10

Tunnel spazio-temporali e viaggi nel tempo

Nei capitoli precedenti abbiamo visto come le nostre concezioni della natura del tempo siano cambiate nel corso degli anni. Fino agli inizi del XX secolo, gli uomini credevano nell’esistenza di un tempo assoluto: essi, cioè, ritenevano che ciascun evento potesse essere etichettato in modo univoco con un numero chiamato «tempo», e che tutti gli orologi correttamente funzionanti avrebbero segnato lo stesso intervallo di tempo tra due eventi. La scoperta del fatto che la velocità della luce appariva la stessa a ogni osservatore, indipendentemente dal suo movimento, condusse però alla teoria della relatività – e all’abbandono dell’idea che esistesse un unico tempo assoluto. Il tempo degli eventi non poteva più essere etichettato in modo univoco. Al contrario, ogni osservatore veniva ad avere una propria misura del tempo, registrata dall’orologio che portava con sé, e gli orologi portati da osservatori diversi non avrebbero necessariamente segnato il medesimo tempo. Il tempo divenne quindi un concetto più personale, relativo all’osservatore che lo misurava. Tuttavia, esso veniva ancora trattato come se fosse una sorta di linea ferroviaria rettilinea sulla quale era possibile muoversi soltanto in un senso oppure nell’altro. Ma che cosa accadrebbe se questa linea ferroviaria avesse invece delle diramazioni e dei circuiti chiusi, così che un treno potrebbe anche continuare ad andare avanti tornando però di fatto indietro a una stazione che aveva già superato in precedenza? Nella Macchina del tempo H.G. Wells esplorò queste possibilità, così come hanno fatto innumerevoli altri scrittori di fantascienza. Tuttavia, dobbiamo tenere presente che molte delle idee nate in ambito fantascientifico, come i sottomarini e i viaggi sulla Luna, sono poi state di fatto realizzate dalla scienza. Quali prospettive ci sono, quindi, per i viaggi nel tempo?

Figura 30. La macchina del tempo Gli autori in una macchina del tempo.

Figura 30. La macchina del tempo Gli autori in una macchina del tempo.

Sappiamo che è possibile viaggiare nel futuro. La teoria della relatività, cioè, dimostra che potete creare una macchina che vi proietti avanti nel tempo. Entrate in questa macchina, attendete un po’ e, quando ne uscirete, vedrete che sulla Terra è passato molto più tempo di quello che è trascorso per voi. Oggi non possediamo ancora la tecnologia necessaria per realizzare questo genere di cose, ma è soltanto una questione di ingegneria: in linea teorica, sappiamo che possono essere fatte. Un metodo per costruire una macchina di questo genere consisterebbe nello sfruttare la situazione di cui abbiamo parlato nel capitolo 6 a proposito del paradosso dei gemelli. Mentre siete seduti all’interno della macchina del tempo, essa decolla, accelera fino ad avvicinarsi alla velocità della luce, prosegue per un certo tratto (più o meno lungo a seconda di quanto volete andare avanti nel tempo) e quindi ritorna. Non vi dovrebbe sorprendere il fatto che questa macchina del tempo sia anche una nave spaziale, dato che, stando alla relatività, il tempo e lo spazio sono correlati. In ogni caso, per quel che vi riguarda, l’unico «luogo» in cui rimarrete durante l’intero processo è l’abitacolo della macchina del tempo. E, quando ne uscirete, vi accorgerete che sulla Terra è trascorso più tempo di quello che è passato per voi. Avete viaggiato nel futuro. Ma potrete poi anche ritornare indietro? Possiamo creare le condizioni necessarie per viaggiare indietro nel tempo?

