I - Abbassare i propri stipendi? Macché: se li aumentano

Ci voleva una commissione speciale per salvare gli stipendi dei parlamentari. I professoroni, riuniti sotto la guida del presidente dell'Istat Enrico Giovannini, si sono insediati il 1° settembre 2011, nominati con tutti i timbri ufficiali delle gazzette nazionali. Gente tosta, prof., avv., ordinari emeriti, grandi ufficiali, bocconiani (non potevano mancare), cervelloni di statistica economica, diritto amministrativo, diritto costituzionale, economia delle aziende. Hanno lavorato duro (si fa per dire: cinque riunioni in tutto) fino al 31 dicembre 2011, hanno elaborato formule astruse, coefficienti, parametri, tabelle, allegati e alla fine, dopo quattro mesi di «impegno profuso», hanno sentenziato: niente da fare. I privilegi degli onorevoli non si toccano. «La commissione considera i dati contenuti nella presente relazione del tutto provvisori e insufficienti per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge.» Proprio così: provvisori e insufficienti. La commissione perde la faccia, la casta salva il portafoglio.

Ma è possibile? Quattro mesi non bastano a cinque luminari per arrivare a dati un po' meno provvisori e insufficienti? Alle beffe dovremmo esserci abituati, però bisogna dire che il manipolo di intelligentoni radunati da Giovannini ha superato ogni limite: prima d'ora nessuno mai ci aveva preso in giro in modo così spudorato. Ci si sono messi proprio d'impegno, a cominciare dalla scelta dei membri, tutti luminari con titoli onorifici da far invidia al Grand Uff Lupo Mannaro di Fantozzi: Prof. Avv. Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale nella facoltà di giurisprudenza dell'Università Roma Tre; Prof. Ugo Trivellato, ordinario emerito di statistica economica nella facoltà di scienze statistiche dell'Università di Padova; Prof. Giovanni Valotti, ordinario di economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche all'Università Bocconi di Milano; Prof. Avv. Alberto Zito, ordinario di diritto amministrativo nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Teramo.

Poffarbacco: mancano solo Archimede Pitagorico e Pico della Mirandola poi il concentrato di fosforo della commissione sarebbe in grado di sconfiggere l'Intelligenza Universale.

E allora io dico: è possibile che in quattro mesi questi professoroni non siano riusciti a studiare come ridurre gli stipendi degli onorevoli italiani a livello di quelli europei? Possibile che concludano che i dati sono «provvisori e insufficienti»? E perché diventino sufficienti quanto avrebbero bisogno di studiare? Quattro mesi, dico. Quattro mesi bastarono ai turchi per costruire una fortezza. Bastarono agli inglesi per costruire un Palazzo di Cristallo che ospitò l'Expo. Bastarono agli americani per costruire uno stadio di football. Per ridurre gli onorevoli stipendi, invece, non sono bastati. Che strano. In quattro giorni, per dire, riusciamo ad andare sulla Luna. Possibile che in quattro mesi non si riesca a eliminare un privilegio di un parlamentare?

L'unica cosa prodotta dal gruppo di lavoro è il rapporto finale, un inutile documento di 37 pagine. Comicità assoluta: se non fosse pericoloso per il fegato dei lettori, sarebbe da consigliare come lettura umoristica. Roba da sbellicarsi. I cervelloni stabiliscono che sì, è vero, gli onorevoli italiani guadagnano più di tutti i loro colleghi dell'Unione europea, ma che la legge che prevede la riduzione dello stipendio non si può applicare. E perché? Perché «nonostante l'impegno profuso la commissione non è in condizione di effettuare il calcolo di nessuna delle medie di riferimento con l'accuratezza richiesta dalla normativa».

Capito? Non sono in condizione di effettuare il calcolo. Insegnano statistica economica ma hanno problemi con le operazioni aritmetiche.

L'unica che riesce bene, a quanto pare, è la sottrazione.

Sottrai di qua, sottrai di là, alla fine per la commissione finisce sempre con un'addizione (una poltrona in più). E per gli onorevoli con una moltiplicazione. Dei privilegi. Manca solo la prova del nove, ma sull'«impegno profuso» sia lecito almeno avanzare qualche dubbio: cinque riunioni in quattro mesi non è quel che si dice uno sforzo immane. In compenso cercano di mascherare la loro debolezza inzeppando il documento finale di astruse formule utili solo a confondere le idee: a pagina 7 spunta un

 

VRt - [(VGt*PILGt) + (VFt*PILFt) + (VStTILSt) + (VBfflLBt) +

(VWPILOt) + (VAt*PILAt)] / PILGt + PILFt + PILSt + PILBt + PILO +

PILAt

 

e a pagina 11 un

 

ROCt = RLt + (Osi*pOSLlt) = CLi - (Osi*pOSDlt).

