III - Eliminare le poltrone? Macché: le moltiplicano
Scusate, ma non dovevamo tagliare 50.000 poltrone? L'annuncio del governo, nel pieno dell'estate della crisi, aveva acceso le speranze dei soliti illusi: dai, che questa volta fanno sul serio, dai che questa volta qualcosa succede. E, infatti, qualcosa è successo. Per carità, non sognate: le famose 50.000 sono rimaste lì, comode e sicure, prestigioso appoggio di altrettanti fondoschiena che paiono dotati di Vinavil incorporato. Ma in compenso, anziché tagliare le poltrone, tutt'attorno ne sono state occupate di nuove. Una caterva. Comitati, agenzie, società di servizi. E soprattutto consulenze, tante consulenze. Perché, si sa, gli enti pubblici italiani non si accontentano di sprecare soldi da soli. Vogliono farlo sempre con l'aiuto degli esperti.
E così, nell'agosto 2011, proprio nei giorni in cui i Palazzi di Roma vacillavano di fronte alla grande tempesta monetaria, e sulle prime pagine dei giornali squillavano editoriali preoccupati per la stabilità delle nostre finanze, mentre nella capitale si dibatteva senza sosta sulla necessità di far cassa, di risparmiare e di approvare manovre economiche lacrime e sangue, ebbene, a poche decine di chilometri in linea d'aria, nella vicina Umbria, che pensavano di fare? Di assoldare, a spese del contribuente, è ovvio, 3 consulenti (dicasi tre) per il «monitoraggio genetico della popolazione di lupo». Monitoraggio genetico? Del lupo? Tre consulenti?
Proprio così.
Sia chiaro: monitorare il lupo sotto ogni suo aspetto, compreso quello genetico, magari anche quello gastrointestinale e, perché no, igienico-dentale, è importante. Non vogliamo sminuire l'importanza dell'iniziativa, intendiamoci. Però, ecco, ci sia lecita se non altro una domanda: ne servivano proprio tre? Uno non bastava? I tre contratti, fra l'altro, sono piuttosto corposi: uno da 39.570 euro, l'altro da 26.670 e l'ultimo da 16,605, per un totale di oltre 80.000 euro. Non è poco, se si considera che in Umbria esiste già un Osservatorio faunistico regolarmente finanziato, e dunque gli esperti (Enrico Cordiner, Sara Marini e Carmine Romano) avranno solo funzione di «supporto tecnico». Non è un lusso di troppo, in tempi di crisi, il «supporto tecnico» per il «monitoraggio genetico della popolazione di lupo»? Quello che colpisce, in effetti, è proprio la coincidenza temporale: i tre contratti vengono approvati con il decreto 6114 del 24 agosto 2011 ed entrano in vigore dal 1° settembre successivo.
Perfetto, no? Così quando gli italiani, colpiti dalla manovra, saranno affamati come lupi, alla Regione Umbria avranno studiato i rimedi. Dal punto di vista genetico, s'intende.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato. La Regione Sardegna istituisce l'esperto in zone umide: è il dottor Maurizio Medda e ha il compito di elaborare «i dati relativi all'avifauna nelle zone umide sarde»
(30.480 euro di compenso). Il Comune di Perugia assolda 13 persone (dicasi tredici) con il compito di controllare i numeri civici delle vie (45.100 euro di compenso). E la provincia autonoma di Bolzano attiva incarichi esterni a pagamento per tenere corsi di ogni tipo: uno sulla conservazione corretta del foraggio a cura di Martin Elsaber, uno sulle barriere antirumore a cura di Giovanni Brero, addirittura sei sul bon ton e sul «bon ton oggi» (quale sarà la differenza?) a cura di Alexia Wojnar, fino all'imperdibile seminario affidato ad Antonio Nisi e intitolato «Dire di sì ai propri no». Ecco, perfetto: dire di sì ai propri no è importante. Ma perché per una volta non provare anche a dire di no ai propri sì? E magari dire di no a qualche seminario?
Non per essere tirchi, ma magari si risparmierebbe qualcosa. Non molto forse, ma intanto sarebbe un inizio. Un incoraggiamento. E, se non altro, si risparmierebbe il solito mal di pancia: come si fa ad assoldare un esperto in zone umide e un consulente per «dire di sì ai propri no» mentre si annuncia il taglio delle poltrone? Il fatto è che, in verità, le poltrone non le vuole tagliare nessuno. Nell'ottobre 2011, per esempio, la Corte costituzionale (sentenza 27/7/2011) stabilisce l'incompatibilità tra l'incarico di parlamentare e quello di sindaco di un comune superiore ai 20.000 abitanti. Ebbene: la Camera si adegua alla decisione, il Senato invece no. Proprio così: il Senato si fa beffe di una sentenza della Consulta e difende il diritto dei suoi membri di tenere la doppia poltrona.
Fra i beneficiati Vincenzo Nespoli, senatore e sindaco di Afragola, già indagato dai magistrati di Napoli per bancarotta e riciclaggio, che di fronte alle domande del «Corriere della Sera» si stupisce: «Qual è il problema? Sto a Roma da martedì a giovedì, embè?». Ma certo: da martedì a giovedì fa il senatore, nel resto dei giorni il sindaco. Doppio impiego part-time, doppio stipendio intero. Lui, però, non si scompone.
