Prefazione
«Lo, ho trovato il titolo.»
«Brava Na, qual è?»
«Fiorire d’inverno. Ti piace?»
«Sì, mi piace. Molto tuo. Sembra un calicanto.»
Chiedo a Google, e scopro che il Chimonanthus è originario dell’Asia. E già va bene, per una il cui cibo preferito è il sashimi.
Sempre su Google scopro che il nome viene dal greco, significa proprio “fiore d’inverno”. E va ancora bene, perché la nostra Nadia ha studiato sia greco che latino.
La cosa che mi piace del calicanto è la contraddizione. Ha dei fiori piccolissimi, poco appariscenti, e chi conosce un po’ Nadia sa che non ama vestirsi in modo vistoso, non le piace il mondo frivolo della moda e gli abiti griffati. (Certo, nell’immaginario collettivo è nota come “Iena”, sempre vestita da uomo, combinazione questa molto efficace e vincente nel tempo delle supereroine e della rivalutazione del ruolo femminile in tutti i campi. SuperPippo, addio.)
Ma questi fiori, basta avvicinarsi un po’, neanche tanto, sono profumatissimi. Anche solo passandoci vicino, a un calicanto, si viene avvolti dalla sua fragranza. Un misto olfattivo di macedonia e vaniglia, di nocciolo selvatico e di pesca, di ambra e di tramonti. Ecco, ti avvicini a Nadia e senti il profumo di qualcosa. Come di pane appena caldo, come di lenzuola appena lavate. Non la noti, quando la vedi. La assapori appena ti avvicini.
I suoi sorrisi stanno alla conversazione come il profumo del calicanto sta alla freddezza dell’inverno. Merce rara, direi.
Dunque, Nadia Toffa è un calicanto. Cioè una contraddizione. Fiorisce quando gli altri stanno ancora morendo dal freddo. Perché è sempre in anticipo. No, non puntuale, ma sempre in anticipo. Cioè arriva prima.
Nel libro leggerete che da bambina correva sempre. Correva tantissimo. Correva per fare qualsiasi cosa. Lei non lo sapeva, ma per essere come il calicanto devi arrivare prima. Mentre gli altri dormono ancora. Una contraddizione bellissima, va detto.
La più piccola delle tre sorelle, ma quella che dà i consigli più saggi alle altre due.
La più saggia, sembrerebbe, ma allo stesso tempo la più matta.
La più socievole, ma alla fine la più single di tutte. Anche di tutte le sue amiche.
I suoi amori non sono mai stati pubblici, i suoi fidanzati mai esibiti. Ne parla come di amori sempre presenti, mai dimenticati. Perché per lei l’amore è un sassolino che si getta nello stagno e produce molti cerchi concentrici, e tutti noi pensiamo che il più grande di questi sia il cerchio dell’amore.
No, per Nadia il cerchio più grande è quello dell’amicizia, che comprende il cerchio dell’amore. Che è immediatamente vicino.
Un’altra cosa su questo libro che avete appena comprato e che state iniziando a leggere. Avete fatto bene, si beve tutto d’un fiato, come un latte di mandorla d’estate.
E se questo libro potesse avere una forma sarebbe quella di una stella. Una stella a cinque punte. E ogni punta brilla di una caratteristica tutta sua.
La prima è l’energia. Tutto quello che la accompagna è energia. Il corpo stesso è una forma energetica condensata, anche se apparentemente densa. Energia che diventa determinazione, lotta, vittoria, tutto.
La seconda punta è l’entusiasmo. Tutto quello che leggete sono avventure o disavventure. Vissute con lacrime di gioia o di amarezza, ma sempre lacrime salate. Ché il sale è magico, trovandosi solo nelle lacrime e nel mare. Entusiasmo per le cose da fare, per le cose fatte, per i racconti surreali, per il cibo mentre lo stai mangiando, per la musica mentre la stai ascoltando, per le inchieste mentre le stai registrando. Entusiasmo che porta energia, esattamente come l’energia porta entusiasmo. Un cerchio perfetto.
La terza punta della stella è l’istante, l’attimo, il frammento.
Carpe diem, è scritto all’inizio di questo libro, nella citazione riportata per intero, per farci scoprire che dovremmo confidare il meno possibile nel domani. “Mentre si parla, il tempo è già in fuga, come se ci odiasse. Così cogli la giornata, non credere al domani.” Ecco, la Toffa parla sempre di grandi progetti e di grandi visioni. Mentre la piccola Na parla di piccoli frammenti, di veloci brividi, di fuggevoli istanti. Ché i secondi diventano più importanti degli anni, se vissuti così.
La quarta punta è la felicità. Molti di noi pensano che il conto in banca dei sorrisi si autoalimenti. Non funziona così. Ogni giorno abbiamo un’opportunità di piangere o di ridere. Di criticare o di essere grati. Di essere nervosi o di essere gioiosi. Ecco, Nadia ha scelto la via del sorriso. La strada che trasforma la salita in discesa, il dramma in comica, la crisi in opportunità. La sua risata è sempre fragorosa, ride come parla, cioè sempre ad alta voce. Impossibile non sentirla, impossibile non esserne contagiati.
La quinta è la sincerità. Parla sempre senza secondi fini, parla sempre guardandoti negli occhi, parla sempre senza filtri, sempre mettendosi in gioco. Non pensa mai alle conseguenze di quello che fa e di quello che dice. Perché la sincerità paga sempre. Perché non ha memoria per dire le bugie. Incarna perfettamente la frase di un maestro indiano che diceva: “Meglio la coscienza a posto che l’approvazione degli altri”. Una meraviglia, una rarità, una poesia.
Queste cose le ho pensate subito dopo aver letto il libro, che è un inno al non mollare mai, alle ricerca della gioia, alla bellezza della vita. Se non siete in sintonia con questi obiettivi, richiudetelo pure adesso. E regalatelo a chi ha fame di vita. Come la grande Toffa. Come la piccola Na.
Lorenzo Marini