Il primo indizio del fatto che le leggi della fisica potrebbero realmente permettere alle persone di viaggiare indietro nel tempo emerse nel 1949, quando Kurt Gödel scoprì una nuova soluzione delle equazioni di Einstein, ossia un nuovo spazio-tempo consentito dalla teoria della relatività generale. Molti modelli matematici diversi dell’universo soddisfano le equazioni di Einstein, ma ciò non significa che corrispondano all’universo in cui di fatto viviamo. Essi differiscono l’uno dall’altro, per esempio, nelle loro condizioni iniziali o al contorno. Per stabilire se, di fatto, possano o meno corrispondere all’universo in cui viviamo, dobbiamo controllare le loro predizioni fisiche. Gödel era un matematico, e divenne famoso per aver dimostrato che è impossibile dimostrare tutte le affermazioni vere, anche se ci limitiamo alle affermazioni vere di una materia apparentemente sintetica e arida come l’aritmetica. Al pari del principio di indeterminazione, anche il teorema di incompletezza di Gödel può essere visto come una restrizione fondamentale alla nostra capacità di comprendere e predire l’universo. Gödel venne a sapere della relatività generale quando lui ed Einstein trascorsero i loro ultimi anni lavorando presso l’Institute for Advanced Study di Princeton. Lo spazio-tempo di Gödel aveva una proprietà curiosa: stando a esso, l’intero universo stava ruotando.

Ma che cosa significa dire che l’intero universo sta ruotando? Ruotare significa continuare a girare in tondo, ma ciò non implica forse l’esistenza di un punto di riferimento stazionario? Ci si potrebbe quindi chiedere: sta ruotando rispetto a che cosa? La risposta è un po’ tecnica, ma sostanzialmente è che la materia distante starebbe ruotando rispetto alle direzioni in cui puntano delle piccole trottole o giroscopi all’interno dell’universo. Nello spazio-tempo di Gödel, un effetto collaterale matematico di questa rotazione è che se percorreste una grandissima distanza allontanandovi dalla Terra per poi farvi ritorno, potreste anche tornare sulla Terra prima della vostra stessa partenza.

Il fatto che le sue equazioni potessero permettere una cosa del genere turbò profondamente Einstein, che fino ad allora aveva ritenuto che la relatività generale non avrebbe mai consentito la possibilità dei viaggi nel tempo. Tuttavia, pur soddisfacendo le equazioni di Einstein, la soluzione trovata da Gödel non corrisponde all’universo in cui viviamo, poiché le nostre osservazioni ci mostrano che esso non sta affatto ruotando – perlomeno non in modo evidente. Inoltre, l’universo di Gödel, al contrario del nostro, non si espande. Successivamente, comunque, gli scienziati che hanno studiato le equazioni di Einstein hanno trovato altri spazi-tempi consentiti dalla relatività generale che permettono i viaggi nel passato. Ciononostante, le osservazioni della radiazione di fondo a microonde e dell’abbondanza di elementi come l’idrogeno e l’elio indicano che l’universo primitivo non aveva il tipo di curvatura richiesto da questi modelli per consentire i viaggi nel tempo. Alla stessa conclusione è possibile giungere su basi teoriche nel caso l’ipotesi dell’assenza di confini sia corretta. La domanda è quindi la seguente: se l’universo inizia la propria esistenza senza il tipo di curvatura richiesto per viaggiare nel tempo, possiamo comunque distorcere in un momento successivo determinate regioni dello spazio-tempo in misura sufficiente per permettere questi viaggi?

Anche in questo caso, dato il legame tra spazio e tempo, non ci dovremmo sorprendere di come un problema strettamente correlato alla questione dei viaggi indietro nel tempo sia quello della possibilità o meno di viaggiare a una velocità superiore a quella della luce. È facile rendersi conto di come la possibilità di viaggiare nel tempo implichi la possibilità di viaggiare più veloci della luce: se infatti l’ultima fase del vostro viaggio fosse uno spostamento indietro nel tempo, potreste ridurre a piacere il tempo impiegato dal vostro viaggio complessivo, così che sareste di fatto in grado di viaggiare a una velocità illimitata! Ma ciò, come vedremo, funziona anche nel senso opposto: se potete viaggiare a una velocità illimitata, allora potete anche tornare indietro nel tempo ovvero le due possibilità si implicano necessariamente a vicenda.

