23
«Per l'amor del cielo!» disse il Maresciallo alla figlia. «Su con la vita!»
«Mi fa paura», sussurrò la bellissima giovane, mortalmente pallida.
«Ti fa paura? Ti ha salvato la vita! Ma che ti prende?»
«Lo so che mi ha salvato la vita, ma è stato orribile.»
Il Maresciallo sussultò per l'irritazione. «Ci credo che è stato orribile.
Uccidere è una cosa orribile, ma lui ha fatto ciò che era necessario e ha rischiato la vita. Anzi, date le possibilità che aveva, è andato oltre il rischio. E tu te ne stai lì a lamentarti di quanto sia stato orribile. Devi pensare a come sarebbe stato se lui non ti avesse salvato.»
Arbell, che non era abituata a essere ripresa in quel modo, apparve ancora più avvilita. «Lo so che mi ha salvato la vita, però mi spaventa lo stesso. Tu non hai visto com'è. Io sì, due volte. È una cosa mai vista, non è un umano.»
«È ridicolo! Non ho mai sentito nulla di tanto ridicolo. Per Dio, farai meglio a essere gentile con lui, altrimenti saranno guai.»
Arbell non era abituata nemmeno a essere minacciata e stava per abbandonare il proprio ruolo di ragazza timorosa a favore di una maggiore fierezza, quando la porta della piccola sala da pranzo si aprì ed entrò un servitore, che annunciò: «Il Cancelliere Vipond e i suoi ospiti, Maresciallo».
«Benvenuti, benvenuti!» esclamò entusiasta il Maresciallo, tentando di dissipare l'atmosfera gelida con tanto zelo che sia Vipond sia IdrisPukke si resero conto dell'imbarazzo che aleggiava nella stanza.
Cale non notò nulla se non la presenza di Arbell, in piedi accanto alla finestra. Era bellissima e si sforzava invano di non tremare. Pure Cale, che era in preda al desiderio e al terrore dal momento in cui aveva saputo che lei sarebbe stata presente alla cena, cercava di non tremare.
«Tu devi essere Cale», disse il Maresciallo, stringendogli calorosamente la mano. «Grazie, grazie. Ciò che hai fatto è impagabile!» Guardò la figlia.
«Arbell...» Il suo tono era incoraggiante e minaccioso allo stesso tempo.
Lentamente l'affascinante giovane, alta e slanciata, si diresse con grazia verso Cale e gli porse la mano.
Lui la prese come se sapesse a malapena cosa farne. Non notò che il viso di Arbell stava diventando bianco come la luce della luna sulla neve Paul Hoffman
192
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
(benché una cosa del genere suoni davvero impossibile). «Grazie per tutto ciò che avete fatto per me. Vi sono molto riconoscente.»
IdrisPukke pensò che aveva sentito più vita ed entusiasmo nelle ultime parole di un condannato che saliva sul patibolo. Il Maresciallo lanciò un'occhiata feroce alla figlia, ma nel contempo si rese conto che Arbell nutriva davvero un profondo timore nei confronti del ragazzo che le stava davanti. All'irritazione per le sue pessime maniere si aggiunse un autentico moto di sconcerto. Per quanto fosse profonda la sua gratitudine - ed era assai profonda, perché lui adorava sua figlia -, in verità era in qualche modo deluso da Cale. Si era aspettato... be', non era sicuro esattamente di cosa si fosse aspettato ma, data la temibile reputazione del ragazzo, si era immaginato un giovane dalla presenza imponente, animato da quella forza carismatica che qualsiasi individuo violento portava con sé, almeno a quanto ne sapeva lui. Cale invece sembrava un giovane contadino, non rozzo o di aspetto sgradevole, però stordito e imbarazzato com'erano tutti i contadini in presenza di un nobile. Era un vero mistero come una creatura del genere avesse potuto dare una sonora batosta ai giovani migliori della famiglia Ferrazzi e uccidere così tanti uomini da solo. «Mangiamo. Avrai sicuramente molta fame. Vieni a sederti accanto a me», disse, prendendo Cale per le spalle.
