emozioni dall'Umbria"».
Emozioni, si capisce. L'Umbria non si trattiene nemmeno dall'emozione di finanziare la sagra della fregnaccia (3000 euro), mentre la Regione Veneto spende 9000 euro per un libro su La strada dell'asparago bianco di Cimadolmo, poi finanzia la sagra degli aquiloni, la squadra di rugby Ercole Monselice (4000 euro), il gemellaggio culturale sportivo con le isole Fiji e il viaggio nelle isole Lofoten della Confraternita del baccalà alla vicentina. 20.000 euro vanno a un non meglio precisato «riordino delle regole», mentre con una tipica delibera di fine anno nel dicembre 2011 sono stati trovati soldi un po' per tutti: il libro sulla fienagione nelle Dolomiti (14.470 euro), la sagra della Madonna fredda di Solagna (1000 euro), i Veneti nel mondo (55.000 euro), la gara di scialpinismo (5000 euro) e soprattutto il restauro di una fortezza che si trova in Grecia. Ma che solo per il fatto di essere stata parzialmente costruita dai veneziani si risucchia dai nostri bilanci la bellezza di 90.000 euro.
Regione bancomat: quaranta milioni di pubblicità, denuncia a tutta pagina il quotidiano «Sardegna» il 23 settembre 2011. E «Il Mattino» del 28 dicembre 2011 denuncia lo scandalo delle spese pazze dei consiglieri regionali: triplicato il budget regionale per le loro telefonate (da 547.000 euro del 2011 a 1 milione e 348.000 euro per il 2012), proprio mentre si taglia tutto, comprese le borse di studio in memoria dei martiri di Nassiriya.
La Valle d'Aosta non è da meno. Spende 10.000 euro per mandare i soci dell'Aero Club locale ai campionati del mondo di aeromodellismo in Australia e 12.000 euro per consentire al Diving Center Mont Blanc di Nus di organizzare una spedizione al lago Titicaca in Bolivia. E poi ne spende altri 27.000 per commissionare un inno regionale al grande Mogol: «La mia valle è verde, è bella, i cavalli nella stalla sono pronti a partire» scrive. Ma si riferisce alla Valle d'Aosta o alla Maremma?
Difficile dire, visto che la regione sponsor non viene mai citata. In compenso, Mogol riesce a farsi dare dai valligiani, sempre nel 2011, altri 348.000 euro per il premio che porta il suo nome, che si svolge al Centro Tuscolano e che non viene nemmeno trasmesso, come si sperava, sulla Rai-Tv. Anche queste, in fondo, sono emozioni.
Qualche anno fa la Regione Emilia-Romagna fu messa alla berlina per le sue spese pazze: 20.000 euro per finanziare il dromedario da latte del Sahara, 260.000 euro per uno studio sulla zanzara tigre, 1500 euro per il festival del letame... Voi pensate che con l'arrivo della crisi, con le ristrettezze economiche e le difficoltà di bilancio, nella grassa Bologna sia cambiato qualcosa? Macché: nel 2011 vengono stanziati 143.000 euro come contributo per la perdita di animali causata da cani inselvatichiti, mentre pochi mesi prima erano stati finanziati con 3 milioni di euro l'associazione emiliano-romagnola dei cori e l'accademia della muffa nobile. Con tutto il rispetto per la muffa nobile, s'intende, ma perché offrire denaro pubblico a una struttura privata che organizza corsi di sommelier e degustazioni di puzzone con vino abbinato, tutto rigorosamente a pagamento?
In fatto di cibo, però, nessuno batte la Regione Sicilia: in due anni, fra il 2010 e il 2011, ha offerto oltre 400 fra cocktail, aperitivi, cene, colazioni di lavoro e vin d'honneur a partecipanti a diversi tipi di convegni e congressi, che si sono svolti nella sua sede. A conti fatti, tolti sabati, domeniche, ferie e feste comandate, praticamente ogni giorno a Palazzo dei Normanni c'è stata una tavola imbandita (a spese nostre): 6000 euro per far cenare i membri all'assemblea dei veterinari, 5000 euro per il buffet dei chirurghi articolari, 5900 euro per un cocktail rinforzato in occasione del concorso mondiale enologico di Bruxelles, 3500 euro per una colazione di lavoro durante il convegno sul «ruolo della donna nella cultura della vita»... In tutto si sono mangiati 363.310 euro. Niente di meno. E l'unica speranza è che, con tutto quel cibo, abbiano fatto un po' di indigestione...