La questione dei viaggi a una velocità superiore a quella della luce riveste un grande interesse per gli scrittori di fantascienza. Il loro problema è che, stando alla relatività, se mandiamo un’astronave fino alla stella più vicina al sistema solare, Proxima Centauri (che dista circa quattro anni-luce), saranno necessari come minimo otto anni prima che gli astronauti possano ritornare sulla Terra a raccontarci quello che hanno trovato. Se poi la spedizione fosse invece diretta al centro della nostra galassia, prima del loro ritorno dovrebbero passare almeno un centinaio di migliaia di anni. Effettivamente, non si tratta di una situazione ottimale per chi vuole scrivere di guerre intergalattiche! La teoria della relatività ci offre però una consolazione, anche in questo caso sulle linee della nostra discussione del paradosso dei gemelli: è cioè possibile che per gli astronauti questo viaggio sembri molto più breve che per coloro che rimangono sulla Terra. Tuttavia, non sarebbe molto bello ritornare da un viaggio spaziale durato per noi solo pochi anni per trovare tutte le persone che abbiamo lasciato sulla Terra morte e sepolte da migliaia di anni. Così, per rendere umanamente interessanti le loro storie, gli scrittori di fantascienza devono ipotizzare che un giorno scopriremo il modo per viaggiare più veloci della luce. La maggior parte di questi autori, però, sembra non aver compreso il fatto che se una persona può viaggiare più veloce della luce, essa – secondo la teoria della relatività – potrà anche tornare indietro nel tempo, come dice la seguente filastrocca:

Una strana signora di Dublino
della luce più veloce viaggiava.
Da Dublino partì un bel mattino
e, viaggiando in maniera relativa,
arrivò la sera prima.

La chiave di questa connessione è che la teoria della relatività non indica solo che non esiste un’unica misura del tempo sulla quale tutti gli osservatori saranno d’accordo, ma rivela anche che, in determinate circostanze, non è neppur necessario che gli osservatori siano d’accordo sull’ordine stesso degli eventi. In particolare, se due eventi A e B sono talmente distanti nello spazio che un razzo deve viaggiare più veloce della luce per giungere dall’evento A all’evento B, allora due osservatori che si muovono a velocità differenti possono trovarsi in disaccordo anche riguardo al problema se sia stato l’evento A a verificarsi prima di B, oppure l’evento B a verificarsi prima di A. Supponiamo, per esempio, che l’evento A sia l’arrivo alla finale dei cento metri piani delle Olimpiadi del 2012, e l’evento B sia l’apertura del 100.004° Congresso di Proxima Centauri. Supponiamo che per un osservatore della Terra sia avvenuto prima l’evento A e poi l’evento B. Diciamo, per esempio, che B è accaduto un anno dopo – nel 2013, stando al tempo terrestre. Dato che la Terra e Proxima Centauri si trovano a circa quattro anni-luce di distanza, questi due eventi soddisfano il criterio che abbiamo posto sopra: anche se A avviene prima di B (stando alla misura terrestre), per andare dall’evento A all’evento B bisognerebbe viaggiare più veloci della luce. Quindi, a un osservatore di Proxima Centauri che si stia allontanando dalla Terra a una velocità vicina a quella della luce, l’ordine degli eventi apparirebbe invertito: dal suo punto di vista, l’evento B si sarebbe cioè verificato prima dell’evento A. Questo osservatore direbbe dunque che sarebbe possibile, a patto di potersi muovere più veloci della luce, spostarsi dall’evento B all’evento A. E quindi, se viaggiaste a una velocità davvero molto elevata, potreste anche tornare indietro da B ad A prima della gara e fare la vostra scommessa con la certezza di conoscere già il vincitore!

Chi volesse superare la barriera della velocità della luce, dovrebbe però fare i conti con un problema. La teoria della relatività afferma che l’energia necessaria per accelerare un’astronave diventa via via più grande quanto più ci si avvicina alla velocità della luce. Ciò è confermato dai risultati degli esperimenti condotti (non sulle navi spaziali, ma su particelle elementari) negli acceleratori di particelle come quelli del Fermilab di Chicago o del CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare). Possiamo accelerare le particelle fino al 99,99 per cento della velocità della luce ma, per quanta energia immettiamo, non siamo in grado di portarle oltre questa barriera. La stessa cosa vale anche per le navi spaziali: per quanto sia grande la potenza dei loro razzi, non possono comunque accelerare oltre la velocità della luce. E, dato che i viaggi indietro nel tempo sono possibili soltanto se è possibile viaggiare più veloci della luce, ciò sembrerebbe escludere tanto i viaggi spaziali ultrarapidi, quanto i viaggi nel passato.

