Ringraziamenti

L’idea di scrivere questo libro è stata presa in considerazione innumerevoli volte, e altrettante volte cestinata. Sempre per la stessa ragione: mancanza di tempo. La svolta – e quindi la determinazione a scrivere un libro di divulgazione – è avvenuta a bordo di Alea, una piccola barca a vela nel mezzo del Mediterraneo, discutendo di scienza con il fraterno compagno di navigazione Luca Bonatti. Di fronte a una mente così fine e al contempo accompagnata da saccente ignoranza, mi è sembrato necessario e inevitabile realizzare un volume in cui esporre i rudimenti della gravità moderna. A Luca, quindi, il mio primo ringraziamento, per avermi indotto a rompere gli indugi.

Un ringraziamento va anche a coloro che hanno reso la scrittura di questo libro tecnicamente possibile. A partire da Marina Forlizzi, che ci ha creduto dall’inizio e molto più di me; per continuare con Manuela Galbiati e la squadra di Rizzoli che mi hanno guidato pazientemente in un’impresa così diversa da quelle cui sono abituato e in una lingua che purtroppo uso solo occasionalmente. Sono anche in debito con Donato Bini, Carlo Rovelli e Olindo Zanotti per le loro attente letture in tempi umanamente impossibili, nonché con tutti i miei studenti e collaboratori, che hanno pazientemente aspettato la fine di questa seccatura per tornare a una normale vita di ricerca e insegnamento.

Infine, non posso non esprimere la mia gratitudine a Carolin, Anna, Emilia e Dominik, per aver sopportato con stoica pazienza tutte le frustrazioni che la scrittura di un libro comporta, per l’entusiasmo dimostrato verso qualcosa che spesso mi sembrava decisamente inutile, e per aver lasciato che consacrassi fin troppi fine settimana di fronte a un piccolo schermo anziché a un orizzonte aperto.