 

Dev'essere roba forte, sicuramente bocconiana, molto intelligente.

Infatti ci hanno messo quattro mesi di «impegno profuso», ben cinque riunioni di cervelloni per produrle. Ma se quelle formule non sono sufficienti per fare ciò che qualsiasi salumiere di buon senso avrebbe saputo fare, cioè tagliare gli stipendi dei parlamentari, be', a che serve 'sto VRt asterisco? Non ho mai fatto la Bocconi, non sono Prof. Avv. e di scienza statistica ho dato solo un paio di esami. Ma per trovare la soluzione di quelle equazioni bastano quattro secondi, altro che quattro mesi: VRt = ChpDnpiC. Semplice: Ci hanno preso Di nuovo per il C.

Scusate l'espressione oxfordiana, ma è inevitabile. A sfogliare il documento della commissione Giovannini (riassunto nelle due tabelle presentate a fine capitolo), infatti, si trova la conferma ufficiale di tutto quello che denunciavamo da tempo: i parlamentari italiani, con i loro 16.000 euro lordi* al mese, guadagnano più di tutti i loro colleghi europei. Al secondo posto si classificano i francesi (13.500), poi i tedeschi (12.600), gli olandesi (10.300), i belgi (9200), gli austriaci (8650) e infine gli spagnoli (appena 4630). In altre parole: gli eletti nostrani costano da un minimo del 20 a un massimo del 400 per cento in più rispetto ai loro colleghi. Non è un po' troppo? Ci chiedono sempre di adeguarci all'Europa e poi proprio loro sforano in modo così clamoroso i parametri di Maastricht della vergogna? Possibile che non si possa intervenire?

Macché. La storia è sempre quella. Si parla, si parla, ma al dunque s'insabbia sempre tutto. L'ultima illusione comincia a fine agosto 2011, quando il governo (Berlusconi) annuncia: dobbiamo intervenire sugli stipendi dei parlamentari. Il 1° settembre 2011 viene nominata la commissione (come è noto: nominare una commissione è il modo migliore per affossare ogni riforma). La commissione lavora (si fa sempre per dire) quattro mesi e a fine dicembre produce quel documento pieno di formule astruse, che di fatto rimette la palla nelle mani del governo. Il 5 gennaio 2012 il governo (Monti) prende la palla (avvelenata) e la rimanda nel campo del Parlamento: «La competenza sui trattamenti economici dei senatori e dei deputati appartiene alle Camere e non esistono poteri sostitutivi in materia» dichiara con una nota ufficiale Palazzo Chigi. Oh bella: ma se la competenza appartiene alle Camere e non esistono poteri sostitutivi, che avete nominato a fare la commissione Giovannini? Perché avete chiamato a raccolta cotanti professoroni? A che serviva? Solo a perdere tempo? A far passare qualche mese nella speranza che la bufera si calmasse?

Che poi è naturale che i membri delle Camere non decideranno mai di tagliare gli stipendi dei membri delle Camere. Sono mica masochisti.

Avete mai visto una lepre eccitarsi alla vista del salmi? Avete mai visto una zanzara che si candida a diventare rappresentante dell'Autan? Ecco, appunto, è lo stesso motivo per cui i tagli alla politica faticano a perdere lo status di blablabla e a tramutarsi in realtà: chi deve approvare il sacrificio, nella fattispecie, è lo stesso soggetto che lo deve subire. Fra l'altro, i parlamentari non sono per nulla convinti di essere dei superprivilegiati: «Conosco colleghi costretti a fare il conto della serva» piagnucola l'ex ministro Gianfranco Rotondi. «Molti parlamentari dovranno rinunciare non al "superfluo" ma all'"essenziale della vita"» s'aggrega Rosy Bindi. «Fuori di qui guadagnerei di più» si lamenta Giorgio Stracquadanio. «Quei soldi sono pochi per campare a Roma» si lagna Maurizio Paniz. Facce da casta.

Qualcuno di loro sostiene addirittura che i tagli ci sono già stati. In effetti, ricordate il tanto strombazzato contributo di solidarietà? Ebbene: si è risolto in poco o nulla. Per i parlamentari il sacrificio è stato irrisorio: meno di 5000 euro lordi l'anno. A ministri e sottosegretari è stato persino restituito dopo poche settimane. Proprio così: nel settembre 2011 i membri dell'esecutivo hanno avuto la mini-trattenuta, l'11 ottobre 2011 una circolare del ministero dell'Economia ha provveduto a innestare la retromarcia, nel novembre 2011 le somme sono state rimborsate. Con tante scuse. E gli interessi.