«Guadagnano tanto? Ha idea di cosa significhi fare politica in Campania? Ha idea di quanti regali di matrimonio devo comprare? E non le dico di quante volte mi chiedono di fare il padrino alle cresime...»
Altro che tagliare: qui le poltrone (singole, doppie o triple) si difendono con le unghie e con i denti. Bisogna pure far il padrino alle cresime, no?
Prendete il numero dei parlamentari. Sono anni che diciamo che mille sono troppi, che il bicameralismo perfetto non funziona, che bisogna dimezzare onorevoli e senatori. E quando si arriva al dunque che succede? Si propone una legge costituzionale, che già vuol dire tempi lunghi ed esiti incerti. Poi di leggi costituzionali ne spuntano addirittura sei, che vuol dire tempi ancor più lunghi ed esiti ancor più incerti. Come uscire dall'impasse? A un certo punto si arriva alla proposta clou: qualcuno suggerisce di creare una commissione speciale. E siccome, si sa, creare una commissione speciale è il modo migliore per seppellire ogni iniziativa, quella proposta è praticamente una garanzia che la riforma non sarà neanche sfiorata.
In effetti, l'unica cosa che si sfiora, in questo campo, è il senso del ridicolo. Che bisogno c'è di una nuova commissione (e dunque nuove poltrone) per abolire le poltrone dei parlamentari? Difficile sapere.
Quello che è certo è che tutti i partiti, a parole, sono d'accordo sull'idea della riduzione: «Dimezziamo i parlamentari» dice Berlusconi.
«Dimezziamo i parlamentari» concorda Bossi. «Noi votiamo a favore» approva Casini. «Noi siamo favorevoli» sostiene Di Pietro. E Dario Franceschini non si tira indietro: «Dimezzare i parlamentari è una priorità del Pd». Che meraviglia: ma allora, se sono tutti d'accordo, perché non lo fanno subito? Ehi, amici, quanta fretta...
Qui di fretta non ne ha nessuno. Qui sono tutti disposti ad aspettare, a fare commissioni, magari ad assumere 400 nuovi fattorini di supporto alle poltrone mentre ci si propone di tagliare le poltrone. E nel frattempo viene lanciata un'altra proposta: ridurre i componenti del Cnel. Ottimo, no?
Non dovrebbe essere difficile. Già l'esistenza del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) è un mistero gaudioso, la sua utilità abbastanza discutibile, i suoi costi esagerati. Ora: qualcuno sa dire perché questo carrozzone debba avere 121 (dicasi centoventuno) componenti? Nell'agosto 2011, forte di tale evidente esagerazione, il governo interviene con le forbici in mano. Ma, to' guarda la sorpresa, insorgono i sindacati, che come è noto sono nemici della casta fino al momento in cui non ne fanno parte. «Le poltrone del Cnel non si toccano» urlano. Così viene ridotta solo la riduzione. Di poltrone, quando mai si facesse il taglio, ne rimarranno comunque 70. Con quale utilità per il Paese, non è dato sapere.
Le Regioni, dal canto loro, non sono da meno. L'unica è la Sardegna, che il 13 ottobre 2011 vota una legge per ridurre i consiglieri da 80 a 60 a dimostrazione del fatto che qualcosa, volendo, si può fare. Peccato che nessuno la imiti. Anzi. La Campania aumenta il numero di assessori, da 12 a 14 (a costo zero, dicono, ma c'è chi calcola un esborso di 1 milione di euro). E i consiglieri regionali intanto moltiplicano i loro dipendenti: si prendono in carico 130 (dicasi centotrenta) impiegati pubblici in più, neotravet al servizio dei gruppi, con il compito importantissimo di dare assistenza e conforto agli «onorevolini» dei parlamentini. I diminutivi non vi traggano in inganno: la spesa prevista per i 130 nuovi servitori della casta merita un accrescitivo: 3 milioni di euro.
E dire che i buoni propositi non mancano. Peccato che restino a livello di una canzone di Mina: parole, parole, parole. «Dimezziamo i consiglieri» propone il governatore Luca Zaia in Veneto. Ma la sua maggioranza non sembra assecondarlo. «Riduciamo i consiglieri» fa eco il governatore Renzo Tondo in Friuli. Ma nessuno pare dargli ascolto. In Sicilia qualcuno suggerisce i tagli delle poltrone? Il governatore Lombardo si oppone. In Piemonte e in Emilia il Movimento Cinque Stelle propone provvedimenti anticasta? Vengono bocciati. In compenso, nell'ottobre 2011 salta fuori lo scandalo della Regione Lazio: si scopre che quasi tutti i 71 consiglieri hanno un doppio incarico, qualcuno anche un triplo. Venti di loro sono anche presidenti di commissione, 38 sono vicepresidenti, 6 fanno parte della presidenza del Consiglio, 15 sono presidenti di gruppo, uno è presidente di giunta (Renata Polverini) e uno è assessore. In totale, come racconta Sergio Rizzo sul «Corriere della Sera», i 71 consiglieri occupano 81 poltrone (con relativo gettone e benefit), oltre a quella cui sono stati regolarmente eletti. In pratica hanno tutti il doppio bonus, tranne uno: si chiama Antonio Cicchetti e merita una menzione d'onore. O, almeno, l'intervento del Wwf, che lo protegga come un panda.
