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«Mia cara, sei proprio certa di voler partecipare al ballo di questa sera? Ti sei assopita.»
Susannah alzò la testa di scatto. Lei e la zia sedevano in salotto, dove il gradito calore del caminetto l’aveva indotta al sonno. «Ma certo. Starò benissimo dopo aver cenato.» Allontanò le preoccupazione della zia con un sorriso.
«Sei seduta lì da mezz’ora e non hai detto nemmeno una parola.»
«Chiedo venia, sono solo stanca dal viaggio di oggi.»
«Sei stata via tanto a lungo che cominciavo a preoccuparmi.»
«Non ce n’era bisogno, zia. Sapevate che avevo Dorcas con me.»
«Invece io mi preoccupo sempre, tesoro. Non posso mai stare tranquilla quando sei in... visita. Non si sa mai cosa potresti contrarre.»
Susannah sorrise. «Mia cara zia, vi assicuro che non vi è alcun pericolo di contaminazione.»
«Non nel corpo, forse, ma...»
«Vi prego, zia, ne abbiamo discusso molte volte. Non vi è alcun pericolo in ciò che faccio.» Guardò la porta che si apriva. «Ah, ecco Gatley che viene ad avvisarci che la cena è pronta. Vogliamo scendere?»
Susannah fece del proprio meglio per intrattenere la zia durante la cena e per nascondere i segni della stanchezza, ma dovette ammettere con se stessa che era stanca. L’ultimo ospite si era intrattenuto fino alle tre del mattino e solo a quell’ora era riuscita a ritirarsi. Alle dieci in punto era già fuori casa e non era rientrata fino al pomeriggio inoltrato. Sua zia sosteneva che non c’era bisogno che uscisse, che poteva affidare tali incombenze a un domestico, ma lo spirito indipendente di Susannah si ribellava. Si era assegnata un incarico e l’avrebbe portato a termine. E ciò comportava anche andare al ballo quella sera.
Le Upper Rooms erano già gremite quando giunsero Susannah e la zia. Si fecero lasciare sotto il portico d’ingresso, brulicante di persone. Una volta tolti i mantelli e sistemati gli scialli, dovettero salutare svariati conoscenti.
Susannah vide che Mrs. Logan era appena arrivata, poi si voltò verso una matrona che si stava avvicinando con le sue due figliole in età da marito al seguito. «Oh, Miss Prentess... ancora un nuovo abito? Disponete proprio di un magnifico guardaroba.» La matrona sospirò in estasi mentre osservava la mussola fiorita di Susannah. «Davvero bello, mia cara. E la bordatura in pizzo, assolutamente squisita. È di Bruxelles?»
Lei sorrise e scosse il capo. «No, madame, è di fattura locale, esclusiva di Odesse, la nuova modista di Henrietta Street.»
«Dite davvero? Pensavo l’aveste ordinato a Londra, tanto è elegante.»
«Vi ringrazio, Mrs. Bulstrode. Trovo che Odesse sia eccellente. E si è superata, non mi aspettavo di avere questo abito almeno fino alla prossima settimana.»
Gli occhi della matrona brillarono. «Si trova in Henrietta Street, avete detto?»
«Sì, e i prezzi sono alquanto ragionevoli.» Susannah abbassò la voce. «Specialmente se si considera quanto costano gli abiti in Milsom Street. Non che si senta la necessità di obiettare sul prezzo, certo, ma Odesse sembra possedere uno stile del tutto personale...»
«Senza dubbio, Miss Prentess. Quell’abito è davvero superbo. Bene, bene, andrò a farle una visita.» Con un sorriso Mrs. Bulstrode radunò le figlie e si spostò, lasciando Susannah sorridente dietro di lei.
«Eccellente» mormorò Kate, sopraggiungendo. «Non si sarebbe potuto scegliere un momento migliore. Amelia Bulstrode è una tale chiacchierona che il nome della nostra nuova modista sarà sulla bocca di ogni donna entro il termine della serata.»
«E i suoi abiti saranno indossati da un buon numero di signore entro la fine del mese» aggiunse Susannah. «Ho ottenuto ciò che volevo senza neppure entrare nella sala da ballo.» Si accorse dello sguardo allarmato di Mrs. Wilby e scosse la testa, ridendo. «Non dovete preoccuparvi, zia, non ho ancora intenzione di tornare a casa. Spero di raccogliere ancor più clienti per la nuova modista entro la fine della serata.»
