Grimjank

di W.T. Webb

 

 

Titolo originale: Grimjank 

 

 

 

Obbedendo a un impulso improvviso, Ian Dalman attraversò lo spoglio cimitero senza alberi in direzione del cancello. Poi, invece di dirigersi a casa sua, accanto alla chiesa, si incamminò a passo lento lungo Quay Street, verso il molo.

Era pomeriggio inoltrato, il cielo era grigio e l’oscurità incombeva sul mare, mentre un forte vento freddo spazzava l’isola da nord.

Mentre metteva piede sulle tavole bagnate del molo, notò che uno dei pescherecci dell’isola stava ritornando a terra. Vide che si trattava della imbarcazione di Roger Stirk, la Ida. Al timone c’era il vecchio Roger, assistito dal giovane Roger, suo figlio, e da Ralf Bruce, suo genero. L’imbarcazione, piccola ma solida, stava fendendo un paio di forti onde a prora e rollava pesantemente sul mare increspato. 

Poi il reverendo Dalman udì delle voci venire da Quay Street, voci eccitate di bambini che superavano il lamento del vento e le vibrazioni del motore della Ida. Si voltò e vide la figlia del vecchio Roger, Freda Bruce, dirigersi verso il molo con Kirstie e Rhoda, le sue due gemelle. Le bambine portavano cappellini dai colori vivaci e sciarpe di lana lavorate nei tradizionali disegni dell’isola. La madre non portava cappello, e i lunghi capelli rossi ondeggiavano al vento. 

Dalman le salutò con la mano e poi tornò a guardare la Ida, con il vecchio Stirk al timone, rallentare per accostarsi al molo. 

Ralf Bruce, con i ribelli riccioli neri che gli uscivano da sotto il cappello a punta, era in piedi sulla tolda bagnata e si teneva in equilibrio seguendo il rullio della barca. Manovrava con destrezza il cappio della gomena di ancoraggio, pronto a lanciarla intorno al palo d’ormeggio.

Il pastore dell’isola notò che il giovane pescatore non era del solito umore allegro. Rispose a malapena al cenno di saluto di Dalman e continuò a guardare con aria torva, da sotto le spesse sopracciglia nere, qualcosa che si trovava a poppa del peschereccio. Quando la Ida si fu accostata al molo e le piccole Kirstie e Rhoda corsero incontro alla imbarcazione, salutando a gran voce il padre, lui rispose senza molto calore. 

Poi il giovane Roger Stirk, con la punta del berretto sopra l’orecchio destro, si issò sul molo da dietro coperta e aiutò il cognato a completare l’ormeggio.

Mancava qualcosa, pensò improvvisamente Dalman. Rimase un attimo perplesso, cercando di capire cosa fosse. Di colpo si rese conto. I gabbiani! Quando un’imbarcazione tornava dalla pesca, era seguita da uno stormo vociante e disordinato di gabbiani. Ma questa volta non se ne vedeva neppure uno. Dalman rifletté sulla causa di questa assenza.

— Cos’hai nella rete, nonno? — chiese una delle gemelline non appena il vecchio brizzolato con il berretto di stoffa e il pesante maglione fatto a mano saltò giù dalla barca. La sua faccia segnata, con i grossi baffi bianchi spioventi, sembrava quella di un guerriero vichingo. 

— Niente pesce nelle reti, proprio così — disse cupamente. — E neppure nella stiva. 

— Niente pesce? — disse Freda, spostando lo sguardo dal padre al marito, e poi ancora al padre. Un mezzo sorriso le aleggiava sulla faccia rosea coperta di lentiggini, come se pensasse che il vecchio stesse scherzando. 

— Mi hai sentito! — disse Roger Stirk, tirandosi con forza i baffi spioventi. 

Freda si avvicinò al suo uomo che era appena saltato a terra con la sacca vuota buttata su una spalla.

— Ralf, cosa sta dicendo il papà? Niente pesce? 

Ralf Bruce fece una risatina e indicò la rete che giaceva in un mucchio informe a poppa della Ida, una massa ingarbugliata di corde e alghe. — Papà ha ragione, Freda. La sfortuna ci ha perseguitato per tutto il viaggio. Non abbiamo preso nemmeno una sardina. Da’ un’occhiata alla rete! Dopo sette giorni e sette notti di magra, abbiamo preso la retata più pesante della stagione. Ma non è un pesce! Forse un cadavere o qualcosa del genere. Non so. Ma so che abbiamo fatto una fatica d’inferno a tirarlo su. Siamo stati davvero fortunati a non perdere la rete. Non ho mai visto delle onde così. 

Dopo aver lanciato una timida occhiata al pastore, Ralf diede un bacio alla moglie e poi si chinò ad abbracciare le figlie.

— Che cos’è, allora? — chiese Freda, allungando il collo per guardare la rete oltre le ampie spalle del marito. — Cos’è che ha provocato quel groviglio? Non dire che è un cadavere! Porta sfortuna! Non potete liberarvene di qualunque cosa si tratti? 

