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IL POTERE DELLE MANI
Come i palmi e le strette di mano vengono usati a scopo di controllo
Un tempo i palmi aperti venivano usati per indicare che non si possedevano armi
Adam era al suo primo giorno di lavoro in una società di pubbliche relazioni, e voleva fare buona impressione. Quando veniva presentato ai colleghi, dava entusiasta la mano e rivolgeva loro un ampio sorriso. Con il suo metro e novanta, il bell’aspetto e l’abito elegante, sembrava proprio un PR di successo. Stringeva con decisione la mano a tutti, proprio come suo padre gli aveva insegnato da ragazzo. La forza che metteva nel gesto era tale che a due colleghe con la fede ferì il dito e ad altre fece un gran male. Solo i colleghi potevano competere con quella stretta, logico del resto. Le donne soffrivano in silenzio e ben presto, a differenza degli uomini, cominciarono a evitarlo per non subire conseguenze. Il punto era che metà dei dirigenti dell’azienda era di sesso femminile!
Le mani sono state lo strumento più importante nel corso dell’evoluzione umana; il cervello ha più correlazioni con le mani che con qualsiasi altra parte del corpo. Pochi, tuttavia, prestano attenzione a come le muovono in presenza di altri o a come stringono la mano durante un incontro, anche se proprio in questa fase si determina la natura del rapporto che si instaurerà: di predominio, di sottomissione, di potere. Nel corso della storia i palmi aperti sono sempre stati associati a verità, onestà, lealtà o subordinazione. Ancora oggi si presta giuramento tenendo la mano aperta sul cuore o, come nelle aule dei tribunali, sollevata davanti a sé: la Bibbia viene tenuta con la mano sinistra e il palmo della destra è rivolto verso i membri della corte. Uno degli indizi più affidabili per valutare l’onestà e la schiettezza di una persona è osservarne i palmi. Così come il cane espone la gola per dimostrare sottomissione o resa, l’uomo mostra i palmi per indicare che è disarmato e che quindi non costituisce una minaccia.
Il cane espone la gola in segno di sottomissione, l’uomo mostra i palmi.
Come valutare la schiettezza
Quando un individuo vuol essere franco e onesto, tiene spesso uno o entrambi i palmi rivolti verso l’interlocutore e esclama frasi quali: “Non sono stato io!”, “Scusami se ti ho spaventato” oppure “Ti sto dicendo la verità”. Quando qualcuno inizia ad aprirsi e a essere sincero, mostrerà i palmi, parzialmente o integralmente, a chi ha di fronte. Come gran parte dei segnali corporei, si tratta di un gesto inconscio, che vi dà la sensazione o il “sentore” che l’interlocutore dica il vero.
“Fidati, sono un medico”
I palmi aperti vengono usati intenzionalmente in tutto il mondo per trasmettere un’idea di onestà e di schiettezza
Quando un bambino mente o cela qualcosa, spesso nasconde i palmi dietro la schiena; analogamente, un uomo che non vuol rivelare alla moglie dove abbia trascorso la serata con gli amici, se li caccia in tasca o tiene le braccia incrociate mentre le dà spiegazioni. Proprio da un atteggiamento del genere lei può però dedurre che sta mentendo. Una donna che tenta di nascondere qualcosa evita, se possibile, di parlarne o chiacchiera di tutta una serie di questioni diverse, svolgendo nel contempo varie attività.
Quando un uomo mente, i segnali del suo corpo sono spesso ovvi. Quando una donna mente, preferisce assumere un’aria indaffarata.
Ai venditori viene insegnato a osservare i palmi dei clienti quando questi spiegano perché non hanno intenzione di comperare un prodotto: quando un soggetto fornisce ragioni valide, di solito li mostra. Se un soggetto espone sinceramente i suoi motivi, apre le mani, se invece non dice il vero darà le stesse risposte verbali nascondendo però le mani.
Tenere le mani in tasca è la tattica preferita degli uomini che non desiderano partecipare a una conversazione. I palmi erano in origine le corde vocali del corpo perché “parlavano” più di qualsiasi altra parte; nasconderli significava voler tenere la bocca chiusa.
Usare intenzionalmente i palmi per ingannare
I palmi in tasca:
il principe William
comunica che non
vuole parlare
“Se dico una bugia e tengo i palmi in vista, ho più probabilità di essere creduto?” ci chiedono in molti. La risposta è sì, ma anche no. Se mentite mostrando i palmi, potreste ugualmente apparire falsi in mancanza di altri segnali indicativi di onestà e in presenza invece di segnali negativi contrastanti con i palmi aperti. Truffatori professionisti e bugiardi esperti conoscono l’arte di combinare segnali non verbali e parole menzognere. Quanto maggiore è l’efficacia con cui l’impostore usa il linguaggio corporeo dell’onestà quando mente, tanto più abile risulta.
