21
Questa mattina sono più felice di quanto qualsiasi ragazzo lo sia mai stato. Spedisco Ramesh a prendere bagel e caffè.
«Non andrò ad aprirgli la porta» brontola Becca. «Non riuscirò mai più a guardarlo negli occhi.»
«Come preferisci» rispondo, rifilandole una sculacciata sulla natica nuda mentre si dirige alla mia doccia. «Ramesh è un uomo intelligente. Lascerà la spesa sul tavolo all’ingresso e si toglierà dai piedi.»
«Quando arriverà la signora Gray?» chiede, parlando sopra lo scroscio d’acqua.
«Alle nove. Perché?»
Non risponde, ma si prepara per andar via prima. Alle otto e un quarto, la saluto con un bacio. «Quando ti rivedrò?» m’informo.
«Quando rivedrai me o me nuda?» replica con un sorriso.
«Intendevo la prima, ma suona bene anche la seconda.»
«Alla partita di stasera, forse? Non verrò in tribuna, però. La guarderò con Georgia dalla postazione del coach.»
«Okay.» La bacio sulla mandibola. «Cena martedì sera? So che mercoledì devi andare a Detroit.»
«Sì» sorride. «Bel programma.»
«Allora prenoto.»
Becca apre la porta d’ingresso. «Intendi che chiederai a qualcuno di farlo per te.»
«Non si sa mai. Potrei imparare a sbrigarmela da solo. Per te, piccola, lo farò. Ehi, Bingley?»
«Sì, mio signore.»
«Come si prenota un ristorante?»
Becca esce da casa mia ridendo.
La settimana di lavoro ha un inizio difficoltoso. Il lunedì si trasforma in una lunga serie di riunioni a Manhattan. Tutto ruota intorno alla scelta di un acquirente per la mia divisione router. Dopo l’offerta dell’azienda canadese, ne ho ricevuta una anche dalla compagnia telefonica di Alex.
Stranamente, Alex non ha chiamato per parlarmene di persona. Ogni cosa passa attraverso il suo team di consulenti bancari. È insolito.
E – come Rebecca aveva previsto – quella sera non riusciamo a beccarci alla partita. Perdiamo anche gara 4, ma ciò che detesto di più è che mi stia evitando. Dopotutto, però, sono sempre il suo sporco segreto.
Martedì sera, invece, è tutta sorridente. Mangiamo sushi in un posto nuovo a Brooklyn Heights e poi torniamo a casa a piedi. Accendo il camino nella tana e Becca prepara la partita di Scarabeo. Dopo solo due giri, ci saltiamo addosso.
Vacci piano, mi ricordo mentre pomiciamo sul divano. Ma è impossibile. Dieci minuti dopo ho già eliminato tutti i suoi vestiti e anche i miei. Le ordino di chinarsi su un pouf davanti al camino. Le divarico le ginocchia e geme.
L’afferro per i fianchi e la penetro.
«Nathan» ansima, aggrappandosi al pouf.
Me la faccio proprio lì. Ed è incredibile. Ma non vado piano.
Tuttavia, nient’altro va altrettanto bene.
Le riunioni sono fitte e veloci. Sono stanco di analizzare questa transazione, ma non posso scaricare il lavoro sugli altri perché ci sono centoventisei dipendenti della Kattenberger Tech i cui posti di lavoro sono a rischio. Ho il dovere verso di loro di prendere la decisione giusta.
Alex continua a parlarmi solo attraverso un messaggio vago e il suo team di consulenti bancari. Quindi non posso nemmeno discuterne con lei in modo appropriato.
Mercoledì mattina ricevo una telefonata da Stew. «Ehi, hai un secondo?»
«Certo, ma non abbiamo una riunione tra un quarto d’ora?»
Ride. «Sì, ma non su questo. È una conversazione a porte chiuse.»
«Oh-oh.» Mi alzo e chiudo la porta del mio ufficio. «Qual è il problema?»
«Ho ricevuto una telefonata da un ragazzo, Mickey, della divisione di ricerca sulla IA.»
«Ah, sì? Perché?» Stewie è il nostro CFO e di solito non si occupa di ricerca. Mickey è il ragazzo che sta lavorando al prodotto Bingley.
«Giochiamo insieme a squash il giovedì. Il suo rovescio mi fa sentire come un vecchio decrepito. Comunque, sa che io e te siamo in confidenza e voleva un mio consiglio su una cosa.»
«Okay… cosa?»
Stew ride di nuovo e comincio a chiedermi cosa ci sia di tanto divertente. «Be’, pensaci. Studia i file audio del tuo modulo a casa. E all’improvviso sono pieni di...»
«Oh, cazzo.»
«Esattamente.» Stew scoppia a ridere all’altro capo della linea.
Per essere un tipo intelligente, ne faccio di stupidaggini. Avevo completamente dimenticato che altri ascoltavano le mie interazioni con Bingley. Bingley parla con me e la signora Gray e i ragazzi giù all’IA ascoltano le interazioni per capire quanto bene risponda il modulo.
Rebecca morirebbe di imbarazzo, se lo venisse a sapere. E probabilmente mi castrerebbe anche.