— Ci abbiamo provato, sorella cara — disse ironicamente il giovane Stirk. 

— Perché non proviamo ancora? 

— Non adesso — disse il capitano. — Si sta facendo buio e si sta preparando un’altra tempesta sull’oceano. Di qualunque cosa si tratti, per stanotte può rimanere nella rete. Lo tireremo fuori domattina. 

— Non è bene lasciare una cosa strana nella rete tutta notte — protestò Freda. — Se è un corpo morto ci porterà sfortuna finché non avrà avuto sepoltura. Ai tempi di mia nonna qualcuno pescò un cadavere, e quello perseguitò l’isola sotto forma di vampiro! 

— Dicerie di donnette! — brontolò Roger, tendendo le mani grosse e callose per stringere quelle delle gemelle. Dopo un cenno rispettoso verso il pastore, lui e le nipotine si avviarono verso casa, seguiti da Freda e Ralf, con il giovane Roger che dietro di loro trascinava pesantemente gli stivaloni da mare. 

Ian Dalman li osservò avviarsi verso la strada principale del villaggio. Poi, dopo un’ultima occhiata alla Ida, si incamminò dietro di loro. Anche lui aveva sentito parlare del vampiro che molti anni prima aveva battuto l’isola. 

 

Quella sera il reverendo Ian Dalman era seduto accanto al camino quando sentì bussare alla porta. Si alzò dalla poltrona, posò il libro e andò a vedere chi c’era. Sotto il portico c’era Mary Richie, l’organista della chiesa, con un berretto di lana sui riccioli castani e il colletto del pesante cappotto in tweed rialzato. Sembrava preoccupata.

— Entrate, Mary! 

Dopo essersi guardata alle spalle, la ragazza entrò nel vestibolo, stringendo nervosamente a sé la borsa con gli spartiti.

— C’è un uomo che si aggira nel cimitero — disse. — Ho mandato i bambini a casa dopo le esercitazioni di coro e stavo chiudendo le porte della chiesa per la notte quando l’ho visto. 

— Chi era? 

Mary scosse la testa, incerta. — L’ho visto bene in faccia, ma non l’ho riconosciuto.

Il pastore fissò incredulo la signorina Richie. — Uno straniero sull’isola a stagione così inoltrata? Come ci è arrivato? Dove abita? — Senza aspettare risposta, Dalman afferrò il cappotto dall’attaccapanni.

— Venite! — disse, infilandosi il cappotto e abbottonandolo in fretta. — Vi accompagno a casa. 

Il vento, all’esterno, preannunciava burrasca. Brandelli di nuvole passavano rapidamente sopra la luna. Ma durante gli intervalli di luce il chiaro di luna era sufficiente a illuminare la chiesa e le tombe, mentre i due vi passavano vicino. Il tozzo edificio appariva nero dietro le lapidi cupe. Alle spalle di Church Hill il cielo era immenso e senza stelle.

— Non si vede più — disse Ian mentre spingevano il cancello. — Siete riuscita a guardarlo bene in faccia? 

— Sì — disse Mary Richie, la voce esitante nel vento. — Ha la barba nera e i denti sporgenti, e camminava con la testa che gli ciondolava in avanti e le spalle ricurve. 

Quando furono in strada, la donna afferrò il braccio del pastore. — Eccolo là — disse indicando una figura che camminava a passo strascicato, cento metri davanti a loro.

All’incostante chiaro di luna e alla debole luce che usciva dalla doppia fila di finestre si poteva vedere l’uomo correre a passi goffi e insicuri verso la piazza in fondo alla strada. Le spalle dell’uomo erano ricurve e la grossa testa irsuta sembrava cadere in avanti come se i folti capelli e la barba fossero un peso insopportabile.

Dalman lo chiamò, ma il suo grido si perse nel vento, e lo straniero non se ne accorse. Continuò ad avanzare barcollando, come un ubriaco portato in avanti dal ripido pendio della strada. Quando la luna usciva dalle nuvole, la sagoma dell’uomo si stagliava netta, angolare e minacciosa, come un pipistrello avvolto nella propria ombra sussultante. Quando la luna era coperta dalle nuvole, l’uomo sembrava un fantasma indistinto, ondeggiante tra le pietre e i ciottoli bui del villaggio di pescatori.

Tra la fine di Quay Street e le prime assi del molo d’ancoraggio si apriva un ampio spazio di acciottolato chiamato la Piazza. Qui il pesce veniva scelto e diviso prima di essere inviato sulla terraferma, e durante l’estate veniva allestito un mercatino per vendere ai turisti uova, pesce, verdure e i pizzi e i lavori a maglia per cui l’isola era famosa.

Deserta, la Piazza era come un lago d’oscurità tra le due file di finestre illuminate e le due deboli luci del molo.

