CAPITOLO 11
Quando, verso l’imbrunire, arrivarono ad Augusta, Buck arrestò la macchina sull’angolo tra il Corso e la Sesta Strada.
Nessuno si aspettava quella fermata nei quartieri bassi, e Tai Tai chiese a Buck perché si fosse fermato.
La casa di Jim Leslie era nel quartiere signorile, su al Poggio.
“Perché ti sei fermato?” Tai Tai chiese.
“Perché io scendo qui e vado al cinematografo,” rispose Buck.
Rispose senza nemmeno voltarsi.
“Non voglio andare da Jim Leslie, io,” disse.
Scese, e Shaw scese dietro a lui. Aspettarono sul marciapiede per vedere chi altri sarebbe sceso. Infatti, dopo un minuto di esitazione, anche Darling Jill e Rosamond uscirono dalla macchina.
“Ma sentite,“ Tai Tai disse. ”Mica potete lasciare tutto sulle mie spalle. Qualcuno bisogna che venga con me e mi aiuti a convincere Jim Leslie…“ “Vengo io con te,” disse Griselda.
Intanto Will era sgusciato fuori a sua volta.
“Io faccio meglio a non venire,“ disse. ”Se vengo vado in bestia solo a sentirlo parlare, e lo accoppo.“ Disse Darling Jill: “No, Will, accompagnalo… Tai Tai ha bisogno di uno come te che lo aiuti.“ “E perché non vai tu?“ Will rispose. ”Dici agli altri di andare, ma tu te la svigni…“ “Non aver paura di Jim Leslie,” disse Griselda.
“Non aver paura… Non ti farà nulla.” “Chi ha detto che ne ho paura?” Will gridò. “Io non ho paura di nessuno.” E Tai Tai disse: “Non perdiamo tempo a discutere, ora. Resteremo qui a discutere tutta la sera e la notte, se cominciamo.“ Buck e Shaw voltarono le spalle alla macchina, si misero a camminare su per la strada verso gli annunci luminosi dei cinematografi. Rosamond, vedendo che se n’erano andati, corse loro dietro.
“Oh, vengo io allora,” disse Darling Jill. “Poco m’importa.” “Bene,“ Tai Tai disse. ”In tre siamo già abbastanza, se Will non vuol proprio venire.“ “No, non vengo,“ disse Will. ”Resto qui a girare un poco finché non tornate.“ Darling Jill salì al volante. Griselda scese dal posto di dietro per salire accanto a Darling Jill. E così Tai Tai rimase solo sull’ampio sedile posteriore.
“Girerò un poco qui intorno,” disse Will, di nuovo.
Egli cominciò a camminare, lungo il marciapiede, e camminando guardava le finestre delle case.
Le case avevan balconi con le balaustre di ferro, ai secondi piani, e in quei balconi sedeva gente che guardava giù sul marciapiede.
Qualcuno chiamò Will per nome e Will andò da quella parte cercando tra le facce in alto.
Griselda perse allora ogni speranza.
“Addio Will,” disse, sottovoce.
Una ragazza si mise a parlare, rivolta a Will, da un balcone. Ma Will passò oltre. E la ragazza lo maledisse, gli gridò dietro ogni sorta di parolacce.
Darling Jill diede in una risatina, bisbigliò qualcosa all’orecchio di Griselda. Bisbigliando, Griselda e Darling Jill parlarono un poco tra loro, e invano Tai Tai cercò di udire che cosa dicessero.
“Muoviamoci, ragazze,“ egli gridò. ”è una vergogna restar qui fermi a perder tempo.“ Darling Jill non gli diede retta. C’era una ragazza su un balcone che indicava Tai Tai alle altre. Egli se n’era accorto e teneva gli occhi bassi. Aveva paura che lo chiamassero, gli parlassero.
E infatti la ragazza che lo aveva indicato alle altre lo chiamò.
“Ehi, nonno,” chiamò. “Vieni su un momento…” Si voltarono Darling Jill e Griselda a vedere che cosa lui facesse. Ma nulla lui fece, desiderava soltanto andar via di là. In altre circostanze non gli sarebbe dispiaciuto che una ragazza gli parlasse, ma mentre era con Darling Jill e Griselda gli dispiaceva.
Gli chiese, col sorriso sulle labbra, Darling Jill: “Perché, davvero, non vai su un momento?” Tai Tai arrossì dietro la sua pelle di bronzo.
“Dannazione!” borbottò. “Dannazione!” “Va’ su, padre,“ disse Griselda. ”Ti aspetteremo.
Va’ su a divertirti un poco!“ “Oh, dannazione!“ Tai Tai borbottò. ”Ma io ho passato l’età.
Non fate le sciocche.“ La ragazza, ora, si sporgeva dal balcone e indicava le scale che si aprivano sulla strada. Era molto giovane, di sedici anni o diciassette, e Tai Tai, come a un certo punto la guardò, ebbe quasi voglia di accettare il suo invito. Ma non osava, così in presenza di Darling Jill e Griselda. Non osava, e si asciugò il sudore della fronte, strinse forte tra le dita il biglietto da un dollaro che teneva in tasca.
