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Giunto sulla vetta del Ben Uaine, Lennox rimase a guardare Duddingston Castle, il giogo che portava appeso al collo dalla morte di Robert. Non aveva gestito quella responsabilità con lo stesso successo di suo fratello, ma senz’altro ci aveva provato.

E a quel fardello se n’era aggiunto un altro: l’orgoglio, l’obbligo di non dimenticare mai di essere un Caitheart. Se avesse esercitato la professione di medico a Inverness nessuno avrebbe saputo delle sue origini nobili, e comunque esse sarebbero state del tutto irrilevanti. Aveva perso il diritto all’anonimato nel momento in cui era tornato al castello.

A Inverness Connor non era riuscito a vendere l’ultima invenzione e lui da allora non aveva avuto altre idee potenzialmente redditizie. Di lì a qualche mese avrebbe guadagnato qualcosa dalla vendita del legname e dai proventi della pesca, ma se non si fossero aggiunti altri introiti l’anno a venire sarebbe stato molto difficile dal punto di vista delle finanze. Avrebbe avuto denaro a sufficienza per pagare Irene e Connor, ma non per sostenere altre spese.

Come, per esempio, quelle necessarie ad accogliere degnamente una moglie a Duddingston.

Quanto era pronto a sacrificarsi per il bene della propria stirpe?

Mercy stava per partire e lui non poteva fare nulla per fermarla. Cosa poteva offrirle? Un castello in rovina e un titolo ormai privo di valore? Senz’altro non un futuro prospero. Era abituata ad avere di più, più di quanto lui fosse in grado di darle.

Si spostò sul versante settentrionale del Ben Uaine, percorrendo i sentieri che aveva scoperto da ragazzo. Da lì si scorgeva la punta estrema del Loch Arn. Quel giorno il vento era ridotto a una leggera brezza che gli increspava appena la camicia, portando con sé il profumo della foresta.

Tante volte era salito in quel punto nel cuore dell’inverno, fiero di avere scalato la montagna sfidando il ghiaccio e la neve. Ora, in piena estate, nell’aria tiepida vi era già un accenno di gelo, il preavviso di ciò che sarebbe arrivato entro poche settimane.

In un modo o nell’altro, doveva accettare il fatto che Mercy sarebbe tornata in America.

Provava un gran senso di vuoto. Era dunque così che era condannato a sentirsi per il resto dei suoi giorni? Non riusciva a immaginare di vivere in quel modo per decenni. Si era abituato a stare nel suo eremo, ma solo finché non era arrivata Mercy. Come sarebbe riuscito a dimenticarla e a tornare a quell’esistenza solitaria, priva di contatti umani salvo che per Connor e Irene? Priva di qualsiasi gioia e allegria.

Mercy era un’ereditiera.

Lui era povero.

Lei viveva in una casa lussuosa.

Lui in un castello.

Il padre di Mercy era ricco.

Il suo era stato un conte.

La vita di Mercy era una prigione creata dall’amore dei suoi genitori.

La sua era una schiavitù imposta dal suo stesso lignaggio.

Se non fosse stato per la disparità economica, le loro vite sarebbero state simili sotto molti aspetti.

Dunque era giusto permettere alla disparità economica di ostacolare la loro felicità?

Per quanto fosse possibile che il velivolo attirasse l’interesse di un compratore, realisticamente ciò sarebbe accaduto non prima di uno o due anni. O forse mai. Avrebbe anche potuto tralasciare le invenzioni e impegnarsi a riavviare le attività che con Robert avevano prosperato. Con il tempo, ciò gli avrebbe fornito fondi sufficienti a mantenere una famiglia. Ma di certo non a breve termine.

Quanto gli sarebbe toccato aspettare?

Il futuro si stendeva davanti a lui incerto e fosco. Eppure, eccolo lì sulla vetta del Ben Uaine, il luogo dove si recava per mettere alla prova il proprio coraggio. Era talmente fiducioso nelle proprie capacità da essersi più volte lanciato da quelle alture, protetto solo da un involucro di legno e stoffa. Allora perché non credeva in se stesso abbastanza da ritenersi in grado di provvedere a Mercy? Certo, all’inizio sarebbe stato difficile, ma non impossibile.

No, non voleva perdere quell’opportunità di essere felice! Non quando la provvidenza aveva letteralmente messo Mercy sulla sua strada.

Lui l’amava. Quello era l’aspetto più importante, senz’altro il miglior punto di partenza. Non voleva il suo denaro: avendo conosciuto James Rutherford, sospettava che, se lo avesse sposato, Mercy non sarebbe più stata un’ereditiera. Ma lui non se ne curava. Anzi, l’avrebbe preferito.

