29.
La morte aveva ingentilito il viso di Francesco Gorgia. Su quel o del genitore, invece, sembrava essere calata una maschera di marmo bianco. Non muoveva un muscolo e rispondeva appena con un cenno del capo alle formule di rito. Tutta quel a fissità che ai più era sembrata la massima espressione di un dolore estenuante. Al delegato Manichetta sembrò piuttosto la spia di una calma apparente, sotto la quale bol iva la tempesta. Pur se dotato di scarna fantasia, il delegato paragonò tale piattezza a quel a del ’acqua sul a quale i due giovani sventurati erano partiti nel loro ultimo giorno di vita.
Dopo essere entrato nel saloncino di casa Gorgia e aver sostato per un abbondante quarto d’ora ai piedi del catafalco su cui era steso il corpo di Francesco Gorgia, fingendo preghiere e cercando invece dentro di sé il coraggio e le parole per affrontare il padre, si decise al passo.
È vero, il Gorgia metteva soggezione con quel a sua postura immobile e severa, l’immagine di un dolore sopportato con rocciosa dignità.
Se il delegato però avesse anche solo potuto immaginare che chi gli stava davanti non era già più il Gorgia che lui, che tutti conoscevano, non avrebbe esitato così tanto per parlare. Ma come poteva pensare che dietro quel viso così duro e severo fosse in atto una sorta di decomposizione, che vermi invisibili si stessero già mangiando i pensieri di Giangenesio Gorgia?
Le sentite condoglianze del podestà, purtroppo immobilizzato a letto da un attacco più feroce degli altri, e del a municipalità tutta di cui, disse il Manichetta esordendo infine, si faceva latore, caddero nel silenzio del saloncino. Né il Gorgia reagì quando il delegato gli comunicò che per ordine e volontà del o stesso Feneroli era stata ordinata un’inchiesta al fine di appurare cause, circostanze e responsabilità del tragico naufragio. Al a parola inchiesta, il Gorgia socchiuse appena gli occhi: nessuna indagine gli avrebbe restituito il figlio né avrebbe dato futuro alla casata. Era la fine di tutto e non aveva ormai altro da fare se non attenderla. Si sarebbe fatto chiudere in quel saloncino, sarebbe morto lentamente vicino al figlio. Nel delirio di quel pensiero, il Gorgia vide non solo sé ma anche l’altro padre, il bolzanino, anche lui accanto al figlio, anche lui in attesa di raggiungerlo ovunque fosse. Mancava il corpo però, la carne del a carne.
Quando il Gorgia riaprì gli occhi, il Manichetta non c’era più. Se n’era andato salutando e mormorando qualche altra frase di cui il padrone di casa non aveva memoria. Contemplò ancora per qualche istante il tragico quadro che aveva immaginato, avvertì la terribile dolcezza di quel destino, fu certo che pure il bolzanino si sarebbe adeguato. Bisognava dargli la consolazione di stare accanto al figlio, le acque del lago dovevano restituirlo, a tutti i costi.
«Fetèscia!» gridò il Gorgia, e l’urlo rimbombò di stanza in stanza finché raggiunse l’orecchio del chiamato.