Senza piombo

“La nostra battaglia non è contro creature 

fatte di sangue e di carne, ma contro gli

spiriti del male che abitano in cielo.”

(Lettera agli Efesini, 6.2)

 

I

 

Non ho il coraggio di guardarlo meglio.

... Abbi pietà di me, Signore, perché ti invoco tutto il giorno: tu sei buono e pronto al perdono, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...

Mi basta la coda dell’occhio per capire che è proprio lui, non so come ho fatto a sedermici accanto. Anzi, sì che lo so, è stata Pamela. A lei piace stare vicino agli africani. In chiesa poi, dove tutti possono ammirare la sua bontà, gode come una matta. Bisogna dare il buon esempio, dice, e mi spinge verso il primo africano che capita. Ogni domenica la stessa solfa, e così è andata anche oggi. Non potevo certo immaginare che lui, proprio lui, con tutti gli africani che ci sono e tutte le chiese a loro disposizione, fosse quello a cui mi avvicinavo preparandomi ad ascoltare gomito a gomito, per la felicità di Pamela, la Santa Messa.

Se ne sta qui pacifico, non credo che mi abbia riconosciuto. Non ho la minima idea di come finirà questa storia, né so come sia potuto succedere ciò che è successo.

...Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi... E con il tuo spirito...

A vederlo così, è un africano come si deve. A noi, gli africani, non hanno mai dato fastidio. I marocchini sì, ma quelli non sono africani, loro pretendono soltanto e non hanno pazienza. Dal giorno in cui arrivano vogliono la macchina che hai tu, il lavoro che hai tu, e magari anche la tua ragazza. Tanto, la loro religione permette questo e altro. Vanno a riempire moduli dall’assessore, il buono pasto, l’alloggio, eccetera e poi te li ritrovi sotto i portici coi Rolex taroccati, o peggio, davanti alle scuole, pronti ad avvelenarti il fratello con le loro bustine se non lo riporti dritto a casa. Non sono come gli africani, che si consumano le braccia nelle vasche della concia fino alle sei di sera, che non chiedono mai gli straordinari, che pagano l’affitto il primo del mese, che non intrallazzano coi sindacati e vengono in chiesa tutte le domeniche. Gli africani sì che sono lavoratori coi fiocchi, è la prima cosa che mi ha insegnato mio padre in fabbrica: quando la conceria sarà tua, prendi solo africani e non avrai problemi.

…Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, in parole, opere e omissioni...

Eppure questo è africano.

…per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa...

Perché è andata in quel modo? Che cosa ci ha preso l’altra sera? Vorrei chiederlo a Lele, a Mau, a Michael, che sono sparsi nei banchi qui attorno, ognuno con la sua ragazza. Non abbiamo più avuto la forza di parlarne. E probabile che loro abbiano rinunciato a darsi una spiegazione, forse ci sarei riuscito anch’io se Pamela non mi avesse fatto sedere accanto alla nostra preda.

...E supplico la beata sempre vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio Nostro...

Sì, preda, credo proprio di doverlo chiamare così.

L’altra sera era venerdì, e come ogni venerdì ci siamo trovati prima dell’aperitivo alla sala giochi Medusa. Quando sono arrivato, Mau stava rimproverando Lele perché si ostinava a dire “in paese”, e invece bisognava dire “in città”. Anche il sindaco raccomanda di chiamarlo così, il paese. Con tutte le concerie che abbiamo e tutte le tasse che paghiamo, possiamo meritarci di essere una città, così dice il sindaco. E Lele: signori, ecco il cittadino Mau Tse-Tung. E noi tutti a ridere.

Mau viene da Maurizio e non c’entra niente col comunismo. Quando vogliamo farlo arrabbiare aggiungiamo Tse-Tung, lui allora si scalda come un tacchino e tutto finisce in una risata.

...Signore, pietà. Cristo, pietà…

Io mi ero messo comodo sul muretto e speravo che il battibecco continuasse. Ero allegro. Avevo appena riaccompagnato a casa Pamela dopo essere stato a riprenderla alle lezioni di catechismo. Mi aveva riempito la testa dei suoi bambini, di come si entusiasmano per le parabole di Gesù, e io me ne ero andato con un tale senso di letizia interiore da sentirmi il ventenne più fortunato del creato. Scivolavo via, verso la sala giochi, io, nella mia Golf, climatizzata, insonorizzata, io, col profumo di Pamela ancora sulle guance, in sottofondo l’ultimo cd di Laura Pausini, e fuori vedevo scorrere in senso contrario al mio gli africani di rientro dal lavoro, tutti in fila sul marciapiede, con le loro magliette scolorite, stravolti e luccicanti. Sembrava una campagna di Pubblicità Progresso, senza parole, con la musica e le riprese a rallentatore. Africani, negozianti, vigili urbani, i fumi rossi delle concerie che salivano alle loro spalle, tutti avevano una parte là fuori. E anch’io, nella mia Golf, ce l’avevo.

