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A intervalli di pochi minuti, Kleist e Henri il Vago accendevano una delle candele che Cale aveva rubato al Signore della Disciplina e guardavano la ragazza. Avevano concordato che fosse meglio darle un'occhiata, ogni tanto. Dopotutto avevano nove candele, dunque potevano essere generosi.
La fissavano perché avevano già visto parecchie persone assumere quello strano sguardo vacuo e poi ammutolire, proprio come stava facendo la ragazza. Soprattutto gli accoliti che avevano ricevuto più di cento colpi.
Se rimanevano così per più di qualche giorno, venivano portati via e non tornavano più. Quelli che si riprendevano, spesso si mettevano a gridare nel mezzo della notte, a settimane o anche a mesi di distanza... nel caso di Morto, poi, era avvenuto addirittura dopo anni. Quindi svanivano anche loro.
Sì, era quello il motivo per cui continuavano a tenere d'occhio la ragazza, si dicevano. Se avesse cominciato a gridare, forse qualcuno l'avrebbe sentita.
Ogni volta che accendevano la candela, Henri le diceva: «Andrà tutto bene».
Lei non reagiva se non con un leggero tremore. La terza volta, qualcosa emerse dal lontano passato di Henri, una parola confortante che lui aveva sentito una volta e credeva di aver dimenticato. «Animo! Animo!»
esclamò. «Animo! Animo!»
Ma c'era un altro motivo per cui continuavano ad accendere la candela: non riuscivano a fare a meno di guardare la ragazza. Entrambi erano entrati nel Santuario a sette anni, e la loro vita precedente sembrava ormai lontana come la luna. I genitori di Henri erano morti poco dopo la sua nascita. I genitori di Kleist lo avevano venduto ai Redentori per cinque dollari e comunque, prima, erano stati quasi altrettanto brutali nei suoi confronti.
Entrambi non vedevano una ragazza o una donna da quando avevano varcato i cancelli del Santuario e i Redentori avevano ripetuto sino allo sfinimento che le femmine erano il terreno ideale per il diavolo e che, se per caso ne avessero visto una, uscendo dal Santuario per andare alla frontiera o agli Eastern Breaks, avrebbero dovuto abbassare subito lo sguardo. «Il corpo di una donna è di per sé un peccato che grida vendetta Paul Hoffman
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al cielo!» tuonavano. L'unica eccezione - o quasi - era rappresentata dalla madre del Redentore Impiccato; unica tra le sue simili, lei era pura, e doveva essere guardata senza disgusto e senza allarme. Era la fonte della compassione, del perpetuo soccorso e della consolazione, sebbene i ragazzi non avessero idea di cosa comportassero tali virtù, giacché non avevano mai fatto esperienza di nessuna di esse. E i Redentori erano altrettanto vaghi nello spiegare perché «le femmine erano il terreno ideale per il diavolo». Di conseguenza, Kleist e Henri guardavano la ragazza spinti da un'intensa curiosità, mista a paura e a non poca soggezione.
Chiunque inducesse i Redentori a una simile ebbrezza di odio e disprezzo doveva essere davvero molto potente, quindi degno di essere temuto al di sopra di ogni cosa.
In quel momento, la candela illuminava una ragazza tremante, atterrita e nient'affatto orribile. Anzi era affascinante. Anzitutto aveva una forma davvero straordinaria. Indossava una veste di lino finissimo - più bella di qualsiasi cosa i ragazzi avessero mai indossato -, legata attorno alla vita con uno spago. Kleist fece cenno a Henri di spostarsi e chinò il capo per sussurrargli all'orecchio: «Che cosa sono quelle gobbe che ha sul petto?»
L'altro, con tutto il rispetto possibile, e dato che non aveva idea di come comportarsi con una donna, spostò la candela verso i seni della ragazza e li esaminò attentamente. «Non lo so», sussurrò infine.
«Deve essere grassa», sussurrò Kleist. «Come quel sacco di merda del Signore delle Vettovaglie.» Naturalmente non c'erano ragazzi grassi al Santuario. C'era a malapena un'oncia di differenza tra tutti e diecimila.
Henri rifletté. «Il grasso del Signore delle Vettovaglie è tondo e cascante», mormorò. «Il suo va su e giù.»
«Fatti avanti, allora», lo esortò Kleist.
«No, penso che dobbiamo lasciarla in pace... Credo», replicò l'altro. E
aggiunse: «Deve averla pestata».
Kleist guardò la ragazza e fece un gran sospiro. «Non mi dà l'idea di poter sopportare le botte, almeno non quelle che dà Picarbo.»
«Che dava», lo corresse Henri.
Entrambi grugnirono, con uno strano moto di soddisfazione, dato che la morte di Picarbo li aveva messi in grave pericolo.
«Mi chiedo perché l'abbia picchiata», riprese Kleist.
«Probabilmente perché è il terreno ideale per il diavolo», rispose Henri.
Kleist annuì. Sembrava plausibile.
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«Come ti chiami?» chiese Henri. Glielo aveva già domandato altre volte.
Neanche stavolta la ragazza rispose. «Mi chiedo quanto ci metterà Cale», sospirò allora lui.
«Pensi che abbia davvero un piano?»
«Sì», replicò Henri, deciso. «Quando dice una cosa, fa sul serio.»
«Be', sono contento che tu ne sia certo. Vorrei esserlo anch'io.»
La ragazza disse qualcosa, ma a voce così bassa che non riuscirono a sentirla.
«Che cos'hai detto?» chiese Henri.
«Riba.» La ragazza trasse un respiro profondo. «Mi chiamo Riba.»
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