Proprio mentre lo straniero raggiungeva questa zona, la luna sparì per alcuni secondi e l’oscurità divenne completa, fatta eccezione per le luci del molo e della bianca schiuma delle onde che si rompevano contro i frangi flutti. Poi la luna ricomparve nuovamente, inondando di un chiarore opaco i ciottoli della Piazza che risplendevano come le scaglie di un grosso pesce. Ma l’uomo era scomparso.

— Forse ha un’imbarcazione attraccata qui — disse Ian Dalman, riluttante ad avventurarsi sul molo, dove il vento notturno ululava sinistramente e scagliava enormi spruzzi d’acqua sulle assi consumate e scivolose: un limbo di acqua cupa, violenta. 

Sulla soglia di casa sua, in Cross Street, Dalman augurò la buonanotte all’organista. Poi, stringendosi il cappotto addosso, si affrettò verso casa.

Una volta rientrato, per la prima volta in tanti e tanti anni mise il chiavistello alle porte.

 

Il mattino dopo, il reverendo fan Dalman incontrò Mary Richie all’angolo di Cross Street. Dopo essersi augurati il buongiorno e aver discusso brevemente del coro, si incamminarono verso il molo dove gli Stirk, padre e figlio, e Ralf Brute stavano issando la massa ingarbugliata della rete dalla Ida sul molo. 

Un forte vento continuava a incalzare nubi burrascose. I gabbiani emettevano strida acute mentre lottavano con il vento di burrasca o venivano scagliati attraverso l’aria come brandelli di carta. Il sartiame strideva. Le gomene e i paranchi risuonavano come tamburelli contro gli alberi scossi dal vento.

— Non vedo nessuna barca sconosciuta in porto — disse Dalman, guardando verso la piccola baia dove, protette dal frangiflutti ad arco, le familiari imbarcazioni degli isolani ballonzolavano all’ancora. 

Si era rivolto a Mary, ma Bruce, che aveva udito la sua osservazione, rispose: — No, reverendo. È un mese ormai che dalla terraferma non arrivano barche, ad eccezione del battello con la posta e le provviste.

Dalman si strinse nelle spalle. — La signorina Richie e io pensavamo di aver visto un forestiero...

— Ne sono più che sicura — affermò l’organista. 

Ralf Bruce diede loro un’occhiata dubbiosa da sotto le sopracciglie nere. Poi riportò la propria attenzione alla rete che sembrava avvolta in una massa polposa di alghe rosse e mandava un forte odore di granchi e cirripedi e vecchie travi sepolte da lungo tempo nelle profondità marine.

— Cos’hanno preso? — chiese Mary a voce bassa. 

— Lo sapremo fra pochi minuti — rispose Dalman. 

La rete da pesca e le fronde rosse delle alghe sembravano essersi sviluppate insieme come un immenso cesto pensile di piante rosse. Ralf e il giovane Stirk la tirarono fuori dall’imbarcazione. Poi il vecchio pescatore dai baffi bianchi cominciò a tagliare le alghe con il coltello per pulire il pesce, stando attento a non danneggiare la rete.

Il molo si ricoprì di lucidi e coriacei brandelli di alghe, prima che gli uomini fossero in grado di aprire la rete e di stenderla sulle tavole di legno.

All’interno c’erano altre alghe rosse di acqua fonda. Si contorcevano e si agitavano nel forte vento come uno strano mostro marino tentacolare pescato in profondità, che moriva in silenzio all’aria gelida.

Anche dopo che la rete fu aperta, il vecchio Stirk continuò a stracciare le alghe con il coltello. Il berretto gli era caduto e con i capelli bianchi e il pugnale scintillante ricordava, pensò Dalman, un sacerdote pagano che officiasse un sacrificio di sangue per propiziarsi un antico dio crudele.

Improvvisamente il vecchio borbottò qualcosa e raddrizzò la schiena. — Guardate un po’ qua!

Ian Dalman e Mary Richie si spinsero più vicino e videro un lungo fagotto di tela, simile a una mummia, imbozzolato nell’involucro di alghe.

— È un cadavere sepolto in una amaca da marinaio — disse Roger Stirk senior. — Guardate! C’è un nome o qualcosa del genere scritto sopra. Cosa dice? 

Si chinò nuovamente e grattò via il limo marino con la parte posteriore del coltello fino a scoprire una parola tracciata con la vernice sulla tela in rozze lettere nere.

— Grimjank — lesse Ralf Bruce. — Che lingua è? E cosa diavolo vuol dire? 

— Probabilmente il nome dell’uomo avvolto in quel sacco — disse il vecchio Roger, grattando via altro limo. — C’è qualcos’altro scritto sotto. 

Dalman fece un passo avanti vincendo un certo disgusto e l’impulso a portarsi il fazzoletto al naso. Esaminò la scritta sull’amaca.

Sotto la parola GRIMJANK riuscì a distinguere quattro parole tracciate sulla tela in strani caratteri gotici: JETH LAVMEL ZEKU SABAKOTH. 

— Che cos’è? — chiese Mary, allontanandosi dal fagotto maleodorante. 

