III
Ho ripetuto in senso opposto il giro di case compiuto all’andata. Erano quasi le due. Non riuscivo a credere che fosse passata solo un’ora dalla pizzeria, mi pareva di aver trascorso una nottata intera a lavorare. Sentivo la muscolatura del collo e della schiena indolenzite. Le mascelle erano un unico blocco di pietra, forzarle per parlare era impensabile. Per strada ceravamo solo noi. Il cielo era nero, pulito. Anche gli ultimi fumi delle fabbriche erano spariti. Sembrava di essere nello spazio, chiusi sottovuoto nella nostra navicella, Elton John a volume bassissimo e noi, ognuno nel proprio scafandro, ammutoliti dalla fatica.
...in lui nuovo Adamo hai redento l'umanità decaduta, e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale...
Michael è sceso dalla macchina con un semplice ciao. Mau l’ha imitato subito dopo. Alla fine siamo rimasti io e Lele. Non sapevamo dove pescare un motivo per rompere il silenzio. Cercavamo entrambi, ma non saltava fuori nulla, finché Lele se l’è presa col cellulare di Michael. Un bluff digitale, ecco cos’era. Nient’altro che un bluff digitale. Io non ho trovato di meglio che annuire. Poi ci siamo salutati. A domani. Il silenzio era ancora tutto lì, gli avevamo fatto solo un piccolo buco che lo aveva alleggerito di pochissimo. Toccava a me ora prendermene cura, senza l’aiuto di nessuno.
In casa era già tutto spento. Anche la stanza di mio fratello era al buio. Mi sono spogliato in giardino e mi sono sciacquato con la manichetta dell’orto. Poi sono entrato, ho preso un paio di boxer, sono uscito ancora bagnato per buttare i vestiti e le scarpe nel cassonetto di fronte. Infine ho fatto la doccia vera, nel mio bagno, e mi sono coricato. Vorrei dire che ho faticato per addormentarmi, ma una bugia non farebbe che peggiorare la situazione.
...Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l'effusione del tuo Spirito, perché diventino per noi il sangue e il corpo di Gesù Cristo nostro Signore...
Ed eccoci in ginocchio, come dovremmo essere sempre noi cristiani di fronte a Dio, almeno questa è l’idea di don Emilio. Dovremmo chiedere perdono per il fatto stesso di occupare uno spazio col nostro corpo, noi, spiriti rivestiti di carne, ingabbiati nelle ossa, inzuppati nel sangue. Don Emilio è ritenuto da tutti un grande mistico, anche se nessuno capisce quello che dice. Per mio conto, non sono dispiaciuto di avere un corpo, né di essere circondato di beni materiali. Credo che l’importante sia non abusarne, riconoscerli come doni divini e sottoporli a regole morali.
Sono convinto che anche i miei amici la pensino così. Vorrei averli qui con me ora, e spiegare insieme a loro i nostri principi all’africano. Ci metteremmo in semicerchio davanti a lui, anche noi in ginocchio questa volta – un incontro di anime penitenti – e gli spiegheremmo che noi volevamo andare a Lugugnana, volevamo solo fare il pieno di senza piombo con i soldi che guadagniamo onestamente e andare a ballare, sì, a ballare, non a bere, non a drogarci, non a fare sesso, a ballare solo per il gusto di scatenarci al ritmo della migliore techno della regione. Gli spiegheremmo che questa era la nostra intenzione, la nostra unica intenzione, ma poi ci si è messo lui, col suo labbro pendulo e la sua cronica stanchezza terzomondiale e la sua arroganza di povero e la sua sbadataggine. Ci si è messo di mezzo lui, che era senz’altro un marocchino travestito da ghanese, lui e quella maledetta benzina rossa. È stato a quel punto che Lugugnana è scomparsa dalle nostre teste e che tutto ha preso a muoversi, fuori e dentro di noi, come seguendo un piano premeditato. Così gli diremmo, è una scena che riesco a figurarmi con precisione: quattro bambini e un negretto, tutti e cinque in ginocchio, da colorare restando nei bordi.