Lui si era appena seduto di fronte ad Arbell, che teneva gli occhi fissi sul piatto, quando si rese conto della sfilza di posate che aveva davanti: un plotone di forchette di varie dimensioni e una squadra di coltelli in pari numero, affilati e spuntati. La cosa più sconcertante era un oggetto che somigliava a uno strumento utile per praticare una tortura assai dolorosa, per esempio la rimozione del naso o del pene. Sembrava una pinza, ma le estremità s'incrociavano in un modo alquanto misterioso.
Si sentiva parecchio a disagio. Provava un'incomprensibile miscela di adorazione e odio per quella giovane seduta di fronte a lui, che gli aveva stretto la mano con lo stesso entusiasmo che avrebbe riservato a un pesce morto. Tanto bella quanto ingrata, la maledetta... Era certo di apparire ridicolo e la cosa gli risultava intollerabile. Nulla, neppure i dolori più atroci, persino la morte, gli faceva più paura. D'altronde, chi avrebbe potuto affrontare il dolore e la morte con maggior coraggio di lui? Ma la prospettiva di essere deriso gli dava un'ansia tale che temette di svenire.
Sobbalzò quando Stillnoch gli si avvicinò alle spalle di soppiatto, talmente silenzioso che lui non si accorse della sua presenza - un'impresa Paul Hoffman
193
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
non da poco - almeno finché non gli fu messo davanti un piatto e il solidale servitore sussurrò: «Lumache!» al suo orecchio.
Inconsapevole del proprio stato di eroe agli occhi di Stillnoch, Cale pensò che «Lumache!» fosse una sorta di sprezzante insulto da parte di un servitore risentito per la sua presenza tra i potenti. D'altra parte, rifletté, cercando di calmarsi, poteva anche essere un avvertimento. Ma di che tipo? Guardò nel piatto e la sua confusione non fece che aumentare.
Davanti a lui c'erano sei oggetti che somigliavano a minuscoli e contorti elmi da soldato e da cui fuoriusciva un'orribile sostanza appiccicosa e screziata. Senza dubbio erano qualcosa per cui era opportuno stare all'erta.
«Ah!» esclamò IdrisPukke, annusando l'aria come un pessimo mimo.
«Eccellente! Lumache al burro e aglio!»
Era seduto accanto a Cale e aveva subito notato l'allarme del ragazzo alla vista dell'ampia gamma di posate nonché il suo terrore all'arrivo delle lumache. Avendo attirato l'attenzione di Cale - e, va detto, anche degli altri convitati -, IdrisPukke sollevò con la destra le strane pinze e le strinse, facendo aprire le due estremità a cucchiaio. Prese quindi un guscio di lumaca e allentò la stretta sul manico: i cucchiai allora si chiusero con uno scatto, imprigionando il guscio. Poi, prendendo uno spiedino col manico d'avorio, lo infilò nel guscio e con destrezza - ma soprattutto con un gesto enfatico, in modo che Cale potesse imitarlo - estrasse quello che sembrava un pezzo di cartilagine grigio-verdastra, grande come il lobo di un orecchio e coperto di aglio, prezzemolo e burro. Infine se lo mise in bocca, con un altro, teatrale sussulto di soddisfazione. Sulle prime, quella strana esibizione divertì non poco i convitati, ma ben presto il suo scopo fu chiaro a tutti loro. Evitarono quindi deliberatamente di guardare Cale, che continuava a fissare quella prima portata con palese animosità.
Potrebbe sorprendere il fatto che un ragazzo disposto a mangiare ratti storcesse il naso di fronte a una lumaca. Ma lui non ne aveva mai vista una e chi può dire se, in circostanze del genere, anche voi non preferireste mangiare un vigoroso e ben nutrito ratto piuttosto che una lumaca butterata, magari dopo averla vista strisciare fuori da sotto un tronco marcescente, lasciando una stria appiccicosa e viscida.