Nei primi giorni del febbraio 2012, poi, l'ennesimo annuncio a reti unificate: «Tagliati gli stipendi dei deputati». Davvero? È un miracolo?

Suoniamo le campane a festa? Macché: se uno legge bene, scopre che in realtà i deputati, al massimo, hanno fermato un vergognoso aumento.

Proprio così: a fine gennaio, in virtù del passaggio dal sistema previdenziale retributivo a quello contributivo che prevede una tassazione diversa, gli onorevoli si sono ritrovati in busta paga 1300 euro lordi in più (700 netti). Il fatto è parso assurdo persino agli svergognati di Montecitorio, che probabilmente si sono spaventati: «Se la notizia circola ci vengono a prendere con i forconi» avranno pensato. E così hanno cercato di farci fessi in un altro modo. Come? Semplice: girando quei soldi in un fondo (sempre a loro disposizione) e poi strombazzando la «straordinaria rinuncia», il «grande sacrificio», l'«esempio estremo sulla strada della sobrietà». Vi pare? Sobrietà? Ma che sobrietà? Ma che sacrifici? Ma che rinuncia? Lo stipendio non è diminuito di un centesimo di euro. Al massimo non è cresciuto (e ci mancherebbe). Sbugiardati in un attimo, i deputati sono stati così coperti di improperi e dì ridicolo in tutto il web.

Trucco dopo trucco, però, il giorno seguente, anche il Senato è andato a ruota della Camera: ha venduto come «tagli alle indennità» la rinuncia al medesimo aumento (con il medesimo dubbio: vi pare possibile che, mentre si tagliano gli stipendi degli operai, gli stipendi dei parlamentari non solo non si tagliano ma rischiano pure di aumentare?). Soltanto che, memori della figuraccia dei colleghi deputati, i senatori sono stati più cauti: hanno sbandierato con meno entusiasmo l'iniziativa. E soprattutto, anziché destinare le somme non intascate a un fondo a loro disposizione, hanno scelto di devolverle all'interesse comune. Ma, si badi bene, sempre di mancati guadagni si è trattato, mica di tagli.

Così adesso è chiaro: per quanto se ne parli, il taglio degli stipendi alla casta è uno scherzo, una burla, al massimo un annuncio buono per l'ora del tg. Prendete, per esempio, le liquidazioni incassate dai parlamentari alla fine del loro incarico (formalmente chiamate «assegni di reinserimento o assegni di solidarietà»): vi ha indignato sapere che nel 2008 Clemente Mastella ha messo in tasca 307.000 euro e Armando Cossutta 345.000 (oltre a una pensione da 9604 euro al mese)? Ebbene: abbiamo scoperto che l'ex consigliere regionale della Puglia Giovanni Copertino nel 2010 è riuscito a far di meglio. Ha messo in tasca addirittura 492.000 euro. Che ci volete fare? Per la solidarietà siamo disposti a tutto... Per la solidarietà paghiamo liquidazioni ricche in tutte le regioni: dopo tre legislature si arriva a prendere 257.000 euro in Piemonte e in Puglia, 159.000 in Friuli-Venezia Giulia, 260.000 in Sicilia, addirittura 340.000 in Lombardia. In effetti, il 30 novembre 2011, quando a Milano viene arrestato l'assessore Franco Nicoli Cristiani con l'accusa di aver incassato una tangente da 100.000 euro per autorizzare una discarica di rifiuti tossici, i contabili del Pirellone, facendo due conti, si accorgono che dovrebbero dargli, oltre a un vitalizio di circa 5000 euro al mese, anche una superliquidazione pari, per l'appunto, a 340.000 euro. La denuncia del fatto e la conseguente indignazione hanno permesso di bloccare lo scempio. Almeno nel suo caso. Per ora.

Ma aspettiamoci di tutto. Le Regioni, in effetti, in fatto di stipendi&follie a volte riescono a far peggio persino del Parlamento nazionale, seppur l'impresa non sia facile. Lo sapete, per esempio, che ogni deputato sardo ha uno stipendio più alto del governatore di New York (11.417 euro contro 10.612)? Proprio così: il presidente della Provincia di Bolzano guadagna 34.000 euro l'anno più del presidente degli Stati Uniti, il governatore del Lazio incassa il doppio della collega dell'Ile de France, quello del Molise (320.000 abitanti) con i suoi 11.124 euro si prende il lusso di vincere la partita contro quello del Texas (18 milioni di abitanti) che ne intasca solo 9600. Un deputato siciliano con una presidenza di commissione e qualche rimborso di viaggio arriva come ridere a 17.000 euro al mese: quanto i governatori del Maine, dell'Oregon, dell'Arkansas e del Colorado messi insieme. La retribuzione media di un consigliere dell'isola è 11 volte superiore al reddito dei suoi concittadini.