— Molto probabilmente è il corpo di un marinaio che è stato avvolto nella sua amaca e sepolto in alto mare — spiegò i1 pastore alla ragazza. — Un marinaio, prima di essere sepolto in mare, viene talvolta avvolto in un’amaca imbottita di pesi e poi affidato alle onde. Questa è la prima volta che ne vedo uno con i miei occhi. Ci sono alcune parole tracciate sull’amaca. 

— Cosa dicono? 

— Non riesco a interpretarle — rispose Dalman, alzando improvvisamente lo sguardo verso un nuovo arrivato. 

— È un cadavere! — gridò la rossa Freda Bruce che si era avvicinata attraverso la Piazza, inosservata. — Un morto nella rete porterà sfortuna a tutti. 

Si voltò di scatto e attraversò di corsa la Piazza in direzione di Quay Street, diffondendo per il villaggio la notizia che suo padre aveva pescato un marinaio morto.

— Dobbiamo riportarlo in mare — disse l’uomo di Dio — e ributtarlo nelle acque profonde. 

Ma il vecchio pagano stava già tentando di aprire con il coltello i punti che tenevano chiusa l’amaca.

— Fermatevi, signor Stirk! — disse duramente il pastore. — State profanando un morto. 

Ma il vecchio Roger non gli diede retta. Tagliò i punti con la stessa facilità con cui avrebbe aperto un baccalà e divise le cuciture dell’amaca. All’interno giaceva il corpo di un uomo avvolto in un abito di lana scura.

Il cadavere era voltato a faccia in giù, con le mani nascoste sotto e la testa piegata in avanti. Stirk lo afferrò per una spalla e lo sollevò rigirandolo: la faccia dell’uomo era incorniciata da una folta barba da cui spuntavano grossi denti bianchi.

Mary stava guardando verso la piazza attraverso la quale Freda Bruce si stava ora avvicinando accompagnata da numerose donne avvolte negli scialli.

Dalman pose con gesto paterno il braccio intorno alle spalle dell’organista e cercò di strapparla dal molo e allontanarla dall’orribile spettacolo del cadavere sepolto da tanto tempo. Ma prima di andarsene, lei abbassò lo sguardo sulla faccia barbuta i cui occhi ciechi fissavano il cielo implacabile e tempestoso. Nel vederla, la ragazza soffocò un grido e nascose la faccia nella spalla del sacerdote.

— È ... è identico all’uomo che ho visto aggirarsi nel cimitero ieri sera — disse con voce tremante, mentre lui la trascinava lontano dal molo. 

Gli uomini che attorniavano il cadavere erano troppo presi dalla loro morbosa ispezione per notare quello che aveva detto la ragazza. Ma Freda Stirk la udì e subito riferì alle comari quanto aveva sentito, e insieme tirarono le conclusioni.

 

Dalman accompagnò Mary all’edificio scolastico e la lasciò in compagnia della madre che ne era direttrice. Poi ritornò alla Piazza.

La situazione era cambiata nel breve periodo in cui era stato lontano.

Gli Stirk, Ralf Bruce e una mezza dozzina di altri pescatori gridavano concitati mentre si davano da fare in gran fretta per innalzare al centro della Piazza un rogo con legname raccolto sulla spiaggia. Le donne dell’isola avevano formato un capannello. Le gemelline Bruce e alcuni altri bambini stavano giocando con i pezzi di alghe che ricoprivano il molo, lanciandoli in aria simili a pesci rossi che si contorcessero nel vento. Dan Paulus, il medico dell’isola, era nei pressi del punto in cui giaceva il corpo dell’uomo che già chiamavano Grimjank, semiavvolto nell’amaca.

— Buon giorno, pastore! 

— Cosa sta succedendo, dottor Paulus? 

Paulus, alto e bruno, sorrise ironicamente. — Una pira funeraria! Gli uomini hanno deciso di cremare il nostro signor Grimjank. Probabilmente è la cosa migliore da fare, date le circostanze. Non vogliono che possa ancora finire nelle loro reti. Io sto solo attento che quei bambini non tocchino il cadavere. Non credo che ci sia pericolo di infezione, ma non si sa mai.

— Eppure — disse Dalman — secondo me sarebbe meglio dargli nuova sepoltura in mare. 

Paulus sembrò leggermente divertito. — E perché?

— Ho la sensazione che un marinaio sepolto in mare dai suoi compagni abbia il diritto di riposarvi in pace. Quando viene disturbato come è successo a questo, l’unica cosa da fare è restituirlo nuovamente al mare. 

Paulus lanciò un’occhiata al cadavere. — Sono più che sicuro che a Grimjank, se questo è il suo nome, la cosa non interessa più. E in ogni modo il mare è troppo brutto perché si possa far uscire una barca.

Prima che Dalman potesse replicare, il medico cambiò argomento. — Come studioso di lingue, cosa pensate della scritta sull’amaca?