Lascia o raddoppia? La risposta del Palazzo è sempre scontata. Per raddoppiare le poltrone, in effetti, usano ogni mezzo. Per esempio: avete presente gli appena citati 15 gruppi consiliari della Regione Lazio?
Ebbene: ben 8 sono composti da un'unica persona. Una specie di ossimoro istituzionale: se gruppo = più persone, che senso ha fare un gruppo con un'unica persona? A che serve? È ovvio: solo a moltiplicare le poltrone e creare nuovi uffici di potere, cioè nuovi presidenti con benefit annessi. Niente di nuovo sotto il sole. In tutta Italia i monogruppi sono 75.
In Piemonte, su 13 gruppi ben 7 sono formati da una sola persona; in Basilicata addirittura 7 su 11; nelle Marche 9 su 15; in Molise 9 su 16.
Fra l'altro, il Molise merita un'attenzione speciale: ha 16 capigruppo su 30 consiglieri regionali. Sarà un record mondiale?
In Lombardia, Filippo Penati, in seguito alle note peripezie giudiziarie, ha deciso di dimettersi dal Pd (ma naturalmente ha conservato la poltrona): così, anziché perderci, ci ha guadagnato diventando presidente di sé medesimo in quanto unico rappresentante del gruppo misto (dubbio legittimo: come fa a essere misto se c'è un unico rappresentante?). Fra i gruppi del Piemonte spuntano due monogruppi per il governatore («L'ambientalista per Cota» e il «Gruppo pensionati per Cota») e due monogruppi per l'ex governatore Mercedes Bresso («Insieme per Bresso» e «Uniti per Bresso»). Perfetta par condicio dell'abuso. «L'ho fatto per tutelare tre persone che hanno lavorato con me» s'è giustificata Mercedes Bresso, parlando con «l'Espresso». Peccato che il giochino costi al contribuente 150.000 euro l'anno... E le Marche?
Qui c'è Gian Mario Spacca che merita una segnalazione speciale. Avendo fondato un gruppo a sé medesimo dedicato, infatti, riesce nella brillante impresa di occupare contemporaneamente tre poltrone: quella di governatore, quella di consigliere e quella di capogruppo. Non è meraviglioso? Uno e trino, come il mistero celeste. Solo che qui il mistero è rosso. Come il bilancio.
Un'inchiesta del «Sole-24 Ore» dell'ottobre 2011 rivela che la giunta della Puglia ha deliberato in cinque anni 1011 incarichi di consulenza (fra i quali anche l'esperto in «inanellamento della fauna selvatica» e Inesperto junior» in lingua albanese) per un costo totale di 16,9 milioni di euro. A questi si sono aggiunti 64 incarichi a società esterne (costo 1,7 milioni di euro) e una miriade di comitati, collegi, osservatori, nuclei, commissioni, presidenze, consulte che occupa 734 persone. «Neppure il sito» chiosa Roberto Galullo «riesce a tener conto di tutte le società partecipate dalla Regione...»
Un caso particolare? Macché. Se andiamo in Sicilia, scopriamo che, sul tema, sono ancor più ferrati. Dei veri maestri. Come sanno moltiplicare loro le poltrone... Pensate: ne hanno trovata una persino per il consulente in sicilianità (il consulente per la sicilianità!), una per l'esperto in «rana verde», addirittura due per consentire la «valorizzazione del germoplasma» presso il vivaio Federico Paulsen.
Attività importantissima, sia chiaro, che evidentemente non poteva essere svolta da nessuno dei 20.000 dipendenti regionali. Così come, evidentemente, non possono essere affrontate e risolte da nessuno dei 20.000 dipendenti regionali le «problematiche inerenti le attività bandistiche» e le «problematiche inerenti le pro loco», materie per cui si rende necessario chiamare consulenti esterni. Massimo rispetto per la mazurka e la festa della salsiccia, per carità, ma ci resta un dubbio: quali mai saranno queste gravi problematiche inerenti le attività bandistiche che non trovano risoluzione negli ampi organici regionali? L'accordatura del clavicembalo? La lucidatura del trombone? La scelta del clarinetto? E perché bisogna assoldare un apposito esperto per trattare con le pro loco? Qual è la competenza specifica necessaria per discutere i dettagli della sagra del peperoncino pepato o della festa della ricotta?
I dati sulle consulenze vengono pubblicati dalla Regione Sicilia il 30 giugno 2011, proprio mentre sta per cominciare l'estate della grande crisi e tutti (a parole) si proclamano pronti a fare tagli e sacrifici. «Faremo la nostra parte» dicono a destra. «Faremo la nostra parte» dicono a sinistra.
«Faremo la nostra parte» dicono al centro, sotto, sopra e in periferia. E a Palermo che parte fanno? Come se niente fosse, all'inizio dell'estate, annunciano di aver appena rinnovato consulenze per un valore totale di 52 milioni di euro. 52 milioni, proprio così. Un fiume di soldi disperso come sempre in mille piccoli rivoli: dai 4800 euro all'insegnante di chitarra nella scuola di Barcellona Pozzo di Gotto ai 22.000 per il «monitoraggio dei processi organizzativi correlati ai rapporti istituzionali con gli organi della Regione e dello Stato» (non si capisce bene che cosa voglia dire, ma si capisce benissimo che ci costa un centinaio di euro al giorno...).