All’inizio la loro vita non sarebbe stata facile, ma si sarebbero sostenuti a vicenda. Insieme a Mercy sentiva di poter ottenere qualsiasi obiettivo.

Lentamente scese dalla montagna, sorridendo fra sé. Aveva preso una decisione che in molti avrebbero definito folle, ma non gliene importava. La gente gli dava già del pazzo perché voleva volare. Dunque che gli dessero pure del pazzo perché voleva amare Mercy.

Ai piedi del Ben Uaine si fermò, sorpreso. Irene era seduta su un masso, gli occhi chiusi, il viso offerto al sole.

Vedendola, Lennox fu pervaso da un moto di gratitudine. Per lui e Robert quella donna era stata ben più che una cuoca o una governante. Non proprio una madre, ma una sorella maggiore. Era leale, protettiva, persino dolce, quando voleva, anche se forse non avrebbe gradito quel complimento.

Udendolo avvicinarsi, Irene aprì gli occhi e lo guardò.

«Strano come la storia si ripeta, non trovate? Prima Robert, e ora voi.»

Lennox non replicò, sapendo che Irene si sarebbe spiegata meglio. Non era tipo da lasciare discorsi in sospeso.

«Ma Mary Macrory era più testarda della vostra Mercy» continuò lei poco dopo.

Poiché non aggiunse altro, Lennox fu costretto a domandarle: «In che senso?».

Irene sorrise, come se fosse stata un ragno e Lennox una mosca che veniva attirata nella rete.

La governante rivolse una lunga occhiata in direzione di Duddingston Castle. «Robert saliva spesso in cima alla torre. Chissà quante volte l’ho sorpreso a guardare verso Macrory House, come se lì vi fosse la risposta a tutte le sue preghiere. "Irene" mi disse un giorno, "l’orgoglio è una gran brutta faccenda. Ti isola dal resto del mondo." Non sapevo cosa rispondergli. Mary invece lo sapeva.»

Lennox era stupito, perché di rado Irene parlava di Robert. Per settimane, dopo la sua morte, l’aveva sorpresa con gli occhi rossi, ma lei non aveva mai pianto in sua presenza, decisa a preservare la propria immagine di donna dalla scorza dura.

«Il giorno prima della loro fuga, Mary venne a Duddingston e gli gridò: "Non ho mai conosciuto un uomo più testardo di voi, Robert Caitheart. Per orgoglio siete disposto a voltare le spalle all’amore. Be’, spero tanto che quell’orgoglio vi scaldi la notte, perché non sarò certo io a farlo!".»

Lennox la guardò sbalordito.

«Ebbene sì. Il passato si sta ripetendo. Quei due erano amanti. Ma la testardaggine di Robert gli impediva di trasformare quel rapporto in qualcosa di più.»

Lennox corrugò la fronte. «Robert amava Mary.»

Irene annuì. «Sì, ma non dimenticate che Mary era una ricca vedova. E vostro fratello era convinto di non avere nulla da offrirle, rispetto a ciò che lei aveva già.»

Si era dimenticato di quel dettaglio. O forse non vi aveva mai prestato la giusta attenzione.

«Robert sapeva che Mary non avrebbe cambiato idea. Sapeva di dover scegliere tra il proprio orgoglio e la donna che amava. Così andò a Macrory House e decisero di fuggire seduta stante. È una tragedia che siano morti, ma mi consola pensare che siano morti insieme.»

Lennox non era mai stato sfiorato dall’idea che suo fratello avesse vissuto il suo stesso dilemma.

«Ho sempre ritenuto che assomigliaste a vostro fratello più di quanto pensaste. Ma adesso capisco di essermi sbagliata.»

Lennox attese, sapendo che la stoccata finale doveva ancora arrivare.

«Lei se n’è andata, milord» dichiarò Irene rialzandosi. «Mercy ha lasciato Duddingston. Domattina partirà per l’America. Quella ragazza è innamorata di voi. Voi siete pazzo di lei, eppure l’avete lasciata andare via senza dirle una parola.»

Lennox si portò di fronte a Irene, poi la prese per le spalle, l’attirò a sé e le diede un bacio in fronte.

La donna si ritrasse e lo fissò come se fosse pazzo. E probabilmente lo era davvero, eppure non era mai stato più felice.

«Vai a cambiarti, Irene. Metti il vestito della festa, per favore.»

Lei si accigliò. «E perché mai?»

«Perché dobbiamo andare a un matrimonio.»

«Il matrimonio di chi?» gli chiese lei insospettita.

Lennox le sorrise. «Il mio.»