Jeth Lavmel Zeku Sabakoth — disse lentamente Dalman. — I caratteri sembrano vagamente gotici e le parole hanno un sapore semitico, ma non appartengono a nessuna delle lingue che ho studiato. 

Mentre il sacerdote e il medico conversavano sul molo, i pescatori dell’isola aggiungevano assi rotte e pezzi di vecchie cassette da pesce, ceste di vimini e trappole per aragoste alla catasta di legname innalzata sulla Piazza.

— Cosa c’è di vero nel fatto che voi e Mary Richie avreste visto un visitatore notturno sull’isola? Le vecchie comari vanno in giro a raccontare che è il famoso Vampiro del Mare e un sacco di altre stupidaggini superstiziose. 

Dalman fissò la faccia bruna e sorridente del medico. — Ieri sera, dopo le esercitazioni del coro, Mary ha visto uno sconosciuto nel cimitero...

Gli vennero risparmiate ulteriori spiegazioni, quando Roger Stirk e Ralf Bruce passarono accanto a loro e gettarono da una parte l’amaca.

Il morto, completamente scoperto, sembrava stranamente inalterato nonostante la lunga permanenza in acqua. Altri cadaveri che Dalman aveva visto riportati a terra dal mare erano talmente gonfi, da impedirne il riconoscimento. Non questo, però.

— Prendilo per i piedi, Ralf! — ordinò il vecchio al genero. 

Trasportarono il corpo verso il rogo. Stirk si arrampicò su ceppi, assi e travi e, con l’aiuto di Bruce che spingeva da sotto, issò il corpo fino in cima.

— Non appiccare ancora il fuoco! — disse Roger Stirk al figlio che stava pronto con i fiammiferi e una manciata di trucioli dalla parte del falò da cui tirava il vento. 

Il vecchio, drizzatosi con atteggiamento arrogante a cavalcioni del cadavere, alzò drammaticamente le mani e abbassò lo sguardo sugli isolani raccolti sull’acciottolato della Piazza, le donne e gli uomini in gruppi separati e il medico e il sacerdote a una certa distanza, come se volessero dissociarsi dal rito pagano che stava per avere luogo.

— Amici, salutate il povero Johnny Grimjank che sta lasciando un’amaca fredda e bagnata per un bel letto caldo. 

Gli uomini risero di scherno, ma il rumore fu inghiottito dall’urlo terrificante del vento.

Il vecchio cominciò a scendere dal rogo, ma mentre ne raggiungeva la base, qualche legno si spostò facendo muovere il cadavere.

— Attento, capitano! — urlò Bruce. — Il vecchio Grimjank ti sta venendo dietro! 

Le donne urlarono, e Dalman guardò stupito il cadavere alzarsi in piedi simile a un’orribile statua di legno e cadere a capofitto su Roger Stirk che si stava guardando alle spalle con aria spaventata. Le due teste, quella bianca di Roger e quella irsuta e nera del cadavere, si scontrarono con un tonfo terrificante. Poi il cadavere rimase dove era caduto, a testa in giù, a lato della pira funeraria. Sangue rosso gli macchiava i denti.

Il vecchio Stirk, con la testa penzolante che grondava sangue, cadde a una certa distanza e venne immediatamente portato verso il medico da un paio di pescatori.

Il giovane Roger, ansioso di svolgere il proprio ruolo nel rito, accese un fiammifero, lo tenne al riparo dal vento e lo avvicinò ai trucioli imbevuti di petrolio. Le fiamme divamparono immediatamente. Poco dopo, la pira ardeva rumorosamente nel vento.

Intanto il dottor Paulus aveva esaminato rapidamente Roger Stirk. Un rapido esame fu sufficiente.

— È morto — annunciò con solenne tono professionale. — Il collo è rotto e l’arteria vertebrale è stata recisa. 

I pescatori si guardarono l’un l’altro, fuori di sé per l’incredulità. Le donne presero a urlare come spiriti di morte.

 

Fu Freda, la primogenita di Roger, a piangere la morte del vecchio nel modo più spettacolare. Il giovane Roger rimase silenzioso e come indifferente. Ralf Bruce era sconvolto. Le due gemelle erano troppo piccole per rendersi conto che il nonno le aveva lasciate per sempre, ma i prolungati lamenti della madre le avevano agitate e spaventate. Adesso, dopo una giornata di paure senza nome e di emozioni tempestose, dormivano nella piccola camera da letto sotto le grondaie.

Quando il reverendo Ian Dalman e Mary Richie si recarono alla casetta degli Stirk a sera inoltrata, la donna dai capelli rossi stava ancora piangendo e lamentandosi. Aveva continuato a dare la colpa della disgrazia al marito fino a che non era entrato Dalman. Allora si rivolse al pastore.

— Avrei pensato, reverendo, che voi avreste almeno insistito perché il cadavere avesse un dignitoso funerale cristiano nel cimitero, invece di permettere che i nostri uomini si comportassero come dei barbari senzadio. 