Sento già nelle orecchie il sibilo dei benpensanti, sento l'ironia dei loro sorrisini: ma che vuoi, Giordano, risolvere i problemi dell'Italia prendendotela con il maestro di chitarra di Barcellona Pozzo di Gotto? O tagliando la poltroncina dell'avvocato che monitora i processi organizzativi ecc. ecc. (speriamo che almeno lui, nell'incassare i 22.000 euro, abbia capito che deve fare...)? No, certo. Però 52 milioni non sono mica pochi soldi. 52 milioni di euro solo in consulenze: eliminandoli non si risolverà il problema del debito pubblico, ma forse si sarebbe più credibili quando si chiedono sacrifici agli altri, no?
Invece, nulla. Da una parte chiedono sacrifici, dall'altra si tengono i privilegi. Mi chiedo, per esempio, perché dobbiamo continuare a spendere 40.000 euro per la dottoressa Maria de ìos Angeles Garcia, «componente della segreteria particolare dell'assessore all'economia della Regione Sicilia». Possibile che non si trovi una segretaria fra i 20.000 dipendenti già pagati per fare poco o nulla? O il problema è che chiunque si trovi non è abbastanza «particolare»? La dottoressa Rosalia Nicolosi prende 14.000 euro per «l'implementazione del progetto europeo Ruraland per la promozione di politiche innovative e competitive nell'agricoltura e scambio di buone pratiche a livello europeo». Nome rutilante, d'accordo: ma la politica più innovativa non sarebbe quella di rinunciare alla pioggia di consulenze? Le «buone pratiche» non potrebbero cominciare subito?
Magari risparmiando 14.000 euro? Niente da fare: la presidenza della Regione riesce ad assoldare persino un esperto di «condizionalità esterne». Proprio così, «condizionalità esterne»: il professor Cristiano Celone deve studiare la «programmazione e attuazione delle politiche di sviluppo con particolare riguardo alle tematiche delle condizionalità esterne». Perfetto, no? Adesso ci manca solo l'esperto in «condizionalità interne» e magari quello in «condizionalità aliene» o «condizionalità marziane». Ma per quelli, forse, bisogna aspettare il prossimo annuncio di taglio delle poltrone...
Dei 52 milioni dilapidati dalla Sicilia in consulenze, come rivela una bella inchiesta pubblicata nel luglio 2011 da «sud'europa», il periodico del Centro Pio La Torre, 9,5 milioni sono spesi dai Comuni, 7 dalle scuole, 2,5 dall'Università. La Regione distribuisce 1 milione e mezzo di euro, ma in quanto a fantasia non ha rivali. Oltre al «monitoraggio e caratterizzazione delle popolazioni siciliane di rana verde» e all'esperto di «attività di rilevanza sociale nello sport e nello spettacolo», riesce infatti nella straordinaria impresa di dare 36.000 euro alla dottoressa Serafina Perra (già assessore alla Provincia di Catania) perché lavori otto mesi per «l'affermazione nella popolazione studentesca di elementi costitutivi essenziali dell'identità siciliana». Beddissimu fu: la sicilianità, d'ora in avanti, è salva. E pazienza se, al contrario, i nostri conti sono sempre più in pericolo...
Fra i consulenti della Regione Sicilia trova posto anche un ragazzo di 23 anni: si chiama Francesco Micali e prende 22.152 euro in un anno per «informazione cittadinanza zone alluvionate, progettazione ripresa economica e sociale del territorio». Stiamo parlando di Giampilieri, dove, ricorderete, ci fu una frana devastante, 37 morti, molti feriti, un paese distrutto. È giusto, per l'amor del cielo, investire nella zona per aumentare la sicurezza, l'informazione e anche per la «progettazione della ripresa economica e sociale del territorio». Il dubbio è: Francesco Micali sarà adeguato a un compito così difficile? È uno studente del quarto anno di giurisprudenza, ha il diploma di conservatorio e nel suo curriculum si citano solo due esperienze lavorative: da ripetizioni di latino e greco e suona il piano nei locali per serate a richiesta o in occasione dei matrimoni...
Be', se non altro, con un paio di sonatine tirerà su il morale di quella gente che non ha ancora visto le opere di consolidamento del terreno. Ma sì, avanti: musica maestro. Finchè la barca va... Solo il presidente della Regione nel 2011 ha attivato personalmente 34 consulenze, se si aggiungono anche gli assessori si arriva a 154 (13 al mese) per una spesa di 1 milione e 586.000 euro (il triplo della Lombardia, tanto per avere un'idea). Tra i consulenti assoldati: Antonio Andò (già sindaco di Messina e poi candidato alle regionali nel partito del presidente della Regione), Giuseppe De Santis (ideologo del partito del presidente della Regione) e Martino Michele Geraci (consigliere comunale del partito del presidente della Regione). Alla fine la domanda è lecita: possibile che tutti i cervelloni che servono al governatore siano esponenti del suo partito?
Fa eccezione l'ambasciatore Umberto Vattani, ma la motivazione per cui gli è stata affidata una fantasiosa consulenza come «esperto di diritto commerciale e societario» è ancora più irritante: serve infatti soltanto ad arrotondare lo stipendio da presidente di una società regionale. La legge prevede per quell'incarico un tetto massimo di 50.000 euro, ma voilà: ci s'inventa una consulenza e il gettone d'incanto tocca i 93.900 euro...