Non sembra, però. Perlomeno, nessuno a Palermo ha voglia di mettersi a dieta. Tutt'altro. Il 3 marzo 2011 nella «Gazzetta Ufficiale» dell'isola finisce infatti una delibera destinata a passare negli annali dello sperpero, come scrive Primo De Nicola sull'«Espresso»: 11 milioni di euro per finanziare ogni tipo di attività sportiva, dal calcio al volley, fino ad arrivare a specialità assai di nicchia come il wushu kung fu, il kumite, il twirling e persino il subbuteo. E il 16 settembre 2011, al termine di un'estate interamente trascorsa a parlare di risparmi e tagli agli sprechi, ecco che arriva il bis. Sulla «Gazzetta Ufficiale» finisce un'altra delibera che gareggia in spudoratezza con quella di marzo e riguarda un ricco elenco delle spese approvate per compiacere la presidenza: 133 euro al giorno per i giornali (133 euro al giorno! E che fanno? Svaligiano l'edicola?), una macchina fotografica Nikon D700 da 3390 euro, tende preziose, forni elettrici degni di una pizzeria, 13.696 euro al curatore del blog personale del governatore. E poi una serie di contributi a pioggia: 3500 euro al New Squash Club di Catania, 8000 euro per le giornate di studio sull'obesità, 9600 euro per il convegno sull'«Equilibrio nutrizionale in pediatria», 4000 euro per le giornate di studio sul fegato... In effetti, dopo tutto quello che si è letto, queste ultime sembrano particolarmente importanti: studiare il fegato è l'unico modo per cercare di non mangiarselo...
E la Puglia? Il buco della sanità è noto a tutti. Eppure, denuncia nell'ottobre 2011 il consigliere regionale Francesco Damone, «le Ausi di Bari e Foggia spendono 12 milioni l'anno in deodorante». Secca replica dell'assessore alla Sanità: «Forse intendeva disinfettante». Chi lo sa. Di sicuro sono stati messi a bilancio 5 milioni e 800.000 euro per i progetti giovanili «Bollenti spiriti» e sono stati comprati iPad e pc portatili per tutti i consiglieri regionali. Non vorrete mica perdere il treno della tecnologia, no? Hi-tec e molto trendy, sicuro: così si finanziano anche l'associazione Menù Kebab per il festival di musica hip hop; l'associazione Kaleidoscopio di Milano per una rassegna di cinema israeliano a Bari; la Fondazione Moschettini per un'iniziativa dedicata a «fate e folletti nel magico mondo delle fiabe»; le Vie Oronziane e il culto di Sant'Oronzo (4000 euro); il festival dei sensi di Taranto; la ricerca sul «libretto teatrale-musicale legato alle Veneri di Parabita» di Lecce; una libreria-caffè di Trani, «La Maria del porto» (80.000 euro per non si sa bene che); e la facoltà di psicologia Milano-Bicocca per la pubblicazione di una monografia sulla dispersione scolastica in Galilea. Che cosa possa interessare alla Regione Puglia uno studio, realizzato a Milano, sulla dispersione scolastica in Galilea, solo Dio lo sa. E visto che stiamo parlando di Terrasanta, non resta che affidarci a lui.
Nel frattempo, però, restano alcuni misteri gloriosi. Uno di questi riguarda la Calabria: perché il governatore Giuseppe Scopelliti ha tagliato il fondo per le famiglie indigenti (1 milione e mezzo di euro) per finanziare (pure lui!) le sfilate di Miss Italia e le serate lungomare di Rtl?
