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Aspettammo fuori dai cancelli mentre una guardia montava un cavallo e si diresse al galoppo su una strada lunga e polverosa verso la foresta. Un secondo muro circondava l’enorme edificio. Con la nostra vista da Fae riuscimmo a scorgere quei cancelli aprirsi, poi altri due.
«Come diavolo l’hai conosciuto?» mormorai a Elain mentre eravamo fermi sotto l’ombra delle querce incombenti fuori dal cancello: «Se vive rinchiuso lì dentro?».
Elain fissava la foresta. «A un ballo… il ballo di suo padre.»
«Sono stata a funerali molto più allegri» borbottò Nesta.
Elain le scoccò un’occhiataccia. «Sono anni che questa casa necessita del tocco di una donna.»
Nessuno di noi disse che era improbabile che sarebbe stata lei. Azriel si mantenne distante di qualche passo, un po’ più delle sfumature, era poco più di un’ombra di una delle querce alle nostre spalle. Tuttavia Mor e Rhys controllarono tutto: le guardie, la cui paura… l’odore salato, di sudore, era percepibile da ogni nervatura. Ma i soldati rimasero inamovibili, continuando a puntarci contro le frecce dalla punta di frassino. Passarono dei minuti. Poi una bandiera gialla venne issata sopra i distanti cancelli della fortezza. Ci preparammo.
Ma una della guardie davanti a noi grugnì: «Verrà a incontrarvi qui fuori».
Non ci consentirono di entrare nella fortezza. Di vedere le loro difese, e risorse.
Ci permisero di arrivare solo fino alla guardina.
Ci condussero dentro… I cani da caccia liberati in direzione delle mura ringhiarono. Tanto ferocemente che le guardie li lasciarono uscire.
La stanza principale della guardina era stretta e soffocante, ancora di più per la nostra presenza e, anche se offrii a Elain una sedia accanto alla finestra chiusa, lei restò in piedi davanti al nostro gruppo. Fissò la porta di ferro serrata.
Sapevo che Rhys stava ascoltando ogni parola mormorata dalle guardie lì fuori, i suoi poteri aspettavano di avvertire un qualche cambiamento nelle loro intenzioni. Dubitavo che la pietra e il ferro del palazzo potessero trattenere qualcuno di noi, sicuramente non insieme; però permettergli di chiuderci lì dentro ad attendere mi diede ai nervi. Mi rese inquieta, e cominciò a farmi sudare freddo. La sala era troppo piccola, non c’era abbastanza aria…
«È tutto a posto» mi rassicurò Rhys. “Questo luogo non può intrappolarti.”
Annuii, anche se non aveva parlato, cercando di ignorare la sensazione delle mura e del soffitto che mi sprofondavano addosso.
Nesta mi osservò attentamente. Ammisi: «A volte… ho un problema con gli spazi piccoli».
Mia sorella mi studiò per un lungo istante. E poi dichiarò con la stessa calma, anche se potevamo sentire tutti: «Non riesco a entrare nella vasca da bagno. Devo lavarmi con i secchi».
Non lo sapevo… non avevo neanche pensato che fare il bagno, immergersi nell’acqua…
Sapevo bene di non dover insistere. Eppure commentai: «Quando torneremo a casa, farò installare qualcosa di diverso per te».
Avrei giurato di scorgere gratitudine nei suoi occhi… che stesse per aggiungere qualcosa, quando dei cavalli si avvicinarono.
«Sono una ventina di guardie» mormorò Azriel a Rhys. Lanciò un’occhiata a Elain. «E Lord Graysen e suo padre, Lord Nolan.»
Elain diventò immobile come una cerbiatta mentre fuori si sentiva uno scricchiolio di passi. Notai lo sguardo di Nesta, vi lessi comprensione e annuii.
Qualunque tentativo di fare del male a Elain… non mi importava cosa avevo promesso a mia sorella. Avrei lasciato che Nesta lo facesse a pezzi. In effetti mia sorella maggiore aveva già piegato le dita come se fossero sormontate da artigli invisibili.
Ma la porta si spalancò e…
Il giovane ansimante aveva un aspetto così umano.
Era bello, con i capelli castani e gli occhi azzurri, ma umano. Una corporatura massiccia sotto l’armatura leggera, alto… Forse l’idea tipicamente mortale di un cavaliere che avrebbe preso con sé a cavallo una bella fanciulla galoppando verso il tramonto.
Contrastava così tanto con la forza selvaggia degli Illyrian, la forza micidiale e raffinata di Mor e Amren. O con quella distruttiva degli artigli miei e di Nesta.