La legge di causa ed effetto
È possibile apparire più schietti e credibili se ci si esercita ad aprire i palmi quando si comunica con gli altri. A questo proposito è interessante notare che, quando il gesto diventa abituale, la tendenza a dire il falso diminuisce. In virtù della legge di causa ed effetto, gran parte delle persone hanno difficoltà a mentire quando tengono i palmi aperti. Se un individuo è schietto, mostra i palmi, ma il fatto di metterli in evidenza rende più difficile raccontare una bugia convincente. Questo perché gesti e sentimenti sono direttamente correlati. Se vi sentite sulla difensiva, incrociate in genere le braccia al petto; ma se lo fate, inizierete a sentirvici ancora di più. Se parlate tenendo in vista i palmi, inducete l’interlocutore a un atteggiamento di maggior sincerità; in altre parole, i palmi aperti contribuiscono a eliminare parte delle false informazioni che gli altri vi potrebbero riferire e li stimolano a essere più schietti.
Il potere del palmo
Uno dei segnali del corpo meno evidenti ma più efficaci è l’uso del palmo per impartire ordini o direttive, nonché nella stretta di mano. Utilizzato in determinati modi, il potere del palmo conferisce tacitamente a chi lo impiega una notevole autorità.
I principali gesti di comando sono tre: il palmo verso l’alto, il palmo verso il basso e la mano chiusa col dito puntato. Le differenze fra tali posizioni possono essere illustrate dall’esempio seguente: immaginiamo di chiedere a qualcuno di raccogliere un oggetto e di portarlo altrove. Immaginiamo anche di usare sempre lo stesso tono di voce, le stesse parole, le stesse espressioni facciali, ma di modificare la posizione del palmo.
Il palmo verso l’alto è un gesto non minaccioso, di sottomissione, che ricorda quello di un mendicante e che, dal punto di vista evolutivo, suggerisce che il soggetto non possieda armi. La persona a cui chiediamo di spostare l’oggetto non si sentirà costretta a farlo né intimorita dalla richiesta. Se desiderate che qualcuno prenda la parola, sollevate il palmo verso l’alto per “passargli il testimone”, per fargli capire che attendete si esprima e che siete disposti ad ascoltarlo.
Il gesto del palmo verso l’alto si è modificato nel corso dei secoli, dando origine a diverse versioni quali un solo palmo sollevato e il palmo sul cuore.
Il palmo verso l’alto = gesto non minaccioso
Il palmo verso il basso = gesto autoritario
Quando il palmo è girato verso il basso, trasmette subito un senso di autorità. In tal caso l’interlocutore avrà l’impressione di ricevere l’ordine di spostare l’oggetto e potrebbe sviluppare sentimenti di antagonismo nei vostri confronti, a seconda del rapporto che vi lega in ambito lavorativo.
Voltare il palmo dall’alto verso il basso influenza radicalmente la percezione che gli altri hanno di voi.
Per esempio, se la persona in questione gode del vostro stesso status, potrebbe opporsi a una richiesta fatta col palmo verso il basso e dimostrarsi invece più accondiscendente se usate il gesto del palmo verso l’alto. Se è un vostro subordinato, riterrà invece il gesto accettabile perché possedete l’autorità per usarlo.
Nel saluto nazista, simbolo di potere e di tirannia durante il Terzo Reich, il palmo è voltato direttamente verso il basso. Se Hitler avesse usato un saluto col palmo verso l’alto avrebbe scatenato ilarità e quasi nessuno lo avrebbe preso sul serio.
Hitler usava uno dei gesti col palmo verso il basso più noti della storia
Quando una coppia cammina mano nella mano, il partner dominante, in molti casi l’uomo, cammina un po’ più avanti e tiene la mano in posizione superiore, col palmo rivolto all’indietro, mentre la donna ha il palmo rivolto in avanti. Da questa semplice posizione un osservatore riesce a capire chi dei due porti i pantaloni.
La mano chiusa col dito puntato è, in poche parole, un pugno in cui il dito esteso viene usato a mo’ di mazza, con la quale il soggetto picchia simbolicamente gli ascoltatori per indurli alla sottomissione. A livello inconscio, suscita sentimenti negativi perché è il precursore del “braccio sollevato oltre la spalla”, gesto che gran parte dei primati usano per aggredire.
Il dito puntato = “Fallo e basta!”
Il palmo chiuso col dito puntato è uno dei gesti più irritanti che si possano usare in un discorso, soprattutto se si scandiscono le parole. In alcuni Paesi quali la Malesia e le Filippine additare una persona è un insulto: il gesto viene usato solo con gli animali. I malesi usano il pollice per designare le persone o dare indicazioni.
Il nostro esperimento
Abbiamo condotto un esperimento con otto oratori, a cui abbiamo chiesto di usare i tre gesti descritti in una serie di discorsi di una decina di minuti, di fronte a un pubblico sempre diverso, in modo da documentare gli atteggiamenti dei partecipanti nei confronti di ciascuno.
Abbiamo osservato che gli oratori che usavano per lo più il palmo verso l’alto ottenevano l’84% dei consensi da parte del pubblico, percentuale che scendeva al 52% quando pronunciavano lo stesso discorso col palmo rivolto verso il basso. Quando utilizzavano la mano chiusa col dito puntato, i consensi si riducevano al 28%; in questo caso alcuni ascoltatori hanno addirittura abbandonato la sala.