«No!» la zittì Mrs. Wilby in un sussurro. «Ti prego, Susannah, non parlate di clienti. Non sta bene.»
«Proprio così» convenne Kate, imbronciata. «Susannah è una signora e dovrebbe essere all’oscuro di simili faccende. È qui solo per apparire splendida e per suscitare invidie tali che le altre signore vorranno sapere dove acquista i suoi abiti.»
«Kate!»
«È vero, Susannah e lo sapete. E mi piace il nuovo modo in cui vi siete acconciata i capelli» aggiunse. «Stile classico. Come vi ha ribattezzato Mr. Barnabus? La dea dorata. Ebbene, stasera potreste davvero essere chiamata dea greca.»
«Vi ringrazio, ma smettetela con queste sciocchezze» tagliò corto Susannah, sforzandosi di ignorare il calore che le bruciava le guance. «Dunque, vogliamo andare?»
Come fecero il loro ingresso nella sala da ballo, tutti si voltarono per guardare Susannah, ma lei era avvezza a tale interesse e quella sera l’essere notata giocava a suo favore.
Il ballo era già iniziato e la pista era gremita di gente che si muoveva a tempo di musica. Era presente un buon numero di conoscenti. Appena entrò venne circondata da pretendenti speranzosi che la imploravano di concederle l’onore di un ballo. Ridendo, Kate accompagnò Mrs. Wilby alle sedie ai lati della sala, lasciando Susannah ai suoi ammiratori.
Lei si divertì e fu lieta di ballare una seconda e una terza volta mentre i gentiluomini facevano la fila per lei. Era accaldata e non poco frastornata per una danza particolarmente vivace nella quale era stata trascinata da Mr. Edmond, il quale, nonostante le ultime note si stessero affievolendo, la invitò a restare.
«Siete molto gentile, sir, ma adesso ho intenzione di sedermi» rifiutò lei, ansimando e ridendo mentre si rialzava dall’inchino. «Davvero non credo proprio di farcela a ballare ancora, ma vi ringrazio... Oh!»
Mentre si voltava per lasciare la pista da ballo si trovò la strada bloccata da una parete scura, che si rivelò essere la redingote di un gentiluomo. Con gli occhi risalì l’ampio petto e fu accecata dal candore dell’intricato nodo di un fazzoletto da collo.
«Sono molto lieto di udirlo, Miss Prentess, perché vi ho portato un bicchiere di vino.»
Lei fece un passo indietro e sollevò gli occhi sul volto sorridente di Lord Markham.
Con una certa soddisfazione Jasper notò che Susannah sussultava di sorpresa. Non poteva negare che fosse davvero splendida con i capelli dorati tirati su e le guance accaldate.
«Oh» ripeté lei, sentendosi arrossire. Lui le porse un bicchiere di vino e mentre Susannah lo sorseggiava, le rivolse una rapida occhiata. «Mussola di Madras» decretò, sfoggiando la propria conoscenza in fatto di moda femminile. «È forse per riguardo al vostro defunto zio, il nababbo?»
Lei si pose subito sulla difensiva. «No, ma non mi vergogno certo dell’origine della mia fortuna, Lord Markham.»
«Sono lieto di saperlo.»
Restarono in silenzio osservando coloro che danzavano, ma Susannah era ben consapevole della presenza di quell’uomo accanto a sé. Il suo abbigliamento da sera era sobrio, una semplice redingote di un nero sopraffino e calzoni al ginocchio di seta di Firenze di taglio superbo, che indossava con molta sicurezza. Era un uomo avvezzo ad attirare l’attenzione e lei non poté negare che contasse anche sulla sua. Erano affiancati, a poca distanza, e la pelle del braccio le fremeva per la vicinanza di lui. Tutto il suo corpo era conscio del potere di quella figura alta e snella. Nessun uomo le aveva mai suscitato una reazione simile. Deglutendo, cercò qualcosa da dire. «Credevo aveste lasciato Bath, milord.»
«Non ancora. Mio cugino sembrava così entusiasta delle attrattive del posto che ho deciso di fermarmi e... di provarle in prima persona.»
Nei suoi occhi nocciola comparve uno sguardo diffidente. «Per una persona abituata ai divertimenti di Londra, temo le troverete tristemente scialbe.»
«State cercando di scoraggiarmi, Miss Prentess?»
«Affatto. Tuttavia reputo che i nostri divertimenti siano nulla in confronto a quelli di Londra.»
«Da quanto vivete qui?»
«Ci siamo trasferite circa un anno fa.»