...Gloria a Dio nell’alto dei cieli...

Io avevo la parte del ventenne più fortunato del creato.

Insomma, mi sentivo bene quella sera e mi dispiaceva che Lele avesse smesso così presto di prendere in giro Mau. Allora ho tirato fuori i soliti argomenti, gli ho detto che paga una cifra di interessi a una stupida finanziaria perché sul conto corrente non ha neanche i soldi per la Tigra; che è l’unico di noi che si ostina a comprare i Levis benché di regola si debbano indossare solo jeans Trussardi; che le provvigioni che gli liquidano i grossisti non valgono neanche il mantenimento della partita iva; che col volume di affari che si ritrova poteva continuare a ritenuta d’acconto fino a sessantanni.

...e pace in terra agli uomini di buona volontà...

Con Mau ho gioco facile, gli getto in pasto le solite quattro esche e aspetto che quelle sue orecchie a forma di bargigli diventino viola. Lo attiro verso la trappola piano piano, controllo che le chiazze sul collo gli si allarghino fin sotto le orecchie. Quando comincia a mangiarsi le parole so che sta per cedere: il tacchino vede la buca ma non può più evitare di caderci, e a noi non resta che sghignazzare dal bordo.

...Tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi...

Umiliare Mau è salutare per il gruppo. La sua debolezza merita derisione e lui non si sottrae, capisce che lo massacriamo a fin di bene.

Così, con poche battute mi ero appropriato della mia posizione di riferimento. Anche Miriam, la morosa di Lele, dice che sono un modello per i miei amici. So sempre dove vado e cosa faccio, così dice. E non credo sia un modo per ingelosire Lele, visto che per noi la gelosia non si pone, non ponendosi innanzitutto l’infedeltà.

...ravviva la nostra fede perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...

Poi però è arrivato Michael col cellulare nuovo e mi ha oscurato all’istante. Tutti si sono ammucchiati ad ammirarlo. Neanch’io avevo mai visto un Ericsson in radica di noce e alla fine non ho potuto evitare di avvicinarmi. Michael lo coccolava tra le mani come un passerotto. A ogni richiesta, senza rispondere muoveva le dita sulla tastiera con delicatezza, teneva la testa bassa sul telefonino e si godeva le esclamazioni. Difficile descrivere la rabbia. Sudavo, un prurito vorace mi rosicchiava sotto le unghie. Tutti a dirgli fammelo toccare, fammelo provare, eccitatissimi, come gli indiani coi Winchester. Cercavo una frasaccia per rovinargli la soddisfazione a quell’imbecille – Michael si è rifatto il naso uguale a Michael Jackson, per questo lo chiamiamo così – ma sentivo la gola chiusa da una bolla di bile.

Già a quel punto la sera aveva cambiato piega. Non è da me serbare rancore, ma Michael mi aveva rubato la scena a tradimento. Signori, prego, luci su di me. Dovevo riprendermela, anche se mi disturbava faticare per una simile sciocchezza.

Comunque non è questo il punto, il punto è l’africano qui a fianco. Non è molto più basso di me. Venerdì mi sembrava meno alto, ma è stato quasi tutto il tempo in ginocchio. Adesso, dopo la colletta, dovremo sederci e la differenza sarà ancora minore. L’idea di avere i suoi occhi esattamente all’altezza dei miei mi spaventa. Li ricordo umidi, bovini, volti in alto a supplicarmi: non sopporterei di vederli dritti nei miei.

...Guarda, o Padre, il popolo cristiano radunato nel giorno memoriale della Pasqua, e fa che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore...

Anche venerdì avevo paura, ma ero felice per la lezione che gli impartivo. Chi mai mi spiegherà perché ero così felice?

Svampita l’euforia generale per l’Ericsson nuovo, Michael ha riunito me, Lele e Mau, ci ha stretto sotto le sue immense ali di albatros come per dirci che lui, le sue cose preziose, voleva condividerle con noi tre soltanto. Allora ci siamo concessi una sfida secca a Strong Karate per decidere chi dovesse scarrozzare gli altri quella sera. È toccato a me. Non avevo mai perso a Strong Karate.

