DARL

 

 

 

Prese il cavallo, andò da Armstid, e tornò a cavallo tirandosi dietro la pariglia di Armstid. Attaccammo, e mettemmo Cash sopra Addie. Quando ce lo stendemmo sopra vomitò un'altra volta, ma fece in tempo a sporgere la testa fuori del carro.

«Si è anche preso una botta nello stomaco» disse Vernon.

«C'è il caso che il cavallo gli abbia tirato un calcio anche lì» dissi io. «Ti ha tirato un calcio nello stomaco, Cash?».

Lui cercò di dire qualcosa. Dewey Dell gli pulì la bocca un'altra volta.

«Cos'ha detto?» disse Vernon.

«Che c'è, Cash?» disse Dewey Dell. Si chinò. «I suoi arnesi» disse. Vernon li prese e li mise sul carro. Dewey Dell sollevò la testa di Cash perché vedesse. Riprendemmo a andare, con Dewey Dell e io seduti accanto a Cash per tenerlo fermo e lui che andava avanti a cavallo. Vernon rimase laggiù a guardarci per un po'. Poi si girò e tornò verso il ponte. Camminava cauto, cominciando a scuotere le maniche bagnate della camicia come se si fosse appena bagnato.

Era lì al cancello, seduto in sella. Armstid stava aspettando al cancello. Ci fermammo, lui smontò, e sollevammo Cash e lo portammo in casa, dove la signora Armstid aveva già preparato il letto. Lasciammo lei e Dewey Dell a spogliarlo.

Uscimmo dietro a Pa' e tornammo al carro. Lui salì sul carro e lo portò al fienile, con noi dietro a piedi. Tutta quell'acqua era servita perché Armstid disse: «Non fate complimenti. Potete benissimo metterla in casa». Lui ci venne dietro, conducendo il cavallo per la cavezza, e si fermò accanto al carro, tenendo le redini.

«Ti ringrazio» disse Pa'. «Usiamo quella tettoia là. Lo so che per voi è un disturbo».

«Potete benissimo metterla in casa» disse Armstid. Lui aveva di nuovo quell'aria legnosa sul viso; quell'arcigna aria di sfida, rigida e accesa, come se il suo viso fosse fatto di un legno di due colori diversi, uno brutto, chiaro, e un altro brutto, scuro. La sua camicia cominciava a asciugarsi, ma quando lui si muoveva gli restava ancora attaccata addosso.

«Te ne sarebbe davvero grata» disse Pa'.

Staccammo le bestie e spingemmo il carro all'indietro sotto la tettoia. Una fiancata della tettoia era aperta.

«Dentro non ci piove» disse Armstid. «Ma se preferite...».

Sul dietro del fienile c'erano dei fogli arrugginiti di lamiera di zinco per copertura. Ne prendemmo un paio e li mettemmo per ritto contro la fiancata aperta.

«Potete benissimo sistemarla in casa» disse Armstid.

«Ti ringrazio» disse Pa'. «Ti sarei davvero grato se gli deste qualcosa da mangiare».

«Certo» disse Armstid. «Lula mette in tavola appena ha sistemato Cash». Era tornato al cavallo e stava togliendo la sella, con la camicia umida che gli si appiattiva contro quando si muoveva.

Pa' non voleva entrare in casa.

«Vieni a mangiare» disse Armstid. «È quasi pronto».

«Non mi andrebbe nulla» disse Pa'. «Ti ringrazio».

«Su, vieni a asciugarti e poi mangi» disse Armstid. «Qui non può succedergli niente».

«È solo per lei» disse Pa'. «È solo per il bene di lei che mangio. Non ho bestie, non ho nulla. Ma lei ve ne sarà grata, a tutti quanti».

Ma dopo che Armstid gli ebbe dato da bere Pa' si sentì meglio, e quando andammo a vedere come stava Cash lui non era venuto con noi. Quando mi voltai a guardare stava conducendo il cavallo nel fienile stava già parlando di comprare un'altra pariglia, e per l'ora di cena era come se l'avesse già comprata. Lui è giù nel fienile che s'infila fluido oltre lo sgargiante affondo turbinoso, entra insieme a lui nel box. Si arrampica sulla mangiatoia e tira giù il fieno, lascia il box e cerca e trova la striglia. Poi torna, sguscia rapido oltre quell'unico schianto fragoroso e si erge contro il cavallo, dove lui non può arrivare. Gli dà con la striglia, tenendosi con l'agilità di un acrobata all'interno del raggio di allungo del cavallo, maledicendolo in un bisbiglio osceno e carezzevole. La testa del cavallo saetta all'indietro, i denti scoperti; gli occhi roteano nella penombra come palline di vetro su un velluto sgargiante mentre lui lo colpisce sul muso col dorso della striglia.