«Dunque vi riuscirà facile consigliarmi riguardo ai passatempi a disposizione» suggerì lui.
«Sono certa che potrà farlo vostro cugino, milord.»
«Apprezzerei un punto di vista differente.»
«Sarei davvero lieta di aiutarvi, se avessi tempo a disposizione, ma temo di essere troppo occupata, al momento.»
«Occupata? Con cosa?»
Lei ignorò la domanda. «Comunque qui c’è una persona in grado di aiutarvi.» Guardò altrove. «Suppongo abbiate già conosciuto Mrs. Logan.»
«Ci siamo visti ieri sera.» Jasper fece un inchino. «Madame.»
«Ah, certo, il Visconte di Markham.» La vedova gli porse la mano. «Abbiamo giocato insieme a euchre. Come potrei scordarlo?»
«Il visconte ha intenzione di fermarsi a Bath per qualche tempo, Kate.»
L’occhio perspicace di Jasper non si perse lo sguardo d’intesa che Susannah rivolse all’amica.
«Davvero? Ma che piacere!»
«Inoltre è ansioso di conoscere i passatempi offerti dalla città. Kate, potreste forse aiutarlo? Dovete scusarmi, ma vedo che il mio cavaliere per il prossimo ballo mi sta cercando...»
Con un grazioso sorriso si allontanò in fretta. Jasper la osservò stringendo gli occhi. Vinto da un’abile manovra, perbacco, e da parte di una donna. Era divertito dalla sua messinscena, anche se per una persona come lui, avvezza a essere adulata e corteggiata ovunque andasse, tale atteggiamento risultava leggermente irritante.
«Ebbene, milord?» La voce di Mrs. Logan si insinuò nei suoi pensieri inducendolo a voltarsi verso di lei con un appropriato e fermo sorriso di cortesia.
«Sì, madame, vi prego di espormi i piaceri che potrò aspettarmi di trovare a Bath...»
Susannah si affrettò a raggiungere il suo cavaliere per il giro di ballo successivo. L’incontro con il visconte l’aveva turbata. Era un uomo senza dubbio affascinante, ma aveva l’impressione che sospettasse di lei. Non le piaceva e su questo non nutriva dubbi.
«Direzione sbagliata, Miss Prentess!»
Il sussurro insistente del suo cavaliere la riportò a concentrarsi sul ballo. Cercò di prestare attenzione ai passi, ma anche mentre roteava e saltellava era conscia dello sguardo del visconte proveniente da un angolo della sala. Forse cercava una moglie ricca. Un altro passo e diede le mani al suo cavaliere affinché la facesse girare. Offrì al giovane gentiluomo il suo più caldo sorriso. Se Lord Markham era convinto che gli bastasse sventolarle davanti un titolo per farla cadere ai suoi piedi, be’, si sbagliava di grosso.
Susannah ballò e rise fino a che i piedi e le guance non iniziarono a dolerle. Non cercò il visconte neppure una volta, ma al termine del ballo restò delusa nell’apprendere da Mrs. Logan che se n’era andato subito dopo averle parlato.
«Era meno interessato a conoscere Bath che a sapere di voi» le riferì Kate mentre attendevano i loro mantelli.
«Davvero?» Susannah cercò di non essere incuriosita, ma fallì miseramente. «Cos’ha chiesto?»
«Mi ha rivolto delle domande sui vostri genitori.» L’amica esibì un sorriso cinico. «Forse è in cerca di una moglie ricca.»
«No.» Lei rabbrividì. «Sta sprecando il suo tempo, con me. Non intendo sposarmi e di certo non vorrei un marito che mi guarda dall’alto in basso.»
«Però dovete ammettere che è terribilmente attraente» mormorò Kate.
Susannah pensò a quegli occhi duri che la penetravano. Qualcosa dentro di lei vibrò di nuovo al pensiero del Visconte di Markham, ma non avrebbe mai ammesso che si trattava di attrazione. «Terribile, sì, concordo con voi.»
«Ebbene, per quanto mi riguarda, mi piace» dichiarò Mrs. Wilby, sopraggiungendo. Guardò ansiosa la nipote. «Intendo dire che mi è sembrato assolutamente affascinante.»
«Ah!» Susannah si accorse di avere due paia d’occhi su di sé. Quelli della zia erano soltanto interrogativi circa la veemente esclamazione, ma quelli di Kate Logan erano fastidiosamente accorti, il che fece salire un rossore adirato alle sue guance. Aggiunse, con un sussiego: «Non vi è dubbio, ma con me non funzionerà!».
