I due uomini si separarono. Race fermò un taxi e si fece condurre all'ufficio di George Barton, nella City. L'ispettore capo Kemp, preoccupato per il proprio conto spese, prese un autobus che lo portò a breve distanza dal palazzo Kidderminster.

L'ispettore aveva il viso un po' truce mentre saliva la gradinata e suonava il campanello. Sapeva di dover trattare una faccenda delicata. Il clan Kidderminster aveva una enorme influenza politica e le sue ramificazioni si estendevano come una ragnatela in tutto il paese. L'ispettore capo Kemp aveva piena fiducia nell'imparzialità della giustizia inglese. Se Stephen o Sandra Farraday fossero stati coinvolti nella faccenda di Rosemary o in quella di George Barton, nessuna influenza politica avrebbe consentito loro di sfuggire alla giusta punizione. Ma se fossero stati innocenti, oppure se le prove a loro carico fossero state troppo vaghe, allora il funzionario responsabile avrebbe dovuto procedere con la massima cautela se non era a caccia di guai. In queste circostanze, si può capire come l'ispettore capo non fosse entusiasta del passo che stava per compiere. Poteva darsi che in casa Kidderminster lo aspettasse una pessima accoglienza.

Ma Kemp constatò ben presto di essere stato ingenuo nei suoi timori. Lord Kidderminster era un diplomatico troppo abile per ricorrere a una tattica grossolana. Non appena ebbe dichiarato il motivo della sua visita, l'ispettore capo Kemp fu condotto da un solenne maggiordomo in una piccola biblioteca in fondo alla casa dove trovò Lord Kidderminster che, assieme alla figlia e al genero, lo aspettava.

«Siete puntualissimo, ispettore» disse Lord Kidderminster stringendo cordialmente la mano al funzionario. «Sento il bisogno di dirvi che vi sono molto riconoscente per la cortesia che m'avete usata venendo qui anziché convocare mia figlia e suo marito a Scotland Yard. Sarebbero venuti se fosse stato necessario, s'intende, ma vi ringrazio anche a nome loro.»

«Siete stato molto cortese davvero, ispettore» intervenne Sandra.

Portava un vestito di un tessuto morbidissimo, rosso cupo, e, seduta com'era con la luce che entrava da una finestra lunga e stretta alle sue spalle, ricordava a Kemp una figura che aveva veduta nella vetrata di una cattedrale. L'ovale allungato del suo viso e la lieve angolosità delle spalle accentuavano l'illusione.

Stephen Farraday era in piedi accanto alla moglie. Il suo viso non esprimeva alcuna emozione. Lord Kidderminster stava parlando e con molta abilità cercava di conferire al colloquio una piega di suo gusto.

«Non vi nascondo, ispettore capo, che questa faccenda è assai penosa e sgradevole per tutti noi. È la seconda volta che mia figlia e mio genero si trovano coinvolti in un caso di morte violenta in un ritrovo pubblico... nel medesimo ristorante e con due membri della medesima famiglia. La pubblicità di questo genere è sempre dannosa a un uomo politico, ma non può essere evitata. Ce ne rendiamo conto e tanto mia figlia quanto il signor Farraday sono pronti a darvi tutto l'aiuto che possono nella speranza che ogni cosa venga chiarita al più presto.»

«Grazie, Lord Kidderminster. Apprezzo molto il vostro atteggiamento. Senza dubbio mi facilita il compito.»

Sandra Farraday disse:

«Rivolgeteci tutte le domande che volete, ispettore.»

«Grazie, Lady Sandra.»

«Vorrei chiarire solo un punto» aggiunse Lord Kidderminster. «Naturalmente voi avete le vostre fonti d'informazione e il mio buon amico il commissario capo di Scotland Yard mi ha detto che la morte di Barton pare dovuta a assassinio e non a suicidio... per quanto, giudicando superficialmente, verrebbe fatto di contemplare l'ipotesi del suicidio. Tu, per esempio, hai pensato che si trattasse di un suicidio, non è vero, Sandra?»

La figura gotica fece un cenno di assenso.

