CAPITOLO 6.
Will giaceva sul fianco a guardar fuori dalla finestra la gialla casa dirimpetto quando sentì qualcosa di caldo contro la schiena, come un gatto che si rannicchiasse contro la sua pelle nuda.
Si voltò e diede in un’esclamazione.
“Perdio!” Darling Jill cominciò subito a cimentarlo. Gli tirò i capelli, gli passò la mano sulla faccia ammaccandogli il naso.
Chiese: “Ti faccio arrabbiare, Will?” “Altro che,” Will disse. “Tu mi fai spassare…” “Allora fa spassare anche me,” disse Darling.
Egli allungò il braccio per afferrarla, ma lei si sottrasse alla sua stretta. E di nuovo Will allungò il braccio, di nuovo l’afferrò, la tirò a sé. Ridendo, Darling Jill si mise a baciarlo sul petto.
Will si ricordò della moglie.
“Dov’è Rosamond?” le chiese.
“è uscita>“ Darling Jill rispose. ”è andata a comprare una scatola di forcine per i capelli.“ “Da quanto tempo è uscita?” “Un minuto o due.” Will si sollevò su un gomito, cercò di vedere di sopra ai piedi del letto.
“E Pluto dov’è?” chiese.
“Seduto fuori, sul portico.” Will lasciò ricadere la testa sul guanciale. Come Darling gli si attaccò al collo, egli le prese un seno con la mano, glielo strinse.
“Non così forte,” disse Darling. “Tu mi fai male.” “Ti farò molto più male prima di aver finito” Will disse.
E lei disse: “Prima baciami un poco, Will.” Egli l’abbracciò e la baciò. La baciò accanitamente, stringendola forte.
“Prendimi, Will,” Darling disse.
La donna della casa gialla dirimpetto si sporse dalla finestra a scuoter nell’aria lo straccio della polvere, varie e varie volte lo scosse.
“Prendimi,” Darling disse. “Non posso più aspettare.” “Io nemmeno,” disse Will.
Si sollevò un momento sulle mani e le ginocchia per sciogliere i capelli di Darling Jill, e fece scendere più giù il cuscino. A lungo sentì la voce di lei gridargli dentro l’orecchio. Poi la guardò e lei gli sorrise.
“Ah, che bello è stato,” lei disse. “Fammelo un’altra volta.” Egli cercò di liberarsi dalla sua stretta, ma non vi riuscì.
“Fammelo un’altra volta,” Darling disse.
“Mica posso,” disse Will. “Mica posso così subito.” Di nuovo cercò di liberarsi.
“Allora me lo farai giù in Georgia?” Darling chiese.
“Certo,“ rispose Will. ”Se in Georgia è buono come qui in Carolina.“ “è anche meglio,” disse Darling.
“Davvero è meglio?” disse Will.
“è meglio sì,” disse Darling.
“Speriamo,” disse Will. “Altrimenti ti riporterò qui in Carolina.” “Ma io sarò sempre una ragazza di Georgia,” disse Darling.
D’improvviso, come un lampo in un cielo senza nuvole, qualcosa lo colpì con violenza sulle natiche.
Egli lanciò un urlo e, rovesciandosi, ricadde sul dorso e vide Rosamond in piedi vicino al letto.
Essa era lì, in piedi, e teneva minacciosamente la spazzola dei capelli in una mano, mentre con l’altra cercava di voltare Darling Jill a faccia sotto.
Vi riuscì alla fine, e colpì varie volte la sorella sulle curve senza darle modo di scappare.
Will si rese conto che faceva meglio a restare dov’era, e restò fermo tenendo d’occhio la spazzola di Rosamond nel timore che la moglie dovesse adoperarla di nuovo su qualcosa di lui.
Darling Jill si era messa a ridere sul principio, ma ora piangeva: i colpi di spazzola le avevan fatto venir fuori le vesciche.
