Epilogo

Presentando nel 1969 la ristampa di My Bondage and My Freedom, lo storico Philip S. Foner scriveva:

Il nome di quest’uomo è Frederick Douglass. Dovrebbe essere un nome famoso nella storia americana — collocato a fianco di quelli di Jefferson e Lincoln. Eppure, solo recentemente è stato riscattato dall’oblio a cui l’aveva consegnato la nostra storiografia [26].

Ma mentre gli storici dimenticavano, c’era sempre chi ricordava. Nello stesso anno, nello scantinato di una chiesa di New York, registravo le canzoni di protesta e di lotta di un musicista nero, militante del movimento dei diritti civili, che aveva organizzato i primi gruppi di autodifesa armata nel Sud. Il suo nome era Frederick Douglass Kirkpatrick.

Più tardi, nel 1986, in Kentucky, ero ospite di un ex minatore nero: un uomo intelligente e colto, con un passato di sindacalista e attivista per i diritti civili. In casa sua c’era un nipote, di nome Frederick. Gli chiesi: «Per Frederick Douglass?» E lui mi rispose: «Sì».

Alessandro Portelli