C’è comunque una possibile via d’uscita. Forse, cioè, si potrebbe distorcere lo spazio-tempo in modo da creare una scorciatoia tra A e B. Un modo per raggiungere questo risultato consisterebbe nel creare un tunnel spazio-temporale (wormhole) tra A e B. Come suggerisce il nome, si tratta di un piccolo cunicolo dello spazio-tempo che può collegare due regioni quasi piatte molto distanti l’una dall’altra. È un po’ come trovarsi alla base di un’alta catena montuosa. Per arrivare dall’altra parte, normalmente bisogna fare prima molta strada in salita e quindi ridiscendere a valle. Ciò non sarebbe però necessario nel caso ci fosse un tunnel scavato orizzontalmente da una parte all’altra della montagna, attraverso la roccia. Analogamente, possiamo immaginare di creare (o di scoprire) un tunnel spazio-temporale che vada dai pressi del nostro sistema solare fino a Proxima Centauri. Anche se nello spazio ordinario la distanza che separa la Terra da Proxima Centauri è di circa 40 milioni di milioni di chilometri, attraverso questo tunnel la distanza da percorrere potrebbe essere di solo qualche milione di chilometri. Se quindi trasmettiamo la notizia della gara dei cento metri piani attraverso il tunnel spazio-temporale, potrebbe arrivare con largo anticipo rispetto all’apertura del Congresso. Ma allora un osservatore in viaggio verso la Terra dovrebbe a sua volta essere in grado di trovare un altro tunnel tale da consentirgli di tornare sulla Terra dall’apertura del Congresso di Proxima Centauri prima dell’inizio della gara. I tunnel spazio-temporali, come ogni altra possibile forma di spostamento a una velocità superiore a quella della luce, ci permetterebbero così di viaggiare indietro nel tempo.

L’idea dei tunnel spazio-temporali che collegano tra loro differenti regioni dello spazio-tempo non è un’invenzione degli scrittori di fantascienza, ma ha un’origine molto seria. Nel 1935, Einstein e Nathan Rosen scrissero un articolo in cui mostravano come la relatività generale permettesse l’esistenza degli oggetti che loro indicavano con il termine di «ponti», ma che oggi vengono chiamati tunnel spazio-temporali. I ponti di Einstein-Rosen non rimanevano aperti abbastanza a lungo perché un’astronave potesse attraversarli: e, con il richiudersi del ponte, la nave sarebbe finita in una singolarità. Tuttavia, è stata avanzata l’ipotesi che una civiltà avanzata potrebbe essere in grado di tenere aperto un tunnel spazio-temporale. È possibile dimostrare che per farlo – o per distorcere in qualunque altro modo lo spazio-tempo al fine di consentire i viaggi temporali – occorrerebbe una regione dello spazio-tempo con curvatura negativa, come la superficie di una sella. La materia comune, che ha energia positiva, dà allo spazio-tempo una curvatura positiva, come la superficie di una sfera. Pertanto, ciò di cui abbiamo bisogno per distorcere lo spazio-tempo in modo da poter viaggiare nel passato è della materia con densità d’energia negativa.

Figura 31. Tunnel spazio-temporali Nel caso esistano, i tunnel spazio-temporali potrebbero costituire delle scorciatoie fra punti dello spazio molto distanti tra loro.

Figura 31. Tunnel spazio-temporali Nel caso esistano, i tunnel spazio-temporali potrebbero costituire delle scorciatoie fra punti dello spazio molto distanti tra loro.

