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DISPORSI ATTORNO A UN TAVOLO:
DOVE SEDERSI E PERCHÉ
“Faccia pure come a casa sua e mi racconti tutto!”
Il posto in cui ci sediamo può essere usato per indurre gli altri a collaborare. Dalla posizione che l’interlocutore assume rispetto a noi possiamo inoltre dedurne l’atteggiamento nei nostri confronti.
Negli anni Settanta, Ottanta e Novanta abbiamo intervistato i partecipanti a numerosi seminari chiedendo loro quale posizione attorno a un tavolo trovassero ideale per comunicare determinati atteggiamenti. In alcuni casi il sondaggio è stato effettuato direttamente sui partecipanti, in altri ci siamo avvalsi di questionari tratti dal nostro database. Il primo studio importante sulla posizione seduta è stato condotto da Robert Sommer della University of California, che ha esaminato un campione trasversale di studenti e bambini in occasioni pubbliche e sociali, per esempio al bar o al ristorante. Noi abbiamo usato i suoi risultati per studiare come le persone si dispongono attorno a un tavolo, nel contesto lavorativo o negoziale, notando che, se esistono differenze marginali relative alla cultura e alla tipologia delle relazioni umane, vi sono alcune caratteristiche comuni che si riscontrano in gran parte delle circostanze.
Nel suo libro Non-Verbal Communication in Human Interaction, Mark Knapp della University of Vermont ha osservato che, malgrado esista una formula generale per interpretare le disposizioni dei posti a sedere, queste possono essere influenzate dall’ambiente. Le ricerche condotte su persone della classe media hanno dimostrato che il modo di sedersi nei bar può essere diverso da quello usato nei ristoranti esclusivi. I posti sono collocati l’uno di fronte all’altro, e la distanza tra i tavoli può modificare il comportamento di chi è seduto. Una coppia preferisce, se possibile, sedere fianco a fianco, ma in un ristorante affollato in cui i tavoli sono ravvicinati non può farlo, perciò si ritrova costretta a sedersi di fronte in quella che normalmente è una posizione difensiva.
Alla luce di quanto descritto, esamineremo ora le principali distribuzioni dei posti a sedere in diverse circostanze, lavorative e sociali.
Il test del tavolo
Immaginate di dovervi sedere a un tavolo rettangolare con la persona A. Voi siete la persona B. Quale posizione scegliereste nelle seguenti circostanze:
• Dovete fare un colloquio di lavoro in un’azienda piccola, dove vige un’atmosfera informale.
• Dovete aiutare l’altra persona a terminare un cruciverba.
• Vi preparate a giocare a scacchi.
• Vi trovate in biblioteca e volete stare per conto vostro. Osservate la figura seguente e scegliete i posti.
Principali distribuzioni dei posti a sedere
Le risposte più probabili sono:
• Occupate la posizione B1, ossia d’angolo, per effettuare il colloquio, dato che vi consente di vedere bene l’interlocutore senza sembrare competitivi o aggressivi, come accadrebbe se vi sedeste in B3, o dare un’impressione di eccessiva familiarità come in B2.
• Vi sedete in B2, la posizione di collaborazione, per terminare il cruciverba, perché è la posizione ideale per aiutare qualcuno e instaurare un rapporto paritario.
• Scegliete B3 per la partita a scacchi, la posizione competitiva/difensiva, che adottiamo quando dobbiamo affrontare un avversario perché ci permette di vederlo bene in faccia e di osservare le sue mosse.
• Vi sedete in B4, la posizione diagonale, per comunicare che in biblioteca desiderate stare per conto vostro e non essere disturbati.
La posizione d’angolo (B1)
È usata dalle persone assorte in una conversazione amichevole, informale. Permette un buon contatto visivo, consente di usare molti gesti e di osservare quelli dell’interlocutore. L’angolo del tavolo costituisce una barriera parziale in caso uno dei due soggetti si senta, a un certo punto, minacciato. Questa posizione evita inoltre la divisione territoriale del tavolo ed è quella più strategica da usare per la persona B quando deve presentare un’idea o un prodotto alla persona A. Spostando semplicemente la sedia in B1, eliminate le eventuali tensioni presenti e aumentate le probabilità che il colloquio abbia un esito positivo.
