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L'ispettore Lejeune mi piacque a prima vista. Era calmo e accorto. Mi parve anche dotato di notevole immaginazione, cioè il tipo disposto a prendere in considerazione circostanze e possibilità non del tutto ortodos-se.

Parlò per primo: «Il dottor Corrigan mi ha detto del vostro incontro. Lui si è interessato molto, di questa faccenda, fin dal principio. Il reverendo Gorman era molto conosciuto e rispettato. Ora, lei afferma di avere delle informazioni speciali per noi?».

«Riguardano un luogo che si chiama Il Cavallo Pallido.»

«Che si trova nel villaggio di Much Deeping?»

«Sì.»

«Dica pure.»

Gli parlai del primo accenno al Cavallo Pallido udito al Fantasie.

Poi gli descrissi la mia visita a Rhoda e la presentazione alle tre streghe.

Gli riferii, con la massima accuratezza possibile, la conversazione avuta con Thyrza Grey quel pomeriggio.

«E fu colpito da ciò che la donna le disse?»

Mi sentii imbarazzato. «Be', non proprio. Voglio dire, non credetti seriamente...»

«Ne è sicuro, signor Easterbrook? Direi piuttosto che le ha creduto.»

«Forse è proprio così. Solo che è seccante, far la figura del credulone.»

Lejeune sorrise. «Ma non mi ha detto una cosa. Quando andò a Much Deeping, la sua curiosità era già desta, perché?»

«Probabilmente mi aveva incuriosito l'aria spaventata della ragazza.»

«Quella che lavora in un negozio di fiori?»

«Sì. Vedendo la sua paura improvvisa, cominciai a sospettare che ci fosse sotto qualcosa. Poi incontrai Corrigan, che mi parlò di quella lista di nomi. Due li conoscevo. Corrispondevano a due persone morte. Un altro nome non mi parve nuovo. Poco dopo, seppi che era morta anche una signora che si chiamava così.»

«La signora Delafontaine?»

«Sì.»

«Continui.»

«Decisi di scoprire qualcosa di più.»

«E si mise all'opera. In che modo?»

Gli descrissi la mia visita alla signora Tuckerton. E infine gli riferii il colloquio con Bradley, a Birmingham.

Lejeune mi ascoltava, ora, col massimo interesse. Ripeté il nome: «Bradley. Dunque, Bradley è immischiato in questa faccenda?».

 

«Lo conosce?»

«Oh, sì, lo conosciamo bene. Ci ha dato parecchie seccature. È molto scaltro; abilissimo nel non far mai nulla che possa incriminarlo. Conosce tutti i trucchi e i raggiri in campo legale. È il tipo che potrebbe scrivere una specie di ricettario intitolato Cento modi per evadere la legge. Ma non credevo che sarebbe arrivato a vere azioni criminose, che facesse parte di un'associazione a delinquere; questo proprio no...»

«Ora che le ho riferito la nostra conversazione, non potrebbe basarsi su quella per incriminarlo?»

Lejeune scosse lentamente il capo. «No. Prima di tutto non c'erano testimoni, durante la vostra conversazione. E lui potrebbe negare tutto, se volesse! E poi, come lui le disse, chiunque è liberissimo di fare tutte le scommesse che vuole. Non c'è nulla di criminoso, in questo. A meno che non riusciamo a collegare Bradley col vero crimine in questione, e penso che non sarà facile.»

Dopo una breve pausa, l'ispettore mi chiese: «Per caso, non ha conosciuto un certo Venables, quando è andato a Much Deeping?».

«Sì, certo, un giorno sono stato a pranzo da lui.»

«Ah! Posso chiederle che impressione le ha fatto?»

«Grande impressione. È un uomo dotato di una forte personalità. È invalido.»

«Già. Colpito dalla poliomielite.»

«Va in giro sopra una sedia a rotelle. Ha perso completamente l'uso delle gambe, ma pare che l'infermità abbia acuito il suo desiderio di vivere e di godere la vita.»

«Mi dica tutto quello che sa di lui.»

Gli descrissi la casa di Venables, i suoi tesori d'arte, le sue passioni.

«Peccato!» disse Lejeune.

«Che cosa?»

«Che sia immobilizzato.»

«Scusi, ma è proprio sicuro che lo sia? Non potrebbe fingere?»

«No. Non abbiamo dubbi sulla sua infermità. Il suo medico è Sir William Dugdale, di Harley Street, un uomo al di sopra di qualsiasi sospetto.

Sir William ci ha assicurato che gli arti inferiori del suo paziente sono atrofizzati. Il caro signor Osborne è convinto che Venables sia l'uomo che lui vide camminare in Barton Street quella sera, ma si sbaglia.»

«Capisco.»

«Come ho detto, è un peccato, perché, se esiste veramente un'organizzazione criminosa, Venables è il tipo che saprebbe dirigerla.»

«Sì, è quello che ho pensato anch'io.»

Col dito, Lejeune tracciò dei circoli sulla tavola, davanti a sé. Poi alzò bruscamente la testa. «Mettiamo insieme tutto quello che sappiamo: mi sembra chiaro che un'organizzazione o agenzia, specializzata in ciò che si potrebbe definire "Soppressione di persone indesiderate", esiste veramente.

Ma non ci sono prove concrete per una incriminazione. Nulla dimostra che le vittime non siano decedute di morte naturale. Oltre alle tre persone alle quali avete accennato, altre, comprese in quella lista, sono morte, e tutte per cause naturali. Ma in ciascun caso vi sono state delle persone che ne hanno tratto vantaggi materiali. Eppure, non esistono prove. Chi ha archi-tettato tutto ciò è molto abile. Noi abbiamo soltanto pochi nomi, ma chissà quante altre vittime ci sono. Noi abbiamo solo i pochi nomi lasciati da una donna morente che volle mettersi in pace con la propria coscienza.» Scosse rabbiosamente la testa e continuò: «Quella Thyrza Grey! Dite che si vanta dei suoi poteri. E può farlo impunemente. Di fronte alla legge, non possiamo accusarla di nulla. Non ha mai avvicinato le persone che sono morte, non ha mai mandato loro per posta né cioccolatini avvelenati né altre cose del genere. Su questo punto abbiamo svolto indagini accurate. Non so cos'altro potremmo fare».

«Io credo che ci sia una possibilità, per sapere qualcosa di più su questo punto.»

Lejeune mi guardò con aria interrogativa. «Sì?»

«Io e una mia amica abbiamo ideato un piano. Forse penserà che è molto sciocco...»

«Giudicherò io.»

«Penso che, per avere la risposta a tutti i nostri interrogativi, qualcuno debba andar là a vedere che cosa succede. Ecco ciò che propongo di fare: andare a vedere.»

Lejeune mi guardò fisso.

«La strada è già tracciata» affermai. Poi gli esposi esattamente il piano che Ginger e io avevamo preparato.

L'ispettore ascoltava, aggrottando la fronte e tenendo le labbra serrate.

«Signor Easterbrook, capisco la sua idea. Ma non so se si renda conto del fatto che ciò che si propone di fare può essere pericoloso. Cioè, può essere pericoloso per lei, ma lo sarà certamente per la sua amica.»

«Lo so, lo so... Ne abbiamo discusso e ridiscusso. Ho cercato di dissua-derla. Ma lei è decisa, assolutamente decisa. E non la fermerà nessuno!»

Inaspettatamente, Lejeune mi chiese: «Ha detto che ha i capelli rossi?».

«Sì» risposi stupito.

«Inutile discutere con le rosse» sospirò l'ispettore. «Ne so qualcosa io!»

Mi domandai se sua moglie aveva i capelli rossi.