Eppure Elain emise un versetto mentre guardava Graysen. Lui annaspava, squadrandola da capo a piedi. Si avvicinò barcollando…
Una mano grande e colma di cicatrici afferrò la parte posteriore dell’armatura di Graysen, costringendolo a fermarsi.
L’uomo che tratteneva il giovane lord entrò nella stanza ristretta.
Alto e magro, con il naso aquilino e gli occhi grigi… «Cosa significa questo?»
Lo guardammo tutti con aria torva.
Elain tremava. «Signore… Lord Nolan…» Le mancarono le parole mentre guardava di nuovo il suo promesso sposo che non aveva distolto gli occhi azzurri da lei neanche un istante.
«Il muro è stato distrutto» spiegò Nesta, avvicinandosi al fianco di Elain.
Graysen le rivolse lo sguardo. Fu attraversato dallo stupore: le orecchie, la bellezza, il… potere sovrannaturale che emanava mia sorella. «Come?» disse, la voce bassa e roca.
«Mi hanno rapita» rispose Nesta in tono calmo, neanche un briciolo di paura negli occhi. «Sono stata presa dall’esercito che ha invaso queste terre e trasformata contro la mia volontà.»
«Come?» fece eco Nolan.
«Per mezzo del Calderone… è un’arma. Conferisce al suo possessore il potere di… fare cose simili. Mi hanno usata come cavia.» Nesta si avventurò in una breve spiegazione circa le regine, Hybern, e il perché il muro era crollato.
Quando terminò, Lord Nolan le domandò: «E chi sono i tuoi compagni?».
Quella situazione era una scommessa… lo sapevamo bene. Rivelargli chi fossimo quando sapevamo perfettamente che aveva il terrore di qualunque Fae, figurarsi di quelli Maggiori…
Ciononostante mi feci avanti. «Mi chiamo Feyre Archeron. Sono la Signora Suprema della Corte della Notte. Questo è Rhysand… mio marito.» Dubitavo che il termine compagno sarebbe stato appropriato.
Rhys si avvicinò al mio fianco. Alcune guardie si mossero e mormorarono qualcosa con aria spaventata. Altre sussultarono quando Rhys sollevò la mano… per indicare gli altri alle sue spalle. «La nostra terza in comando, Morrigan. E il nostro capo dello spionaggio, Azriel.»
Lord Nolan, va precisato in suo favore, non impallidì. Graysen sì, pur restando immobile. «Elain» sussurrò Graysen. «Elain… perché sei con loro?»
«Perché lei è nostra sorella» rispose Nesta, le dita ancora piegate per via di quegli artigli invisibili. «E non c’è posto più sicuro per lei durante questa guerra se non con noi.»
Elain sussurrò: «Graysen… siamo venuti a pregarti…». Lanciò uno sguardo implorante al padre. «A implorare entrambi… di aprire i cancelli a tutti gli umani che riescono ad arrivare qui. Alle famiglie. Adesso che il muro è distrutto… Noi, loro… credono che non ci sia tempo a sufficienza per farli evacuare. Le regine non invieranno alcun aiuto dal continente. Ma qui… potrebbero avere ancora una possibilità.»
Nessuno dei due rispose, anche se Graysen ora guardava l’anello di fidanzamento di Elain. I suoi occhi azzurri si riempirono di dolore. «Propenderei per crederti» osservò piano, «se non mi stessi mentendo totalmente.»
Elain lo guardò stupita. «Io… non, io…»
«Pensavate davvero» intervenne Lord Nolan, al che, vedendolo avvicinarsi di un passo verso di noi, io e Nesta serrammo i ranghi attorno a Elain «di venire a casa mia e raggirarmi con la vostra magia da creature fatate?»
Rhys rispose: «Non ci importa cosa credi. Siamo venuti solo ad aiutare coloro che non possono difendersi».
«E cosa ci guadagnate in cambio? Cosa rischiate?»
«Hai un arsenale di armi in frassino» replicai. «Credo che il rischio che corriamo sia evidente.»
«E anche per vostra sorella» sbottò Nolan rivolgendosi a Elain. «Non dimenticate di includerla.»
«Qualunque arma può ferire un mortale» commentò Mor in tono piatto.
«Ma lei non è mortale, giusto?» domandò Nolan con un ghigno. «No, ho saputo da una fonte autorevole che Elain Archeron è stata la prima a essere tramutata in Fae. E adesso il suo compagno è il figlio di un Signore Supremo.»
«E chi te lo ha riferito esattamente?» chiese Rhys sollevando un sopracciglio e senza mostrare un minimo di collera né di sorpresa.
Si udirono dei passi.
Tirammo tutti fuori le armi non appena Jurian si avvicinò alla guardina e rispose: «Io».