Il dito puntato genera sentimenti
negativi in gran parte degli
ascoltatori
Il dito puntato non solo è stato il gesto meno gradito al pubblico, ma lo ha indotto a dimenticare più facilmente i temi discussi. Se siete tra quanti lo usano, cercate di sostituirlo con il palmo verso l’alto e il palmo verso il basso: in tal modo creerete un’atmosfera più rilassata e avrete un effetto più positivo. In alternativa, se unite indice e pollice quasi come nel gesto “OK” e parlate tenendoli in questa posizione, darete un’impressione di autorità ma non di aggressività. Abbiamo insegnato questo gesto a numerosi oratori, politici e uomini d’affari, e valutato in seguito la reazione del pubblico: gli oratori che usavano il gesto a dita unite venivano descritti come “seri”, “dotati di uno scopo” e “concentrati”. Quelli che invece ricorrevano al dito puntato erano “aggressivi”, “battaglieri” e “scortesi”, e i loro discorsi sono risultati essere i meno ricordati: quando l’oratore puntava il dito direttamente verso la platea, il pubblico pensava più a formulare un giudizio sulla persona che ad ascoltarne le parole.
Unendo pollice e indice come nel gesto “OK” si evita di intimorire il pubblico
La stretta di mano
L’atto di stringere la mano è un retaggio del passato. Quando le tribù primitive si incontravano in circostanze amichevoli, i vari membri protendevano le braccia tenendo il palmo in vista per indicare che non nascondevano nulla. Nell’antica Roma era diffusa la pratica di portare un pugnale nascosto nella manica, perciò quando due persone si salutavano, per la propria incolumità adottavano la stretta dell’avambraccio.
La stretta dell’avambraccio: la tecnica di saluto degli antichi romani, che consentiva di verificare la presenza di armi nascoste nella manica
La versione moderna di questo antico saluto è la stretta di mano, gesto usato in origine nel diciannovesimo secolo per suggellare transazioni commerciali tra uomini di pari grado. Negli ultimi cento anni si è a poco a poco diffuso anche se, fino a poco tempo fa, era un atto prettamente maschile. Oggi in gran parte dei Paesi di lingua inglese ed europei vi si ricorre in ambito lavorativo per salutarsi e per congedarsi, ma sempre più spesso anche alle feste e durante eventi sociali. Viene inoltre utilizzato sia dagli uomini sia dalle donne.
La stretta di mano si è evoluta come segno per suggellare un accordo commerciale tra due uomini di pari grado.
Persino in Giappone, in cui il saluto tradizionale è rappresentato dall’inchino, e in Thailandia, in cui si usa il wai – un gesto simile a una preghiera – la stretta di mano è attualmente molto comune. In gran parte dei Paesi la mano viene afferrata e sottoposta a cinque, sette lievi strette, in alcuni, come la Germania, a due o tre, ma viene tenuta per un tempo corrispondente ad altre due strette. I francesi sono i più amanti della stretta di mano: la usano quando si incontrano e si congedano e, in complesso, la usano molto di frequente.
Chi tende la mano per primo?
Stringere la mano la prima volta che si incontra qualcuno è un’usanza tradizionalmente accettata, ma vi sono circostanze in cui farlo è inopportuno. Considerato che la stretta di mano è un segno di fiducia e di benvenuto, prima di esporvi ponetevi queste domande: sono benvenuto? Questa persona è contenta di incontrarmi o la sto forzando in qualche modo? I venditori sanno che porgere la mano a un cliente a cui fanno visita senza preavviso o invito può avere un effetto negativo, dato che questi può non ritenerli benvenuti e sentirsi costretto a stringerla. In tali circostanze è saggio attendere che sia il cliente a fare la mossa e, se non accade, salutarlo con un lieve cenno del capo. In alcuni Paesi stringere le mani a una donna non è ancora una pratica del tutto accettata: in molti Paesi musulmani è considerato maleducato; in questo caso è preferibile ricorrere al cenno del capo. È stato tuttavia rilevato che le donne che porgono per prime la mano con decisione sono considerate, in numerose nazioni, più aperte e fanno una migliore impressione.
Comunicare predominio e controllo
Consideriamo quanto già affermato a proposito dell’impatto del palmo verso l’alto e del palmo verso il basso e valutiamo entrambi i gesti nel contesto della stretta di mano.
Nell’antica Roma due persone importanti si salutavano con quello che potrebbe essere paragonato al moderno braccio di ferro. Se uno era più forte dell’altro, poneva la mano sopra quella dell’altro nella posizione della cosiddetta mano dominante.
Immaginate di incontrare una persona sconosciuta. Vi salutate con una stretta di mano e, inconsciamente, il gesto trasmette uno dei seguenti atteggiamenti:
1. Predominio: “Vuole prevaricare, devo essere cauto”.
2. Sottomissione: “Posso prevaricare. Questa persona farà quello che voglio”.
3. Uguaglianza: “Con questa persona mi sento a mio agio”.
Tali atteggiamenti vengono trasmessi e percepiti in modo inconscio ma possono avere un’influenza immediata sull’esito dell’incontro. Negli anni Settanta abbiamo documentato l’effetto delle diverse tecniche di stretta della mano nei nostri corsi sulle capacità imprenditoriali e le abbiamo inoltre insegnate quali strategie utili nel mondo degli affari: con un po’ di pratica e di impegno esse possono, infatti, avere un ruolo incisivo negli incontri a quattr’occhi.