Eppure., di tagliare non ne vogliono sapere. Nel dicembre 2011 i consiglieri del Lazio approvano una norma per sganciare le loro retribuzioni da quelle dei parlamentari: non fosse mai che quelli, a forza di parlarne, decidessero davvero di tagliare... In Puglia fanno lo stesso pochi giorni dopo: Confermate le indennità d'oro, la baby casta dribbla Monti, titola l'edizione locale della «Repubblica». Qualche mese prima (luglio 2011) i consiglieri regionali della Puglia avevano addirittura avuto il coraggio di chiedere che la loro indennità (in media 10.433 euro al mese) fosse aumentata del 10 per cento. In piena crisi economica è quello che ci vuole, no? Come se uno arrivasse in pieno Sahara durante la siccità e pretendesse di usare le poche scorte d'acqua per lavare la Bmw. I bambini muoiono di sete? Pazienza, ma vuoi mettere come brilla la carrozzeria blu di Prussia fumé?

Anche in Sicilia si rinvia ogni dibattito sui tagli. «Il mio stipendio è appena decente» tuona il governatore Raffaele Lombardo. E l'assemblea regionale respinge con sdegno l'ipotesi di mettere in discussione la doppia indennità degli assessori tecnici (che prendono un assegno per la funzione e un altro pari a quello da consigliere regionale, pur non essendo eletti): non se ne parla nemmeno...

Pensavamo di salvare i consiglieri comunali che, in genere, sono molto lontani dai vizi della casta. La maggior parte di loro, infatti, prende pochi spiccioli, si danna l'anima per passione e rappresenta il volto migliore (e quel che resta di sano) della politica italiana. Ma ci sono eccezioni: fra i consiglieri comunali di Palermo, per esempio, alcuni vampiri riescono a succhiare alle esangui casse municipali fino a 10.000 euro al mese, fra gettoni di presenza, rimborso delle spese di viaggio e rimborso dell'assenza dal posto di lavoro. E Gian Antonio Stella sul «Corriere della Sera» racconta il caso di Giuseppe De Francisci, il più giovane consigliere comunale di Agrigento, che al momento dell'elezione era disoccupato, ma appena eletto viene assunto dall'impresa della mamma, tale Dema srl, con la qualifica di dirigente e uno stipendio altissimo per l'età. Dove sta il trucco? Semplice: siccome il ragazzo De Francisci risulta molto impegnato nelle varie riunioni in commissioni e non riesce a svolgere il lavoro da dirigente, il Comune è costretto a ricompensare l'azienda danneggiata (cioè la mamma) con 2400 euro al mese. Così, sommando il rimborso dell'assenza dal posto di lavoro ai gettoni di presenza (112,5 euro a riunione, e in un giorno se ne possono fare anche tre o quattro), il giovane mette insieme senza difficoltà uno stipendio di 4000 euro al mese. Non male per un ex disoccupato.

Una questione siciliana? Macché. Nel dicembre 2011, in piena emergenza nazionale, la giunta di Cremona guidata dall'ex canoista Oreste Perri che fa? Si alza lo stipendio. Un regalo di Natale speciale. Il sindaco passa da 4494 euro lordi a 6420, il vicesindaco si assegna 1445 euro al mese in più, gli assessori 1157. Benvenuti al Nord. Il sindaco di Bolzano è di gran lunga quello più pagato d'Italia, come denuncia ancora Stella, quello di Bressanone prende quasi 1000 euro in più al mese di quello di Milano e quello di Merano, proporzionalmente agli abitanti, guadagna 77 volte più del sindaco di Roma. «La tribuna di Treviso» racconta che al Comune di San Vendemiano, il paese di Alex Del Piero, il gettone di presenza alla commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo è stato aumentato di botto da 18 a 80 euro. In compenso, al Consiglio comunale di Pescara il 7 ottobre 2011 viene portato un ordine del giorno per ridurre gli stipendi. Peccato che il Consiglio vada deserto.

Nessuno si presenta, hanno tutti «impegni improrogabili».

