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La villetta era nuova di zecca, circondata da un giardino cintato. Sul cancello si leggeva il nome Everest.

L'ispettore Lejeune spinse il cancello ed entrò. Zachariah Osborne, che era curvo sopra un'aiuola, intento a piantare dei bulbi, si rizzò e si volse per vedere chi era entrato nella sua proprietà. Riconobbe la persona, e un rossore di gioia gli accese ulteriormente il volto già arrossato. Il dottor Osborne, in campagna, non era affatto diverso dal dottor Osborne nella sua farmacia di Londra. Portava scarpe robuste ed era in maniche di camicia, ma anche in quella tenuta appariva lindo e ordinato.

«Ispettore Lejeune!» esclamò. «Questo è un onore, che lei mi fa! Ho ricevuto la sua risposta alla mia lettera, ma non avrei mai sperato di vederla qui. Benvenuto nella mia casetta. Benvenuto a Everest. Forse il nome la sorprende. Mi sono sempre interessato profondamente dell'Himalaya. Ho seguito tutti i particolari della spedizione sull'Everest. Che trionfo per il nostro Paese! Ma la prego, si accomodi in casa.»

Facendo strada, Osborne precedette l'ispettore nella casetta che era un modello d'ordine e di pulizia, benché non completamente arredata.

Il dottor Osborne spiegò: «Non sono ancora del tutto sistemato. Vado al-le vendite all'asta locali tutte le volte che mi è possibile. Ci sono spesso delle buone occasioni. Che cosa posso offrirle? Un bicchiere di xeres? Una birra? Una tazza di tè?» .

Lejeune scelse la birra.

«Le mie informazioni le sono state utili?» chiese il farmacista.

Lejeune cercò d'attenuare il colpo. «Purtroppo, non quanto speravamo.»

«Oh, confesso che sono deluso. Benché, lo capisco perfettamente, non ci sia nessuna ragione per supporre che un uomo che camminava nella stessa direzione del reverendo Gorman sia necessariamente il suo assassino. Era sperare troppo. E, da quanto ho saputo, questo signor Venables è molto ricco e stimato, e frequenta la migliore società.»

«Il punto è che non può essere stato il signor Venables, l'uomo che lei ha visto quella famosa sera» precisò Lejeune.

Il farmacista si rizzò a sedere bruscamente. «Oh, ma lo era. Non ho il minimo dubbio, su questo. Non sbaglio mai, nel riconoscere un volto.»

In tono gentile, l'ispettore ribatté: «Temo che questa volta si sia proprio sbagliato. Deve sapere che il signor Venables è stato vittima della poliomielite e ha perso completamente l'uso delle gambe».

«Poliomielite! Oh, Cielo!... Questo annulla tutte le mie affermazioni.

Eppure... Scusi, ispettore. Spero che non si offenda. Ma stanno proprio co-sì, le cose? Voglio dire, avete delle testimonianze mediche?»

«Sì, dottor Osborne. Ne abbiamo. Il signor Venables è paziente di Sir William Dugdale di Harley Street, clinico eminente.»

«Certo, certo! È famoso! Allora, sembra proprio che io abbia fatto fia-sco. Ero così sicuro. E l'ho disturbata per niente.»

«Non deve prenderla su questo tono» si affrettò a rassicurarlo Lejeune.

«Le sue informazioni sono di grande valore. È chiaro che l'uomo che vide quella sera deve somigliare molto al signor Venables, e poiché questi ha un aspetto non comune, con caratteristiche ben definite, siamo a conoscenza d'un fatto importante. Non possono esserci molte persone rispondenti a quella descrizione.»

Il farmacista si rianimò un poco: «È vero, è vero. Comunque, deve per-donarmi. Il mio vivo desiderio di fornirle delle informazioni utili deve avermi confuso. Mi sarebbe piaciuto tanto, poter testimoniare a un processo e fornire prove inconfutabili contro l'assassino. E le assicuro che nessuno sarebbe riuscito a infirmare la mia testimonianza. Sarei rimasto irremovibile sulle mie affermazioni!».

Lejeune tacque per qualche istante, studiando Zachariah Osborne con aria assorta. Poi gli chiese: «Dottor Osborne, perché sarebbe rimasto irremovibile sulle sue affermazioni, come lei stesso ha detto?».

Il farmacista parve stupito. «Perché sono sicurissimo... oh... oh, sì, capisco cosa vuol dire. L'uomo nella poltrona a rotelle non è l'uomo che vidi quella sera. Perciò non ho ragioni per sentirmi tanto sicuro. Eppure...»

L'ispettore si piegò in avanti. «Forse si domanda perché sono venuto da lei, oggi. Avendo avuto testimonianze mediche secondo cui l'uomo che vi-de quella sera non può essere il signor Venables, perché sono qui?»

«Proprio così. Perciò mi dica, ispettore Lejeune: perché è venuto da me?»

«Sono venuto da lei perché la sua sicurezza mi ha colpito, e vorrei sapere su quali basi è fondata. Era una sera di nebbia, ricorda? Sono stato alla sua farmacia. Mi sono messo nel punto in cui era lei quella sera, sulla soglia, e ho guardato verso il lato opposto della strada. Ho avuto l'impressione che, in una sera di nebbia, a quella distanza, sia quasi impossibile di-stinguere chiaramente una persona, notarne i caratteri somatici.»