Ma che cosa significa avere densità d’energia negativa? L’energia è un po’ come il denaro: se avete un bilancio positivo, potete distribuirlo in vari modi, ma stando alle leggi classiche in cui si credeva all’inizio del XX secolo, non avreste comunque potuto ritirare più denaro di quello presente, così da mandare in rosso il vostro conto in banca. Pertanto, queste leggi classiche avrebbero escluso la possibilità dell’energia negativa, e con essa qualunque possibilità di viaggiare indietro nel tempo. Nonostante ciò, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, le leggi classiche sono state superate dalle leggi quantistiche, basate sul principio di indeterminazione. Le leggi quantistiche sono più tolleranti e ci consentono di andare in rosso su uno o due conti, purché il bilancio totale sia positivo. In altri termini, la teoria quantistica consente che in alcuni luoghi ci sia una densità d’energia negativa, purché sia compensata da densità d’energia positive in altri luoghi, così che l’energia totale rimanga comunque positiva. Abbiamo quindi un motivo per credere che sia possibile distorcere lo spazio-tempo e incurvarlo nel modo richiesto per consentire i viaggi temporali.

Stando alla somma sulle storie di Feynman, i viaggi nel passato si verificano effettivamente, in un certo senso, al livello delle singole particelle. Nel metodo di Feynman, una particella ordinaria che si muove in avanti nel tempo è equivalente a un’antiparticella che si muove all’indietro nel tempo. Secondo la sua matematica, è possibile considerare una coppia di particella /antiparticella che vengono create insieme e che quindi si annichilano a vicenda come una singola particella che si muove lungo un circuito chiuso nello spazio-tempo. Per rappresentare questo processo, proviamo prima a raffigurarcelo nel modo tradizionale. A un certo momento, diciamo nell’istante A, vengono create una particella e la sua antiparticella. Entrambe si muovono in avanti nel tempo. Quindi, in un momento successivo – l’istante B –, esse interagiscono nuovamente e si annichilano a vicenda. Prima di A, e dopo B, non esiste nessuna delle due particelle. Secondo Feynman, però, possiamo vedere le cose in un altro modo. Nell’istante A, viene creata una singola particella. Essa si muove in avanti nel tempo fino a B, e quindi – muovendosi all’indietro nel tempo – ritorna ad A. Anziché avere una particella e un’antiparticella che si muovono insieme in avanti nel tempo, abbiamo così soltanto un singolo oggetto che si muove in un «circuito» da A fino a B e ritorno. Quando quest’oggetto si muove in avanti nel tempo (da A a B), si dice che è una particella. Quando invece lo stesso oggetto sta tornando indietro nel tempo (da B ad A), esso appare come un’antiparticella che si muove in avanti nel tempo.

Questo tipo di viaggio nel tempo può produrre effetti osservabili. Per esempio, supponiamo che un membro della coppia di particella/antiparticella (mettiamo che sia l’antiparticella) cada in un buco nero, lasciando l’altro membro privo di un partner con cui annichilarsi. La particella abbandonata potrebbe a sua volta precipitare nel buco nero, ma potrebbe anche riuscire a fuggire e ad allontanarsi. In questo caso, un osservatore distante avrà l’impressione che si tratti di una particella emessa dal buco nero stesso. È però possibile rappresentarsi intuitivamente questo meccanismo dell’emissione di radiazione da parte dei buchi neri in un altro modo equivalente, anche se diverso. Possiamo cioè considerare il membro della coppia che cade nel buco nero (l’antiparticella, stando al nostro esempio) come una particella che, viaggiando indietro nel tempo, esce dal buco. Quando raggiunge il punto in cui particella e antiparticella sono apparse insieme come una coppia, il campo gravitazionale del buco nero ne causa la dispersione: abbiamo così ora una particella che viaggia in avanti nel tempo e fugge dal buco nero stesso. Nel caso invece sia stata la particella della coppia a cadere nel buco, potremmo considerarla come un’antiparticella che viaggia indietro nel tempo e viene fuori dal buco nero. Pertanto, la radiazione dei buchi neri dimostra che la teoria quantistica permette, su scala microscopica, di tornare indietro nel tempo.