«Ieri sera mi sembrava una cosa ovvia. Eravamo là, nel medesimo ristorante, persino alla medesima tavola dove la povera Rosemary Barton si è avvelenata l'anno scorso. Abbiamo visto spesso il signor Barton durante l'estate scorsa, in campagna, e abbiamo notato che era molto strano... non era più quello di un tempo... pensavamo che fosse oppresso dal ricordo della moglie morta in quel modo. Le voleva molto bene e non credo che si sia mai rassegnato alla sua scomparsa. L'idea del suicidio sembrava quindi, se non naturale, almeno probabile... mentre non riesco a immaginare perché mai qualcuno abbia desiderato la morte di George Barton.»

Stephen Farraday intervenne pronto:

«Non lo capisco nemmeno io. Barton era un gran brav'uomo. Sono persuaso che non aveva un nemico al mondo.»

Kemp guardò le tre facce rivolte verso di lui con fare interrogativo e rifletté un attimo prima di parlare. "È meglio che cominci a far scoppiare la bombetta" pensò.

«Quel che dite è molto sensato, Lady Sandra, ma ci sono parecchie cose che probabilmente non sapete ancora.»

Kidderminster intervenne:

«Non dobbiamo forzare la mano all'ispettore capo. Spetta a lui stabilire quali fatti possano essere divulgati o meno.»

«Grazie, ma non vedo perché non dovrei spiegarvi chiaramente la situazione» rispose Kemp. «Posso riassumerla in questo modo: George Barton, prima della sua morte, ha espresso a due persone l'idea che sua moglie non si fosse uccisa come si credeva, ma fosse stata avvelenata da qualcuno. Riteneva anzi di essere sulle tracce dell'assassino e il pranzo di ieri sera, dato per festeggiare il compleanno della signorina Marie, faceva parte, in realtà, di un piano da lui escogitato per smascherare il colpevole.»

Seguì un attimo di silenzio durante il quale Kemp, che era dotato di una acuta sensibilità, sentì nell'aria qualcosa che classificò: "sgomento".

Kidderminster fu il primo a riaversi e disse:

«Mi sembra che quella convinzione di Barton, di per se stessa, stia a indicare che quel poveretto non era - come dire - in possesso di tutte le sue facoltà mentali. Lo struggimento per la scomparsa della moglie doveva averlo sconvolto.»

«Forse, Lord Kidderminster, ma questo per lo meno dimostra che non c'era in lui l'idea del suicidio.»

«Sì, capisco che cosa intendete.»

Seguì un'altra pausa di silenzio, poi Stephen Farraday domandò in tono brusco:

«Come ha fatto Barton a concepire un simile sospetto? Dopo tutto la signora Barton si è uccisa.»

Kemp lo guardò placidamente.

«Il signor Barton non la pensava così.»

«Ma al momento della disgrazia la polizia ebbe dubbi?» chiese Kidderminster. «Sorsero sospetti che potesse trattarsi di un delitto?»

«I fatti giustificavano l'ipotesi del suicidio» spiegò l'ispettore capo. «Nulla sembrava indicare che la morte fosse dovuta a altre cause.»

Sapeva che un uomo avveduto come Lord Kidderminster non poteva non afferrare l'esatto significato di quelle parole. Assumendo un tono più ufficiale, aggiunse:

«Ora desidererei rivolgervi qualche domanda, Lady Sandra.»

«Dite pure.»

«Al tempo della morte della signora Barton, aveste il sospetto che si trattasse di delitto e non di suicidio?»

«No di certo. Ero convintissima che si trattasse di suicidio.» E aggiunse: «Ne sono convinta anche adesso».

Kemp non fece commenti e riprese:

«Avete ricevuto lettere anonime durante lo scorso anno, Lady Sandra?»

Parve che soltanto un intenso stupore turbasse la calma di Sandra Farraday.

«Lettere anonime? Oh, no!»

«Ne siete sicura? Le lettere anonime sono sempre spiacevoli e molti preferiscono ignorarle, ma in questo caso potrebbero costituire un elemento importante, perciò se ne aveste ricevute, vi prego di dirmelo.»

«Vi assicuro, ispettore capo, che non ho ricevuto nulla di simile.»