Perciò, quando il mattino seguente scorse Lord Markham che si avvicinava lungo Milson Street, decise di offrirgli nient’altro che un distaccato cenno del capo. Espresse tale intenzione alla sua compagna, Mrs. Logan, la quale scosse lievemente la testa. «È in compagnia di Mr. Barnabus e lui non si lascerà certo liquidare da un saluto tanto breve.»
Aveva ragione. Gerald le salutò cordialmente e subito si informò circa la loro direzione. Kate rispose, mentre Susannah era alla ricerca di una replica che avrebbe mandato il gentiluomo dalla parte opposta.
«Siamo dirette alla Pump Room per incontrare Mrs. Wilby.»
«Dunque vi accompagneremo, non è così, Jasper?»
«Oh, ma non desideriamo deviarvi dal vostro tragitto!»
Le proteste di Susannah furono respinte.
«Nessun problema» le assicurò Gerald. «Ho trascinato mio cugino fuori dal letto per una passeggiata mattutina prima di colazione e una destinazione per noi vale l’altra. Suvvia, adesso, muoviamoci!»
Senza che se ne rendesse conto, Susannah si trovò il visconte al fianco e non le restò altra scelta che accettare il suo braccio, sul quale pose la mano con cautela come se il contatto potesse scottarla.
«Rammento che mi diceste che eravate molto occupata, Miss Prentess.»
«Lo sono.»
I nervi tesi la indussero a rispondere più bruscamente di quanto intendesse.
«Ed è forse questa la natura della vostra occupazione? Fare spese tutto il giorno?»
La sensazione di ridicolo le fece volar via la tensione e le sfuggì una risata. «Affatto, milord.» Sollevò la mano libera, mostrando l’involucro raffinato e aderente di pelle di capretto. «D’altronde, una signora ha sempre necessità di avere dei guanti nuovi.»
«Senza dubbio. Vi siete divertita al ballo, ieri sera?»
«Molto. Ho il sospetto che la compagnia fosse un po’ provinciale per voi, milord, dato che non avete ballato.»
«L’avete notato.»
Il tono canzonatorio le causò un rossore rivelatore sulle guance, ma si ricompose alla svelta. «No, me l’ha riferito mia zia. Non nutro alcun interesse nei vostri confronti.»
Troppo tardi si accorse che non avrebbe dovuto fare una simile affermazione. Attese che ribattesse e fu lieta quando lui cambiò argomento.
«Mrs. Logan mi ha raccontato che avete trascorso la vostra infanzia al seguito dell’esercito.»
«Sì, mio padre era capitano di un reggimento di fanteria.»
«Immagino abbiate vissuto a Gibilterra.»
«Sì. È lì che ho conosciuto Mrs. Logan.»
«E vi ha accompagnata a casa in Inghilterra?»
«No. Vi ho fatto ritorno quando mio padre morì, nove anni fa. Mia madre ci condusse a vivere con sua sorella. Mrs. Logan e io ci siamo ritrovate lo scorso anno, quando venni a vivere a Bath. Sono stata fortunata a trovarla qui. È una buona amica per me.» Poi aggiunse, in risposta alla domanda che si celava dietro gli occhi di lui. «Lei è la vedova di un soldato, io sono la figlia di un soldato. Abbiamo molto in comune.»
«E perché siete venuta a Bath, Miss Prentess?»
«Perché mai non avrei dovuto?» ribatté lei.
«Una scelta bizzarra, per una giovane dotata di mezzi.»
«Mio zio Middlemass mi ha lasciato la casa in Royal Crescent. Non è in mio potere venderla.»
«In ogni caso è una proprietà talmente di prima scelta che potreste darla in affitto e vivere ovunque. Perché non a Londra?»
Susannah esitò qualche istante, prima di replicare. «Bath mi soddisfa molto. E anche a mia zia. Le piace fare la cura delle acque. Ah, eccoci arrivati.»
Non si era mai sentita più felice di essere giunta a destinazione. Trovava fin troppo facile parlare con il visconte, ma non le piaceva condividere la sua storia con lui. Gli lasciò il braccio mentre entravano nella Pump Room e avanzavano verso Mrs. Wilby, che si trovava in mezzo a una cerchia di persone.
«Eccovi, zia. Spero che non abbiate atteso troppo a lungo.»
«Affatto.»
«E avete fatto la cura delle acque, madame?» si informò il visconte.