La posizione d’angolo
La posizione di collaborazione (B2)
Quando due persone hanno le stesse idee o lavorano insieme su un progetto, adottano spesso questa posizione. Il 55% degli intervistati ci ha confessato di sceglierla in quanto maggiormente idonea alla collaborazione o di assumerla istintivamente per lavorare in gruppo.
La posizione di collaborazione
È una delle posizioni migliori per presentare un’idea, o un prodotto, e indurre gli altri ad accettarla, dato che consente un buon contatto visivo e la possibilità di imitare la gestualità altrui. Il trucco sta, tuttavia, nell’assumerla senza che A percepisca la mossa come un’invasione del suo territorio. B2 è anche utile quando nella trattativa subentra una terza persona, invitata da B. Immaginiamo, per esempio, che un venditore abbia un secondo incontro col cliente e che porti con sé un tecnico. In questo caso la seguente strategia può risultare efficace:
il tecnico si siede nella posizione C, di fronte al cliente A. Il commerciale si siede o in B2 (collaborazione) o in B1 (angolo), in modo da “essere dalla parte del cliente” e da poter porre al tecnico domande a suo nome. La posizione denota, in sostanza, l’atteggiamento di “prendere le parti dell’avversario”.
L’arrivo di una terza persona
La posizione competitiva/difensiva (B3)
I due avversari si fronteggiano, proprio come i pistoleri del West. Sedersi al di là del tavolo può creare un clima difensivo, competitivo, e indurre gli interessati ad arroccarsi sui propri punti di vista, poiché il tavolo stesso rappresenta una forte barriera.
La posizione competitiva/difensiva
In un contesto lavorativo, il 56% degli intervistati ha considerato tale posizione competitiva; in ambito sociale, per esempio in un ristorante, il 35% l’ha ritenuta adatta alla conversazione. È, in effetti, la posizione più comune delle coppie al ristorante, pur condizionata dalla disposizione dei tavoli. In questo caso è efficace perché permette un buon contatto visivo e sottolinea le caratteristiche “opposte” dei due sessi. In un contesto lavorativo, tuttavia, viene assunta da chi è in competizione o deve riprendere l’interlocutore. Se usata nel territorio di A, può essere adottata per instaurare una condizione di superiorità/subordinazione.
Perché alcuni principali sono odiati
Abbiamo rilevato che, nel mondo del lavoro, le persone sedute nella posizione competitiva/difensiva formulano frasi più brevi, ricordano meno di quello che è stato detto e tendono a discutere di più.
A. G. White ha condotto un esperimento in alcuni ambulatori medici, dimostrando che la presenza o l’assenza del tavolo influenzava considerevolmente lo stato d’animo del paziente: solo il 10% dei soggetti si sentiva a proprio agio quando nella stanza c’era una scrivania e il medico vi sedeva dietro. La percentuale saliva al 55% quando il tavolo non c’era. Noi abbiamo effettuato un altro esperimento (Pease & Pease, 1990) in cui abbiamo chiesto a 244 manager di alto livello e a 127 di livello medio/basso di descrivere l’arredamento che avrebbero preferito per il loro ufficio in caso di trasloco. Buona parte dei dirigenti di alto livello (76%, ovvero 185) hanno progettato un ufficio con il tavolo posto tra loro e i subalterni. Solo il 50% degli intervistati appartenenti al livello inferiore (64) ha scelto l’alternativa, e i dirigenti maschi l’hanno scelta due volte più spesso di quelli di sesso femminile.
Il dato più interessante è stato, tuttavia, appurare come venissero valutati dai sottoposti i dirigenti che non usavano la scrivania a mo’ di barriera: più equi, più pronti ad ascoltare le idee altrui senza atteggiamenti critici e meno inclini ai favoritismi.
Sedersi esattamente di fronte all’interlocutore crea un’atmosfera negativa.
Se B cerca di persuadere A, la posizione competitiva riduce le chance di successo della trattativa a meno che B non sieda volutamente di fronte ad A, per una strategia precisa: A può essere un dirigente che deve riprendere B, un dipendente. La posizione competitiva, in tal caso, incrementa l’effetto della predica. Se, d’altronde, B vuol far sentire A superiore, può sedersi direttamente di fronte a lui.