Non sarà mica perché si diverte un mondo, smessi i panni di presidente della Regione, a vestire quelli del conduttore radiofonico, suonando musica e invitando tutti a ballare con il nome d'arte di Peppe Dj? Fra gli altri imprescindibili avvenimenti calabri finanziati con denaro regionale non sì può fare a meno di ricordare: la sagra del caciocavallo di Cimino, quella della caldarrosta di Oppido Mamertina, quella del vitello di Belvedere di Spinello, la transumanza dell'area grecanica e una lunga serie di premi letterari, fra cui quello dedicato a Pierre Teilhard de Chardin. A proposito di misteri gloriosi: perché spendere denaro pubblico per onorare Pierre Teilhard de Chardin, cioè un umanista francese, nel calabresissimo comune di Platì?
Poi dicono: «Siamo senza soldi». Si capisce: sono tempi duri per tutti.
Ma perché, intanto, non cominciano a spendere un po' meglio i soldi che hanno? Ha senso per esempio che Lombardia e Piemonte ingaggino una gara a chi costruisce il grattacielo più alto? Eppure è quello che succede.
Formigoni vara il Pirellone-bis alto 161,3 metri? Roberto Cota risponde: a Torino sorgerà una torre alta 209 metri. «Sarà la più alta del Paese» annuncia tutto fiero nel dicembre 2011. Ma sicuro, che problema c'è?
Facciamo a chi ce l'ha più lungo (il grattacielo), e tanti saluti ai tagli delle spese...
Quando nell'ottobre 2011 un'alluvione travolge le Cinque Terre, il governatore della Liguria Claudio Burlando accende il solito disco: «Ci hanno tagliato i fondi, non abbiamo più un centesimo...». Come se la pulizia dei fiumi fosse un'emergenza degli ultimi tempi e non un progetto che aspetta finanziamenti da quarant'anni. Ma, a parte questo piccolo dettaglio, restano altre domande senza risposta. La prima: se è vero che la Regione Liguria è senza soldi, perché, mentre il suo territorio frana dappertutto, spende 17,2 milioni di euro per costruire una nuova sede amministrativa dell'Asl 3 di Genova, in via Degola? Se non ci sono soldi per sistemare il territorio, perché ce ne sono per sistemare le scrivanie dei dirigenti? Fra l'altro, nel 2010 la Regione aveva distribuito quasi 80.000 euro nella zona di La Spezia. Soltanto che quei soldi non erano destinati alla tutela dei paesi, macché: erano destinati alla tutela degli ululoni dal ventre giallo, coloratissime rane capaci di gracidare anche 40 volte al minuto e molto diffuse nella zona. 4000 euro erano stati offerti anche alla «Notte dei rospi», proprio a Sarzana, al confine con la Toscana, vicino alla montagna che poi è venuta giù, con buona pace dei rospi, della loro notte e dell'ululone dal ventre giallo.
E i viaggi? Nonostante i tagli al bilancio, presidenti e assessori regionali continuano a girare il mondo come commessi viaggiatori.
L'indebitata Puglia, per esempio, finanzia un'ottantina di missioni l'anno, cioè una ogni cinque giorni: da New York a Londra, da Siviglia a Sydney non c'è località che non sia toccata dai suoi amministratori. Spesa complessiva nel 2011: 675.000 euro. Di cui 24.000 per pagare la settimana nel Guangdong (Cina) del governatore Nichi Vendola. Il Lazio di Renata Polverini punta su mete più europee (Cracovia, Lourdes, Parigi), ma senza negarsi qualche capatina a Tel Aviv e Gerusalemme, oltre che un viaggetto a New York.
Nell'ultimo periodo, poi, sembra che tiri un sacco il Sud-america. Il 18 luglio 2011, per dire, in piena tempesta economica l'assessore all'Industria della Lombardia Andrea Gibelli è in Brasile: deve presentare il «sistema lombardo delle piccole e medie imprese al grande Paese dell'America Latina». E i consiglieri abruzzesi Antonio Prospero e Franco Caramanico qualche settimana dopo seguono le sue orme per «mantenere e rafforzare i rapporti con le comunità abruzzesi nei Paesi sudamericani». Per completare la missione passano da Rio de Janeiro al Venezuela. Certo, non sono più i bei tempi delle gite di massa, non è più l'eroica stagione dei viaggi premio in Lapponia e a Miami, delle vacanze pagate a Praga e a Pechino, non sono nemmeno i tempi di Giuseppe Gennuso, il deputato siciliano che nel 2009 è riuscito a totalizzare 122 giorni fuori sede con 45 diverse missioni istituzionali in un solo anno. Però, ecco, il vizietto del viaggio a spese del contribuente non è mica sparito: a luglio 2011 la Regione Campania si è accorta che non aveva soldi a sufficienza per far fronte a tutte le richieste degli assessori con la valigia in mano. Così ha messo un tetto alle spese: 25.000 euro. E, per la prima volta, nel 2011 al Columbus Day la rappresentanza partenopea è stata limitata (solo 3 consiglieri) e low cost.