...La tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita...

Siamo saliti sui nostri gioielli – Mau con l’infima Tigra relegato in coda – e abbiamo compiuto il giro delle case per lasciarli al sicuro, ognuno nel suo garage. Non è per risparmiare che ci stringiamo in quattro in una macchina, bensì per limitare allo stretto indispensabile l’inquinamento atmosferico. La difesa dell’ambiente prima di tutto. Ci sono ancora criminali che girano impunemente con dei cassoni diesel oppure a benzina rossa, meriterebbero come minimo l’ergastolo. “Senza piombo!”, gli urliamo dal finestrino quando li sorpassiamo. Senza piombo è la nostra massima morale. Senza piombo per noi significa puri, sani, leggeri, naturali.

Le nostre case si trovano appena fuori dal centro storico, dove il paese non è ancora finito e la campagna è sul punto di cominciare. È una zona di vie ortogonali occupata da villini con la cancellata in ferro battuto e il pozzo prefabbricato bene in vista in mezzo all’erbetta inglese. Passandoci viene da pensare subito alla Svizzera – stesso ordine, stessa pulizia – ma non ci passa mai nessuno, di là si va solo nei campi.

Durante il tragitto ci siamo telefonati in continuazione. Ci divertivamo a prendere la linea di uno prima che la prendesse l’altro, per poi fischiargli nell’orecchio o sparargli lo stereo a tutto volume. Erano tutti di buon umore e anch’io speravo di tornare allegro. Cercavo di farmi contagiare, ma la testa mi restava vuota, di un vuoto senza eco, un vuoto sgombro non solo di suoni ma anche dell’assenza di suoni. Non ero ancora preoccupato, mi illudevo di riempirlo con le voci degli altri.

...Non aggiungerete nulla a quanto vi comando; osserverete i comandi del Signore...

Ed eccoci seduti, adesso. La sua coscia sfiora la mia. Stiamo troppo stretti su questo banco, ma Pamela sarà tutta contenta. Dice che quando mi vede vicino a un fratello di colore mi ama ancora di più. Mica sa lei che gli ho fatto, a questo fratello di colore. Per giunta, lui non deve avermi ancora riconosciuto. Chissà come reagirà: mi ignorerà e poi verrà a cercarmi con qualche suo compare? Chiamerà la polizia? Andrà da don Emilio?

...Mosè parlò al popolo dicendo...

Deve avere più o meno la mia età, anche questo mi disturba.

Per primo, con me, è salito Lele. Subito dopo, Michael. Si confrontavano sulle mestruazioni delle ragazze. Romina e Miriam sono compagne di corso a Economia aziendale, a Venezia, e si dà il caso che abbiano entrambe dei cicli molto irregolari. Lele si lamentava dello stress che gli procurano i ritardi. Dopo averlo ascoltato con aria professionale, Michael gli stava dando una lezione di coito interrotto. Ogni tanto mi inserivo anch’io con qualche notazione tecnica. Siamo molto solidali sulla faccenda, trattandosi dell’unico metodo contraccettivo ammesso dalle nostre morose. È una cosa che ci rende orgogliosi: quando penso alle campagne pubblicitarie per la diffusione del profilattico mi prende il voltastomaco, e so che anche per gli altri è lo stesso.

...Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla, ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro...

Per ultimo è salito Mau, l’unico a entrare in casa. Si è giustificato dicendo che i suoi pretendono di essere salutati a ogni passaggio, ma in realtà era andato a schizzarsi sul petto altra acqua di colonia ed è tornato con la sua solita aria sbagliata.

Il venerdì è il nostro giorno. Il sabato usciamo con le ragazze, rigorosamente dopo cena. Al sabato la cena in famiglia è sacrosanta, nessuno si sognerebbe di disertarla. Ma il venerdì non ci sono né morose né famiglie che tengano, la serata è per noi. Andiamo a spassarcela dove ci pare: in sala giochi, in pizzeria, anche in discoteca se ci va. Infatti venerdì sera volevamo andare a Lugugnana. Perché è il posto dove fanno la techno migliore, mica per altro. In discoteca andiamo solo per ballare e ci divertiamo un sacco a vedere tutti quei cretini che vagano in cerca di maiale perizomate. Nessuno può toglierci il gusto di mescolarci agli sconvolti e ballargli in faccia con l’assoluta lucidità che ci distingue.

...Parola di Dio...

Dopo quella sera, a dire il vero, faccio più fatica a parlare di lucidità.

...Rendiamo grazie a Dio...