Non hanno avuto impegni invece i consiglieri regionali della Campania quando si è trattato di votare una norma che permette di mantenere lo stipendio a chi viene sospeso per questioni penali. Nel settembre 2011 finiscono nel mirino i casi di Roberto Conte, ex verde, ex Margherita, ex Pd eletto nel 2010 in una lista collegata al Pdl e condannato per camorra a due anni e otto mesi, e di Alberico Gambino (Pdl), arrestato con l'accusa di essere a capo del cartello criminale del Comune di Pagani (Salerno). Entrambi vengono sospesi, entrambi vengono sostituiti dal primo dei non eletti, epperò entrambi continuano a prendere il 50 per cento della loro indennità. Ciò significa che la Regione paga due consiglieri per un unico seggio: non sarebbe uno scialo da evitare? E, fra l'altro, non sarebbe il caso che chi viene sospeso in seguito a una condanna la smettesse di prendere soldi dei contribuenti, visto che non esercita più nessuna funzione? Sembrerebbe normale. Ma la proposta, avanzata dal Pd, viene sonoramente bocciata.

E così tutto va avanti nella solita direzione: continuano a prendere lo stipendio i consiglieri condannati per camorra, continuano a prendere le pensioni gli ex consiglieri arrestati per corruzione, ecc. L'impressione è che il meccanismo della casta sia implacabilmente fondato su un principio: peggio fai, meglio guadagni. Se qualcuno avesse dei dubbi, per fugarli bastano due fatti che accadono praticamente in contemporanea, nel settembre 2011, alla fine di un'estate quasi interamente trascorsa a parlare degli sprechi e degli scandali della politica. Entrambi sono poco pubblicizzati, entrambi sono nascosti nelle pieghe delle cronache locali, uno a Milano, l'altro a Napoli. Nei capoluogo lombardo, ex capitale morale d'Italia, vengono infatti approvati alcuni maxibonus per i dirigenti comunali: in particolare incassano più soldi i dirigenti del Trivulzio, responsabili dello scandalo Affittopoli, quello che ha fatto perdere migliaia di euro alle casse della città. In Campania, invece, viene varato un premio addirittura pari a 1,7 milioni di euro per 13 dirigenti responsabili del decoro urbano, cioè quelli che hanno lasciato marcire per mesi la città in mezzo all'immondizia. Vi pare possibile? Eppure è proprio così: dal Nord al Sud, chi sbaglia viene ricompensato. Orazio Alessandro Lombardo, l'uomo degli scandali della Baggina milanese, viene gratificato con 128.362 euro, di cui 20.174 di premio per «il buon lavoro svolto». E Ferdinando Balzamo, direttore generale di Napoli Servizi, società pubblica che avrebbe il compito di mantenere bella la città partenopea e che invece l'ha lasciata soffocare dalla monnezza, avrà un aumento di stipendio pari a 5000 euro al mese, come altri dodici suoi colleghi. 5000 euro al mese, accidenti: roba che la maggior parte degli italiani un aumento così non lo vede in tutta la sua vita...

Altro che tagli, altro che sacrifici. Quelli vanno bene per quei fessi di italiani che credono alle parole al vento, alle dichiarazioni ufficiali, alle frasi che fanno titolo nei talk show. La realtà è tutta diversa, la realtà è questa: a Milano scoppia lo scandalo Affittopoli? Chi l'ha provocato si prende un megapremio. A Napoli c'è lo scandalo spazzatura? Chi lo favorisce si merita un aumento di stipendio da 5000 euro al mese. Al massimo viene licenziato chi ha lasciato trapelare i dati. Si capisce: certe vergogne è meglio tenerle nascoste.

A Roma scoppia la Parentopoli nell'Ama, la società della nettezza urbana, con nove indagati per assunzioni irregolari. Ebbene, il capo del personale, pure lui indagato, Luciano Cedrone, ottiene oltre al regolare trattamento di fine rapporto una generosa buonuscita di 400.000 euro.

Del resto, si sa, la riconoscenza non ha prezzo. E la Rai? Nell'ottobre 2011 esplode la polemica per gli ascolti bassi, alcuni programmi chiudono per clamorosa mancanza di telespettatori, Raiuno perde share come una grondaia bucata (-3,6 per cento) e il direttore generale Lorenza Lei che fa? Si aumenta lo stipendio: da 420.000 a 650.000 euro. Premio di risultato?

Siamo sempre lì: peggio fai, meglio guadagni. Proprio così: il principio che rovinerebbe qualsiasi economia veleggia indisturbato nei palazzi del potere italiano. L'esempio più clamoroso, in questo senso, arriva da Tar e Consiglio di Stato: gli organi di giustizia amministrativa finiti al centro degli scandali e delle cricche, sotto accusa per gli incarichi esterni a cinque zeri che consentono di accumulare doppi stipendi d'oro, ebbene, proprio loro, nel 2011 hanno pensato bene di autoapprovarsi un ricco aumento. La decisione è stata presa, ovviamente, all'unanimità. I membri del Consiglio di presidenza riceveranno premi dai 20.000 ai 50.000 euro lordi (che vanno ad aggiungersi al salario base che supera in media i 130.000 euro). Senza contare, come denuncia «l'Espresso» nel novembre 2011, la creazione di fantomatici e pressoché inutili uffici, come quello intitolato «studi, massimario e formazione», che sembra inventato solo per distribuire ai 12 (dodici!) partecipanti generosi extra (dai 20.000 ai 40.000 euro l'anno).