Una beffa? Certo: una beffa. E ancor più beffa, dopo aver letto questi numeri così precisi, è scoprire che la Regione Sicilia impegna altri 15.000 euro per chiedere al professor Pietro Busetta di elaborare i «veri dati» di «un nuovo conto economico regionale». Veri dati? Nuovo conto regionale? Oltre al consulente in bande e a quello in condizionalità esterne, che dobbiamo aspettarci? Non contenta, nel luglio 2011, la Regione stanzia altri 6195 euro per chiedere alla dottoressa Margherita Scola di studiare «iniziative volte ai contenimento della spesa pubblica regionale». Ma vi sembra il caso? Ci vuole un consulente esterno per capire come contenere la spesa pubblica regionale? Scusate se mi permetto, ma se volete, un suggerimento ve lo do gratis: provate a eliminare l'esperto in rane verdi e in lucidatura del trombone. Vedrete che svariati milioni li risparmiate in fretta. Senza faticare nemmeno un po'.
Invece nulla. L'impressione è che nessuno voglia eliminare le poltrone inutili perché in realtà sono utilissime. A piazzare politici trombati, per esempio. Il caso appena citato dell'ex assessore alla Provincia di Catania, Serafina Perra, che si ricicla in esperta in sicilianità, infatti, è tutt'altro che un episodio isolato. Le cronache sono piene di ex onorevoli, ex sindaci, candidati impresentabili e senatori in disarmo che assurgono alla presidenza di enti o comitati, che continuano a esistere magari solo per dare uno stipendio a loro. A Bologna, per esempio, la zarina Silvia Bartolini, la candidata che riuscì a far perdere il Comune alla sinistra nel 1999, prende 45.000 euro come presidente della «Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo». L'organismo costa 1 milione di euro l'anno fra pranzi e cene e viaggi all'estero. Si potrebbe tagliare senza gravi danni per la collettività? Sicuro. Ma poi che ne facciamo della zarina?
Ecco la verità: le poltrone si moltiplicano perché le occupano i politici in disarmo. Fateci caso: li trovate dappertutto, a guidare ogni tipo di attività, della quale magari non hanno la benché minima idea. La competenza, si sa, in certi casi è un optional. Nel settembre 2011, per esempio, Franco Bechis denuncia su «Libero» che il nuovo capo del porto di Cagliari è un senatore del Pdl, Piergiorgio Massidda, validissimo chirurgo plastico, specialista di fisiokinesiterapia e già primario di medicina estetica. Che c'entra l'uomo delle liposuzioni e del lifting con banchine e container? Nulla, è chiaro. Ma in qualche modo, evidentemente, andava pure lui sistemato. D'altra parte, per restare in zona dì mare, non è mica l'unico caso: racconta Bechis che ben dodici autorità portuali hanno a capo un politico trombato o di seconda mano. A Savona c'è un ex deputato di Forza Italia, a Piombino l'ex sindaco ds, a Catania un assessore che arriva da An, a Salerno un ex sottosegretario del Pd... Specifica conoscenza della materia? Macché, basta la tessera. E un po' di militanza. E le poltrone si moltiplicano.
Se poi uno, anziché semplice deputato o assessore, è stato addirittura ministro, anche se soltanto per 17 giorni, be', più che a una poltrona ha diritto a un vero e proprio trono dorato. È il caso di Aldo Brancher, ex prete paolino, condannato per ricettazione e appropriazione indebita, che dopo essersi dimesso da ministro per il federalismo (prima) e da ministro per la sussidiarietà (poi), senza aver mai rivestito nessuna delle due cariche, è stato ricompensato con la presidenza dell'Odi. Che cos'è l'Odi?
L'acronimo di: Organismo Di Indirizzo. Si tratta di un ente pubblico creato per l'occasione (altre poltrone! altre poltrone!) con il compito di distribuire 400 milioni di euro in 5 anni ai comuni del Veneto e della Lombardia per convincerli a non andare con la regione autonoma del Trentino-Alto Adige. Funivie? Seggiovie? Piste ciclabili? Centraline elettriche? Sentieri da sistemare? Avanti, c'è posto: l'Odi avrà un po' di spiccioli per tutti. E poltrone in abbondanza: otto membri nel comitato esecutivo, più altri quattro nella cabina di regia e una quindicina di dipendenti. Grazie al contributo di questa preziosa forza lavoro, fra l'altro, l'Odi si è distinto, nell'indimenticabile estate 2011, per aver pubblicato sul suo sito un sondaggio destinato a passare alla storia. La domanda, infatti, era: «Che cosa pensa di questa iniziativa?». E le risposte possibili: a) Mi piace molto; b) Era ora di fare una cosa del genere; c) Bellissima idea. Purtroppo non c'era spazio per la risposta d).
Altrimenti sarebbe stata: posto che l'iniziativa è geniale, chi l'ha pensata?