Will si cacciò la mano sotto il sedere per strofinarsi il punto che gli bruciava. Egli guardò Darling Jill; vide ch’essa aveva il colmo delle curve rosso come fuoco e tutto gonfio.
“Perdio!” disse, a quella vista.
Intanto Pluto era comparso dietro a Rosamond e guardava con aria impietosita il tremante corpo di Darling Jill.
“Perdio!” disse Will. “Perdio!” “è questo tutto quello che sai dire?” Rosamond osservò. “Sono stata fuori non più di quindici o venti minuti e tu mi hai fatto questo… Che cosa pensi che direbbe Pluto se potesse parlare? Non sai che vuole sposarla?… Immagina un po’ che tu fossi andato fuori un momento e al ritorno mi avessi trovata a letto con Pluto… Che cosa diresti? “ Qui Darling Jill scoppiò improvvisamente a ridere.
E guardò Rosamond, guardò Pluto, scoppiò a ridere più forte.
“Mica con quel pancione, Rosamond,“ disse. ”Come potrebbe lui con quel pancione?“ Rosamond dovette reprimere un sorriso, ma Pluto si fece rosso in faccia. Egli rinculò e si voltò verso il muro. Avrebbe voluto sprofondare sottoterra.
Darling Jill riprese a piangere per il gran bruciare delle vesciche.
“Ascolta Rosamond,” Will disse.
Rosamond guardò Will.
“Con me ti fai anche pregare, alle volte,” disse.
“E invece con Darling Jill è bastato che venisse qui e l’hai presa. Mica è più bella di me, Darling Jill.“ “Ma che male c’è per una volta?” disse Will.
“Per una volta non c’è nessun male.” “Ecco tutto quello che sai dire,” Rosamond gridò.
“Tutte le volte che ti domando perché l’hai fatto, mi rispondi così. Ma ormai non si tratta più di una volta, si tratta di cento volte. Una volta con una e una volta con un’altra sono bene cento volte.“ Will voltò la testa quanto bastava per vedere Darling Jill con l’angolo degli occhi.
Disse: “Può darsi che sia perché è una ragazza della Georgia, Rosamond. Credo che sia per questo.“ “Anch’io sono della Georgia,” Rosamond disse.
“O almeno, lo ero prima di sposarti e venire con te qui in Carolina.” Will allora guardò Pluto, ma nulla gli suggerì la sua vista.
Disse dunque: “Rosamond, cara, io l’ho solo toccata e baciata, e appena l’ho baciata ho dovuto fare quello che ho fatto. Così è stato. è stato senza volerlo.“ “Vorrei avere un mazzapicchio,” Rosamond disse.
“Vorrei avere un mazzapicchio.” Will cominciò a riprender fiducia. Non aveva più paura di Rosamond, adesso. Pensava che avrebbe potuto strapparle di mano la spazzola se Rosamond avesse cercato di batterlo un’altra volta.
“E poi,“ disse, ”una ragazza come Darling Jill mica può andare attorno senza che qualcuno la prenda. è fatta a questo modo, Darling Jill.“ Rosamond parve tentata ad usare la spazzola un’altra volta, ma cambiò idea e corse al cassettone, dalla parte dove si trovava Pluto. Aprì il cassetto più alto e tirò fuori una piccola rivoltella.
“Per amor di Dio, Rosamond!“ gridò Will. ”Rosamond, cara, non fare sciocchezze.“ Darling Jill sollevò il capo a guardare. Will si rizzò a sedere sul letto, e si riparava il torace col cuscino.
“Per amor di Dio, Rosamond!” gridò di nuovo.
“Attenzione, Will Thompson,” Rosamond disse.