Tenendo furtivamente d'occhio gli altri ospiti mentre abbordavano la loro cena con tanto di elmo, Cale prese le pinze, afferrò un guscio e, usando lo spiedo, ne tirò fuori la massa grigia, umida e molliccia. Si fermò per un istante, mentre gli altri continuavano a distogliere lo sguardo, poi se Paul Hoffman
194
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
la mise in bocca e la masticò con tutto l'entusiasmo di un uomo che sta mangiando uno dei propri testicoli.
Per fortuna il resto della cena gli risultò sufficientemente familiare, o quantomeno somigliava parecchio a ciò che gli aveva cucinato IdrisPukke.
Tenendo sempre d'occhio il suo mentore, Cale riuscì a utilizzare in modo più o meno corretto le posate rimanenti, anche se le forchette restarono un mistero e lui le maneggiò con parecchia goffaggine. Furono i tre uomini a guidare la conversazione, che non aveva nulla di ufficiale: ricordi personali, storie di eventi comuni... Della delicata storia d'indiscrezioni e di espulsioni di IdrisPukke non venne fatta parola.
Per tutta la cena, Arbell non sollevò nemmeno una volta lo sguardo dal suo piatto, anche se non mangiò granché. Ogni tanto, Cale le dava un'occhiata e ogni volta gli sembrava più bella: i lunghi capelli biondi, gli occhi verdi quasi a mandorla, le labbra rosse come il frutto di una rosa, in contrasto con la carnagione chiara, il collo lungo e slanciato... Era ammutolito e riusciva a lanciarle solo brevi sguardi. Ogni volta, tornava a concentrarsi sulla cena, mentre la sua anima vibrava come una campana colpita con forza. Ma era una campana che non risuonava soltanto di gioia e adorazione: c'era anche una nota di rabbia e di risentimento. Lei non lo guardava perché non gradiva la sua presenza. Lei lo odiava e lui - come poteva essere altrimenti? - la odiava di rimando.
Non appena fu servita l'ultima portata, fragole con la panna, Arbell disse: «Mi spiace, non mi sento bene. Posso andare?»
Il padre le scoccò un'occhiataccia, nascondendo il proprio furore soltanto per rispetto nei confronti degli ospiti.
Si limitò ad annuire, sperando che quel semplice movimento del capo comunicasse tutta la sua irritazione unita a un minaccioso ammonimento: Ne parliamo dopo.
Lei si guardò attorno rapidamente, evitando Cale, poi se ne andò. Il ragazzo era in uno stato d'irrefrenabile agitazione. Un mare impetuoso di emozioni, amore, amarezza e furia, esplose e si abbatté sul suo animo roccioso.
Tuttavia, dopo che la ragazza si fu allontanata, non ci fu più bisogno di mantenere il riserbo sulla faccenda del suo rapimento. Ed emerse chiaramente anche il motivo dell'assenza di una folla plaudente che gridasse la propria eterna gratitudine per lo straordinario coraggio di Cale nel salvare Arbell Ferrazzi. A Memphis, quasi nessuno sapeva cos'era Paul Hoffman
195
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
successo. Il Maresciallo si scusò col ragazzo, spiegando che, se quel rapimento fosse divenuto di dominio pubblico, sarebbe stato impossibile evitare una guerra. Lui e Lord Vipond concordavano sulla necessità di scoprire il più possibile in merito all'incomprensibile gesto dei Redentori prima di compiere un passo così drastico.
«Siamo ciechi», disse Vipond a Cale. «E perciò rischieremmo d'inciampare in un'impresa di tale portata. IdrisPukke mi dice che non hai idea del perché abbiano fatto un'azione così provocatoria.»
«No.»
«Ne sei sicuro?»
«Perché dovrei mentire? Non ha senso per me, come non ne ha per voi. I Redentori parlavano sempre e soltanto della guerra contro gli Antagonisti.
E, anche in quel caso, dicevano soltanto che gli Antagonisti adoravano l'Anti-Redentore ed erano eretici che dovevano essere cancellati dalla faccia della terra.»
«E Memphis?»