Il senso di predominio viene trasmesso tenendo la mano (manica a strisce nella figura) in modo che il palmo sia rivolto verso il basso (v. sotto). Questo non deve essere necessariamente orientato verso il pavimento, ma verso la mano dell’altro. Il gesto comunica la volontà di gestire l’incontro.
Assumere il controllo
In uno studio condotto su trecentocinquanta manager di successo (89% dei quali di sesso maschile) abbiamo osservato che non solo quasi tutti i dirigenti porgevano la mano per primi, ma che l’88% degli uomini e il 31% delle donne usavano la stretta di mano dominante. Potere e controllo sono in genere meno importanti per le donne, il che spiega probabilmente perché solo una donna su tre usi la posizione della mano dominante. Abbiamo anche rilevato che in determinati contesti sociali alcune donne stringono la mano con delicatezza per trasmettere un’idea di sottomissione: si tratta di un modo per esaltare la propria femminilità o per suggerire che possono essere dominate. In ambiente lavorativo un approccio del genere può, tuttavia, rivelarsi disastroso perché gli uomini presteranno attenzione alla sua femminilità e non la considereranno seriamente. Le donne che dimostrano tutta la loro femminilità negli incontri di lavoro non otterranno il giusto riguardo dagli uomini ma nemmeno dalle colleghe, nonostante oggi sia di moda – e politicamente corretto – affermare che tutti vengono trattati nello stesso modo. Ciò non significa tuttavia che una donna debba comportarsi in modo mascolino: per essere trattata alla pari, deve solo evitare i segnali troppo femminili, quali la stretta di mano delicata, l’uso di gonne corte e di tacchi alti.
Le donne che lanciano segnali molto femminili in un contesto lavorativo perdono credibilità.
Nel 2001 William Chaplin della University of Alabama ha condotto uno studio sulle strette di mano, scoprendo che gli estroversi usano una stretta decisa, a differenza delle personalità nevrotiche. Chaplin ha inoltre notato che la stessa decisione caratterizza le donne aperte alle nuove idee. L’uomo, invece, che sia o no ricettivo alle novità, usa sempre una stretta vigorosa. Soprattutto con gli uomini, le donne dovrebbero quindi cercare di usare una stretta più energica.
La stretta di mano sottomessa
In quella che è l’esatto opposto della stretta dominante la mano viene tesa (manica a righe) con il palmo verso l’alto (v. pagina seguente), concedendo simbolicamente il predominio all’altro, come fa un cane quando espone la gola.
Il che può essere efficace se si vuole concedere all’altro il controllo o comunicargli che è lui a gestire la situazione, come quando ci si appresta a porgere delle scuse.
Se è vero che la stretta di mano col palmo verso l’alto può comunicare sottomissione, vanno però considerate alcune circostanze particolari.
La stretta di mano sottomessa
Come già ricordato, una persona affetta da artrite alle mani è costretta ad adottare una stretta debole, cosa che può indurre facilmente l’altro a voltare il palmo della propria mano verso l’alto, nella posizione sottomessa. Chi svolge una professione in cui le mani hanno grande importanza, per esempio chirurghi, artisti e musicisti, ha spesso una stretta di mano poco decisa, per proteggerle. L’insieme di gesti che adotterà dopo la stretta vi fornirà tuttavia ulteriori indizi per valutarlo: il remissivo userà gesti di sottomissione, il dominante, gesti decisi.
Stabilire una condizione di parità
Quando due persone dominanti si stringono la mano, si verifica una lotta simbolica di potere visto che tutte e due cercano di voltare il palmo dell’altro in una posizione sottomessa. Ne consegue una stretta “a morsa”, in cui entrambi i palmi restano verticali: questo genera una sensazione di parità e di reciproco rispetto perché nessuno dei due dimostra di voler cedere di fronte all’altro.
Creare un rapporto paritario
Comunicare un senso di parità
Sono due i fattori chiave per creare un rapporto paritario durante una stretta di mano. In primo luogo, assicuratevi che il palmo vostro e quello dell’interlocutore siano in verticale, in modo che nessuno dei due sia in posizione di predominio o di sottomissione, in secondo luogo, impartite la stessa stretta che ricevete. Ciò significa, su una scala compresa tra 1 e 10, che se la vostra stretta è pari a 7 e quella dell’altro a 5, dovrete ridurre la forza del 20%; se la forza dell’interlocutore è pari a 9 e la vostra a 7, dovrete aumentarla del 20%. Se incontrate una decina di persone, dovrete probabilmente adattare più volte l’intensità della stretta e l’angolazione dei palmi, in modo da infondere a tutti una sensazione paritaria e da ritrovarvi considerati sullo stesso piano degli altri. Ricordate inoltre che la mano maschile ha in media una forza doppia rispetto a quella femminile, il che comporta qualche necessario adattamento. Grazie all’evoluzione l’uomo riesce oggi a esercitare una forza che può raggiungere i 45 kg quando lacera, afferra, trasporta, lancia o usa un martello.