«Spero che tu gli abbia detto di cancellare quei file.»
«Sì, e gli ho anche chiesto di organizzare la gestione del modulo in modo che spetti a te autorizzare le interazioni quotidiane. Riceverai un’e-mail ogni mattina. Se premerai il pulsante per inviargli i file, li sentirà. Se cancellerai l’e-mail, i file rimarranno privati.»
«Okay» sospiro. «Grazie per essertene occupato.»
«Prego!» sghignazza. «E nota bene che non esprimo giudizi sul contenuto.»
«Questo perché non li hai sentiti. Ho fatto alcuni dei miei lavoretti migliori, questa settimana.»
«Congratulazioni. Posso supporre che la beneficiaria dei tuoi sforzi sia una certa dipendente dei Bruisers? O hai portato le tue ambizioni altrove?»
«No. È lei. Non c’è bisogno di farmi la predica, però.»
«Perché, le ascolti mai? In qualunque modo voi due l’abbiate risolta, sono sicuro che abbiate reso orgoglioso l’ufficio Risorse Umane.»
«Non sarebbero entusiasti dell’intera faccenda. Ma è stata una sua decisione.»
«Ehi, non ho alcun dubbio.» Stew si schiarisce la gola. «Ti auguro che duri, amico. Ti meriti qualcuno che sopporti quel tuo culo sfigato.»
«Non più sfigato del tuo» ribatto.
«Ero malato, idiota l’amore» risponde, e mi ci vuole un secondo per capire che è un palindromo. «Sono felice per te. A quando il matrimonio?»
Faccio una smorfia.
«Piccoli passi. Devo prima convincerla che il mondo non finirà se gli altri sapranno che stiamo insieme.»
«Ragazza intelligente. Le implicazioni pratiche dell’uscire con te non sono il massimo. Le assegnerai una guardia del corpo?»
«Argh, no. Non lo sopporterebbe.»
Il mio migliore amico resta per un attimo in silenzio. «Prima o poi si saprà.»
«Chi sei, mia madre?»
«Per favore. Se fossi tua madre non avrei cominciato la conversazione congratulandomi per la tua attività sessuale.»
«Stavi andando giù nell’atrio per incontrare quelli delle tasse, o cosa?»
«Ci vediamo tra dieci minuti.»
E se già il lavoro non era abbastanza divertente, la mia squadra di hockey ha deciso di fare schifo durante le gare 5 e 6. I Bruisers conducevano la serie 3-0 in questa settimana. Ma dopo la débâcle di lunedì, hanno perso altre due importanti partite di fila.
A malapena riesco a lasciare lo stadio, dopo l’incontro di sabato sera. La conferenza stampa è fosca e, mentre esco, tutti i giornalisti di New York vogliono sbattermi un microfono in faccia per chiedermi cosa ne penso adesso del mio investimento.
No comment, segaioli. Ma non posso dirlo. Diavolo, ci sono molte cose che non posso dire. Il fatto che Dallas abbia appena vinto la Western Conference mi fa impazzire.
Cazzo, quanto odio quella squadra! Il mio fragile ego maschile desidera davvero la possibilità di affrontarli. Veramente tanto.
Ma non posso dire neanche questo. Così lascio che Ramesh e altri due della sua squadra mi circondino mentre ci avviamo alla macchina.
È già mezzanotte. Sono scontroso e probabilmente non sono di buona compagnia, eppure tiro fuori il telefono per mandare un messaggio a Rebecca, perché non possiedo un briciolo di autocontrollo.
E scopro che mi ha già battuto sul tempo.
Rebecca: Mi dispiace per questo partita di merda. Hugh sembra una bomba pronta a esplodere.
Nate: Ci scommetto, Dove sei?
Vedo che comincia a rispondermi immediatamente.
Rebecca: A fare i bagagli. Partenza per Detroit anticipata.
Merda. Certo.
Nate: Verrai in tribuna con me martedì?
Passano un paio di minuti senza risposta. Ramesh parcheggia in garage e io gli auguro la buonanotte. All’interno, Bingley mi saluta, ma io gli riservo il trattamento del silenzio. Ha cercato di mettere in imbarazzo la mia ragazza.
Oppure, cazzo, immagino di essere io il colpevole. Bingley non ha un cervello umano.
Ma a cosa serve la tecnologia, se non possiamo prendercela con lei quando le cose vanno male?
Becca finalmente risponde.
Rebecca: Non credo di potermi sedere in tribuna accanto a te e far finta di non spogliarti con gli occhi. Guarderò la partita con Georgia, come al solito. Ci aggiorneremo dopo.
Ah, bene. La rassicuro.
Nate: No problem. La vedremo insieme durante il quarto turno a Dallas.
Rebecca: Terribilmente sicuro di te! :)
Nate: Resta con me, piccola.
Torna dopo un minuto
Rebecca: Ti dico una cosa. Se i nostri ragazzi arriveranno in finale la prossima settimana, mi siederò accanto a te durante la partita decisiva.
Nate: È un appuntamento. Se vinciamo la Coppa, dovrò baciarti.
Rebecca: Se vinciamo la coppa, dovrò lasciartelo fare.
Raggiungo il piano di sopra sorridendo da solo.