«Benissimo. Ora, voi dite che i modi del signor Barton erano strani durante l'estate. In che senso?»

Lei rifletté un attimo.

«Ecco, era nervoso, sembrava sempre agitato. Si capiva che gli riusciva difficile concentrare la propria attenzione su ciò che gli si diceva. Non hai avuto anche tu la stessa impressione, Stephen?»

«Sì. E anche fisicamente non era più quello d'un tempo. Era dimagrito.»

«Avete notato qualche differenza nel suo atteggiamento verso di voi e di vostro marito? Si mostrava meno cordiale che per il passato?»

«Al contrario. Aveva comprato una casa vicino alla nostra e non si stancava di ringraziarci di quanto avevamo fatto per introdurlo nella società locale. Naturalmente eravamo ben lieti di adoperarci, tanto per lui quanto per Iris Marie che è una cara ragazza.»

«La defunta signora Barton era molto amica vostra, Lady Sandra?»

«No, non eravamo intime. Era più in amicizia con mio marito che con me. Si interessava di politica e lui l'aiutava a studiare gli argomenti che la appassionavano. Credo che il compito non gli fosse gravoso. La povera signora Barton era una donna affascinante.»

("E tu sei furba come una volpe" pensò l'ispettore capo Kemp. "Mi domando fino a che punto fossi a conoscenza dei rapporti fra quei due e non mi meraviglierei se sapessi tutto.")

Riprese:

«Il signor Barton vi ha mai espresso il sospetto che sua moglie non si fosse uccisa?»

«Mai! Per questo sono rimasta tanto sconcertata poco fa.»

«E la signorina Marie? Non ha mai parlato della morte di sua sorella?»

«No.»

«Avete un'idea dei motivi che hanno indotto George Barton a comprare una casa di campagna? Non foste voi o vostro marito a suggerirglielo, per caso?»

«No, per noi fu una sorpresa.»

«E i suoi modi nei. vostri confronti sono sempre stati amichevoli?»

«Molto amichevoli.»

«Sapete qualcosa sul conto del signor Anthony Browne, Lady Sandra?»

«Non ne so nulla. L'ho incontrato qualche volta, ma lo conosco appena.»

«E voi, signor Farraday?»

«Credo di saperne ancor meno di mia moglie. Lei, se non altro, ha danzato con Browne. Mi è parso un giovanotto simpatico. È americano, credo.»

«Secondo voi c'era dell'intimità tra lui e la signora Barton?»

«Su questo punto non so proprio nulla, ispettore capo.»

«Vi domando soltanto la vostra impressione, signor Farraday.»

Stephen si accigliò.

«Sembravano buoni amici... è tutto quello che posso dire.»

«E voi, Lady Sandra?»

«Volete soltanto la mia impressione?»

«Sì.»

«Allora vi dirò che secondo me si conoscevano molto bene e erano in rapporti stretti. Tuttavia non ho alcun elemento concreto per affermarlo.»

«Di solito le signore hanno un certo fiuto per queste cose» dichiarò Kemp. «Che cosa potete dirmi della signorina Lessing, Lady Sandra?»

«Se non sbaglio era la segretaria del signor Barton.

Ho fatto la sua conoscenza la sera in cui morì la signora Barton. In seguito l'ho vista una volta in campagna e poi ieri sera.»

«Vorrei farvi un'altra domanda, diciamo così, ufficiosa: avete avuto l'impressione che fosse innamorata di George Barton?»

«Non ne ho la più vaga idea.»

«E allora veniamo agli avvenimenti di ieri sera.»