Qualunque sia la vostra attività, se avete a che fare col pubblico, e dunque con l’arte di influenzare l’interlocutore, il vostro obiettivo dovrebbe essere sempre quello di valutare l’opinione dell’altro, di metterlo a suo agio e di far sì che sia lieto di trattare con voi. La posizione competitiva non aiuta allo scopo. Con le posizioni d’angolo o di collaborazione otterrete maggiore cooperazione; nella posizione competitiva la conversazione sarà più breve e incisiva.
La posizione indipendente (B4)
È assunta dalle persone che non vogliono interagire col prossimo, per esempio in biblioteca, sulle panchine, al ristorante, e comunica la presenza di “idee diametralmente opposte”. Al 42% degli intervistati suggerisce mancanza d’interesse, ad alcuni anche indifferenza od ostilità. Si tratta di una posizione che va evitata quando volete stimolare una discussione sincera tra le persone.
La posizione indipendente comunica agli altri che desiderate stare per conto vostro
Non è quello che dite, ma dove sedete
Come già ricordato, i tavoli rettangolari creano un rapporto competitivo o difensivo tra le persone perché ognuna ha uguale spazio, uguale esposizione e lati distinti. Ciascuno dei presenti assume la sua “posizione” su un problema e ha un buon contatto visivo. I tavoli quadrati sono ideali per conversazioni brevi e incisive o per instaurare un rapporto di superiorità/subordinazione. Per favorire un atteggiamento di collaborazione, è invece opportuno sedersi a fianco dell’altra persona; chi si trova a destra tende a collaborare di più di chi si trova a sinistra.
Storicamente, la persona seduta a destra ha meno probabilità di “pugnalarvi” con la mano sinistra; per questa ragione chi sta a destra è favorito, tanto che si vede attribuire inconsciamente più potere rispetto a chi sta a sinistra. La maggiore resistenza viene dalla persona seduta esattamente davanti a voi, nella posizione del “pistolero”; quando al tavolo siedono quattro persone, tutte ne hanno una di fronte.
A un tavolo quadrato tutti siedono sia nella posizione competitiva sia in quella d’angolo
La tavola rotonda
Re Artù aveva ideato la tavola rotonda per conferire ai suoi cavalieri pari autorità e status. I tavoli rotondi creano infatti un’atmosfera informale e rilassata e sono ideali per favorire il dialogo tra persone dello stesso status, dato che ognuna può reclamare la medesima “fetta” di territorio. Il cerchio è un simbolo universale di unità e di forza; sedere per terra in cerchio produce lo stesso effetto. Purtroppo però Artù non sapeva che, se una persona del gruppo ha una posizione sociale più elevata, la dinamica del potere si altera completamente. Il re deteneva maggior potere, il che significava che i cavalieri ai suoi lati avevano tacitamente più autorità degli altri e che l’uomo a destra era più importante di quello a sinistra. Il potere diminuiva dunque in proporzione alla distanza dal sovrano.
Una persona di status elevato seduta a un tavolo rotondo altera la distribuzione del potere
Il cavaliere seduto di fronte a Re Artù si trovava nella posizione competitiva/difensiva ed era probabilmente quello che causava più problemi. Il 68% dei nostri intervistati ha giudicato la persona seduta di fronte a un tavolo rotondo come quella che più probabilmente si sarebbe messa a discutere o che avrebbe adottato un atteggiamento competitivo. Il 56% ha inoltre affermato che tale posizione può anche denotare disinteresse o rifiuto di interagire quando ci si trova per esempio in una biblioteca. Per il 71% sedersi accanto a un’altra persona evocava un’idea di cooperazione o di dialogo amichevole.
Oggi molti manager utilizzano tavoli rettangolari, quadrati e rotondi. I primi vengono usati per svolgere il lavoro, per brevi conversazioni e per riprendere i dipendenti; quelli rotondi – spesso si tratta di tavolini da caffè – si abbinano a poltroncine o a sedie basse e servono a creare un’atmosfera rilassata e informale oppure per convincere l’interlocutore. Il tavolo rotondo è preferito dalle famiglie che s’ispirano a principi democratici e non hanno un genitore dominante. I tavoli quadrati sono adatti alle mense.
Coinvolgere due persone
Immaginate di dover parlare con A e B. Siete tutti e tre seduti in posizione triangolare attorno a un tavolo rotondo. A è loquace e pone molte domande; B rimane in silenzio. Quando A vi fa una domanda, come potete rispondergli e continuare la conversazione senza che B si senta escluso? Usate questa semplice tecnica: quando A pone la domanda, guardatelo come per rispondere, girate la testa verso B, poi verso A, poi ancora verso B. Rispondete e, quando state per finire di parlare, guardate ancora A.