Avanti march, gli spudorati corrono sempre e non si fermano davanti a nulla. I dati Istat pubblicati nel dicembre 2011 rivelano che, mentre gli stipendi di tutti gli italiani arrancano, quelli dei dipendenti di Palazzo Chigi galoppano: più 15,2 per cento in un solo anno. Mario Monti, appena insediatosi, promette grande attenzione, rigore e sobrietà. Ma intanto come prima mossa ingaggia quale portavoce una portoghese, Amelia Torres, con uno stipendio da 11.000 euro al mese. Non male come sobrietà. Del resto, perché stupirsi? Il Palazzo ci ha abituato a ogni stranezza, come rivelano i soliti Stella e Rizzo nel gennaio 2012: succede persino che uno stenografo del Senato possa guadagnare quanto il re di Spagna (e più del presidente Napolitano)...

Come si arriva a simili esagerazioni? Quando nessuno parla. Quando nessuno denuncia. Perché non è vero che indignarsi è inutile. Nel luglio 2011 la Regione Lazio aveva messo in cantiere una delibera per gonfiare lo stipendio dei dirigenti dei gruppi consiliari: da 4500 a 7500 euro netti.

Avete letto bene: da 4500 a 7500 euro netti. Proprio mentre tutto attorno infuriava il dibattito sui costi della politica. Per fortuna i giornali se ne sono accorti, lo scandalo è stato denunciato e il provvedimento è stato bloccato. Scampato pericolo. Per una volta. Inutile dire, fra l'altro, che anche l'iniziativa dell'aumento dello stipendio ai dirigenti, come buona parte di quelle citate in questo capitolo, era promossa insieme da centrodestra e centrosinistra. Accordo di spreco bipartisan.

Che ci volete fare? Quando si tratta di prendere provvedimenti così importanti (del genere: come aumentare i propri privilegi mentre si chiedono sacrifici ai cittadini), i partiti trovano d'incanto un'intesa perfetta. Un'intesa, per altro, che li allontana sempre più dal resto del Paese. Per capirlo basta prestare attenzione a ciò che dicono le sanguisughe nazionali ai giornali e alle Tv che le inseguono per chiedere conto dei loro privilegi. Difese impossibili, dichiarazioni assurde, autogol clamorosi. Non ci sono solo Rotondi, Bindi, Paniz e Stracquadanio, sapete? Macché. Prendete Geranio Bianco, il mitico Jerry White, l'ex ministro «pasta e fagioli», che dopo un'onesta vita democristiana con il sorriso sulle labbra si è trovato assai seriosamente a presiedere l'associazione degli ex parlamentari. Ebbene non solo è diventato uno strenuo difensore, ovviamente, dei vitalizi che nelle sue mani si trasformano chissà come in baluardo di libertà, ma durante una prima serata su Rete4 (15 settembre 2011) è arrivato a dire che lo stipendio di un parlamentare è «appena sufficiente» per vivere. Proprio così: «appena sufficiente».

Il bello è che, quella stessa sera di settembre, mentre il rappresentante della Prima Repubblica Gerardo Bianco afferma a testa alta su Rete4 che gli stipendi dei parlamentari sono troppo bassi, in contemporanea su La7 un rappresentante della Seconda Repubblica, il leghista Roberto Castelli, dichiara che avendo lui «solo» 145.000 euro di stipendio si considera a tutti gli effetti un «povero». Proprio così: un «povero». Immediata la reazione e i commenti su Internet: povero Castelli? O poveri noi?

Dall'ex de Bianco al lumbard Castelli, dall'antica Balena Bianca ai nuovi del Carroccio, dalla Prima alla Seconda Repubblica, l'impressione è che non cambi mai nulla. Proprio nulla. Resta solo da capire come gli italiani possano tollerare una situazione del genere. Devono esserselo chiesto con una certa preoccupazione anche i consiglieri regionali siciliani che nell'agosto 2011, insieme ai tanti loro privilegi già in essere, ne hanno chiesto uno nuovo e assai particolare: una polizza (pagata al 50 per cento dalla Regione) contro i «pericoli cui vanno incontro nel loro difficile lavoro, comprese le aggressioni di cittadini arrabbiati e le sommosse popolari» («Italia Oggi», 4 agosto 2011). Avete capito? Hanno talmente tanta paura che chiedono di essere assicurati nel caso qualcuno voglia aspettarli sotto casa. Dunque, se vi viene voglia di prenderli a mazzate pensateci bene: finireste, vostro malgrado, per arricchirli anche così.