Mrs. Wilby fece una smorfia. «Che cosa sgradevole! Non la tocco neppure. La mia bevanda preferita resta il tè, milord.»
«Davvero?» Lord Markham inarcò un sopracciglio mentre appuntava lo sguardo su Susannah. «Pensavo...»
«Oh, cielo, si è già fatto tanto tardi?» Lei fu svelta a interromperlo, guardando l’orologio a pendolo. «Spero di non mettervi fretta zia, ma Kate e io abbiamo un appuntamento in Henrietta Street, quindi dovremmo incamminarci verso il Crescent per colazione. La strada è lunga.»
«Vi accompagneremo!» affermò Gerald prontamente.
«No, non se ne parla neppure» rifiutò Susannah con decisione. «Non si può aver bisogno di un gentiluomo di scorta quando si è in tre.» Quindi aggiunse, in tono malizioso: «Come potremmo confidarci i nostri segreti, se verrete con noi?». Tese una mano. «Ci saluteremo qui, se non vi dispiace.»
«Ma ho avuto a malapena il tempo di scambiare una parola con voi!» protestò Gerald.
«Neppure noi» concordò Mrs. Wilby, il tenero cuore commosso dallo sguardo abbattuto del giovane. «Forse gradireste venire a prendere un tè, domani pomeriggio? Niente di speciale, è ovvio. Senza cerimonie, solo pochi amici intimi che passano a trovarci per far due chiacchiere. E anche voi, Lord Markham, siete il benvenuto, se vi fa piacere.»
«A Lord Markham farebbe molto piacere» replicò Jasper, divertito dall’ovvia disapprovazione di Susannah. I suoi occhi nocciola si scurirono, sebbene non potesse contraddire la zia. Lui le prese la mano. «Adieu, Miss Prentess. Non vedo l’ora di prendere il tè con voi, domani.»
«Non se avrete intenzione di escludermi» affermò Gerald tra il serio e il faceto.
«Non lo farà, potete starne certo, Ger... Mr. Barnabus.» Le dolci parole di Susannah e il caldo sguardo dissiparono all’istante il divertimento in Jasper. Le teneva ancora la mano e le dita la strinsero con rabbia. Lei lo guardò, con occhi grandi e innocenti. «Milord?»
Jasper riprese fiato. Quel commento non era a beneficio di Gerald, ma era per lui. E così quella sfacciata voleva incrociare le spade, eh? Si chinò sulla sua mano nel modo più raffinato. Mentre con le labbra la sfiorava, le dita di lei presero a tremare. La signora non era dunque così spavalda come voleva fargli credere.
Attese che l’impeto del trionfo accompagnasse quel pensiero, ma non accadde. Al contrario, si rese conto di provare un’improvvisa tenerezza, un desiderio di premere quell’esile mano contro il petto e assicurarle la sua protezione. Scosso, si raddrizzò e la lasciò.
«L’esito è stato molto positivo» commentò Gerald mentre guardava le signore allontanarsi. «Dev’essere dovuto a te, Jasper. Mrs. Wilby non mi aveva mai invitato a prendere il tè, prima d’ora.»
«Dunque spero tu sia soddisfatto.»
«Molto. Solo che ciò rende molto evidente il fatto che Mrs. Wilby preferirebbe te per Susannah.»
«Che importanza può avere per te?» ribatté Jasper. «Non ti sei forse messo il cuore in pace circa l’intenzione di sposarla?»
«Oh, be’, mi ha già detto che non può provare null’altro che amicizia nei miei confronti, ma spero che quando mi conoscerà meglio... Tuttavia è così buona, non sarebbe capace di suscitare false speranze in una persona.»
«Sai Gerald, mi chiedo se davvero Miss Prentess incarni quel modello di virtù che tu immagini.»
Il cugino rise. «Oh, ma lo è, Jasper. Buona, gentile, un vero angelo. È assolutamente perfetta.»
Lui scosse la testa. «Mio povero giovane illuso, quando avrai la mia esperienza sarai ben consapevole che non esiste una donna simile!»
«Mia madre ne è convinta, ovviamente. Il che mi ricorda che ho ricevuto un biglietto da lei, con il quale mi chiedeva di passarla a trovare. È ancora presto, potrei andarci oggi, sarebbe piacevole cavalcare per la campagna.» Mise una mano sul braccio di Jasper. «E tu potresti venire a sostenermi quando le parlerò di Susannah.»