Ricordate anche che la stretta di mano si è evoluta quale gesto per salutare, al momento dell’incontro o del congedo, o per suggellare un accordo, pertanto deve essere sempre calorosa, amichevole e positiva.
Disarmare i prevaricatori
La posizione del palmo verso
il basso
La posizione del palmo verso il basso, evocativa del saluto nazista, è la più aggressiva di tutte le strette perché lascia poche possibilità all’altro di stabilire un rapporto paritario. È la stretta tipica delle persone dominanti, prepotenti: sono sempre loro a porgere la mano e, tenendo il braccio rigido col palmo rivolto verso il basso, costringono l’interlocutore ad assumere una posizione sottomessa.
1. La tecnica del passo a destra
Se ricevete una stretta di mano dominante da una persona che vuol prevaricare – sono soprattutto gli uomini a farvi ricorso – portare il palmo della sua mano in posizione verticale è una mossa non solo difficile, ma anche molto palese.
In tal caso, quando vi avvicinate per stringere la mano, fate un passo in avanti con il piede sinistro: la cosa richiede un po’ di pratica, dato che nel 90% dei casi si tende istintivamente ad avanzare col destro quando si dà la mano destra.
Il prevaricatore tenta di assumere il controllo
Avanzate col piede sinistro
Quindi fate un passo in avanti con il piede destro, portandovi davanti all’interlocutore ed entrando nel suo spazio personale. Infine, allineate la gamba sinistra alla destra (v. figura) e stringetegli la mano.
Questa tattica vi consente di raddrizzare la stretta o persino di girare il palmo dell’interlocutore nella posizione sottomessa. Gli dà inoltre l’impressione che lo state affrontando direttamente, come in un incontro di lotta, e vi consente di assumere il controllo invadendo il suo spazio personale.
Allineate la gamba destra con
la sinistra e voltate il palmo
dell’interlocutore verso l’alto
Analizzate il vostro modo di stringere la mano e osservate se avanzate con il piede destro o il sinistro quando tendete il braccio. Gran parte della gente usa la destra e si trova, pertanto, in svantaggio quando riceve una stretta dominante perché non ha molto spazio per muoversi, il che conferisce all’altro il predominio. Esercitatevi ad avanzare con la sinistra e scoprirete che vi sarà più facile affrontare i prevaricatori intenzionati a controllarvi.
2. La tecnica della mano in posizione superiore
Quando un prevaricatore tenta di portare il vostro palmo verso il basso, rispondete con la posizione del palmo verso l’alto, quindi mettete la mano sinistra sulla sua destra, nella cosiddetta doppia presa, e raddrizzate la stretta.
La doppia presa
Così ribaltate la situazione a vostro favore e riuscite a gestire la situazione con facilità. Si tratta, peraltro, di una tecnica semplice per le donne. Se avvertite che il prevaricatore intende intimorirvi – come di solito fa con tutti – afferrate la sua mano dall’alto (v. figura) e stringetegliela in questa posizione: la mossa potrebbe infastidirlo, perciò usatela selettivamente e solo come ultima spiaggia.
L’ultima spiaggia
La stretta di mano fredda e appiccicaticcia
Nessuno ama le strette di mano che lasciano la sensazione di aver toccato una salsiccia unta e fredda. Quando incontriamo uno sconosciuto siamo tesi; il sangue defluisce dalle cellule del derma, lo strato sottostante l’epidermide, delle mani verso i muscoli delle braccia e delle gambe, preparandoci alla reazione del “combatti o fuggi”. Ne consegue che la temperatura si abbassa e che le mani iniziano a sudare; la stretta che ne deriva sarà quindi fredda e appiccicaticcia, da “pesce morto”.
Tenete un fazzoletto in tasca o in borsetta in modo da asciugarvi i palmi prima di incontrare una persona importante per non fare brutta figura. In alternativa, prima di un incontro con uno sconosciuto, visualizzatevi con le mani davanti a un fuoco: è stato infatti dimostrato che con questa tecnica si aumenta la temperatura del palmo di 3-4 gradi.
Il vantaggio di stare a sinistra
Quando due leader si trovano fianco a fianco, in piedi, davanti ai fotografi, cercano di apparire uguali sotto il profilo della statura e dell’abito, ma quello che si trova a sinistra dell’immagine viene percepito come dominante. Questo perché ha più facilità a controllare la stretta di mano e, di conseguenza, dà un’impressione di maggior potere.
La mano in posizione superiore:
Kennedy sfrutta il vantaggio del
lato sinistro per mettere Nixon
in una posizione più debole
Il fenomeno è particolarmente ovvio nella stretta di mano avvenuta negli anni Sessanta tra Kennedy e Nixon, prima del dibattito televisivo.
A quel tempo non si studiava il linguaggio corporeo ma ora, a un’attenta analisi, sembra proprio che Kennedy sapesse per intuito come sfruttarlo a proprio vantaggio: davanti ai fotografi si metteva sempre sulla sinistra, e la mano in posizione superiore era una delle sue mosse preferite.
Il fatto di stare a sinistra nella
foto dà a Bill Clinton il vantaggio
di controllare Tony Blair
Il famoso dibattito elettorale tra i due politici è una straordinaria testimonianza dell’efficacia del linguaggio corporeo: i sondaggi dell’epoca hanno rilevato che la maggior parte degli americani in ascolto alla radio riteneva che fosse stato vinto da Nixon, mentre quelli che lo avevano seguito in televisione nutrivano parere opposto.