Con questa tecnica B si sente coinvolto nella conversazione, il che vi è particolarmente utile se dovete attirarlo dalla vostra parte.
Coinvolgete entrambe le parti quando rispondete alle domande
I tavoli rettangolari
Quando si parla di tavoli rettangolari, la posizione A è universalmente ritenuta la più influente, anche se tutti i presenti hanno uguale status. In un incontro tra persone di pari autorità chi siede nella posizione A ha maggior potere, purché non dia le spalle alla porta.
Le posizioni di potere attorno a un tavolo rettangolare
Se A desse la schiena alla porta, la persona seduta in B sarebbe la più influente e rappresenterebbe un forte avversario per A. Strodtbeck e Hook hanno condotto un esperimento in cui hanno chiesto ai partecipanti di immedesimarsi nei panni di una giuria e di avviare un dibattito per l’emissione del verdetto, osservando che chi era a capotavola era scelto in modo significativamente più frequente quale leader, soprattutto se veniva ritenuto appartenente a una classe economica elevata. Se A siede nella principale posizione di potere, B occupa il secondo posto più autorevole, seguito da D e C. Le posizioni A e B appartengono a persone dedite al lavoro, mentre D è associata al leader emozionale del gruppo, spesso una donna, che si interessa alle relazioni umane e alla partecipazione dei presenti. Queste informazioni vi permettono di influenzare i giochi di potere che si verificano alle riunioni, assegnando determinati posti a determinate persone e assumendo in tal modo il controllo dell’incontro.
Perchè gli allievi prediletti siedono a sinistra
I ricercatori della University of Oregon hanno provato che un individuo memorizza una quantità tre volte maggiore di informazioni da ciò che vede nel campo visivo destro rispetto a quelle che ricava dal campo visivo sinistro. Questo suggerisce che, quando teniamo un discorso, abbiamo un “lato migliore” del volto, ovvero il sinistro, perché rientra nel campo visivo destro di chi ci ascolta.
Gli studi dimostrano che, quando si tiene un discorso, è meglio sfruttare il lato sinistro del volto.
John Kershner dell’Ontario Institute for Studies in Education ha studiato un campione di insegnanti documentando dove guardassero ogni trenta secondi per un lasso di quindici minuti. Ebbene, Kershner ha scoperto che i docenti ignoravano quasi gli allievi alla loro destra: come è emerso dall’indagine, nel 44% dei casi guardavano avanti, nel 39% a sinistra e solo nel 17% a destra. Il ricercatore ha inoltre rilevato che gli allievi seduti a sinistra svolgevano meglio i test ortografici e venivano rimproverati meno di quelli a destra. Dai nostri studi risulta che, quando il venditore siede a sinistra rispetto all’acquirente, conclude più affari rispetto a quando si mette a destra. Pertanto, quando vostro figlio inizia la scuola, esortatelo a cercare un banco sulla sinistra dell’insegnante e, quando diventa adulto, a occupare la posizione alla destra del capo, che viene ritenuta di maggior potere.
I giochi di potere a casa
Dalla disposizione della sala da pranzo in una casa potete capire la distribuzione del potere in famiglia, questo ovviamente presumendo che la stanza possa accogliere un tavolo di qualsiasi forma e che quello presente sia stato prescelto intenzionalmente. Le famiglie “aperte” prediligono un tavolo rotondo, quelle “chiuse” uno quadrato, quelle “autoritarie” uno rettangolare.
La prossima volta che organizzate una cena, provate questo esperimento: ponete l’invitato più introverso a capotavola, nel posto più lontano dalla porta, con la schiena rivolta alla parete. Resterete stupiti nel vedere come, in questa posizione, diventi più loquace e deciso nel modo di parlare, e come gli altri gli prestino maggiore attenzione.
Come far piangere il pubblico
Il Book of Lists, un libro che elenca annualmente tutte le informazioni conosciute sul comportamento umano, cita al primo posto tra le paure quella di parlare in pubblico, e al settimo, in media, quella di morire. Ciò significa forse che a un funerale preferiremmo essere nella bara piuttosto che tenere l’elogio funebre?