«Ne parlavano raramente e comunque con disgusto, definendola un luogo di perversione e peccato, dove si poteva comprare e vendere qualsiasi cosa.»
«Un giudizio severo, ma l'allusione è tutt'altro che oscura», commentò IdrisPukke.
Il Maresciallo e Vipond lo ignorarono.
«Perciò non ci sai dire niente?» chiese Ferrazzi.
Cale si rese conto che stava per essere congedato e che quella era la sua unica opportunità di dare una forma al suo futuro in mezzo ai potenti. «Io so soltanto questo: se hanno deciso di fare qualcosa, i Redentori non si fermeranno. Ignoro perché vogliano vostra figlia, ma continueranno a cercarla, a prescindere da quanto possa costar loro.»
A quella frase, il Maresciallo sbiancò.
Cale mantenne il vantaggio. «Vostra figlia è una...» Esitò, come se stesse cercando la parola giusta. Poi riprese: «... una persona molto prestigiosa». Gli era piaciuta quella parola fin da quando l'aveva sentita, però non ne aveva capito del tutto il senso. «Voglio dire che da tutti è considerata il più ricco ornamento dell'impero... almeno così ho sentito.
Tutto ciò che lei ha di ammirevole è fonte di ammirazione nei confronti dei Ferrazzi. Vi rappresenta, non è così?»
«Che vuoi dire?»
Paul Hoffman
196
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
«Se i Redentori volevano mandare un messaggio...»
«Che tipo di messaggio?» lo interruppe il Maresciallo, sempre più ansioso.
«Rapire Arbell Ferrazzi, e magari ucciderla, avrebbe dimostrato ai vostri sudditi che i Redentori sono in grado di arrivare anche agli uomini più potenti del Paese.» Fece un'altra pausa a effetto. «Probabilmente loro sono consapevoli che un secondo rapimento sarà impossibile, tuttavia, a mio parere, non molleranno. Finiscono sempre ciò che hanno iniziato. Per loro, un simile messaggio è tanto importante quanto l'idea di poter arrivare a chiunque. Stanno cercando di dirvi che non si fermeranno per nessun motivo, insomma.»
Il Maresciallo era più pallido che mai. «Sarà al sicuro, qui. La proteggeremo, nessuno riuscirà a entrare.»
Cale cercò di apparire più in imbarazzo di quanto non fosse. «Mi hanno detto che, quand'è stata catturata al castello sul lago di Constanz, era protetta da quaranta uomini. Ci sono sopravvissuti?»
«No», rispose il Maresciallo.
«E la prossima volta, badate, è solo la mia opinione, non posso esserne sicuro, verranno unicamente per uccidere. Ottanta uomini o centottanta saranno sufficienti per fermarli?»
«Se la Storia c'insegna qualcosa, mio signore, è che chiunque sia disposto a sacrificare la propria vita può uccidere chiunque altro», disse IdrisPukke.
Vipond non aveva mai visto il Maresciallo così a disagio e inquieto.
«Tu puoi fermarli?» chiese il Maresciallo a Cale.
«Io?» Cale diede l'impressione di non averci nemmeno pensato. Rifletté per un momento, quindi disse: «Meglio di chiunque altro, direi. E ho Henri e Kleist».
«Chi?» domandò il Maresciallo.
«Sono i suoi amici», intervenne Vipond, sempre più interessato a ciò che Cale aveva in mente.
«Hanno i tuoi stessi talenti?» volle sapere il Maresciallo.
«Ne hanno di propri. Insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa i Redentori intendano mandare.»
«Sei molto sicuro del tuo potere, Cale», commentò Vipond. «Soprattutto dopo aver trascorso gli ultimi dieci minuti a raccontarci quanto siano invulnerabili i Redentori.»
Paul Hoffman
197
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
Cale lo guardò. «Ho detto che i loro assassini sono invulnerabili per voi.» Sorrise. «Non ho mai detto che siano invulnerabili per me. Io sono meglio di qualsiasi soldato che sia mai uscito dalle mani dei Redentori.