E lui non potrebbe non capire, accetterebbe di avere sbagliato.
...Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi...
Nessuno sa spezzare l’ostia come don Emilio. L’africano lo fissa rapito, immobile, le mani sembrano intagliate nel legno del banco, giunte allo stesso modo di come le offriva a me, venerdì sera, in gesto di supplica. Non troverò mai il coraggio di affrontarlo da solo. Avrei bisogno di Michael, Lele, Mau. Ma quelli hanno cancellato tutto: le urla, l’eccitazione, il termitaio, gli spruzzi rossi. Tabula rasa. Già ieri mattina, quando ho telefonato a Mau, mi sono accorto che era in atto una cancellazione radicale alla quale era meglio mi aggregassi in fretta, non fosse altro che, venerdì sera, la pompa in mano l’ho avuta sempre io.
...Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati...
Nel pomeriggio ho portato la Golf da Walter per chiedergli se, con la scusa di registrare la frizione, poteva tenermela in officina per qualche giorno e provare magari a toglierle l’odore di benzina. Walter è una persona fidata: avrei potuto portargli l’africano macellato in quarti e lui mi avrebbe spiegato come smacchiare i sedili senza farmi una sola domanda. Sistemo io, vai pure, mi ha detto, senza sognarsi un solo istante di alzare gli occhi da terra.
Prima di cenare ho fatto in tempo a scendere in taverna per la seduta di panca. La cena è filata via liscia, col telegiornale che spaccava il capello in quattro su una delle solite stragi tra ebrei e musulmani. Mio padre ci forniva la sua arcinota teoria: la religione non c’entra, il fatto è che da quelle parti non hanno voglia di lavorare. Era come se parlasse da solo, nessuno controbatteva. Io ero l’unico che lo ascoltava e ovviamente annuivo. Mia madre e mio fratello erano intenti a commentare il fallimento dell’antenna cavo. Troppi canali, e poi non si capisce niente di quello che dicono, ammetteva lei. E lui: già, è vero, hai ragione. Mica le diceva, il maiale, che per i programmi di suo gradimento l’incomprensione linguistica non era un problema. Ma a me andava bene così: con la faccenda dell’hardcore potrò ricattarlo per tutta la vita, pensavo.
...per la comunione al sangue e al corpo di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo...
Alle dieci è venuta a prendermi Pamela con la sua Clio. L’appuntamento con gli altri era alla gelateria Dolcefreddo. Erano già tutti seduti che ci aspettavano con la coppetta in mano. Mau e Nives, Michael e Romina, Lele e Miriam. Belli, rilassati, accoppiati con coerenza, simile col simile. Ho guardato i ragazzi, mi è bastato un attimo per capire che, qualsiasi allusione avessi azzardato riguardo alla sera appena trascorsa, mi avrebbero considerato un idiota in preda al più bizzarro dei deliri. Lele ha fatto trillare il mio cellulare per scherzo. Doveva aver tenuto a mollo la coscienza nella candeggina fino a qualche ora prima, non c’era una sola macchia nella sua voce. Neanche l’ombra, niente.
...Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione, e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza...
Quando siamo usciti dalla gelateria era ancora presto per la discoteca. Così siamo andati sul cavalcavia dell’autostrada a giocare al nostro passatempo preferito: indovinare i modelli delle macchine. La più brava è Nives, la morosa di Mau. Riesce a distinguere una Fiesta da una Ax prima ancora che il puntino all’orizzonte assuma le fattezze di un’auto. Di solito il cavalcavia è un bel momento: stiamo tutti appoggiati sulla balaustra in silenzio, a perlustrare il più lontano possibile, in cerca di dettagli che gli altri non hanno ancora identificato, godendoci la frenesia interiore in attesa dei primi nomi sparati a casaccio. Ieri sera però mi sentivo solo, solo con quel macigno di parole non dette che i miei amici mi avevano rifilato venerdì, prima di tornarsene nelle loro camerette. Reggerne il peso richiedeva tutta la mia concentrazione e mi impediva di cogliere la loro vicinanza, la loro simpatia, se ancora ce n’era.
...Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli...
Le ragazze avevano scelto la discoteca Empiria perché era il turno di Cappio dj e non si poteva perderlo. Lungo il tragitto abbiamo ripreso a usare i telefonini a mo’ di walkie-talkie, giocando per un’ora buona al “se fosse...” Di ieri sera non ricordo molto di più. Un paio di volte Pamela mi ha chiesto cosa avessi. Le ho risposto che ero scocciato: una Golf non dovrebbe mai avere bisogno del meccanico, neanche per registrare la frizione. Ricordo Cappio dj che svisava su non so quante piastre, esangue, psicotropizzato. Ricordo ragazze seminude che si strusciavano tra loro come salamandre e il disgusto della cassiera quando tutti e otto abbiamo restituito la drink card immacolata. Ricordo di aver spremuto un po’ di sperma nella piccola Clio di Pamela qualche chilometro prima di rientrare in paese. Ricordo questo e basta, tutto il resto non è altro che il macigno di frasi mancate sotto il quale finirò schiacciato.
...Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra...
Mau, Lele, Michael, perché mi avete abbandonato? Chi mi aiuterà ora che mi troverò faccia a faccia con la preda? Chi mi aiuterà a dirgli le parole che non so? Come farò a spiegargli che ha sbagliato? Come usciremo da questa messa infinita?
...e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male...
E tu, lo so che mi hai riconosciuto. Te ne stai tutto compreso a pregare ma si capisce due ore lontano che sai chi ti è seduto accanto. Aspetti che sia io a compiere la prima mossa. Vuoi annientarmi con la tua immobilità, con la tua rassegnazione, ma non è detto che tu ci riesca. Ah, il vostro stile da perenni afflitti, trovate sempre il modo per farci passare dalla parte del torto. Ma chissà che non sia proprio questo il giorno in cui la verità trionfa. Chissà che non sia proprio io colui che Dio ha inviato a svelare i vostri trucchi.
...tuo è il regno, tua la gloria e la potenza nei secoli...
L’adrenalina pizzica sotto la lingua e alla radice dei peli. Pur frugando nell’immaginazione non riesco a inventarmi un’espressione decente, un sorriso, una maschera in grado di sostenere lo sguardo che mi aspetto. Niente che possa opporsi a quell’aria disarmante di vitello macilento che so già in agguato per il momento in cui avrò il coraggio di voltarmi. Eppure potrei sbagliarmi, l’africano potrebbe non essere così mansueto. Anche le prede talvolta reagiscono. Se per di più sono confortate dai propri simili, le probabilità di una reazione violenta aumentano. Potrebbe rivoltarmi contro la comunità intera.
...la pace del Signore sia sempre con voi... e con il tuo spirito...
Oddio, Pamela, aiutami! Cosa posso dirgli? Come posso cominciare? Non guardarmi così, lo so che devo girarmi, so che devo stringergli la mano. Lo faccio per te, amore. E sia quel che sia.
...in Cristo, che ci ha resi tutti fratelli, scambiatevi un segno di riconciliazione e di pace...
Un segno di riconciliazione e di pace.
Eccomi nella sua mano. E lui nella mia. Oh, Cristo beato, solo ora che gliela stringo e sento la sua pelle asciutta e legnosa, solo ora che gli vedo bene la faccia, liscia, sorridente, compiaciuta della sua africanità, solo ora che potrei distruggerlo o esserne distrutto, mi accorgo che questo non è lui, non è l’africano di venerdì sera. Questo non gli assomiglia per niente. Ha gli stessi labbroni, lo stesso nasone, gli stessi occhi rossi ma non gli assomiglia per niente. Vorrei baciarlo, fargli almeno una carezza, al mio fratello di colore. Immagino che Pamela mi stia ammirando. Sento, come fosse la prima volta da quando sono entrato, la voce cristallina di don Emilio che recita Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo... E con una gioia che non so dire mi unisco a Pamela e al coro dei fedeli quasi cantando O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di soltanto una parola e io sarò salvato.