Se dovete tenere un discorso, è importante sapere come il pubblico recepisce e memorizza le informazioni che date. In primo luogo, non dichiarate mai di essere nervosi o intimoriti: gli ascoltatori inizieranno a cercare i segnali non verbali della vostra agitazione e finiranno per trovarli. Non immagineranno mai che siete tesi, a meno che non lo riveliate voi. Mentre parlate, usate i gesti che comunicano sicurezza, anche se siete terrorizzati: le mani a guglia, le posizioni a palmi aperti e chiusi, di tanto in tanto i pollici, e tenete le braccia aperte. Evitate di indicare il pubblico, di incrociare le braccia, di toccarvi il viso e di aggrapparvi al leggio. Gli studi indicano che chi siede in prima fila apprende e ricorda di più degli altri, in parte perché è più determinato a imparare e presta maggiore attenzione all’oratore, in parte per evitare brutte figure.
Chi siede in prima fila apprende e partecipa di più, ed è più entusiasta.
Quanti siedono nella sezione centrale occupano il secondo posto in tema di attenzione e fanno il maggior numero di domande. L’area centrale è considerata sicura, visto che attorno ci sono altre persone; le aree laterali e posteriore sono invece le meno responsive e attente. Quando vi trovate a sinistra del pubblico, ossia nella parte destra del palco, le informazioni che date avranno un effetto più marcato sull’emisfero cerebrale destro degli ascoltatori, quasi sempre deputato al controllo di emozioni e sentimenti. Se vi ponete a destra del pubblico, cioè nella parte sinistra del palco, ne influenzate l’emisfero sinistro. Per questo il pubblico riderà di più e più a lungo quando ricorrete all’umorismo e vi ponete a sinistra sul palco, e risponderà meglio ad argomentazioni e fatti riguardanti la sfera emozionale quando parlate stando a destra. I comici lo sanno da tempo e stanno a sinistra quando vogliono far ridere, a destra quando vogliono far piangere.
La zona di attenzione
Usando i parametri dei ricercatori Robert Sommer e Adams & Biddle, abbiamo studiato diverse platee di ascoltatori per valutare quanto venissero coinvolti dagli oratori in base a parametri quali il posto occupato e la quantità di informazioni memorizzate. I dati che abbiamo raccolto sono risultati straordinariamente simili a quelli del primo studio di Sommer, anche se i nostri soggetti erano adulti e quelli di Sommer studenti. Abbiamo inoltre rilevato alcune differenze culturali tra australiani, sudafricani, tedeschi, britannici, francesi, finlandesi e abitanti di Singapore. Gli individui di status elevato siedono in prima fila in quasi tutti i Paesi, soprattutto in Giappone, e partecipano di meno, perciò abbiamo esaminato solo platee composte da membri approssimativamente di uguale status, ottenendo il cosiddetto “effetto imbuto”:
ORATORE
La memorizzazione delle informazioni da parte dei presenti si basa sulla scelta del posto (Pease, 1986)
Come potete vedere, quando i partecipanti siedono a mo’ di scolari si ha una “zona d’apprendimento” a forma d’imbuto, che si estende nel centro della sala e lungo l’intera prima fila. Chi siede all’interno dell’imbuto partecipa e interagisce di più oltre a ricordare il maggior numero di informazioni. Chi invece partecipa di meno siede in fondo o di lato, tende ad avere un atteggiamento più negativo o critico e ricorda il minor numero di informazioni. Le posizioni in fondo danno agli ascoltatori maggiore possibilità di mettersi a scarabocchiare, di dormire o di andarsene.
Un esperimento
Sappiamo che le persone con più voglia di imparare siedono quanto più possibile davanti e che quelle meno interessate si mettono dietro o di lato. Abbiamo condotto un ulteriore esperimento per stabilire se l’effetto imbuto fosse determinato dalla scelta del posto, dettata a sua volta dal grado di interesse per l’argomento, o se il posto scelto influenzasse partecipazione e memorizzazione dei dati da parte degli ascoltatori. Allo scopo abbiamo assegnato nominalmente i posti, per evitare che i partecipanti scegliessero quelli abituali: abbiamo, cioè, collocato le persone più desiderose di apprendere in fondo e di lato, e quelle meno interessate davanti. Non solo la strategia ha aumentato la partecipazione e la memorizzazione delle informazioni da parte dei meno interessati, ma ha diminuito quella degli ascoltatori di solito attenti, relegati in fondo. Da ciò possiamo trarre un chiaro insegnamento: se volete che un ascoltatore apprenda, mettetelo in prima fila. Alcuni oratori e consulenti hanno abbandonato, nel caso di piccoli gruppi, l’“approccio scolastico” a favore di quello “a ferro di cavallo” o a “quadrato aperto”, in modo da stimolare la partecipazione e la memorizzazione dei dati grazie al maggior contatto visivo che si instaura tra oratore e pubblico.
