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SOPHIE
Domenica, 27 luglio 1997
Leon mi ha telefonato. Voleva venire da me ma ho inventato una scusa. Mi sento troppo in colpa per quello che è successo con Alistair. Ora come ora, non ce la faccio a guardarlo in faccia.
Mi pesa doverlo ammettere, però Frankie aveva ragione. Su tutto, ma principalmente su Leon. Avrei dovuto ascoltarla. È sempre stata la più sveglia tra le due. Capisce al volo le situazioni, la gente. Mi ha fatto passare indenne gli anni di scuola, quando nonostante la mia goffaggine nessuno si azzardava a prendermi in giro, perché ero la migliore amica della popolarissima Francesca Howe.
Il mio primo giorno di scuola qui a Oldcliffe (era passato poco tempo dal giorno in cui mamma aveva caricato me e Daniel sulla sua vecchia Ford per catapultarci dall’altra parte del Paese), mentre stavo in piedi davanti alla mia nuova classe, davanti a ventotto bambini sconosciuti che mi fissavano, ho visto lei come un bellissimo fiore in mezzo a un campo di erbacce. E quando la maestra ha chiesto chi voleva avermi come compagna di banco, lei ha subito alzato la mano. Incredibile: quella bellissima bambina con gli occhi verdi voleva essere mia amica. Da quel momento sono sempre rimasta avvinghiata a lei come una cozza. Tanto che alcuni bambini della nostra classe mi chiamavano Bostik, proprio perché le stavo sempre appiccicata. Non mi chiamavano Quattrocchi, o Racchia, o Spilungona, ma Bostik, appunto.
In seguito, crescendo, diversi compagni hanno cominciato a provare antipatia nei suoi confronti, dicevano che era arrogante, piena di sé. Ma non era vero. Sotto l’aspetto impeccabile si nascondeva in realtà un’adolescente insicura che, come tutti i coetanei, voleva solo piacere agli altri.
Mi proteggeva. È sempre stata la sua intenzione. Solo che a volte mi dava fastidio sentire di non poter neanche respirare, senza il suo permesso. Alla fine, quando lei si è trasferita, dopo dieci anni di amicizia, ho dovuto imparare a stare in piedi sulle mie gambe. E questo è il bel risultato che ho ottenuto!
Non so se potrò mai perdonarmi.