Un buon segno? Forse. Ma le spese continuano a crescere comunque.
Anche perché, nel frattempo, le Regioni sono arrivate ad aprire 178 sedi all'estero. Gli enti locali hanno fra le loro funzioni i rapporti internazionali? Non mi risulta. Eppure il Veneto (dati 2010) conta 60 uffici di rappresentanza all'estero, compresi quelli della Bielorussia, del Portorico, dell'Uzbekistan e del Vietnam; il Piemonte 33, dalla Lettonia alla Corea del Sud; le Marche 9 di cui 4 in Cina. È vero che qualcuno sta provvedendo a ridurre, ma restano uffici esteri abbastanza inspiegabili, come quello aperto dalla Toscana a Curitiba, nello Stato brasiliano del Paranà. Inoltre, tutte le Regioni (e dico proprio tutte, compresa la Valle d'Aosta) hanno una sede a Bruxelles: quella della Puglia si estende per 500 metri quadrati in rue de Throne, quella del Piemonte, sempre in rue de Throne, si estende per 400 metri, quella del Veneto occupa una parte di uno splendido palazzo in avenue de Tervueren. Dicono: qual è il problema? Nessuno, per carità. I rappresentanti delle Regioni hanno tutti i diritti di andare all'estero. E noi siamo contenti di pagare loro il biglietto d'andata (seppur costoso). È il biglietto di ritorno, al massimo, che ci pesa un po'...
Per non essere da meno, la Rai si prepara a invadere Londra per le Olimpiadi 2012 con 170 inviati. Come rivela «Libero» occuperanno 5377 letti d'albergo, al prezzo di 1,2 milioni di euro. Non poco, soprattutto se si pensa che la Tv di Stato farà appena 200 ore di trasmissione: i diritti per i giochi, infatti, se li è aggiudicati Sky... «Temete che Saxa Rubra rimanga sguarnita?» si chiede ironicamente il direttore Belpietro. «Tranquilli, dispersi nelle molte succursali di viale Mazzini restano pur sempre più di 13.000 dipendenti. E, se non bastassero, ci sono pure 43.000 collaboratori che ogni anno mamma Rai stipendia...» Tra i collaboratori, fra l'altro, nell'autunno 2011 è entrato a pieno diritto anche Bobo Vieri: gli sono stati inizialmente offerti 630.000 euro per ballare, un po' in sovrappeso, sotto gli occhi di Milly Carlucci. Altri 400.000 euro promessi, sempre per le esibizioni danzerine, a Gianni Rivera, ex golden boy del Milan, titolare anche di un vitalizio da ex parlamentare. «Vivo come tutti quelli che hanno fatto un'attività e hanno un ritorno attraverso il sistema pensionistico» dice al «Corriere della Sera». Come tutti? Proprio sicuro?
Compresi i 400.000 euro della Rai? Nel frattempo il canone aumenta...
Dai viaggi all'estero agli stipendi Rai, lo vedete?, altro che tagliarli, gli sprechi si moltiplicano. A qualsiasi livello. Nel dicembre 2011, per esempio, il «Fatto Quotidiano» pubblica le note riservate del direttore dell'Agenzia del Territorio, Gabriella Alemanno: le spese di rappresentanza e comunicazione istituzionale sono schizzate in due anni da 80.000 a 1,5 milioni di euro, e comprendono anche cene a Cortina, rinfreschi, pranzi, mostre, l'acquisto di 30 uova di struzzo decorate e di 12 bicchieri in vetro soffiato, oltre che l'affitto di un'intera sala per gustarsi come si conviene il film We want sex.