Ci possiamo quindi chiedere se la teoria quantistica consenta anche i viaggi nel tempo su scala macroscopica. Nel caso la risposta sia affermativa, è lecito supporre che, progredendo negli ambiti della scienza e della tecnologia, potremmo infine riuscire a costruire una macchina del tempo? A prima vista, sembra essere possibile. La proposta della somma sulle storie di Feynman dovrebbe essere una somma su tutte le storie, e dovrebbe quindi includere anche le storie in cui lo spazio-tempo è talmente distorto da rendere possibili i viaggi nel passato. Tuttavia, anche se le leggi della fisica a noi note non sembrano escludere la possibilità dei viaggi nel tempo, ci sono altre ragioni che ci spingono a chiederci se essi siano veramente possibili.

Figura 32. Antiparticella secondo Feynman Un’antiparticella può essere considerata come una particella che viaggia all’indietro nel tempo. Una coppia virtuale di particella/antiparticella può quindi essere concepita come una particella che si muove seguendo un percorso circolare chiuso nello spazio-tempo.

Figura 32. Antiparticella secondo Feynman Un’antiparticella può essere considerata come una particella che viaggia all’indietro nel tempo.

Una coppia virtuale di particella/antiparticella può quindi essere concepita come una particella che si muove seguendo un percorso circolare chiuso nello spazio-tempo.

Un primo problema che emerge è questo: se è davvero possibile viaggiare nel passato, perché nessuno è mai tornato dal futuro per insegnarci come si fa? Ci potrebbero certo essere delle buone ragioni in base alle quali non sarebbe saggio consegnarci il segreto dei viaggi temporali al nostro odierno stadio di sviluppo, ancora primitivo; ma, a meno che la natura umana non cambi radicalmente, è difficile credere che qualche visitatore dal futuro non finirebbe prima o poi per lasciarsi sfuggire la verità. Naturalmente, alcune persone affermeranno che gli avvistamenti di UFO costituiscono la prova del fatto che veniamo visitati da alieni o da uomini provenienti dal futuro. (Data l’enorme distanza delle altre stelle, per giungere fino a noi in un tempo ragionevole gli alieni dovrebbero poter viaggiare a velocità superiori a quella della luce, così che queste due possibilità potrebbero essere di fatto equivalenti.) Una spiegazione plausibile dell’assenza di visitatori provenienti dal futuro consisterebbe nel dire che il passato è immutabile perché l’abbiamo osservato e abbiamo visto che non ha il tipo di distorsione necessaria a permettere i viaggi all’indietro dal futuro. D’altro lato, il futuro è sconosciuto e aperto, così che potrebbe anche avere la curvatura richiesta. Ciò significherebbe che ogni viaggio temporale sarebbe confinato al futuro. In altri termini, il capitano Kirk e l’astronave Enterprise non avrebbero alcuna possibilità di fare capolino sulla Terra ai giorni nostri.

Ciò potrebbe spiegare perché non siamo ancora stati sommersi da torme di turisti provenienti dal futuro, ma non basterebbe comunque a evitare un altro tipo di problema, che emerge nel caso qualcuno fosse in grado di tornare indietro nel tempo e cambiare la storia. Come andrebbero affrontati, cioè, i paradossi che scaturiscono dai viaggi nel tempo? Supponiamo, per esempio, che qualcuno torni indietro nel tempo e dia ai nazisti il segreto della bomba atomica. O che una persona torni indietro e uccida il proprio trisnonno prima che quest’ultimo abbia avuto dei figli. Tale paradosso è stato sviluppato in molte versioni, le quali però sono tutte sostanzialmente equivalenti: se fossimo liberi di cambiare il passato, finiremmo per imbatterci in diverse possibili contraddizioni.