Interrogò minutamente tanto Stephen quanto sua moglie. Non aveva sperato molto da quell'interrogatorio e infatti ebbe soltanto la conferma di quel che sapeva già. Tutte le testimonianze concordavano sui punti essenziali: Barton aveva proposto un brindisi a Iris, aveva bevuto e subito dopo si era alzato per ballare. Avevano lasciato tutti insieme la tavola e George e Iris erano ritornati per primi. Nessuno sapeva offrire una spiegazione riguardo alla sedia vuota se non che George Barton aveva dichiarato di aspettare un amico, un certo colonnello Race, che sarebbe venuto tardi... E l'ispettore sapeva che quella affermazione non poteva essere veritiera. Sandra Farraday disse che quando le luci si erano riaccese dopo lo spettacolo, George aveva fissato la sedia vuota con un fare strano e per qualche secondo era rimasto così assorto da non udire quel che gli dicevano, dopo di che si era riscosso e aveva proposto il brindisi a Iris. Farraday confermò le parole di sua moglie. L'unico elemento nuovo che l'ispettore poté raccogliere fu il resoconto di Sandra sulla conversazione con George a Fairhaven, quando questi aveva insistito perché lei e suo marito partecipassero al pranzo per il bene di Iris.

La spiegazione da lui fornita sembrava plausibile, ma l'ispettore capo sapeva che si trattava di un pretesto. Dopo aver chiuso il taccuino su cui aveva vergato alcuni geroglifici, Kemp si alzò.

«Vi sono molto grato, signori, per il vostro aiuto e la vostra collaborazione.»

«Sarà necessaria la presenza di mia figlia, all'inchiesta?» domandò Kidderminster.

«La prima udienza sarà una semplice formalità. Si raccoglieranno le testimonianze relative all'identità del morto, le dichiarazioni dei medici, dopo di che ci sarà un rinvio di una settimana. Fra una settimana spero che avremo fatto notevoli progressi. A proposito, signor Farraday, ci sono due o tre particolari per i quali credo che possiate aiutarmi. Non occorre disturbare Lady Sandra. Se volete telefonarmi in ufficio, potremmo accordarci per un colloquio a vostro comodo. So che siete occupatissimo.»

L'ispettore capo aveva parlato in tono bonario, con molta disinvoltura, ma alle tre paia d'orecchie che l'ascoltavano non sfuggì il significato delle sue parole.

In tono altrettanto bonario e altrettanto disinvolto, Stephen riuscì a rispondere:

«Con piacere, ispettore.» Guardò l'orologio e mormorò: «Devo andare alla Camera».

Quando Stephen e l'ispettore furono usciti, Lord Kidderminster si volse alla figlia e, senza preamboli, le rivolse una domanda:

«Stephen aveva una relazione con quella donna?»

Vi fu una pausa d'una frazione di secondo prima che Lady Sandra rispondesse:

«Nemmeno per sogno! L'avrei saputo. E poi, Stephen non è il tipo...»

«Senti, cara, è inutile tanta reticenza. Queste cose presto o tardi saltano fuori. Ho bisogno di conoscere con esattezza la situazione.»

«Rosemary Barton era in grande amicizia con quel Browne. Andavano assieme dappertutto.»

«Bene, se lo dici tu...»

Non credeva alle parole della figlia. Mentre usciva lentamente dalla stanza, aveva il viso pallido e perplesso. Salì nel salottino di sua moglie, alla quale aveva proibito di presenziare al colloquio in biblioteca sapendo sin troppo bene che i suoi modi arroganti avrebbero creato un'atmosfera ostile mentre a quel punto lui preferiva mantenere rapporti di buona armonia con le autorità.

«Dunque, come è andata?» domandò Lady Kidderminster.

«In apparenza benissimo. Kemp è cortese e ha agito con molto tatto... direi quasi con troppo tatto.» «È una faccenda seria, allora?»

«Sì, molto seria. Non avremmo dovuto permettere che Sandra sposasse quell'uomo, Vicky.»

«È quello che dicevo io.»

«Sì, sì... tu avevi ragione e io torto. Ma se ci fossimo opposti, lei se lo sarebbe preso ugualmente. Non si può far cambiare idea a Sandra quando ha preso una decisione. È stata una disgrazia che abbia incontrato proprio Farraday... un uomo dei cui precedenti e dei cui antenati non sappiamo nulla. Quando sorge una crisi, chissà come può reagire un individuo simile?»

«Capisco» mormorò Lady Kidderminster. «Tu pensi che abbiamo accolto un assassino nella famiglia.»