Non lo dico per vantarmi; è un dato di fatto.» Si rivolse al Maresciallo. «Se non mi credete, domandate a vostra figlia e a IdrisPukke. E, se non vi basta, rivolgetevi a Conn Ferrazzi.»
«Tieni a freno la lingua, pivello», scattò Vipond, mentre la rabbia prendeva il posto della curiosità. «Non ci si rivolge con questo tono al Maresciallo Ferrazzi!»
«Mi hanno detto di peggio», intervenne il Maresciallo. «Se riuscirai a tenere al sicuro mia figlia ti renderò un uomo ricco e, in privato, mi potrai parlare come ti pare e piace. Ma sarà meglio che ciò che dici sia vero.» Si alzò. «Entro domani pomeriggio, voglio un piano per la sua protezione. Va bene?»
Cale annuì.
«Per ora, ogni soldato della città è in servizio. Ora se non ti spiace lasciarci... anche tu, IdrisPukke.»
I due si alzarono, fecero un cenno di saluto e uscirono.
«Una bella esibizione», disse IdrisPukke, mentre chiudeva la porta. «Ma c'è qualcosa di vero in quello che hai detto?»
Cale rise, ma evitò di rispondere.
Per farlo, avrebbe dovuto spiegare a IdrisPukke che il suo catastrofico avvertimento si fondava in gran parte sul desiderio di costringere Arbell a prestargli attenzione. Era furioso per la sua ingratitudine e più innamorato che mai. Lei meritava di essere punita per averlo trattato in quel modo... E
poter decidere quando vederla, nonché avere infinite occasioni di renderle la vita impossibile, era il sistema migliore per punirla. Naturalmente il fatto che la sua presenza le risultasse così sgradevole era un colpo al cuore, ma Cale poteva convivere benissimo con quella e con molte altre dolorose contraddizioni.
L'ansia per la figlia induceva il Maresciallo a temere il peggio e ciò lo rendeva facile preda delle sinistre previsioni di Cale, della cui fondatezza Vipond non era più convinto di quanto lo fosse IdrisPukke. D'altro canto, non vedeva nessun male nella proposta di Cale e l'idea che i Redentori cercassero di uccidere Arbell era, almeno in una certa misura, plausibile.
In ogni caso, quella soluzione avrebbe convinto il Maresciallo che si stava facendo qualcosa al riguardo; nel frattempo, Vipond avrebbe lavorato Paul Hoffman
198
2010 - La Mano Sinistra Di Dio
giorno e notte per scoprire le reali intenzioni dei Redentori. Era sicuro che un qualche genere di guerra fosse inevitabile ed era rassegnato a prepararsi a combatterla, per quanto non in prima linea. Tuttavia, per lui, andare in guerra senza sapere cosa volesse esattamente il nemico era un atteggiamento foriero di disastri incalcolabili. Gli andava dunque benissimo che Cale stesse tramando qualcosa... Qualsiasi cosa, in realtà, benché non fosse così difficile capire dove voleva arrivare. Quel ragazzo ignorava il movente del rapimento - poco ma sicuro -, tuttavia con lui come guardia del corpo Arbell sarebbe stata al sicuro. In modo meno paternalistico, anche il Cancelliere era grato a Cale per aver salvato la ragazza: le implicazioni politiche della cattura del componente più adorato della famiglia reale da parte di un regime brutale come quello dei Redentori erano così gravi che il semplice pensiero gli risultava insopportabile. Le notizie provenienti dal Fronte Orientale, secondo le quali la guerra tra Redentori e Antagonisti era a un punto morto, erano terribili, così terribili da suonare quasi impossibili. Eppure le pochissime persone fuggite oltre il confine e rifugiatesi nel territorio dei Ferrazzi raccontavano tutte la stessa storia. Il che era allarmante e conferiva un'orribile eco di verità ai resoconti dei suoi agenti. Se una guerra contro i Redentori era davvero inevitabile, allora sarebbe stata una guerra come mai nessuno aveva visto.
Paul Hoffman
199
2010 - La Mano Sinistra Di Dio