Ciò dimostra la persuasività del linguaggio corporeo usato da Kennedy, fattore, che ha contribuito alla sua vittoria.
I leader del mondo che hanno scelto il lato sbagliato della fotografia – il destro – sottoponendosi alla stretta dominante dell’altro
Quando uomini e donne si stringono la mano
Le donne rappresentano ormai da decenni una presenza importante nel mondo del lavoro, eppure quando i due sessi si salutano a un incontro spesso si generano equivoci e imbarazzo. La maggior parte degli uomini dichiara di aver imparato le tecniche di stretta della mano dal padre, da ragazzi, ma ben poche donne beneficiano dello stesso addestramento. Cosa che può portare a situazioni di disagio, in cui l’uomo tende la mano per primo e la donna non la vede, concentrata com’è a osservarlo in volto. Sentendosi in imbarazzo con la mano tesa, l’uomo la ritira sperando che lei non lo veda, ma è proprio quello che accade: la donna porge allora la mano e resta a sua volta con il braccio proteso a mezz’aria. Lui risponde al gesto, con un conseguente groviglio di dita e ulteriore imbarazzo.
Il primo incontro tra un uomo e una donna può prendere la piega sbagliata a causa della stretta di mano.
Se vi ritrovate in situazioni del genere, prendete di proposito con la sinistra la mano destra dell’interlocutore, portatela a contatto con la vostra destra e, sorridendo, esclamate: “Riproviamo!” La mossa vi conferisce grande credibilità perché l’interlocutore avverte che siete interessate all’incontro e che volete partire nel modo giusto. Una strategia utile per le donne nel mondo del lavoro è far capire chiaramente agli altri di voler stringere loro la mano, in modo da non prenderli in contropiede. Porgete la mano prima possibile, così da manifestare le vostre intenzioni e da evitare situazioni imbarazzanti.
La doppia presa
Stretta preferita nel mondo del lavoro, viene fatta guardando negli occhi l’interlocutore con un sorriso rassicurante sul volto, ripetendone a voce alta, con decisione, il nome proprio. Spesso è seguita da una domanda sincera sul suo stato di salute.
La doppia presa
Con questa stretta chi porge la mano aumenta il contatto fisico e ottiene il controllo sull’interlocutore poiché gli blocca la destra. Talvolta nota come la “stretta del politico”, viene usata da chi vuol apparire onesto e affidabile.
Quando però viene usata con uno sconosciuto, può avere l’effetto contrario: ossia insospettirlo. La doppia presa è una sorta di ministretta ed è accettabile solo quando anche un abbraccio lo sarebbe.
“Sei una persona adorabile, straordinaria... chiunque tu sia...”
Il 90% degli esseri umani possiede fin dalla nascita la capacità di sollevare il braccio destro davanti al corpo, oltre la spalla, come gesto di autodifesa. La doppia presa limita la capacità difensiva, il che spiega perché non dovrebbe mai essere usata negli incontri con sconosciuti, ma solo con persone con cui esista un legame emozionale, per esempio un vecchio amico. In queste circostanze, l’autodifesa non ha ragion d’essere e la stretta viene recepita come sincera.
Yasser Arafat usa la doppia presa con Blair che, come denotano le strette, non ne resta però colpito
Le strette del controllo
L’intento della doppia presa è cercare di dimostrare sincerità, fiducia o profondità di sentimenti nei confronti dell’interlocutore. A questo proposito si osservano due elementi importanti: in primo luogo, la mano sinistra viene usata per sottolineare la profondità dei sentimenti che si vogliono comunicare, e questo dipende dalla distanza a cui la mano sinistra viene posta sul braccio destro dell’interlocutore. È come se si volesse abbracciare l’altro e se la mano fungesse da “termometro” del rapporto: quanto più in alto si posa sul braccio dell’interlocutore, tanto maggiore è la confidenza che l’autore del gesto vuole dimostrare. Questi, tuttavia, cerca nel contempo di controllare i movimenti dell’altro.
La presa del gomito suggerisce maggiore confidenza e controllo della presa del polso, la presa della spalla è più significativa di quella del braccio.
La presa del polso La presa del gomito
La presa del braccio La presa della spalla
In secondo luogo, la mano sinistra invade lo spazio personale dell’interlocutore. In genere, la presa del polso e la presa del gomito sono accettabili solo quando una persona si sente vicina all’altra; in tal caso la sua mano sinistra entra solo marginalmente nello spazio personale dell’interlocutore. La presa della spalla e del braccio denotano grande confidenza e possono anche portare a un “abbraccio” (lo “spazio personale” viene trattato in dettaglio nel capitolo 11).
A meno che la confidenza non sia reciproca o che l’autore del gesto non abbia un buon motivo per usare la doppia presa, di fronte a una mossa simile l’interlocutore diventerà probabilmente sospettoso e dubiterà delle sue intenzioni. In poche parole, se non avete un rapporto personale con l’interlocutore, non usate la doppia presa, in nessuna delle varianti. E se l’interlocutore che la usa non ha un rapporto personale con voi, cercate di coglierne le intenzioni segrete.