Prendere una decisione a cena
Alla luce di quanto finora detto sulla territorialità e sull’uso dei tavoli quadrati, rettangolari e rotondi, immaginate di dover andare a cena, al ristorante, con uno o più interlocutori che vorreste accettassero la vostra proposta.
Se dovete parlare di affari a tavola, cercate di procedere con gran parte della conversazione prima che venga servito il cibo. Quando iniziate a mangiare, questa può subire momenti di stallo; inoltre, l’alcool toglie lucidità. Dopo mangiato lo stomaco sottrae sangue al cervello per favorire la digestione, il che rende difficile pensare con chiarezza. Se alcuni uomini sperano in tal modo di conquistare una donna, quando discutono di lavoro possono andare incontro a conseguenze disastrose. Illustrate la vostra proposta quando tutti sono mentalmente lucidi e attenti.
Nessuno prende decisioni con la bocca piena.
Un tempo i nostri avi tornavano alla caverna con le prede cacciate e le condividevano con il gruppo. Accendevano un fuoco all’ingresso per tenere lontani i predatori e per scaldarsi. Ognuno poi si sedeva con le spalle alla parete, per evitare eventuali attacchi a sorpresa durante il pasto. Gli unici rumori che si udivano erano quelli dei denti che masticavano e del fuoco che scoppiettava. Questo antico processo di condivisione del cibo attorno al fuoco ha dato origine a quegli eventi sociali che oggi chiamiamo grigliate, picnic, cene con gli amici. In queste circostanze però l’uomo moderno reagisce e si comporta ancora quasi come i suoi antenati.
Tornando alla cena al ristorante: è più facile che l’interlocutore accetti la proposta quando si sente rilassato e abbassa le difese. Per creare l’atmosfera, dovrete osservare alcune regole oltre a quanto poc’anzi affermato.
In primo luogo, se cenate a casa o al ristorante, fatelo accomodare con le spalle rivolte a una parete o a un divisorio. Quando un soggetto siede con le spalle rivolte a uno spazio aperto, respirazione, frequenza cardiaca, onde cerebrali e pressione sanguigna aumentano rapidamente, soprattutto se altri si muovono dietro di lui. Se poi rivolge le spalle a una porta aperta o a una finestra, al pianterreno, la tensione salirà ancora.
Perciò usate questa disposizione solo se volete innervosire qualcuno! In secondo luogo, le luci devono essere smorzate; per rilassare l’ospite, mettete un po’ di musica in sottofondo, a basso volume. Molti locali di buon livello hanno un caminetto nei pressi della porta, che ricorda il fuoco acceso la sera, all’ingresso delle grotte, dalle tribù dei nostri avi. Se ne avete la possibilità, scegliete un tavolo rotondo e, se desiderate catturare pienamente l’attenzione della persona, occultatene la visuale con un paravento o una pianta.
I migliori ristoranti usano queste tecniche di rilassamento per “spillare” più denaro ai clienti a fronte di un menù normale, e gli uomini le adottano da sempre con le donne per creare un’atmosfera romantica.
In questi casi è infatti molto più facile ottenere una risposta favorevole di quanto non accada negli ambienti con luci intense, tavoli e sedie collocati in spazi aperti, in mezzo al tintinnare di piatti, coltelli e forchette.
Riassunto
La disposizione dei posti a sedere non deve essere casuale: collocare persone specifiche in posizioni specifiche può modificare l’esito di un incontro. La prossima volta che vi recate a una riunione, chiedetevi chi sia la persona che desiderate influenzare di più e quale sia il posto migliore per riuscire nell’intento. Inoltre, chi dei presenti tenderà a obiettare e discutere? Se non c’è un leader ufficiale, chi prenderà il posto più autorevole? Se volete assumere il controllo della situazione, dove vi sedete? Rispondendo a queste domande, potrete non sono acquisire maggior potere, ma impedirete agli altri di prevaricare o di cercare di controllare la riunione.