Il Parlamento può essere da meno? Macché. Nel settembre 2011, con voto rigorosamente bipartisan, ha stanziato 5 milioni di euro per contare gli alberi. Proprio così: articolo 7, ddl sugli spazi verdi urbani, si istituisce l'elenco degli alberi monumentali d'Italia, affidando l'incarico al Corpo forestale dello Stato, senza badare a spese. Poche settimane prima, nel luglio 2011, erano stati stanziati 1,8 milioni di euro per le pensioni ai soldati della prima guerra mondiale. Peccato che l'ultimo reduce sia morto nel 2008... Di spese strane, per altro, ne saltano fuori dappertutto: il ministero dell'Ambiente, per esempio, pur in epoca di ristrettezze, non rinuncia a finanziare lo studio dei pipistrelli o il santuario dei mammiferi marini. Costi non altissimi eppure oserei dire, dato l'argomento, davvero bestiali: che senso ha, per esempio, che il Parco geominerario del Sulcis-Iglesiente nel 2011 foraggi con i soldi ministeriali il terzo torneo nazionale di balestra? Che senso ha l'acquisto di 100 copie del volume Le laverie delle miniere di Monteponi dal 1960 al 1965 (dal 1960 al 1965, capite? Non un anno prima né un anno dopo...)? E siamo sicuri che fra le priorità del ministero delle Politiche agricole ci sia quella di sostenere con denaro sonante la ricerca sull'albero genealogico della mucca Carolina?
Il fatto è che proprio non si riesce a risparmiare. O, almeno, è molto faticoso. Prendete il caso dei contributi all'editoria. È evidente che, in tempi di crisi, è un settore su cui bisogna intervenire con le cesoie. Basta leggere l'elenco pubblicato il 6 giugno 2011 sul sito ufficiale di Palazzo Chigi: che senso ha, nell'anno dei sacrifici economici e dell'euro che vacilla, finanziare ancora giornali come «Chitarre» (277.000 euro), «Il Granchio» (89.000 euro), «Jam -Viaggio nella musica» (221.000 euro), «Il Mucchio Selvaggio» (422.000 euro), «Motocross» (506.000 euro), «Minerva» (201.000 euro), «Mercoledì» (227.000 euro), «Mare e Monti»
(105.000 euro), «Suono Stereo Hi-Fi» (221.000 euro), «Zainet Lab»
(506.000 euro), «Sabato Sera» (506.000 euro) o «Superpartes in the World» (108.000 euro)?
Dice il presidente della Repubblica che l'editoria è un valore importante, da tutelare. D'accordo. Ma a parte il fatto che l'editoria si dovrebbe tutelare da sola, provando a vendere copie in edicola, a parte questo, dicevo, qualcuno mi sa spiegare qual è il valore democratico imprescindibile che discende dal periodico «Distribuzione carburanti»
(19.400 euro) o da «Italia ornitologica», edito dalla Federazione ornicoltori italiani (40.240 euro)? Qual è la difesa della libertà che si deve a «Car Audio & Fm» (297.400 euro), prima e credo unica rivista di musica in auto al mondo, o al quotidiano degli ultra giallorossi «Romanista» (938.000 euro)?
C'è stato grande scandalo per i 2.530.640 euro erogati nel 2010 all'«Avanti!» di Valter Lavitola. Ebbene: non è stato l'unico giornale di partito foraggiato in quell'anno. 3.745.345 euro sono andati al «manifesto», 5.871.082 all'«Avvenire», 6.377.209 all'«Unità», 3.896.339 alla «Padania», 3.340.443 a «Liberazione», 2.484.656 a «Terra», 2.952.474 al «Secolo d'Italia», 3.527.208 a «Europa», 2.798.767 a «Liberal», 3.441.668 al «Foglio», 2.009.957 all'«Opinione delle libertà», 634.721 alla «Voce repubblicana» e 303.204 a «Democrazia Cristiana», edito dalla cooperativa giornalistica Balena Bianca. Vi sembra strano?