“Le botte sulle natiche passano, ma se ti ammazzo resterai morto.” “Tesoro,“ egli implorò, ”non lo farò più. Giuro davanti a Dio che non lo farò più. Se qualche ragazza mi viene davanti per farsi fare la piglio e la getto nel fiume… Giuro davanti a Dio che non lo farò più in tutto il resto della mia vita, Rosamond.“ Ma Rosamond premette il grilletto e la camera si riempì di fumo bianco. Essa aveva preso dì mira i piedi di Will, e Will saltò su per cercare di strapparle la rivoltella. Rosamond sparò di nuovo, la camera si riempì ancor più di fumo e la pallottola passò tra le gambe di Will. Egli era terribilmente spaventato. Si guardò le gambe per vedere se fosse stato colpito, ma aveva paura di perder tempo a guardarsi. Corse alla finestra e saltò fuori, toccò terra con le mani e i piedi, si rialzò, scomparve dietro la cantonata.
La donna della casa dirimpetto si affacciò proprio in quel punto. Essa vide Will svoltare nudo la cantonata e fuggire giù per l’altra strada a tutta velocità. Quando non lo vide più, guardò Rosamond ch’era apparsa alla finestra con la piccola rivoltella in mano.
Le chiese: “Era tuo marito?” Rosamond cercava con gli occhi da una parte e dall’altra della strada.
“Dov’è andato?” chiese alla donna.
“Giù per la strada qui sull’angolo,” la donna rispose.
E non seppe trattenere più una risata. Disse: “è una novità vedere Will Thompson scappare di casa a questo modo… Chissà Charlie come si torcerà dalle risa quando glielo racconto. Ed era nudo come un uccello senza penne. Era nudo come un pesce.“ Rosamond si ritirò dalla finestra e rimise la rivoltella nel cassetto. Poi andò a sedersi in un angolo della camera, cominciò a piangere.
Pluto non sapeva che cosa fare. Non sapeva se dovesse uscire a cercar Will e ricondurlo a casa, o se doveva restare ad adoperarsi a calmare le due donne.
Darling Jill si era chetata, non piangeva più tanto forte, ma Rosamond piangeva, piangeva. Pluto le mise una mano sulla spalla. Rosamond lo scosse via.
E Pluto pensò ch’era meglio se non faceva nulla di nulla. Sedette ad aspettare.
D’un tratto Rosamond si alzò dalla seggiola e andò a gettarsi sul letto, dov’era Darling Jill. Strinse Darling Jill tra le braccia e pianse più forte.
Pluto guardò le due sorelle consolarsi a vicenda.
Egli era interdetto di ciò. Si aspettava di vederle tirarsi i capelli, graffiarsi e dirsi parolacce. Invece esse piangevano insieme. Si comportavano come se soffrissero di un dolore comune.
Quando finì di singhiozzare Rosamond si rialzò in piedi e guardò la sorella. Darling Jill aveva sempre le curve gonfie e rosse, e doveva stare a faccia sotto. Rosamond la toccò dolcemente su una vescica come se volesse smorzarne in qualche modo il bruciore.
Le disse: “Resta così finché torno. Vado un momento in cucina.” Andò e un minuto dopo fu di ritorno con un vaso di sugna e un asciugamani. Sedutasi sulla sponda del letto intinse le dita nella sugna.
“Vieni qui, Pluto,” disse a Pluto.
Lo chiamò senza voltarsi.
“Vieni qui,” gli disse. “Aiutami.” Pluto le si avvicinò, arrossendo sino alla punta delle orecchie.
“Sollevala,“ gli disse Rosamond, ”e tienila, così com’è ora, posata sulle tue ginocchia.“ Pluto passò le braccia sotto Darling Jill e ne incontrò con una mano il petto, con l’altra le cosce.
Allora ritirò di scatto le mani, rosso di fuoco in faccia e sul collo.
“Ma che ti piglia?” Rosamond chiese.
“Forse è meglio che la sollevi tu,” rispose Pluto.
“Che storie son queste?“ Rosamond esclamò. ”Mica posso, io.
Non sono forte.“ Di nuovo egli passò le braccia sotto Darling Jill.
Lo fece serrando le labbra, con gli occhi chiusi.