Disse, dal balcone, la ragazza: “Ti decidi, nonno? Tu non sarai giovane più di una volta.” Tai Tai guardò Darling Jill e Griselda che di nuovo parlavan tra loro sottovoce, indicandosi la ragazza al balcone.
“Va’ su, padre,“ Griselda disse. ”Ti divertirai se vai su. E devi pur divertirti ogni tanto, dopo tutta la fatica che fai a scavare quelle buche.“ “Oh Griselda!“ protestò Tai Tai. ”è passato per me il tempo di fare queste cose.“ Con un fil di voce soggiunse: “Non mi tormentare.” Qui la ragazza si ritirò dal balcone, e Tai Tai diede in un sospiro di sollievo. Toccò Darling Jill sulla spalla perché partisse.
“Aspetta un altro minuto,” Darling Jill gli rispose.
Egli vide allora che Darling Jill e Griselda guardavano l’ingresso aperto della casa. Guardò anche lui, ed ecco che la ragazza del balcone apparve sul marciapiede.
Si tirò in dentro, sul suo sedile, Tai Tai, e avrebbe voluto sprofondare sottoterra, ma la ragazza venne diritto da lui, si affacciò dentro l’automobile.
“Io so che cos’hai,” disse. “Tu hai vergogna, nonno.” Arrossì Tai Tai, e si tirò ancora più in dentro.
Vedeva che Darling Jill e Griselda lo stavano osservando nello specchietto dell’auto.
“Avanti,“ continuò la ragazza, ”vieni un po’ su con me a rifarti la bocca.“ Darling Jill soffocò una risata.
Qualcosa disse Tai Tai, ma nessuno riuscì ad udirlo. E la ragazza salì sulla pedana, cercò invano di afferrarlo per un braccio. Egli continuava a tirarsi indietro, spostandosi sul sedile.
“O che diavolo hai?“ la ragazza gridò. ”Che non hai sangue nelle vene, o non hai denaro?“ Tai Tai pensò che forse si sarebbe liberato di lei se le dava a intendere di non aver denaro. Le rispose dunque con un cenno di diniego.
“Figlio di cane!“ la ragazza esclamò! ”Ho capito che cos’hai… Hai paura di spendere! Se sapevo che eri così tirchio, non ti avrei dato confidenza…“ Questo disse la ragazza e tuttavia non se ne andava. Cercava ancora, arrampicata sulla pedana, di afferrarlo per il braccio.
“Partiamo,” disse Tai Tai a Darling Jill. “Partiamo. è tardi.” Sbirciò un’ultima volta la ragazza, soggiunse: “è tardi!” Darling Jill avviò allora il motore, e si voltò a guardare se la ragazza fosse scesa dalla pedana. La ragazza aveva un piede in terra e uno sulla pedana.
Darling Jill fece indietreggiare la macchina di un metro o due, e la ragazza dovette togliere il piede dalla pedana. Partì poi la macchina, lasciandola sul marciapiede a maledire Tai Tai.
“Grazie, figliole,” Tai Tai disse.
Disse: “Se non partivamo avrei dovuto andar su con lei per tenerla buona. Non mi piace che una donna mi parli a quel modo in mezzo alla strada. Meno male che siamo partiti. Grazie.“ “Oh,“ disse Griselda. ”Mica ti avremmo lasciato andar su. Noi scherzavamo. Non ti avremmo lasciato andar su sul serio.“ “Bene, io non volevo andarci,“ disse Tai Tai. ”Ma non mi piace che una donna mi parli a quel modo in mezzo alla strada, e avrei finito per andarci. Meno male che siamo partiti.“ Attraversarono il ponte e infilarono un lungo viale.
Tai Tai era rimasto un po’ nervoso per il suo scontro con la ragazza e continuava a pensarci. Aveva conosciuto parecchie ragazze in quella parte della città dieci o quindici anni prima, ma tutte le ragazze di allora se ne erano andate da un pezzo e altre più giovani avevano preso i loro posti. Egli trovava che le ragazze della nuova generazione si comportavano in un modo piuttosto strano. Non se ne stavano, come quelle dei suoi tempi, nelle case o sui balconi.
Esse scendevano sulla strada a tirar fuori dalle automobili gli uomini. E scosse il capo Tai Tai, contento di essere ormai al sicuro.
“Dannazione!” disse. “Era una diavola, quella lì.” “Ci pensi ancora?” Griselda gli chiese.
“Se ci pensi ancora,” disse, “possiamo anche tornare indietro.” “No, inferno ladro!“ Tai Tai gridò. ”Portatemi dove avete da portarmi. Bisogna che veda Jim Leslie.
Mica ho il tempo da perdere con queste storie, io!“ Erano arrivati a un incrocio di tre strade e Darling Jill rallentò. Gli chiese: “Sai da che parte dobbiamo prendere?” “Prendi la strada più a destra,” rispose Tai Tai.
E indicò la strada in questione con la mano.
C’erano grandi case in quel quartiere. In distanza si scorgevano tra gli alberi grandi torri, i grattacieli degli alberghi a mezzacosta del Bon Air Vanderbilt.