— Ho fatto quello che ho potuto, signora Bruce — disse con calma il sacerdote. — Io volevo che il corpo fosse riportato in alto mare, ma loro hanno insistito per cremarlo. 

Lasciò la donna sconvolta in compagnia del marito e di Mary, e andò nella camera da letto a pianterreno dove le spoglie del capitano della Ida erano state composte in attesa della bara. 

Per qualche minuto Dalman rimase in piedi accanto al letto, con gli occhi chiusi e le mani congiunte in atteggiamento di preghiera. In realtà, non stava proprio pregando, ma rifletteva sui macabri particolari della morte del vecchio. L’orrore che tutta quella faccenda suscitava: essere ucciso da un cadavere che lui stesso aveva rimosso dal suo riposo marino tra le alghe!

Rifletté anche sul misterioso forestiero che Mary aveva visto nel cimitero la sera precedente e che entrambi avevano scorto barcollare all’incerto chiaro di luna lungo la strada del villaggio. Cosa significava? Poi cercò di pregare sul serio, ma le sue preghiere sembravano cadere in un buio e vorticoso mare di mistero e morte.

Dall’altra stanza veniva la voce di Freda che continuava a dolersi degli avvenimenti che avevano portato alla morte del padre, e la voce di Mary che di tanto in tanto interrompeva Freda cercando di confortarla.

Poi ci fu un grido. Dalman si lanciò in soggiorno, dove Freda, con un’espressione inorridita, puntava un dito tremante verso la finestra. La porta principale era aperta, e Dalman immaginò che Ralf Bruce si fosse lanciato nella strada.

— Cosa c’è? 

— Quel... quella faccia alla finestra! — disse Freda Bruce. — Una faccia con la barba nera e lunghi denti da vampiro! Il Vampiro del Mare si aggira sull’isola come aveva già fatto quando mia nonna era una bambina. 

— Voi l’avete visto, Mary? — chiese il pastore. 

La ragazza era impallidita. Scosse la testa. — No, ma deve essere l’uomo che ho visto ieri notte nel cimitero... il ritratto del cadavere nell’amaca. Uh, reverendo, cosa possiamo fare?

— Dobbiamo pregare, figliola. Dobbiamo chiedere a Dio che ci guidi e che ponga la Croce di Cristo tra noi e il male. 

In quella, Ralf Bruce rientrò dalla porta, guardando la moglie con un’espressione che sembrava volerle restituire un po’ della rabbia che lei aveva mostrato nei suoi confronti.

— Te lo devi essere sognato, donna! — disse, senza fiato. — Fuori si può vedere dritto fino all’ancoraggio sul molo e la strada è vuota come un’aringa sbudellata e pulita. 

— È quel Grimjank — disse Freda. — Non avreste dovuto portare a terra quel cadavere nella rete. Grimjank è un vampiro del mare. Perseguiterà tutta la nostra famiglia, bambine comprese, fino alla tomba. 

Non c’era traccia del forestiero, quando Dalman si avviò per la strada inondata dal chiaro di luna per accompagnare a casa Mary. All’angolo di Cross Street si voltò a guardare la chiesa buia, le finestre con le tende tirate, il molo deserto, battuto dal vento...

— Ho paura — disse la ragazza dopo che ebbe aperto, stando nel cerchio di luce del lampione. 

Il pastore le tese qualcosa.

— Un crocifisso? Perché me lo date? Credete nei vampiri? 

— Non so, figliola. La vita è un mistero. Il crocefisso è un simbolo dell’amore di Dio, l’unica cosa su cui noi credenti possiamo fare affidamento nei momenti più cupi e tempestosi. Pregate per noi questa notte, Mary! Chiedete a Dio cosa dobbiamo fare per ritrovare la pace sulla nostra isola. Io farò lo stesso. 

— Sì, reverendo Dalman. 

Quella notte, Dalman sognò che Grimjank era nella stanza con lui. L’uomo barbuto era ai piedi del letto, bagnato fradicio e con brandelli di alghe rosse che gli crescevano tra gli arruffati capelli neri e la barba. Rimase nella stanza solo per pochi minuti, il tempo necessario per dire al pastore dell’isola quello che voleva che facesse.

Mentre il visitatore stava per andarsene, Dalman disse: — Qual è il significato di Jeth Lavmel Zeku Sabakoth? 

La figura che stava allontanandosi si voltò sulla soglia. La bocca con i grandi denti bianchi si aprì in un orribile sorriso.

— Significa... 

Poi la figura svanì, e la voce si perse nel gemito del vento.

 

La mattina successiva, il reverendo Ian Dalman passò mezz’ora inginocchiato in chiesa prima di dirigersi verso la casetta degli Stirk dove Freda ancora piangeva il padre.

Mary Richie era già là e stava preparando la colazione per Ralf e le gemelline. Il pastore trovò Freda in camera da letto, seduta con gli occhi rossi e in silenzio accanto al cadavere del padre. Il suo viso, solitamente bello e con le guance colorite, sembrava consumato dal gran piangere.