«Fino a un certo punto, ha ragione. La nebbia, effettivamente, stava alzandosi, ma in modo irregolare, intermittente. Ogni tanto, per un breve spazio, si diradava. Fu ciò che avvenne nel momento in cui il reverendo Gorman passò rapido lungo il marciapiedi opposto. Ecco perché vidi con tanta chiarezza tanto lui quanto l'uomo che lo seguiva a breve distanza. Inoltre, proprio nell'istante in cui si trovava in linea retta con me, lo sconosciuto fece scattare un accendisigaro per riaccendere la sigaretta. In quel momento, il suo profilo si stagliò nitido: il naso, il mento, il pomo di Adamo assai pronunciato. Non avevo mai visto prima quell'uomo, altrimenti me ne sarei ricordato, pensai. Perciò, vede...» Il farmacista s'interruppe.

«Già» ammise Lejeune, con aria assorta.

«Non potrebbe trattarsi d'un fratello? Una forte somiglianza chiarirebbe la cosa...» suggerì Osborne, pieno di speranza.

«Da quanto abbiamo potuto scoprire, il signor Venables non ha fratelli.»

«Da quanto avete potuto scoprire?» ripeté Osborne in tono interrogativo.

«Benché sia di nazionalità inglese, il signor Venables è nato all'estero. I suoi genitori lo portarono in Inghilterra quando aveva undici anni. Non sappiamo molto né di lui né della sua famiglia. Non è facile sapere qualcosa sul suo conto... a meno che non andiamo a interrogarlo direttamente, ma non abbiamo ragioni sufficienti per farlo.» Così disse l'ispettore, delibera-tamente. In realtà esistevano mezzi per ottenere informazioni sul conto di Venables senza rivolgersi a lui personalmente, ma Lejeune non aveva nessuna intenzione di dirlo all'ex farmacista.

«Dunque, se non fosse per le testimonianze mediche, lei sarebbe sicuro della sua identificazione?» chiese, alzandosi in piedi.

Seguendo il suo esempio, Osborne rispose: «Oh, sì, certamente. Come le ho già detto, per me è un vero hobby, fissare nella memoria i volti della gente. Ormai lo faccio automaticamente, senza il minimo sforzo».

«Vorrei poter trovare sempre dei testimoni come lei. Sarebbe un vero dono del cielo.»

Il dottor Osborne parve compiaciuto.

Dopo una breve pausa, l'ispettore osservò: «È un bel posticino, questo».

«Sì, è vero. E la gente qui intorno è simpatica e cordiale. È il genere di vita che sognavo da anni, ma ora devo ammettere, signor Lejeune, che sento la mancanza del mio lavoro. Là, c'era sempre gente che andava e veniva.

Tipi d'ogni genere da studiare. Per tanto tempo ho sospirato un pezzetto di giardino tutto mio, e ora mi diverto molto a coltivarlo. M'interesso anche di farfalle e di uccelli. Ma non credevo che avrei sentito tanto la mancanza di ciò che potrei chiamare l'elemento umano.

«Avevo sempre desiderato vivamente di poter fare qualche viaggio all'estero. Bene, sono andato a passare un fine settimana in Francia. È stato piacevole, dico la verità, ma ho capito che l'Inghilterra ha tutto quello che posso desiderare.»

Il farmacista sospirò di nuovo. «Com'è strana, la natura umana. Prima non vedevo l'ora di ritirarmi dal lavoro. E ora, ho pensato più volte di rile-vare una piccola parte in qualche azienda farmaceutica di Bournemouth...

poca cosa, il necessario per avere di nuovo un interesse, per sentirmi ancora a contatto col mondo. Immagino che sarà lo stesso per lei. Prima farà dei programmi, ma, quando il momento sarà arrivato, rimpiangerà le emo-zioni della sua vita presente.»

Lejeune sorrise. «La vita di un poliziotto non è così emozionante come pensa, dottor Osborne. Per la maggior parte, si tratta d'un monotono lavoro di ordinaria amministrazione. Non siamo sempre alla caccia di diabolici criminali, né all'inseguimento di misteriosi indizi. Può essere un lavoro molto monotono, glielo assicuro.»

Il farmacista parve poco persuaso. «Se lo dice lei...» ammise. «Arrivederci, signor Lejeune, e mi dispiace molto di non averla potuta aiutare. Se ci fosse qualcosa... in qualunque momento...»

«Glielo farò sapere» promise l'ispettore.

«Quel giorno, alla festa, avevo proprio creduto in un colpo di fortuna»

mormorò Osborne.

«Lo so. È un peccato che quella testimonianza medica sia così categori-ca, ma non c'è niente da fare, in un caso del genere, no?»

«Veramente...» Il dottor Osborne lasciò la parola in sospeso, ma Lejeune non ci badò. L'ispettore si allontanò con passo deciso, e Osborne rimase vicino al cancello, assorto.

"Testimonianza medica" borbottò fra sé. "Buoni, i dottori! Se lui sapesse metà di quello che so io, dei dottori... idioti, ecco cosa sono!"