Se fra voi e l’interlocutore non esiste un legame personale o emozionale, usate la stretta con una sola mano.
Si vedono spesso politici e uomini d’affari ricorrere alla doppia presa quando stringono la mano a sostenitori e clienti, ignorando che quella mossa equivale talora a un vero e proprio suicidio, dato che sconcerta l’interlocutore.
Il gioco di potere tra Bush e Blair
Durante il confitto iracheno del 2003 Bush e Blair si sono presentati ai media come due alleati potenti “uniti e di egual statura”, ma da un’attenta analisi delle fotografie scattate emerge il palese gioco di potere messo in atto dal presidente americano.
Nella fotografia della pagina seguente Bush si avvicina dalla parte sinistra per effettuare una stretta con la mano in posizione superiore. Il presidente è vestito come il comandante in capo delle Forze Armate mentre Blair sembra uno scolaretto che incontra il preside. Bush ha i piedi ben piantati a terra e usa la presa della schiena per controllare Blair. Nelle foto il presidente americano cerca sempre di occupare la posizione a sinistra, in modo da trasmettere un senso di predominio e di controllo.
Anche il look sottolinea il maggior potere: George Bush usa la stretta con la mano in posizione superiore con Tony Blair
La soluzione
Se, inavvertitamente, vi ritrovate nella parte destra della foto, per non perdere potere tendete il braccio fin dai primi momenti in cui vi avvicinate all’interlocutore: la mossa lo obbligherà a voltarsi verso di voi per stringervi la mano. In questo caso la stretta avverrà in condizioni “paritarie”. Se venite fotografati o ripresi, avvicinatevi sempre all’altro in modo da occupare la parte sinistra della foto o, nella peggiore delle ipotesi, usate la doppia presa così da porvi sullo stesso piano.
Le otto peggiori strette di mano
Qui di seguito troverete elencate le otto strette di mano più irritanti e sgradite. Evitatele. Sempre.
1. Il pesce morto
Tasso di credibilità: 1/10
Poche strette di mano sono così poco apprezzate come quella del pesce morto, soprattutto se la mano è fredda e appiccicaticcia. La sensazione di toccare qualcosa di molle e di inerte, tipica di questo approccio, la rende sgradita in tutto il mondo e gran parte delle persone la associa a un carattere debole, specialmente per la facilità con cui il palmo può essere voltato verso l’alto. La stretta viene inoltre interpretata dall’interlocutore come una mancanza d’interesse. A tale proposito possono però sussistere motivazioni culturali o di altra natura: in alcune culture asiatiche e africane la stretta di mano molle è la norma. Stringere con troppa forza la mano può addirittura essere considerato offensivo. Inoltre, un individuo su venti soffre di iperidrosi, una condizione genetica che causa una sudorazione eccessiva. È dunque opportuno portare sempre con sé un fazzoletto per asciugarsi la mano prima di qualsiasi incontro.
Il pesce morto
I palmi delle mani hanno più ghiandole sudoripare di qualsiasi altra parte del corpo: per questo il sudore è più abbondante. Stranamente, molti soggetti che usano la stretta del pesce morto non ne sono consapevoli. Potrebbe esservi utile chiedere ad alcuni amici di giudicare la vostra stretta di mano, in modo da evitare errori durante futuri incontri importanti.
2. La morsa
Tasso di credibilità: 4/10
Questa stretta, che vuol essere implicitamente persuasiva, è tipica degli uomini d’affari e denota desiderio di dominare e di assumere il controllo del rapporto, oppure di mettere l’interlocutore al proprio posto. Il palmo viene porto rivolto verso il basso con un gesto deciso, seguito da due o tre strette vigorose e da una pressione che può bloccare la circolazione nella mano dell’interlocutore. Si tratta di una stretta usata talvolta da chi si sente debole e teme di essere dominato.
La morsa
3. Il tritaossa
Tasso di credibilità: 0/10
Parente stretto della morsa, il tritaossa è la stretta più temuta e lascia un ricordo indelebile nella mente e sulle dita di chi la subisce. Piace solo a chi la usa. È la stretta della persona aggressiva che, senza preavviso, si porta in vantaggio e tenta di scoraggiare l’avversario frantumandogli la mano. Se siete donne, evitate anelli sulla destra negli incontri di lavoro perché il tritaossa può farvi sanguinare la mano e costringervi a iniziare l’incontro in uno stato di agitazione.
Il tritaossa
Purtroppo, non ci sono modi per contrastarlo. Se ritenete che qualcuno lo faccia di proposito, esclamate: “Ahi! Mi ha fatto male. Ha una stretta troppo forte”. Ciò smaschera gli amanti di questa stretta e li induce a non ripeterla.