Non fece caso al visitatore quando questi entrò nella stanza mortuaria con il cappello in mano.

— Ieri notte, Freda, il marinaio morto che gli uomini chiamano Grimjank mi ha visitato in sogno. 

— E io cosa c’entro? — disse Freda. — Mi restituirà forse mio padre? 

— Grimjank mi ha detto di fare qualcosa — disse Dalman. — Se noi obbediremo, questo porterà il corpo di vostro padre lontano da voi, ma non il suo spirito, naturalmente. 

— Cosa volete? — chiese duramente la donna dai capelli rossi. 

Dalman tormentò la falda del cappello. — Grimjank — disse alla fine — vuole che il corpo di vostro padre venga sepolto in mare al posto del suo.

La figlia del defunto lo fissò, resa muta dallo sbigottimento.

Dalman proseguì. — Grimjank vuole che il corpo di vostro padre, insieme alle sue ceneri, venga avvolto nell’amaca con il suo nome sopra. Poi vuole che l’amaca venga nuovamente sepolta in mare.

La donna seduta accanto al letto di morte scoppiò a ridere.

C’era qualcosa di spaventoso e orribile nella sua risata alta e stridula che non conservava il minimo tono di allegria o di sanità mentale. La risata fece accorrere nella camera mortuaria Ralf Bruce e Mary Richie. Mary stringeva nervosamente il crocefisso che Ian le aveva dato la sera precedente.

Ralf girò intorno al letto su cui giaceva suo suocero e afferrò la moglie per le spalle. La scosse con forza, facendole oscillare la testa come quella di una bambola.

— Smettila, Freda! Controllati! Pensa alle bambine! 

Freda si calmò. La sua faccia, incorniciata da una massa di lisci capelli rossi, era il ritratto della furia.

— Ditelo a lui! — chiese al sacerdote. — Ripetete davanti al mio uomo, se ne avete il coraggio, la bestemmia che avete appena proferito! 

— Ho sognato Grimjank stanotte — ripeté stancamente Dalman. — Ha chiesto che il corpo del signor Stirk, insieme alle ceneri di Grimjank stesso, siano avvolti insieme nella vecchia amaca e sepolti in mare. 

— Oh, Signore! — esclamò Mary con voce stridula. — Ho fatto anch’io lo stesso sogno e me ne ricordo solo adesso. 

— Non mi interessa cos’avete sognato — disse Freda. — La risposta è no. 

— La richiesta di Grimjank mi sembra abbastanza ragionevole — disse Ralf Bruce con aria accigliata e pensierosa. — Il vecchio Roger, qui, che la sua anima riposi in pace!, ha pescato in acqua il corpo di Grimjank, e noi siamo andati a bruciarlo sulla Piazza. Adesso Grimjank vuole che sia lui ad andare in mare. Giusto! Il capitano Stirk non è mai stato il tipo d’uomo da evitare un viaggio in mare quando il dovere chiamava. E forse Grimjank la smetterà di spaventare le donne dell’isola se ottiene quello che vuole. 

— No, no, no! — urlò Freda. — Il mio povero padre andrà a riposare tra le ossa degli altri vecchi nel cimitero dell’isola. Prima voglio vedere quel vampiro di Grimjank all’inferno. 

Non appena finì di pronunciare queste parole, dal soggiorno venne un violento schianto come se il pavimento si fosse spaccato in due. Le gemelle lanciarono un urlo e poi ci fu silenzio.

Per alcuni secondi i quattro vivi che si trovavano nella camera mortuaria, Dalman, Mary, Ralf e Freda, rimasero immobili come il cadavere che si trovava nel letto. La casa sembrava fredda come il fondo dell’oceano, e un puzzo di alghe marce riempiva l’aria.

Ralf Bruce fu il primo a muoversi. Si lanciò verso la porta, la aprì e irruppe nel soggiorno, seguito da vicino da Ian Dalman.

La porta che dava sulla strada era stata sfondata verso l’interno, come lo scafo di una nave naufragata. Una massa di alghe rosse palpitava come gelatina sul pavimento. E sul vecchio tappeto steso davanti al camino giacevano mute e pallide le gemelle, Kirstie e Rhoda.

 

Il pastore corse a cercare il dottor Paulus e gli chiese di andare a visitare le bambine.

— Volete dire che tutte e due sono svenute contemporaneamente? — chiese il dottor Paulus mentre si infilava il cappotto e afferrava la borsa. 

— Non credo che si tratti di un semplice svenimento — disse il sacerdote. — Kirstie e Rhoda sono prive di sensi. Pare che abbiano visto qualcosa che è piombato in casa e poi è scomparso lasciandosi alle spalle un mucchio di alghe. 

— Gli Stirk, temo, sono persone facilmente suggestionabili — disse il medico. — Ci sono state tutte quelle avventate dicerie di vampiri e cadaveri sull’isola, e quando una raffica di vento scaraventa un po’ di alghe attraverso la porta saltano subito alla conclusione che si tratta di una qualche visita soprannaturale. 