Sembrano esserci due soluzioni plausibili ai paradossi posti dai viaggi temporali. La prima potrebbe essere indicata come l’approccio delle storie coerenti: anche se lo spazio-tempo è distorto così da consentire i viaggi nel passato, ciò che accade nello spazio-tempo deve comunque essere coerente con le leggi della fisica. In altre parole, secondo questo punto di vista, una persona non potrebbe tornare indietro nel tempo a meno che la storia non abbia già assistito a questo suo ritorno e al fatto che, una volta giunta nel passato, non abbia ucciso il proprio trisnonno e non abbia commesso qualche altro atto che sarebbe stato in contraddizione con la storia di come questa persona è arrivata alla sua attuale situazione nel presente. Inoltre, qualora tornaste nel passato, non sareste in grado di cambiare la storia documentata; potreste soltanto limitarvi a seguirla. In questa concezione, il passato e il futuro sono preordinati: non avreste cioè il libero arbitrio per fare ciò che volete.

Naturalmente, si potrebbe obiettare che il libero arbitrio è in ogni caso un’illusione. Se esiste veramente una teoria completa della fisica che governa ogni cosa, è presumibile che determini anche le nostre azioni. Essa lo fa però in un modo che è impossibile da calcolare concretamente quando abbiamo a che fare con un organismo complesso come un essere umano, e racchiude inoltre un certo grado di casualità dovuta agli effetti della meccanica quantistica. Pertanto, potremmo dire che gli esseri umani ci appaiono dotati di libero arbitrio perché non siamo in grado di predire come si comporteranno. Comunque, se un uomo partisse a bordo di un’astronave e tornasse indietro nel tempo prima di questa sua stessa partenza, noi saremmo in grado di predire le sue azioni, poiché esse farebbero parte della storia documentata. Quindi, a tali condizioni, il nostro viaggiatore del tempo non sarebbe dotato di libero arbitrio in nessun senso.

L’altro possibile modo per risolvere i paradossi dei viaggi nel tempo potrebbe essere indicato come l’ipotesi delle storie alternative. In questo caso, l’idea è che quando i viaggiatori del tempo tornano indietro nel passato, entrino in storie alternative diverse dalla storia documentata. Essi possono quindi agire liberamente, senza i vincoli della coerenza con la loro storia precedente. Steven Spielberg si è divertito con questo concetto nei suoi film della serie Ritorno al futuro: Marty McFly è stato in grado di tornare indietro e cambiare le relazioni sentimentali dei suoi genitori in una storia più soddisfacente.

L’ipotesi delle storie alternative suona piuttosto simile al modo in cui Richard Feynman ha espresso la teoria quantistica come una somma sulle storie (secondo quanto abbiamo visto nel capitolo 9). Quest’ultima afferma che l’universo non ha solo una singola storia, ma ha invece ogni storia possibile, ciascuna con un proprio grado di probabilità. Sembra però esserci un’importante differenza tra la proposta di Feynman e l’ipotesi delle storie alternative. Nella somma di Feynman, ogni storia comprende uno spazio-tempo completo e tutto ciò che si trova in esso. Lo spazio-tempo potrebbe essere così distorto da consentire la possibilità di viaggiare nel passato a bordo di un razzo spaziale, ma questo razzo rimarrebbe comunque nel medesimo spazio-tempo e quindi nella stessa storia, che dovrebbe mantenere la propria coerenza. Pertanto, la somma sulle storie di Feynman sembra supportare l’ipotesi delle storie coerenti piuttosto che quella delle storie alternative.

Sarebbe possibile evitare questi problemi adottando ciò che potremmo indicare come la congettura della protezione cronologica. Essa afferma che le leggi della fisica concorrono per impedire che i corpi macroscopici portino informazioni nel passato. Questa congettura non è stata dimostrata, ma ci sono delle ragioni per credere che sia vera. Esistono infatti calcoli basati sulla teoria quantistica che mostrano che quando lo spazio-tempo viene distorto in misura sufficiente per consentire un viaggio nel passato, le coppie di particelle/antiparticelle, muovendosi lungo circoli chiusi, possono creare densità di energia abbastanza grandi da dare allo spazio-tempo una curvatura positiva, controbilanciando così la distorsione che rende possibile questo viaggio nel tempo. Non è ancora chiaro se ciò sia soltanto possibile o se avvenga effettivamente, e la possibilità dei viaggi temporali rimane dunque aperta. Ma non scommetteteci. Il vostro avversario potrebbe essere slealmente avvantaggiato dal fatto di conoscere il futuro.