Non avevate mai sentito parlare del giornale «Democrazia Cristiana» edito da Balena Bianca? In effetti, non deve avere un granché di diffusione. C'è qualcuno che l'ha letto nell'ultimo anno? Qualcuno che ha considerato il suo contributo fondamentale per la libertà d'informazione in questo Paese? Piuttosto sconosciuti anche i dati relativi a «Socialista Lab», il foglio che ha come direttore editoriale il governatore della Campania Stefano Caldoro. Quante copie vende? A chi? E perché, soprattutto, ci è costato 480.061 euro in un anno?
480.061 euro per un giornale che nessuno conosce non sono solo uno spreco. Sono uno scandalo, in tempi di crisi. E fanno pensare che i contributi ai giornali andrebbero eliminati subito, in pianta stabile e in modo radicale. E invece pensate: ogni volta che si prova a toccare l'editoria si solleva un vespaio che non finisce più. Polemiche, appelli, bavagli, proteste più o meno rumorose. Il risultato è che il pesante fardello si riesce a limare, al massimo, come ha fatto Monti, ma mai a eliminare.
Così nel 2011 risultano ancora finanziati «L'Agrotecnico Oggi» (33.000 euro), «L'appennino camerte» (42.000 euro), «Buddismo e Società» (28.000 euro), «Primorski dnevnik» (2900 euro), «Erre» (Resistenze Ricerche Rivoluzioni, 18.000 euro), «Lampade viventi nella Chiesa» (6000 euro) e «Sprint e Sport» (506.000 euro), periodico del calcio dilettantistico di Piemonte e Lombardia, che titola in prima pagina: Lucento espugna Cherasco e Borgaro crolla. Temi fondamentali, si capisce, per chi è interessato. Ma chi è interessato non potrebbe pagare direttamente all'edicola, senza scomodare l'intero Paese?
Allo stesso modo è abitudine piuttosto consolidata gridare allo scandalo per il taglio del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, dimenticando che quei soldi, lungi dal sostenere solo artisti incompresi e inespressi, hanno finito per foraggiare qualsiasi tipo di cinepanettone o altri film da cassetta, come Natale a Rio, Natale in crociera, Winx Club 3D (riconosciuta come opera di interesse culturale) e soprattutto L'allenatore nel pallone 2, con il ritorno sullo schermo di Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà. «Oltre ai film di qualità» spiega Marco Cobianchi nel suo Mani bucate «finanziamo decine di lungometraggi, compresi quelli che non hanno bisogno di sussidi dal momento che hanno sbancato il botteghino.» E allora qualcuno mi sa dire perché il contribuente italiano, già così martoriato, deve regalare denari a Ole dei Vanzina o Matrimonio alle Bahamas di Claudio Risi? Se vuole vederli, non basta il biglietto al botteghino? E se non vuole vederli, perché deve pagare lo stesso?
Eppure, quando nel 2011 il governo ha provato a tagliare la dotazione del Fus, sono esplose violente proteste, tanto da portare il ministro Sandro Bondi alle dimissioni. Il suo successore, Giancarlo Galan, ha preteso il reintegro dei fondi che sono stati recuperati sapete come? Aumentando la benzina. Perfetto, no? Così ogni volta che facciamo il pieno sappiamo che finanziamo il ritorno sullo schermo di Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà...
«Due terzi dei soldi spesi dal Fus» aggiunge Cobianchi, vanno poi «alle fondazioni lirico-sinfoniche». In testa il Teatro alla Scala (33 milioni di euro nel 2008), poi il Regio di Torino, La Fenice di Venezia e il Teatro dell'Opera di Roma. La lirica, oltre a questi fondi, ne riceve anche da altri enti pubblici: Regioni, Province, Comuni. Eppure, nonostante questo bendiddio monetario regalato, tutti i nostri teatri riescono a chiudere i bilanci in passivo. Come mai? Semplice: perché la loro produttività è la più bassa del mondo. L'Opera di Parigi alza il sipario 360 volte l'anno, la Wiener Staatsoper 356, la Bayerische Staatsoper 350. Nei teatri italiani, invece, in media il sipario si alza 190 giorni l'anno. Non è un po' poco per continuare a chiedere al resto del Paese soldi a fondo perduto? Non sarebbe meglio, prima, rimboccarsi le maniche?