* Salvo diversa indicazione, le cifre riportate si intendono sempre al lordo delle ritenute.

 

Trattamento economico dei deputati in Europa (Commissione Giovannini)

indennità parlamentare lordo mensile:

Italia: 11.283.3 (1)

Francia: 7.100.2 (2), (20%)6

Germania: 7.668.0 (3)

Spagna: 2.813.9 (3)

Paesi Bassi: 8.503.9 (3)

Belgio: 7.374.0 (4)

Austria: 8.160.0 (5)

 

Diaria mensile indennità di residenza

Italia: 3.503.1 (6 A)

Francia: alloggio a tariffe agevolate in residence di proprietà assemblea

Germania: 3.984.4 (8)

Spagna: 1.823.9 eletti fuori Madrid, 870.56 eletti di Madrid (A)

Paesi Bassi: 1.638.6 (importo max, A)

Belgio: non prevista

Austria: vedi spese rappresentanza

 

Viaggio circolazione

Italia: libera circolazione ferroviaria, autostradale, marittima e aerea

Francia: carta ferroviaria +40 viaggi aerei/R tra il collegio e Parigi +6 viaggi A/R fuori collegio

Germania: ferroviaria + rimborso per i voli domestici a piè di lista

Spagna: diaria 150 Euro al giorno per viaggi all'estero e 120 per viaggi interni

Paesi Bassi: treno in prima classe, auto privata 0,37 Euro al km, se non esistono mezzi pubblici, se si, solo 0,09 al km

Belgio: ferroviaria, autostradale, marittima e aerea

Austria: vedi spese di rappresentanza

 

Trasporto valori mensili

Italia: 1331,7 (7 A)

Francia: utilizzo di vetture di servizio o rimborso a piè di lista

Germania: utilizzo di vetture di servizio all'interno di Berlino

Spagna: rimborso 0,25 Euro per km, 250 Euro ticket taxi

Paesi Bassi: 27,7 (8)

Belgio: non prevista

Austria: l'autovettura è prevista solo per il presidente e i 2 vice presidenti

 

Spese di segreteria e di rappresentanza, spese di rappresentanza mensile

Italia: 3.690 erogato al gruppo parlamentare del deputato (9 A)

Francia: 6.412.0 (A)

Germania: plafond max 1000 Euro + 255 Euro annui per il neo deputato per il primo anno (10 B)

Spagna: non si hanno informazioni sul deputato base (10 B)

Paesi Bassi: 203,6 (A)

Belgio: 1.829.5 (A)

Austria: 489.1 (12 B)

 

Spese telefoniche mensili

Italia: 258,2 (A)

Francia: plafond max 416 Euro (8)

Germania: vedi spese di rappresentanza

Spagna: non disponibile

Paesi Bassi: 33.0 importo massimo

Belgio: vedi spese di rappresentanza

Austria: vedi spese di rappresentanza

 

Dotazione informatica mensile

Italia: 41,7 (8)

Francia: non disponibile

Germania: non disponibile

Spagna: i-pod e telefoni portabili di servizio

Paesi Bassi: telefoni portabili di servizio

Belgio: vedi spese di rappresentanza

Austria: vedi spese di rappresentanza

 

Collaboratori dei deputati valori mensili

Italia: rientra fra le spese di rappresentanza

Francia: max 9138 linea credito; se non usata si restituisce (13)

Germania: collaboratori pagati dal Parlamento 14.712 lordi

Spagna: non disponibile

Paesi Bassi: non disponibile

Belgio: collaboratore dipendente della Camera

Austria: collaboratore dipendente della Camera max 2.387 lordi

 

Fonte: ambasciate, per l'Italia documentazione fornita dal Parlamento, per il Belgio elaborazioni su documentazione del 2009 fornita da ambasciata.

 

1: valore 2011 è corrisposta per 12 mensilità è soggetta a tassazione;

2: valore in vigore dal luglio 2010, l'indennità totale comprende 1420 Euro erogati come indennità di funzione, esenti da imposte 20%; b: e 165,44 Euro come indennità di residenza soggetta a tassazione e prelievo contributivo;

3: valori presumibilmente riferiti al 2011 per i Paesi Bassi include il supplemento ferie e 13°a;

4: valore riferito al 2011, include le quote mensili dell'indennità estiva e di quella di fine anno;

5: valori riferiti al periodo 2008-2011;

6: valori validi nel triennio 2011-2013 speso in tasse e forfettario, nel 2010 pari a 4003,11 Euro;