Di lucido venerdì c’era solo la nostra pelle bagnata, la nostra e del tizio qui a fianco. Ma la preda non c’entra niente con la discoteca, se non per il fatto che, grazie a lui, a Lugugnana non abbiamo messo piede.

Quando il quartetto finalmente era completo, avevamo già tutti molta fame e così abbiamo deciso di saltare l’aperitivo e dirigerci subito in pizzeria. Mi dispiaceva un po’ perdere il momento dell’aperitivo: dà sempre una grande soddisfazione vedere lo stupore della banconiera davanti a quattro ragazzoni tosti che ordinano acqua minerale. D’altronde, erano le nove abbondanti e la prenotazione in pizzeria era per le otto.

...I puri di cuore abiteranno nella casa del Signore. Signore, chi abiterà nella tua tenda?...

La nostra pizzeria è la più costosa, si chiama Il vello d’oro e una volta Lele ci ha inflitto una menata lunghissima sul significato del nome – credo c’entrasse con le nostre concerie – e tutta una sfilza di miti greci che sembravano delle fiabe per deficienti. O forse non erano neanche male, ma a noi dava fastidio che se ne vantasse lui, che ha fatto ragioneria né più né meno di chiunque altro qui in paese.

Il vello d'oro è un posto molto bello. È pieno di faretti dappertutto, ha i tavoli fucsia coordinati con la carta da parati. Ce l’aria condizionata, lo sciacquone del water a fotocellule. Ci viene solo la gente giusta, eppure, non si sa come, c’è sempre qualcuno che fuma. Magari solo ultra light, ma fuma.

Abbiamo occupato il nostro tavolo e dopo un’occhiata al menù eravamo pronti per ordinare. Pizza Pandora – pomodoro, mozzarella, gorgonzola, brie, noci, Wurstel, uovo all’occhio, patatine fritte, salammo, pancetta e grana a scaglie – tutti e quattro pizza Pandora. Di solito ne lasciamo metà, ma l’importante è che sia la più cara. Questo vale anche per il bere: opteremmo per l’acqua minerale naturale, ma non vogliamo dare l’impressione di risparmiare, così scegliamo una speciale birra analcolica, prodotta da queste parti e più costosa della Guinness.

...Signore, chi abiterà nella tua tenda? Colui che non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino...

È venuta a prendere le ordinazioni la solita ragazza, cerchietto, body col pizzo e quella grazia da cameriera illibata. Michael ha appoggiato l’Ericsson nuovo accanto alle posate e ha assunto il controllo della situazione. La ragazza gli sorrideva, credo solo per gentilezza. Non c’era niente nelle battute di Michael che facesse ridere. Io non avevo intenzione di trattenerla ancora. Ho profondo rispetto per chi lavora e comunque stavo ancora facendo i conti col vuoto d’aria che abitava la mia testa. Però mi stuzzicava il modo in cui gli altri tenevano gli occhi su di lei, mi stuzzicava Mau, i suoi bargigli incandescenti. Alla fine non ho resistito, volevo che Michael mi restituisse la scena.

...Signore chi abiterà nella tua tenda? Chi presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l'innocente...

Ho richiamato l’attenzione della ragazza sui cartelli attaccati qua e là. SI PREGA DI NON FUMARE. Un’apprezzabile iniziativa per un locale pubblico, certo. I fumatori intossicano anche chi non fuma. Già già, fumo passivo. È bello entrare in un posto così sensibile per la salute del prossimo, ma quei cartelli sarebbero stati molto più efficaci se ci fosse stato scritto VIETATO FUMARE, o meglio ancora, NON FUMARE. Credevo di averla spuntata, gli altri mi guardavano di nuovo con ammirazione. Ma la ragazza mi ha risposto che per la salute del prossimo era opportuno che non si proclamassero crociate contro i fumatori – proprio così, proclamassero crociate – e che lei comunque fumava come una ciminiera. Al che, tra le sghignazzate e i nitriti della mia claque, sono precipitato di nuovo dal palco.

In macchina, dopo aver diviso il conto, i miei amici hanno aggiunto diecimila a testa per la benzina e me le hanno messe nella canottiera come con le prostitute dei film. Volevano che mi tirassi un po’ su, che ci si divertisse tutti e quattro, insieme come sempre.

...Colui che agisce in questo modo resterà saldo... Siate di quelli che mettono in pratica la parola...

E che ci voleva per divertirsi? Si trattava solo di andare al self service della statale, mettere cinquantamila di senza piombo nel mio serbatoio e volare a Lugugnana.