«Volentieri, se possiamo prendere in affitto un cavallo per me. In ogni caso, permettimi di farti presente che tua madre non è famosa per la sua ospitalità, dunque prima facciamo colazione!»
Quando ebbero finito di mangiare, Jasper e Gerald si misero in viaggio verso Hotwells. Gloriana li ricevette abbastanza gioiosamente, ma quando il figlio le rivelò allegro che avrebbe preso il tè in Royal Crescent il giorno successivo, lo sguardo che lanciò a Jasper non lasciò dubbi sul fatto che fosse seriamente delusa. Spedì Gerald a compiere una commissione per lei e non appena fu uscito dalla porta si rivolse a Jasper.
«Pensavo foste andato a Bath per salvare il mio povero figlio da quella donna.»
«Sono andato a indagare sulla faccenda» la corresse. «Nel farlo, ho rinunciato a tutti i progetti di far ritorno a Markham, per il momento.»
«Ah. Dunque ammettete che mio figlio è stato irretito.»
«Miss Prentess è un’ereditiera, Gloriana. Ciò non vi aggrada?»
«Se è così, perché mai gli ha sottratto del denaro? Inoltre è un’illustre sconosciuta ed è troppo vecchia per lui.» La donna era determinata a non placarsi. «Ha ventitré anni come minimo. E riguardo alla sua nascita... chi sa niente di quella ragazza, eccetto che è l’erede della fortuna di Middlemass?»
Lui accennò un sorriso. «Ciò basterebbe alla maggior parte delle madri.»
Gloriana lo fissò e per un momento abbassò la guardia. «Desidero solo la sua felicità, Markham. Se voi poteste assicurarmi che Miss Prentess lo renderà felice, smetterò di preoccuparmi.»
«Non posso, purtroppo.» Jasper si accigliò. «Sapete che le ha chiesto di sposarlo e lei ha rifiutato?»
«Sì, mi aveva scritto per dirmelo. Nutrivo la speranza che ciò avesse sancito la fine della questione, ma oggi ho l’impressione che sia invaghito come sempre.»
«Lo so, madame. Non sono riuscito a trovare niente contro quella signora. In ogni modo le mie indagini circa la sua amica, Mrs. Logan, si sono dimostrate molto più interessanti. Si tratta della vedova di un soldato che si dice abbia lasciato l’esercito per aprire una casa da gioco a Portsmouth. Quando morì, la vedova vendette tutto e giunse a Bath, dove vive di una discreta rendita. Non ho l’abitudine di dare ascolto ai pettegolezzi, ma avendo osservato la signora all’opera in una delle serate da Mrs. Wilby, ho notato che è davvero abile con le carte. Al punto da potersi considerare una professionista.» Si diresse alla finestra e rimase un momento a guardare fuori. «Se si sommano le capacità dimostrate sia da Miss Prentess che dalla zia, non posso fare a meno di pensare che vi sia qualcosa di più che puro intrattenimento di società. Scommetto che alla fine della serata le tre signore si alzano dai tavoli considerevolmente più ricche di quando vi si sono sedute.»
«Una bisca. Oh, cielo!» Gloriana fece ricorso al fazzoletto. «Pensare che il mio povero ragazzo potrebbe essere stato catturato dalle spire di una simile donna.»
Jasper scosse la testa. «Per i parametri di Londra le puntate sono irrilevanti e il gioco non è tale da destare preoccupazione. Tuttavia il sospetto che organizzino queste serate per profitto sussiste. Non che vi sia nulla di sbagliato in ciò, qualora anche lo ammettessero.»
«In Royal Crescent? Non sarebbe mai permesso loro!»
«No, madame, suppongo abbiate ragione.»
«E ne avete parlato con Gerald? Gli avete riferito quale tipo di donna sia quella cui ha donato il cuore?»
«Ci ho provato, ma è sordo a ogni critica riguardante Miss Prentess.» Si allontanò dalla finestra, con la mascella tesa. «Mio cugino è seriamente infatuato di quella donna. Ritengo debba assistere personalmente a un passo falso di quella signora per rendersi conto di chi sia in realtà.»
«Dunque dovrà accadere proprio questo.»
Dietro quelle parole si celava una tale aria di spietata determinazione che gli angoli della bocca di Jasper si sollevarono. «Temo che lui non lo desideri, madame.»
«No, ma voi sì» giunse la decisa replica. «Godete di una certa reputazione con il gentil sesso, Markham, i vostri amoreggiamenti abbelliscono da sempre le pagine di certi giornali. Dovete sedurre Susannah Prentess!»