Ma più che l'opera, alla fine contano le opere. Almeno quelle incompiute. Il vero spreco, infatti, come ha più volte ricordato la Corte dei Conti, sono i lavori infiniti, le grandi cattedrali costruite e abbandonate, i cantieri che non si chiudono mai. Il vero spreco sono l'ospedale di Gerace che da trentacinque anni aspetta di essere inaugurato, la stazione ferroviaria di Matera fuori uso da venticinque anni, i palazzetti dello sport che giacciono per anni in attesa di nulla e poi finiscono sepolti dai rovi, le case di riposo completate e abbandonate... Le solite denunce? Purtroppo sì. E il fatto clamoroso è proprio questo: nemmeno la più grande crisi mondiale, neppure il rischio di default nazionale, neppure i bilanci del Paese che traballano e l'Europa che ci giudica riescono a cambiare le pessime abitudini italiane.
Non ci credete? Lasciamo perdere i vizi antichi e noti del Paese del non fare, ancora una volta concentriamoci solo sulle notizie degli ultimi mesi, quelle raccolte mentre infuriava la tempesta finanziaria. Ne volete un assaggio? Il carcere di Gela in Sicilia è stato inaugurato nel novembre 2011, dopo cinquantadue anni di attesa. Cinquantadue anni, capite?
Sant'Agata dei Goti (il Comune campano visitato da «Striscia la Notizia» nell'ottobre 2011) vanta un record speciale: negli ultimi trent'anni ha sprecato 300 miliardi per opere cominciate e mai terminate (fra cui un asilo comunale, la strada panoramica, il campo sportivo, il nuovo stadio, una fabbrica del tonno e un ospedale). E persino l'efficiente Lombardia ha scoperto da poco lo scandalo dell'ospedale fantasma: quello di Bergamo doveva essere il simbolo della capacità operativa del Nord. Invece i lavori non finiscono mai e i costi esplodono (da 340 a 498 milioni), mentre la Procura indaga...
Un altro esempio di spreco? Il 14 settembre 2011 all'Aquila viene chiuso l'asilo modello del dopo terremoto. A inaugurarlo nel 2009, con il presidente Gianfranco Fini, era arrivata nientemeno che la speaker della Camera dei deputati americani, Nancy Pelosi. Una costruzione a prima vista perfetta: luce, spazio, pavimenti di gomma, una grande area giochi, l'impianto per depurare l'aria, un gioiellino della bioedilizia, con legno lamellare, pannelli solari, costo complessivo 400.000 euro. Peccato che i bambini ora vadano a scuola in un altro asilo, lì vicino. L'asilo modello, con tutti i suoi colori, è rimasto completamente vuoto. Chiuso per burocrazia, titola il «Corriere.it»...
Lo vedete? Il problema dell'opera incompiuta, dello spreco in asfalto e cemento, lo scialo dell'edificio inaugurato sempre e solo per finta, non è un problema antico, non è un retaggio del passato. Accade, continua ad accadere. Alla faccia della crisi. Non vogliamo aprire capitoli incerti e dolorosi come il ponte sullo Stretto già costato 283 milioni di euro senza che sia stata ancora posata una pietra (e chi sa mai se sarà posata visto che il progetto è stato sospeso), non vogliamo parlare del porto di Gioia Tauro costato 31 milioni di euro e rimasto chiuso nel luglio 2011 per mancanza di navi tanto da rischiare il fallimento. Citiamo solo, a mo' di esempio, un'iniziativa assai sbandierata, le manifestazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Ebbene, un'inchiesta della «Repubblica» del 9 ottobre 2011 rivela che, praticamente giunti all'ultimo atto delle celebrazioni, delle nove opere programmate per festeggiare l'evento, ben sette sono «fantasma»: il museo della Magna Grecia di Reggio Calabria è stato praticamente abbandonato, l'inaugurazione dell'auditorium di Isernia, prevista per marzo 2011, è stata rimandata (intanto i costi sono più che raddoppiati), il Palacinema sul Lido di Venezia è stato fermato perché ci si è accorti che il terreno era pieno d'amianto... In Laguna resta solo una buca coperta da un telo bianco. L'esatta rappresentazione di quel che rimane delle meraviglie che dovevano celebrare l'Unità d'Italia.