In effetti, ci vuole un genio per pensare un sondaggio così. E ci vuole un genio per inventarsi un simile ente pubblico capace di riciclare un politico scaduto. Dev'essere, più o meno, lo stesso genio che in Rai ha nominato un dirigente «addetto ai premi». Giuro, esiste davvero: si chiama Antonio Bruni e dal 1994 non fa altro che girare il mondo per ritirare statuette e targhette che la medesima Rai giudica inutili. Ha presenziato a 900 concorsi, ha visitato 60 Paesi, ha ricevuto 550 riconoscimenti, 8 Ninfe d'oro, 2 rose d'oro, le Magnolie di Shanghai, salami, vini, prosciutti e i maglioni di lana della Norvegia. «Questi Festival valgono zero» dicono in viale Mazzini dove fanno di tutto per mandarlo in pensione. Ma Antonio non ci sente: a lui quel lavoro piace, come racconta al «Fatto Quotidiano». E siccome si sente incompreso, tra un viaggio e un altro, per consolarsi, scrive poesie dedicate al cetriolo:
«Di ruvido aspetto / è rigido e muto / depura le rughe / difende la dieta / si sposa allo yogurt / corteggia insalata...».
Tagliare le poltrone? Ma figuriamoci. Nemmeno quella del dirigente Rai addetto ai premi, nemmeno quella dell'uomo che corteggia l'insalata con lo yogurt. Non si riesce a cancellare nulla di nulla. E allora avanti: libero cetriolo in libero Stato. Volete negare un incarico? Volete negare una cadrega? Volete negare una consulenza? Macché: l'Italia è il Paese dei consulenti. Siamo poveri in canna, ma così ricchi da permetterci 300.000 esperti pagati a peso d'oro per consigliare un po' di tutto, dall'«educazione degli adulti» al «project management in tema di cambiamenti climatici», dall'«atlante dell'agricoltura» al libro genealogico degli equini agricoli. La spesa? In tutto quasi 1 miliardo e mezzo l'anno. Poi dicono che i consigli non sono preziosi...
Un avvocato di Napoli, a libro paga della Asl 5, in tre mesi ha ottenuto la bellezza di 1610 incarichi (1610!). L'Emilia-Romagna divenne famosa per aver pagato le vacanze in giro per il mondo ai turisti per caso Patrizio Roversi e Susy Blady (1 miliardo delle vecchie lire); la Provincia di Trento non ha potuto fare a meno per molto tempo di un collaboratore ittico; Perugia riuscì nella mirabile impresa di inventare addirittura il «consulente in sconti» e la Toscana ha battuto tutti assumendo tre esperti, a 145.000 euro l'uno, per ammirare il panorama. In Basilicata qualche tempo fa furono assunti alcuni collaboratori esterni per un'iniziativa tesa a «presentare la nostra regione come un ponte verso il Sud del Paese e un'ideale crocevia ecumenico». C'era scritto proprio così: «un'ideale», con l'apostrofo. Una bella partenza per un'iniziativa che voleva essere improntata sulla cultura, no?
A Firenze, qualche anno fa, sono arrivati perfino a pagare 13.000 euro alcuni consulenti che avevano il compito di contare le rastrelliere per le biciclette. Non scherzo. Stavano lì e contavano: una rastrelliera, due rastrelliere, tre rastrelliere... Ora dico: se il censimento delle rastrelliere doveva proprio essere fatto, non bastava nella circostanza un impiegato?
Un messo comunale? Un qualsiasi fattorino? Ci voleva proprio un consulente esterno? Che competenza specifica bisogna avere per contare le rastrelliere? Che laurea bisogna aver preso? Astrofisica del raggio e del cerchione? Microeconomia della pedivella?
Purtroppo non sono notizie destinate solo all'archivio. Tutt'altro: lo spreco continua. A La Spezia, dopo la tragica alluvione dell'autunno 2011, la Provincia propone di assumere 50 consulenti. Perfetto, no? Non ci sono soldi per mettere in sicurezza il territorio, ma per pagare inondazioni di carte, eccome, se i soldi si trovano. Il Comune di Milano pensa di utilizzare il denaro incassato vendendo Serravalle e Sea per assumere 18 nuovi dirigenti, l'Amia di Palermo non riesce a ripulire le strade dall'immondizia ma spende 200.000 euro in un mese per consulenze d'oro.
E al ministero della Pubblica amministrazione, non sapendo bene a che cosa serve il Formez (Centro di ricerca e formazione per la Pubblica amministrazione), s'inventano comunque la sua copia: il Formez bis.
L'unica cosa certa dell'istituto gemello è il costo: 4,5 milioni di euro. E lo stipendio del presidente: 20.000 euro al mese, più una casa di prestigio a Roma e 70.000 euro di premio di produttività...
Come ogni governo in scadenza, anche il governo Berlusconi nel novembre 2011 ha fatto la sua raffica di nomine. Una poltrona non si nega a nessuno: mogli, parenti, amici, amici degli amici, da Gigi Marzullo alla moglie dell'ex onorevole Antonio Martusciello. D'altro canto, con tutto quel che si spreca, vorrete mica risparmiare proprio sui gettoni di partecipazione? Macché: in Trentino-Alto Adige c'è un professore che nel 2011 è stato pagato (19.200 euro) per realizzare un seminario intitolato:
«In dialogo con il professore». (Un esercizio di docenza solipsistica?
