12
La domenica il primo aeroplano della mattina decollava più tardi rispetto al resto della settimana, regalando a Frank l’occasione di poltrire, anche se non gliene importava nulla. Diede da mangiare a Bibì e scese a prendere il quotidiano. Il suo spessore era l’unico particolare che rendeva quel giorno diverso dagli altri. Gli sarebbero serviti tre viaggi per portarlo tutto di sopra. Si sarebbe privato volentieri dei supplementi e dei dépliant, ma gli servivano come lettiera temporanea. Quella domenica Bibì avrebbe cagato su attrici e modelle, pisciato sulle recensioni dell’opera, sui cataloghi di ammennicoli vari e sull’inserto sportivo a colori di ventotto pagine.
Il pomeriggio Frank aprì parte della posta spazzatura accumulatasi nel corso della settimana. Raccattò la prima busta del mucchietto sul tavolo della cucina. Al suo interno, un opuscolo patinato in formato A4. Diciassette pagine di testimonianze di acquirenti soddisfatti e di fotografie di vecchietti sorridenti in sella a montascale quasi fossero stati a Disneyland. Wow! In copertina, un presentatore televisivo sorrideva a trentadue denti. Perdere l’uso delle gambe sembrava uno spasso incredibile.
«Chissà se fabbricano montascale per gatti», disse Frank a Bibì, unendo la busta e l’opuscolo alla pila che sarebbe finita nella vaschetta di plastica arancione. Afferrò la seconda lettera. Sul davanti c’era scritto: NON LASCIATE MORIRE UN BAMBINO! Lui tastò la sagoma inconfondibile di una penna a sfera gratuita. Già si sentiva in colpa per quello che stava per fare. Quanti bimbi aveva ucciso perché non si era mai servito della penna per spuntare la casella della donazione di dieci sterline? Quanti innocenti erano rimasti senza un tetto o erano stati stroncati da una malattia cardiaca perché lui non aveva mai riempito di scarpe e vestiti usati le buste che gli arrivavano via posta? Invece, Frank le gettava via o le usava come sacchi per la spazzatura. Era un vero mostro. Aprì la lettera, evitando gli sguardi dei bambini denutriti. Sfilò la penna a sfera, mettendola in un boccale di plastica insieme alle altre, ognuna a ricordargli la sua mancanza di umanità. Proprio come il boccale, pure quello gentile omaggio di un ente benefico.
Frank proseguì ad aprire la posta spazzatura. Sedie imbottite per artritici e crociere attraverso l’oceano; apparecchi acustici così piccoli da avere bisogno di occhiali nuovi per vederli. L’impianto elettrico della tua abitazione è fuori norma e prenderà fuoco! Vinci un’auto! Adotta una scimmia! Gratta questi tre numeri e chiamaci: solo due sterline e mezzo al minuto per aggiudicarti il tuo premio! Naturalmente, finì tutto nella lettiera di Bibì.
La penultima lettera arrivava da un’agenzia di pompe funebri che metteva a disposizione quattro differenti tipi di sepoltura: Semplice, Classica, Premium e Regale. Di fianco all’offerta, la foto di una vecchietta al telefono, impegnata a organizzare il proprio funerale. Sembrava ancora più sorridente dei tizi sui montascale: lei era felice di morire e loro di avere perso l’uso delle gambe.
L’ultima lettera era di un ottico che proponeva un esame domiciliare gratuito della vista per chiunque avesse superato i settantacinque anni. Frank non credeva negli omaggi o nei regali. Sotto si nascondeva sempre una fregatura. Era certo che le scritte in piccolo sul fondo sarebbero state infarcite di termini e condizioni, con un preciso impegno ad acquistare un paio di costosi occhiali alla conclusione dell’esame. Comunque, si risparmiò di leggerle. Erano troppo lunghe e troppo piccole.
La parte sinistra dei suoi occhiali... come si chiamava? Stanghetta? Dal giorno dell’incidente, la stanghetta sinistra dei suoi occhiali era tenuta insieme con del nastro isolante giallo e la lente era rigata. Frank si era così abituato a quel difetto che, non appena si toglieva gli occhiali, credeva che gli fosse calata la vista perché le righe erano scomparse.
«Carpe diem, Bibì», sussurrò, ma il gatto non capiva il latino. Frank portò la lettera dell’ottico in salotto e telefonò per un appuntamento. Prima di allora non aveva mai risposto ai messaggi promozionali: in genere li strappava in striscioline che usava al posto della sabbia per la lettiera o li passava sulla fiamma dei fornelli e ci accendeva il caminetto a gas in salotto, quando rimaneva senza fiammiferi. La segretaria dell’ottico parve sinceramente sorpresa che uno sconosciuto contattasse loro invece che il contrario. Frank li aveva presi alla sprovvista, chiamandoli a freddo.
«Quindi si tratta di un esame gratuito della vista e basta?» chiese lui.
«Sì.»
«Non mi obbligherete a comprare nulla?»
«No.»
«O a firmare qualcosa o a darvi le mie coordinate bancarie?»
«No.»
«Non dovrò acquistare un paio di occhiali costosi dopo la visita?»
«No.»
«Allora, giusto per conferma: verrò sottoposto a un esame gratuito della vista, come pubblicizzato, e poi mi sarà consegnata una ricetta che mi permetterà di ordinare un paio di occhiali su internet con uno sconto probabilmente superiore al cinquanta per cento?»
«Sì.»
«Quanto mi sta costando questa telefonata?»
«Dieci pence al minuto.»
«Grazie. Per favore, posso avere un appuntamento?»
«È a casa la prossima settimana?»
«Sì.»
«Mattina? Pomeriggio?»
«Sì.»