Ma sì, purtroppo il dato è questo: le nove grandi opere dovevano costare 374 milioni di euro. Senza essere finite, sono già costate più di 500. Fra l'altro, una delle poche opere inaugurate davvero, il teatro San Carlo di Napoli restaurato, è sotto inchiesta. Anche qui la spesa prevista (54,7 milioni) era salita a dismisura fino a superare i 72 milioni. A che cosa sono dovuti questi aumenti? Anche per l'ampliamento dell'aeroporto di Perugia (altra opera incompiuta per i 150 anni dell'Unità d'Italia) si spenderà molto più del previsto: doveva costare 25,8 milioni, siamo già arrivati a 43, e i cantieri sono ancora aperti...
Se vi chiedete che cosa c'entri l'aeroporto di Perugia con Garibaldi e Cavour, be', siete proprio fuori strada. Anzi, fuori rotta. Ogni pretesto è buono, infatti, nel Paese degli spudorati, per ampliare uno scalo o costruirne uno nuovo, anche se quelli esistenti sono tutt'altro che pochi. Il sito ufficiale dell'Enav ne conta infatti 96, cioè uno ogni 3138 chilometri quadrati (la Francia, per dire, ne ha 43, uno ogni 12.651 chilometri quadrati). Di questi 96, fra l'altro, sempre stando al sito ufficiale dell'Enav (che riporta dati 2007) solo 40 hanno un numero di passeggeri superiore ai 10.000 l'anno. 10.000 l'anno significa 27 al giorno. Proprio così: abbiamo 96 aeroporti in 56 dei quali passano meno di 27 passeggeri al giorno...
Il record spetta a Siena: 4044 passeggeri l'anno, cioè 11 al giorno. A Pontecagnano (Salerno) riescono a farne partire 40 al giorno: ma ci lavorano 100 persone, nel 2011 il debito accumulato ha sfiorato i 3 milioni di euro. Eppure pare che la Regione ci voglia ancora investire.
All'aeroporto di Cuneo nell'ultimo anno hanno realizzato 1 milione di euro di debiti, ad Aosta si sono fermati a 97.000, che però non è poco considerando che non c'è nemmeno un volo fisso... Il massimo però lo si raggiunge a Montichiari (Brescia): in nove anni lo scalo è costato 40 milioni di euro, ha 3000 metri di pista, due uomini radar al lavoro giorno e notte, vigili del fuoco e poliziotti impegnati, finanzieri e doganieri in servizio nelle ventiquattr 'ore. Epperò nell'ultimo anno non è passato neppure un passeggero. Nemmeno uno. Nemmeno per sbaglio.
E dunque, in una simile situazione, in piena crisi economica, mentre tutti promettono di tagliare, controllare, limitare i costi, le Regioni che fanno? Progettano nuovi aeroporti. Si capisce. È quello di cui c'è bisogno.
La Regione Lazio stanzia 1 milione e 350.000 euro per il quarto scalo del Lazio, a Frosinone; la Calabria punta su Sibari (30 milioni di euro per la realizzazione dell'opera); la Puglia finanzia con 15 milioni di euro il moribondo «Gino Lisa» di Foggia (appena 20 passeggeri al giorno nel novembre 2011); l'aeroporto di Perugia, come si è detto, viene ampliato con la scusa dell'Unità d'Italia e il governatore del Molise Michele Iorio nell'ottobre 2011 apre la sua campagna elettorale promettendo un nuovo scalo tra Cantalupo nel Sannio (756 abitanti) e San Massimo (754 abitanti): servirà la piana di Boiano (8000 abitanti) e sarà edificato all'insegna del motto «Caciocavalli al fianco delle tecnologie aerospaziali». Gustoso, no? E dunque pazienza, se alla fine anche da questa nuova pista, come dalle 96 già esistenti, decolleranno più sprechi che passeggeri. Del resto si sa, lo spreco è una delle poche cose che in Italia non resta mai a terra...