7: per i trasferimenti inferiori a 100 km la cifra mensile è di 1107,90

Euro;

8: importo max;

9: valido nel triennio 2011-2013, somma spesa in tasse ed erogata in forma forfettaria; nel 2010 pari a 4190 Euro;

10: somma erogata sotto forma di assegni a doc e non in contanti;

11: per deputati con cariche specifiche sono previste indennità di rappresentanza e indennità aggiuntive che vanno da un massimo di 6056 Euro mensili per il presidente a un minimo di 697,65 Euro per il segretario di commissione;

12: importo max. omnicomprensivo a coperture di spese telefoniche, trasporti e materiali di ufficio, viene incrementato del 3% se il deputato non vive a Vienna. La somma viene erogata come rimborso documentato;

13: rapporto di lavoro dei collaboratori viene gestito dal Parlamento;

a: esente da imposta, forfettaria;

b: esente da imposta.

 

Trattamento economico dei Senatori in Europa

indennità parlamentare lordo mensile

Italia: 11.555.0 (1)

Francia: 7.100.2 (2, 20%)B

Germania: non disponibile

Spagna: 3.126.6 (3)

Paesi Bassi: 2.323.7 (3)

Belgio: 7.374.0 (4)

Austria: 4.080.0 (5)

 

Diaria mensile indennità di residenza

Italia: 3.500.0 (A)

Francia: non disponibile

Germania: non disponibile

Spagna: 1.822.3 per gli eletti fuori Madrid, 869.1 per gli eletti di Madrid

Paesi Bassi: non disponibile

Belgio: non prevista

Austria: vedi spese di rappresentanza

 

Viaggio circolazione

Italia: libera circolazione ferroviaria, autostradale, marittima e aerea

Francia: non disponibile

Germania: non disponibile

Spagna: diaria 150 Euro al giorno per viaggi all'estero, 120 interni

Paesi Bassi: treno in prima classe, auto privata 0.37 al km, se non esistono mezzi pubblici, se si solo 0,09 al km

Belgio: ferroviaria, autostradale, marittima e aerea

Austria: vedi spese di rappresentanza

 

Trasporto valori mensili

Italia: 1.650.0 (A)

Francia: non disponibile

Germania: non disponibile

Spagna: rimborso 0.25 per km e 250 ticket taxi

Paesi Bassi: 27.7 (6)

Belgio: non prevista

Austria: non prevista

 

Spese di segreteria e di rappresentanza mensili

Italia: 4180 erogato al gruppo parlamentare del senatore (A)

Francia: 6.340.2 (A)

Germania: non disponibile

Spagna: non disponibile

Paesi Bassi: 193.9 (A)

Belgio: 1.892.5 (A)

Austria: 489.1 (7 A)

 

Spese telefoniche mensili

Italia: vedi trasporto (A)

Francia: non disponibile

Germania: non disponibile

Spagna: 99.8

Paesi Bassi: non disponibile

Belgio: vedi spese di rappresentanza

Austria: non prevista

 

Dotazione informatica mensile

Italia: non disponibile

Francia: non disponibile

Germania: non disponibile

Spagna: 49.9

Paesi Bassi: non disponibile

Belgio: vedi spese di rappresentanza

Austria: non prevista

 

Collaboratori dei senatori valore mensile

Italia: rientra tra le spese di rappresentanza

Francia: 7.548 Euro linea credito, se non usata si restituisce (8)

Germania: non disponibile

Spagna: non disponibile

Paesi Bassi: non disponibile

Belgio: collaboratore e dipendente del Senato

Austria: non prevista

 

Fonte: ambasciate, per l'Italia documentazione fornita dal Parlamento, per il Belgio elaborazione su documentazione riferita al 2009 fornita da ambasciata.

 

1: valore 2011, è corrisposta per 12 mensilità, è soggetta a tassazione e prelievo contributivo;

2: valore in vigore dal luglio 2010, l'indennità totale comprende 1420 Euro erogati come indennità di funzione, esenti da imposte del 20% (B), e 165,44 Euro come indennità di residenza soggetta a tassazione e prelievo contributivo;

3: valori presumibilmente riferiti al 2011 per i Paesi Bassi include supplemento ferie e 13°a;

4: valore riferito al 2011, include le quote mensili dell'indennità estiva e di quelle di fine anno;

5: valori riferiti al periodo 2008-2011;

6: importo max;

7: importo max omnicomprensivo a copertura di spese telefoniche, trasporti e materiali di ufficio, viene incrementato del 3% se il senatore non vive a Vienna. La somma viene erogata come rimborso documentato;

8: rapporto di lavoro dei collaboratori viene gestito dal Senato;

a: esente da imposta e forfettario;

b: esente da imposta.