4. La presa della punta delle dita
Tasso di credibilità: 2/10
Comune negli incontri tra uomo e donna, la presa della punta delle dita è una stretta che manca il bersaglio, in cui la persona afferra per sbaglio le dita dell’interlocutore. Anche se sembrano lieti dell’incontro, quanti la usano sono in realtà persone poco sicure di sé. In tali circostanze lo scopo principale della presa della punta delle dita è quello di tenere l’interlocutore alla debita distanza. La stretta si può anche attribuire alla diversità dello spazio personale dei due soggetti: se il primo ha uno spazio di 60 cm e l’altro di 90 cm, chi ha lo spazio più ampio si tiene in posizione arretrata durante il saluto, perciò le mani non si trovano alla giusta distanza.
La presa della punta delle dita
Se vi succede, afferrate la mano destra dell’interlocutore con la sinistra, ponetela nella vostra e con un sorriso esclamate: “Riproviamo!”
Quindi stringete normalmente la mano. Ciò vi conferisce credibilità perché comunicate all’altro che lo ritenete tanto importante da ripartire nel modo giusto.
5. La presa a braccio rigido
Tasso di credibilità: 3/10
Come la presa con la mano verso il basso, la presa a braccio rigido tende a essere usata dalle persone aggressive soprattutto per tenere l’altro a distanza, al di fuori dello spazio personale. Viene anche utilizzata dai soggetti cresciuti in aree rurali, che hanno maggior bisogno di spazio personale e desiderano difendere il loro territorio.
La presa a braccio rigido
Quando stringono la mano con il braccio rigido, questi individui tendono persino a inclinarsi in avanti o a stare in equilibrio su un piede pur di mantenere le distanze.
6. La presa della chiave
Tasso di credibilità: 3/10
Stretta comune tra chi compie giochi di potere, nonché causa frequente di occhi che lacrimano e, in casi estremi, di strappi dei legamenti. Da questa stretta ha origine la tirata a braccio flesso: hi la usa afferra vigorosamente il palmo teso dell’interlocutore e, nello stesso tempo, applica una spinta all’indietro nel tentativo di trascinarlo nel proprio territorio. Ne consegue che l’interlocutore perde l’equilibrio e che la relazione parte con il piede sbagliato.
La presa della chiave
Tirare l’interlocutore nel proprio territorio può avere tre significati: primo, l’autore del gesto è insicuro e si sente forte solo nello spazio personale; secondo, l’autore del gesto appartiene a una cultura che ha minori esigenze di spazio personale; terzo, vuole controllare l’altro facendogli perdere l’equilibrio. Qualsiasi sia la ragione, vuole che l’incontro avvenga alle sue condizioni.
7. La presa della pompa
Tasso di credibilità: 4/10
Di connotazione prettamente rurale, è una stretta in cui il soggetto afferra la mano dell’interlocutore e la stringe con una serie di movimenti vigorosi e ritmici sul piano verticale. Si ritengono accettabili al massimo sette strette, ma ci sono persone che continuano a stringere all’infinito.
La presa della pompa
Di tanto in tanto s’interrompono, senza però mollare la presa per evitare che l’interlocutore sfugga: in questa fase, tuttavia, pochi ritraggono la mano. Sembra quasi che il fatto di essere fisicamente a contatto con un’altra persona mini la loro determinazione a ritirare la mano.
8. La presa olandese
Tasso di credibilità: 2/10
È una stretta originaria dei Paesi Bassi, in cui una persona può esser accusata di “Geeft’n hand als bosje worteljes” che significa “Avere una stretta di mano come un mazzo di carote”. È lontana parente del pesce morto, anche se qui la mano è più rigida e meno appiccicaticcia al tatto.
Tra le giovani generazioni è stata sostituita dalla stretta De Slappe Vaatdoek, o dello strofinaccio bagnato, termine che non ha bisogno di spiegazioni.
La presa olandese
La stretta Arafat-Rabin
La fotografia sotto mostra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il presidente palestinese Yasser Arafat, entrambi defunti, durante l’incontro alla Casa Bianca nel 1993. L’immagine rivela numerosi atteggiamenti interessanti. Il presidente Clinton è, in realtà, la figura chiave per la posizione centrale, in piena vista, che occupa, la maggiore altezza e il gesto braccia e mani aperte, che ricorda quello di un dio rivolto al suo popolo. Il sorriso a mezzaluna, con cui sembra succhiarsi il labbro, denota il riserbo emozionale che provava o fingeva di provare.
Rabin (a sinistra) mantiene la sua posizione grazie alla presa a braccio rigido per evitare di essere strattonato in avanti mentre Arafat tenta una tirata a braccio flesso
In questa celebre immagine entrambi i leader tengono i piedi ben piantati per terra nel tentativo di spodestarsi a vicenda dai rispettivi territori.
Rabin assume la posizione di potere sul lato sinistro della foto e usa la presa a braccio rigido, chinandosi verso Arafat e uscendo dal suo spazio personale. Arafat sta perfettamente diritto e tenta di contrastare la mossa con la tirata a braccio flesso.
Riassunto
Pochi sanno che impressione suscitano in uno sconosciuto, pur essendo consapevoli che i primi minuti dell’incontro possono determinare il successo o il fallimento del rapporto. Dedicate un po’ di tempo a sperimentare le varie strette di mano con amici e colleghi: in tal modo imparerete a usare quella giusta in ogni occasione. Di solito, la presa ideale (credibilità 10/10) è quella in cui i palmi sono verticali e la stretta viene corrisposta in modo identico.