L'autoerotismo dell'insegnamento? Un soliloquio davanti allo specchio?) In Friuli c'è una dottoressa che ottiene un compenso di 12.000 euro lordi per «attività di supporto e informazione in tema di parità di genere». E il quotidiano «Il Centro» nel settembre 2011, sotto il grande titolo Pescara, record di consulenze, rivela che il Comune brucia per gli esperti 300.000 euro l'anno, circa il doppio di quanto spende per gli aiuti alle famiglie in difficoltà. Fra i vari consulenti pagati, anche un veterinario: prende 12.000 euro lordi per la direzione scientifica di un museo che non è mai stato aperto...
Le mille poltrone inutili che nessuno riesce a tagliare, titolava «la Repubblica» nel 2010. E calcolava: «il Paese che vive a gettone» ci costa 1 miliardo di euro l'anno. Ecco: sono passati quasi due anni da quell'inchiesta e abbiamo il piacere di comunicarvi che non è cambiato nulla. Semmai qualcosa è peggiorato.
Prendete l'Istituto agronomico per l'oltremare, organo di consultazione per il ministero degli Esteri, con sede a Firenze, 1 direttore generale e 47 membri di staff, fra manager, impiegati, tecnici e addetti alle comunicazioni: pensate che con la crisi alle porte qualcuno cerchi di risparmiare qualche euro? Macché: l'Istituto agronomico per l'oltremare è sempre lì, progetta nuovi master sull'irrigazione, si preoccupa della diffusione in Pakistan dell'oliva ascolana tenera e della nocellara del Belice, ed elabora progetti per il miglioramento e la valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al Jufrah in Libia. Senza preoccuparsi, fra l'altro, se le oasi (con relativi datteri), in Libia, siano sopravvissute o no alla guerra civile.
L'Eiut, l'ente di irrigazione di Toscana e Umbria, è stato soppresso, ma solo per due mesi: chiuso nel settembre 2010, è stato resuscitato nel dicembre dello stesso anno. E il Banco nazionale di prova per le armi da fuoco di Gardone Val Trompia? Immarcescibile pure quello. Pareva destinato alla soppressione, invece ha semplicemente cambiato indirizzo.
Ora è ospitato dalla Camera di commercio. Per il resto? Tutto uguale, come declama il suo sito internet: 12 membri, nominati dal ministro dello Sviluppo economico, ha appena stampato un libro per celebrare i suoi cent'anni di attività (1910-2010), partecipa alle fiere internazionali (Milipol Parigi, ottobre 2011) e fa sapere di aver acquistato una cinepresa di ultima generazione, ultrarapida, modello «vision research mod. fantom», che può girare filmati «con una capacità di ripresa fino a un milione di frame al secondo». Roba tecnologica, si capisce: del resto, si sa, le poltrone non fanno mai parte solo del passato. Sono sempre proiettate verso il futuro. Costi quel che costi.
Il ministro Roberto Calderoli ci aveva provato nel 2009: via 34.000 enti inutili, bruciano risorse solo per sopravvivere, aveva annunciato. Nel 2010 è lo stesso ministro, però, a dover ammettere: «il percorso iniziato non ha consentito di raggiungere i risultati sperati». E un anno dopo, nel giugno 2011, il web giornale «Linkiesta» rivela: «A oggi, leggi approvate alla mano, gli enti soppressi sono stati poco più di 20, per l'esattezza 24».
In termini percentuali, cioè, Calderoli ha tagliato lo 0,06 per cento degli enti inutili da lui medesimo censiti. Gli altri resistono eroicamente. Come l'Opera nazionale dei figli degli aviatori, nata nel 1923 per assistere gli orfani ai tempi di Baracca, e che ancora oggi può contare su un consiglio d'amministrazione composto da 5 persone, più 1 segretario, 3 revisori dei conti e 7 dipendenti. O come la Fondazione ente ville vesuviane, nata negli anni Settanta da un consorzio fra Stato, Regione, Provincia di Napoli e Comuni vesuviani, e che vanta 1 presidente, 4 membri del consiglio di gestione, 1 direttore generale, 3 revisori dei conti, 2 dipendenti all'ufficio amministrativo, 3 all'ufficio tecnico e 2 all'ufficio eventi. Oppure ancora come l'Istituto di beneficenza Vittorio Emanuele III, nato nel 1907 per assistere gli ufficiali pensionati delle Forze armate, e che oggi, lungi dall'essere abolito, ha solo cambiato nome. Si chiamava istituto, ora si chiama fondazione. Risultato? Manco sulle sillabe si riesce a risparmiare.
E in Sicilia? Qui, come al solito, sono capaci di strafare. C'è persino una commissione «per la qualità del paesaggio», oltre a una cabina di regia per i fondi europei (1 presidente, 5 componenti) che in un intero anno si è riunita 3 volte per un totale di 7 ore di lavoro. E poi c'è una miriade di commissioni consultive su commercio, artigianato, pesca, miniere, industria, per una spesa complessiva di 7 milioni di euro l'anno.
A leggere il lungo elenco degli enti inutili al sapor di marsala e arancini, restano però senza risposta alcune domande fondamentali: a che serve un osservatorio regionale sul commercio, visto che la Regione già finanzia le Camere di commercio? Perché oltre al dipartimento interno per la formazione è necessario foraggiare un comitato apposito per la «formazione della polizia municipale»? Che faranno i 70 membri delle commissioni provinciali per la «manodopera agricola»? E a che serve la commissione regionale per l'occupazione che si riunisce meno di una volta al mese? Ha mai risolto uno dei problemi occupazionali dell'isola, a parte naturalmente quelli dei 10 componenti della medesima commissione?