Disse Tai Tai: “è una casa bianca a tre piani con un grande portico di marmo.” Procedevano lentamente, ora. E Tai Tai guardava le case da una parte e dall’altra del viale.
“Sono tutte uguali, di sera,“ diss’egli. ”Ma saprò riconoscere quella di Jim Leslie, appena la vedo.“ Darling Jill rallentò ancora, per attraversare una strada. Sull’angolo con quella strada c’era una casa bianca a tre piani.
“Eccola!” Tai Tai gridò. “Ecco la casa di Jim Leslie! Fermiamoci…” Uscirono dall’automobile, guardarono la grande casa bianca dietro agli alberi. C’era luce a tutte le finestre del pianterreno e ad alcune del primo piano.
Il portone era spalancato, ma la porta interna era chiusa. Tai Tai ebbe paura che fosse chiusa a chiave.
“Attenzione a non suonare,“ disse. ”Se suoniamo, Jim Leslie vede che siamo noi e magari ci manda via.“ Egli si avanzò e, in punta di piedi, salì i gradini, attraversò l’ampio portico. Darling Jill e Griselda lo seguirono da vicino.
Raggiunta la porta, Tai Tai l’aprì senza rumore.
“Eccoci dentro,” disse sottovoce.
Era soddisfatto.
“Ora,“ soggiunse, ”non gli sarebbe tanto facile mandarci via senza che gli abbia parlato.“ Lentamente fecero il giro dell’atrio, e Tai Tai guardò dentro una stanza sulla destra.
Jim Leslie li sentì, alzò gli occhi dal libro che leggeva. Era solo nella stanza. Sua moglie era in qualche altra stanza, probabilmente al piano di sopra.
Tai Tai varcò la soglia.
“Che fai qui?” Jim Leslie gli chiese.
“Io non voglio che tu venga qui,” disse. “Tu lo sai! Vattene!” Vide, dietro a Tai Tai, sua sorella e Griselda. Aggrottò la fronte.
“Oh!“ Tai Tai disse. ”Tu sei certo contento di vederci. è da molto, molto tempo che non ci vedi.“ “Chi vi ha fatti entrare?” chiese Jim Leslie.
“Nessuno ci ha fatti entrare. Siamo entrati da noi,” Tai Tai rispose.
“La porta era aperta,“ disse, ”e siamo entrati.
Così facciamo a casa nostra. Mica occorre bussare o suonare il campanello per entrare in casa, da noi.
Chiunque venga è sempre il benvenuto.“ Jim Leslie guardava Griselda.
L’aveva già vista una volta o due, da lontano, ma non si era mai accorto che fosse così bella. Ora si domandava come una ragazza così bella avesse potuto sposare un contadino. Tornò a sedersi.
“Perché sei venuto?” chiese a Tai Tai.
“è importante, figlio,“ Tai Tai rispose. ”Non sarei venuto se non mi trovassi nei pasticci.“ “Ti trovi nei pasticci? ” disse Jim Leslie.
E guardava Griselda.
“Pasticci di denaro, eh?“ soggiunse. ”Cavalo fuori dalla terra, il denaro, tu che scavi sempre.“ Disse Tai Tai: “Sì, il denaro c’è nella mia terra… La questione è solo che non l’ho ancora trovato.“ “E mai lo troverai,“ Jim Leslie disse. ”Sono quindici anni che lo cerchi, ma non lo troverai mai. Non c’è oro nella tua terra. Non c’è niente.“ “Ci sia o non ci sia,“ disse Tai Tai, ”io ho la febbre addosso e bisogna che continui a scavare. Del resto so bene che c’è e presto lo troverò. Ho un albino adesso, e lo troverò. Uno ch’è albino sa indovinare dov’è l’oro.“ Jim Leslie fece una smorfia di disgusto. Guardò, scuotendo il capo, suo padre; poi disse: “Questo è un parlar da negri. Sono i negri soltanto che credono in queste sciocchezze. Un bianco dovrebbe avere il buon senso di non lasciarsi prendere dalle superstizioni. Tu diventi peggio ogni anno che passa.“ Tai Tai alzò, per protesta, la mano.
“No,“ disse, ”tu sbagli a parlare. Io tratto scientificamente la cosa. Io sono per la scienza, sono scientifico. Quell’albino l’adopero in modo scientifico.
Sono scientifico, io.“ Jim Leslie non aveva altro da dire in proposito.
Si voltò a guardare lo scaffale dei libri.
Tai Tai si voltò anche lui. Si voltò prima da una parte, poi da un’altra, e si guardò tutto in giro.
Quei mobili e quei tappeti erano una rivelazione per i suoi sensi. I tappeti lo facevano pensare alla terra quand’è appena arata. Avevano la stessa cedevole morbidezza, e gli misero addosso voglia di camminare.
Egli cercò con gli occhi Griselda e Darling Jill, ma le due ragazze guardavano Jim Leslie che, affondato nella sua poltrona, aveva riunito le mani sotto il mento e osservava, studiava Griselda.