«Non lo so. Non voglio condannarlo arbitrariamente... ma credo che questa sia l'opinione della polizia... e di solito la polizia sa il fatto suo. Stephen ha avuto una relazione con quella Barton... mi pare evidente. O lei si è uccisa per colpa sua, oppure lui... Insomma, comunque sia andata, Barton aveva saputo tutto e si disponeva a scatenare uno scandalo. Credo che Stephen si sia spaventato...»

«E lo abbia avvelenato?»

«Sì.»

Lady Kidderminster scosse il capo.

«Non sono d'accordo con te.»

«Spero che tu abbia ragione. Ma qualcuno deve pur averlo avvelenato.»

«Secondo me, Stephen non avrebbe mai avuto il coraggio di fare una cosa simile» dichiarò Lady Kidderminster.

«Bada, tiene enormemente alla propria carriera... e, del resto, ha tutte le qualità necessarie per diventare un grande uomo di stato. Non si può mai sapere quel che farà un uomo trovandosi con le spalle al muro.»

Lady Victoria scosse nuovamente il capo.

«Ripeto che non ne avrebbe avuto il coraggio. Per fare una cosa simile occorrono nervi d'acciaio. Ho paura, William, ho tanta paura.»

Lui la guardò a bocca aperta.

«Vorresti forse insinuare che Sandra...?

«Non vorrei nemmeno pensarci... ma è inutile essere vigliacchi e rifiutarsi di contemplare un'ipotesi soltanto perché ci spaventa. Sandra è infatuata di quell'uomo... lo è sempre stata... e ha un carattere strano sotto molti aspetti. Non l'ho mai capita fino in fondo, ma sono sempre stata in ansia per lei. Per Stephen rischierebbe qualunque cosa, senza preoccuparsi delle conseguenze. E se avesse perso la testa al punto di commettere un simile misfatto, dovremmo comunque proteggerla.»

«Proteggerla? Come sarebbe a dire?»

«Dovrai pure occuparti di nostra figlia, no? Per fortuna hai varie corde al tuo arco.»

Lord Kidderminster fissava attonito la moglie. Quantunque avesse creduto di conoscerne bene il carattere, era sgomento di fronte alla forza e al coraggio del suo realismo, alla fermezza con cui affrontava un'ipotesi terrorizzante, alla sua mancanza di scrupoli.

«Se mia figlia fosse un'assassina, mi proporresti di valermi della mia posizione ufficiale per salvarla dalle conseguenze del suo atto?»

«Si intende» rispose Lady Kidderminster.

«Victoria, tu non capisci! Non si possono fare cose simili. Significherebbe abdicare... all'onore.»

«Sciocchezze!»

Si guardarono, consci dell'abisso che improvvisamente si era scavato tra loro.

«Attraverso il governo potresti far pressione sulla polizia affinché lasci cadere la faccenda e attribuisca la morte di Barton a suicidio. Non sarebbe la prima volta che succede una cosa simile.»

«Sì, è già stato fatto nell'interesse dello stato, ma questa è una faccenda privata. Anche se volessi, non so se ci riuscirei.»

«Se tu fossi veramente deciso, riusciresti.»

Kidderminster proruppe:

«Ebbene, anche se potessi farlo, non vorrei! Significherebbe abusare della mia posizione.»

«Se Sandra venisse arrestata e processata, non ti varresti dei migliori avvocati e non faresti il possibile per salvarla, anche se fosse colpevole?»

«Naturale, naturale... ma è un'altra cosa. Voi altre donne non capite mai questi problemi.»

Lady Kidderminster rimase imperterrita. Sandra non era la sua beniamina, ma lei, in quel momento, era una madre, soltanto una madre, disposta a difendere la sua creatura con mezzi onesti e disonesti.

«In ogni caso» aggiunse Kidderminster «Sandra non sarà rinviata a giudizio se non quando vi saranno prove schiaccianti a suo carico. Per conto mio, mi rifiuto di credere che mia figlia sia un'assassina. Mi meraviglio di te, Vicky.»

Lei non fece commenti e Kidderminster uscì cupo e preoccupato. Pensare che Vicky, Vicky che conosceva da tanti anni, dovesse rivelare tali inattesi e sconvolgenti abissi della sua natura!

Giorno dei morti
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