— La porta è sfondata — gli fece notare Dalman. — Non si tratta di una semplice raffica di vento. 

Il dottor Paulus non aggiunse altri commenti. Quando arrivarono alla casetta degli Stirk, trovarono Ralf Bruce sulla soglia con una scopa in mano che spazzava fuori casa alghe e lunghe schegge di legno.

— Entrate, dottore! Vi prego, entrate. 

Le gemelle erano state portate di sopra e adesso giacevano sul letto, pallide e con il respiro molto debole.

Paulus posò cappello e borsa su una sedia a fianco del letto e visitò rapidamente le due bambine. Non reagirono quando il medico sollevò le palpebre, tastò loro il polso e diede dei colpetti sotto la pianta dei piedi.

La madre sembrava fuori di senno. I capelli le cadevano sulla faccia e sulle spalle. Continuava a sfregarsi le mani l’una contro l’altra come se avesse avuto freddo e a borbottare tra sé e sé a voce appena udibile. Suo marito si rivolse al dottor Paulus.

— Che cos’hanno, dottore? Si rimetteranno? 

— Mettetele sotto le coperte. Tenetele al caldo. 

Ralf sollevò una delle bambine e Dalman prese l’altra, mentre Mary Richie tirava indietro le coperte.

— Prima mio padre e adesso le mie bambine — disse Freda con voce sorda. — Quel vampiro di Grimjank non sarà contento finché tutti quelli della mia famiglia non saranno nella tomba. 

— Le gemelle si rimetteranno in fretta — disse seccamente il dottor Paulus. — Hanno avuto una violenta emozione, tutto qui. 

— Che cosa è successo? — chiese il padre. 

— Choc nervoso, causato da questo tempaccio e dalla morte improvvisa del nonno. Probabilmente si riprenderanno molto presto. 

— Cosa possiamo fare? — chiese Freda. — Come possiamo liberarci da questa maledizione? 

— Seppelliamo il vecchio in mare — disse suo marito. — È quello che ha chiesto Grimjank, e il vecchio ha sempre detto che preferiva essere sepolto in mare che altrove. 

Il medico scese in cucina a lavarsi le mani.

 

Fu il più strano rito funebre che il reverendo Ian Dalman avesse mai celebrato. Due robusti pescatori trasportarono il corpo del vecchio Roger lungo Quay Street fino alla Piazza e lo posarono sull’amaca. I canini del vecchio erano cresciuti in modo abnorme dal momento della morte e adesso sporgevano come piccole zanne da sotto i folti baffi.

Ralf Bruce, con un secchio e una vanga, raccolse le ceneri bagnate e nere lasciate dalla pira funeraria e le sparse sul cadavere finché questo, dai radi capelli bianchi ai piedi esangui, apparve nero e come carbonizzato. Poi i pescatori, usando spago da velaio e aghi ricurvi, ricucirono l’amaca e alla fine la assicurarono alla vecchia ancora di veliero che da molti anni pendeva, come piccola attrazione turistica, all’estremità del molo.

Poi trasportarono l’ancora e lo strano fagotto a bordo della Ida. Ralf prese il timone, il giovane Roger andò in sala macchine, e si spinsero al largo sul mare in burrasca. 

Navigarono sul mare increspato finché l’isola non affondò a poppa. Allora Ralf Bruce fermò il motore e, portandosi le mani intorno alla bocca, urlò al pastore: — Qui l’acqua è profonda, reverendo.

Come in sogno, Dalman cominciò a officiare il rito. Aveva la strana sensazione di essere già passato attraverso tutto questo molte volte e che avrebbe continuato a farlo, finché il mare non avesse rinunciato ai propri morti.

L’amaca appesantita dall’ancora fu spinta fuori poppa. Per un attimo galleggiò sull’acqua schiumosa, dibattendosi da una parte all’altra come se il vecchio stesse cercando di ritornare al peschereccio. Poi l’ancora spinse sotto la parte inferiore del fagotto, e la figura mummificata si alzò in piedi, immersa fino alle ginocchia nella schiuma turbinante. Per un orribile momento rimase eretta come sfidando la vecchia ancora a trascinarla giù nelle fredde tenebre eterne della foresta rossa sul fondo dell’oceano. Poi affondò come una pietra.

Per due minuti gli isolani attesero in silenzio, con le teste scoperte nel vento gelido. Infine Bruce mise in moto e puntò verso casa.

 

Attraverso la foschia tempestosa, Dalman vide la sua isola come una macchia scura all’orizzonte. Poi scorse la chiesa con le case che declinavano verso il molo.

Con il binocolo di Ralf vide Mary Richie in piedi sul molo. Al suo fianco si stagliava la figura snella e bruna del dottor Paulus. Accanto a lui c’era Freda Bruce con i capelli rossi che fluttuavano al vento come quelli di una sirena. Davanti a loro c’erano le gemelle, Kirstie e Rhoda, che agitavano impazienti le mani verso il peschereccio diretto a terra.