“Così,” disse Rosamond. “Così.” Con Darling Jill sulle braccia Pluto si voltò e si mise a sedere sul letto, Rosamond cominciò subito ad applicare la sugna. Pluto avrebbe voluto vedere come l’applicava, ma non riusciva a staccare gli occhi dalla chioma di Darling Jill lunga sino a terra.
E Darling sussultò una volta o due sotto la mano della sorella, tuttavia restò ferma.
Quando ebbe finito, Rosamond si asciugò le dita in un panno e ripiegò l’asciugamani, ne fece una lunga benda a molte pieghe. Pluto guardò allora le morbide natiche di Darling Jill con un improvviso desiderio di toccarle. Ma di nuovo arrossì sino alla punta delle orecchie.
Gli disse Rosamond: “Aiutala ad alzarsi in piedi, Pluto. Sollevala e mettila coi piedi in terra.“ Così Darling Jill si trovò all’impiedi dinanzi a Pluto e alla sorella. Pluto teneva gli occhi fissi sul punto del suo corpo che aveva più vicino. Mentre fissava quel punto sentì che Darling Jill lo guardava dall’alto, ma non poté sollevare la faccia verso di lei.
“Mi vuoi bene, Pluto?” Darling Jill gli chiese.
Tremò la faccia di Pluto, e il suo collo diventò più rosso che mai.
“Se non mi dici subito che mi vuoi bene, mi arrabbio,” mormorò Darling Jill.
Rosamond intanto le avvolgeva l’asciugamani intorno ai fianchi.
E aveva messo il broncio, Darling Jill; parlava imbronciata.
“Mi arrabbio sul serio,” soggiunse.
Pluto parlò come se stesse soffocando.
“Ma io sono pazzo per te,” disse. “Questo è un fatto.” “O perché,“ chiese Darling Jill, ”diventi tutto rosso in faccia e sul collo mentre mi guardi? “ e Pluto si sentì affluire dell’altro sangue alla faccia Senza sapere che cosa facesse tirò un filo della sopracoperta.
“Oh! io sono pazzo per te,” disse di nuovo.
“Ti piacerebbe sposarmi?” Darling Jill gli chiese.
“Oh, sicuro!“ egli disse. ”Ora stesso, o in qualunque altro momento tu voglia.“ E disse: “Questo è un fatto.” “Ma hai la pancia troppo grossa,” disse Darling Jill.
“Andiamo, Darling Jill,“ diss’egli. ”Questo non impedisce nulla tra noi due.“ “Se non l’avessi così grossa, potresti avvicinarti di più,“ Darling Jill disse.
“Andiamo, Darling Jill,” diss’egli.
Darling Jill gli rifece il verso: “E questo è un fatto,” disse.
“Andiamo, Darling Jill,” diss’egli.
Ora alzò le braccia, le passò intorno alla vita di lei.
E lei gli permise di avvicinarsi abbastanza per poterla baciare.
Pluto l’attirò tra le sue gambe, protese il capo, ma le labbra di lei restavano ancora troppo alte, troppo lontane. Pensò Pluto che bisognava si alzasse se voleva baciarla, e pensò che sarebbe stato più facile a lei chinarsi. Ma lei restava eretta, non si chinava. Poi d’un tratto si chinò un poco, toccando il corpo. E Pluto si sentì il suo petto caldo contro la faccia, cominciò furiosamente a baciarglielo.
A questo punto Rosamond li divise.
“Smettila, Darling Jill,“ gridò. ”Non ti vergogni a trattare così il povero ragazzo? Un giorno o l’altro egli perderà la pazienza.“ Darling Jill corse alla porta, e scomparve nell’altra stanza, tenendosi l’asciugamani intorno alla vita.
Pluto restò a sedere, tutto stordito, con le braccia ciondoloni e la bocca aperta. Rosamond, voltandosi, lo vide; e ne ebbe tanta pena che tornò indietro per fargli una carezza sulla guancia…