Ma non di sola salsa sicula si nutre il Poltronificio Italia. Che dire, per esempio, delle società per azioni controllate dagli enti locali di tutto il Paese? Sono oltre 7000, con 24.310 consiglieri d'amministrazione, più revisori dei conti, sindaci, comitati di sorveglianza, per un totale di circa 80.000 persone e un costo (solo in compensi e benefit) pari a 2,5 miliardi l'anno. Il numero di queste Spa municipali e regionali, come raccontano Enrico Del Mercato ed Emanuele Lauria sulla «Repubblica», è esploso negli ultimi anni, e non sempre a ragion veduta: l'Arsea (1 direttore generale, 3 impiegati), nata nel 2006 a Catania per agevolare l'erogazione di contributi agli agricoltori, nel 2011 non aveva ancora esaminato una pratica; il Centro tipologico nazionale (5 consiglieri d'amministrazione), trasferito nel 2005 da Bologna a Catanzaro per far diventare la Calabria «baricentro nazionale dello sviluppo dei processi e dei prodotti delle costruzioni», nel 2011 non aveva ancora iniziato l'attività; la società Terme di Fogliano, nata negli anni Ottanta a Latina per creare una stazione termale, ha fallito la sua missione: da sette anni è in liquidazione ed è già costata oltre 7 milioni di euro senza aver mai combinato nulla.
Eppure, ancora nel luglio 2011 ha pubblicato un bando sul sito del Comune per la selezione di un direttore minerario. Compenso: 11.000 euro per sei mesi.
C'è una struttura, l'Eipli, Ente per l'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Campania, che ha ottenuto un record da Guinness: è l'ente più prorogato e costoso d'Italia. Nato nel 1947, formalmente chiuso nel 1979, da allora ha avuto salva la pelle per 31 volte, tante quante è stato approvato un apposito decreto per tenerlo in vita, con il suo carico di 250 milioni di euro di debiti. Il record per il maggior cumulo di poltrone spetta invece, secondo quanto scrive il «Trentino», al presidente della società elettrica municipale di Trento: ne occupa contemporaneamente 16.
E la Fiera del Mediterraneo, a Palermo? La inaugurò Giovanni Gronchi negli anni Sessanta, doveva essere un punto d'incontro importante fra l'Europa e il Nordafrica: è stata messa in liquidazione nel 2008, le hanno pignorato pure i mobili e i tappeti, nei padiglioni vuoti non si organizza nemmeno più un mercatino delle pulci. Però restano i 35 dipendenti, pagati ogni mese per non fare nulla, se non ricordare i bei tempi quando i soldi da queste parti scorrevano a fiumi, e si potevano dilapidare in consulenze inutili e viaggi-vacanza al Plaza di New York con suite, auto blu e abbondanza di comfort.
Enti inutili? Si capisce. Ma siamo sicuri che siano proprio così inutili?
Macché, l'abbiamo già detto: sono utilissimi. A moltiplicare le poltrone. A conservarle. Ad affidarle a chi non le merita, per esempio. Non a caso gli organici delle società comunali e regionali sono pieni zeppi non solo di politici riciclati, ma anche di parenti illustri: la cognata del vicesindaco, la moglie dell'assessore, i cugini dei consiglieri comunali.
Dall'Atac di Roma all'Asia di Napoli, dall'Amia di Palermo all'Actv di Venezia, la Parentopoli della poltrona dilaga in tutta Italia. Una cadrega non si nega a nessuno, specie se è «figlio di». L'esempio, del resto, viene dall'alto. Come pensare che si possa davvero cambiare un Paese in cui i due uomini politici che dovrebbero rappresentare il cambiamento, cioè Bossi e Di Pietro, alla prima occasione piazzano i loro figli sulla seggiola più alta, quella di consigliere regionale e/o provinciale? Il Trota e il Cefalo, li hanno ribattezzati. E, in effetti, la loro nomina è un messaggio chiaro: ancora una volta vogliono prenderci a pesci in faccia. Con il permesso del consulente ittico, s'intende.
Le stravaganti consulenze della Sicilia
Tipo di consulenza, Chi affida la consulenza, Nome ufficiale della consulenza
Esperto in sicilianità
I veri dati del divario tra il Nord e il Sud di Paese: un nuovo conto economico regionale
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Consulenza sulle problematiche inerenti le pro loco e le attività bandistiche
Attività di rilevanza sociale nello sport e nello spettacolo Monitoraggio e caratterizzazione delle popolazioni siciliane di rana verde
Valorizzazione del germoplasma in collezione presso il vivaio Federico Paulsei
Fonte: http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/poflal/PIR_PORTALE/PIR_Consule n2e.
Consulente
incarico
(23 anni, studente in legge, suona il piano alle serate e ai matrimoni) Maria de los Angeles Garcia 40.000,00 18/11/2010
CarmeloArcoraci 2065,82
20/09/2011 31/10/2011 Cessazione
mandato assessore 19/10/2011
Simona Romano 4131,64
02/08/2011 01/10/2011
Giovanna Perricone 3000,00 ottobre 2010 marzo 2011
Stefania Campesi, Simona Puglia 46.380,00 5/10/2009 4/10/2012