Tre
poesie
di Jules
Laforgue
Tratte da Le sanglot de la Terre, 1880
Apparso sul n. 282 di Urania (20 maggio 1962)
L’impossibile
Posso morire stasera. Piogge vènti sole
Mi disperderanno cuore nervi midolla.
Tutto per me sarà detto. Né sogni né risveglio.
E non sarò stato laggiù, nelle stelle...
Da ogni parte, lo so, su quei mondi lontani
Come noi pellegrini di vaste solitudini
Nelle notti serene tendendoci le mani
Umanità sorelle sognano, a moltitudini.
Da ogni parte fratelli, come noi
Soli, palpitanti di tristezza,
Ci fanno segno. Ah, non ci andremo mai?
Mai ci consoleremo insieme, nell’affanno?
Sì, un giorno, è certo, gli astri s’incontreranno;
E contro il Cielo si leverà l’aurora
Che cantano gli straccioni dell’Ideale.
Alto si leverà il clamore fraterno.
Ah, ma prima d’allora piogge vènti sole
M’avranno disperso cuore nervi midolla.
E tutto senza di me. Né sogni né risveglio.
Non sarò stato nelle dolci stelle.
Mediocrità
Vola nell’infinito crivellato di eterni
Splendori il macigno solitario che chiamano
Terra, col suo marciume e con i giorni
Contati, ignoto, perduto come un atomo.
I suoi figli, lividi sotto la sferza
Degli affanni, vanno e non si chiedono
Nulla, incuranti dell’enigma. Se passa
Un morto salutano, non si stupiscono.
Quanti vivono e muoiono senza sapere
La nullità del globo nell’incommensurabile,
La sua futura agonia al sole morente,
I cieli fiammeggianti, la vertigine!
Niente, avranno saputo. Niente. Passano
Senza neanche aver visto il pianeta che abitano.
Inesauribilmente
Dire che in fondo ai cieli non c’è nessuna Mente,
E che da tutti gli atomi una voce solenne
Per lo spazio stellato interminabilmente
Sale a cercare un cuore, nel nerazzurro!
Dire che non sappiamo niente, e che tutto
Urla in coro! Mentre malgrado l’angoscia
Universale, il Tempo che rotola i secoli,
Eterno e grave operaio senza memoria:
Il Tempo che senza ritorno trasporta le ceneri
Dei martiri, delle città, dei mondi:
Il Tempo che non sa la sua origine
Né la sua mèta: il Tempo che sempre
Nuovi soli incontra nella sua corsa:
Cade nell’urna azzurra. inesauribilmente.