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Lennox non aveva idea come rispondere a quella domanda.

Irene gli aveva già detto che Mercy sarebbe rimasta in Scozia, sebbene il resto della famiglia non ne sembrasse affatto contento.

«Quindi il matrimonio è andato in fumo?»

Lei lo guardò e nel suo sguardo non vi era nulla di conciliante.

«Mercy.»

Lennox sembrava incapace di pronunciare altro che il suo nome. Troppe erano le emozioni contrastanti che provava in quel momento. Rabbia, avendo dovuto guardare dall’alto mentre Gregory colpiva Mercy, senza poter fare nulla per aiutarla. Gratitudine, per il fatto che Mercy fosse riuscita a impedire a quel farabutto di sparargli. Confusione, perché lei era accorsa in suo aiuto malgrado il modo in cui l’aveva trattata.

«Perché avevate paura?» insistette.

«State scherzando?»

«No. Voglio saperlo.»

Lei scosse il capo e si rimise a camminare.

«Mercy. Fermatevi.»

Vedendo che lei non gli obbediva, non ebbe altra scelta che rincorrerla.

«Perché, Mercy?»

Lei si fermò, ma senza voltarsi.

«Avevate paura di Gregory?»

«A volte siete proprio ottuso, Lennox. No. Avevo paura per voi. Il solo fatto che non abbiate alcun timore a salire su quel vostro sgraziato velivolo non impedisce agli altri di preoccuparsi per voi.»

«Non è affatto sgraziato. È moderno e sofisticato.»

Mercy guardò verso il cielo e scosse il capo esasperata.

Lennox ne approfittò per portarsi davanti a lei. Le prese il viso tra le mani e glielo fece sollevare delicatamente per esaminarlo. La guancia si stava già gonfiando e il taglio sul labbro doveva essere medicato.

«Vi ha fatto del male.» Pronunciò quelle parole con calma, pur non provandola affatto. Sarebbe voluto tornare nel punto dove Gregory si stava faticosamente rialzando per colpirlo di nuovo.

«È tutto a posto, Lennox.»

«Non è vero. Non è tutto a posto. Lui non può permettersi di fare una cosa simile.» Fissò Gregory così a lungo che Mercy gli posò una mano sul braccio.

«Non ne vale la pena.»

Peccato, perché quel bastardo si meritava una bella lezione.

«Per favore, Lennox.»

Alla fine riportò lo sguardo su di lei. «Vi verrà un grosso livido.»

«Perlomeno non avrò bisogno dei punti» ribatté Mercy con un sorriso.

Lennox ammirava il suo tentativo di cogliere il lato ironico della situazione, pur non trovandolo affatto divertente.

La prese per mano e si avviò lungo la strada, portandola con sé.

«Di qui non si torna a Macrory House» osservò lei.

«No.»

Mercy si fermò in mezzo alla strada e liberò la mano da quella di Lennox.

«Non posso venire con voi al castello. Non sarebbe saggio. I miei parenti saranno furiosi perché sono venuta a cercarvi. Mi hanno già redarguito a sufficienza per avere scandalizzato tutta la Scozia con il mio comportamento immorale.»

E probabilmente lui aveva peggiorato la situazione con le parole crudeli che le aveva rivolto prima di andarsene da Macrory House. Il fatto che lei non sembrasse portargliene rancore dimostrava ancora una volta la sua bontà d’animo. Un animo senza dubbio più nobile del suo.

Erano entrambi colpevoli di quella notte di passione; tuttavia, in simili circostanze, la società puniva la donna più severamente dell’uomo. Nessuno aveva detto una parola a lui, a rimprovero della sua condotta. Senz’altro nessuno l’aveva accusato di aver dato scandalo.

Ma in quel momento era in gioco ben più del decoro o della morale. Era in gioco l’incolumità di Mercy.

«Non voglio che torniate a Macrory House, perlomeno finché ci sarà anche Gregory. Lui vi ha aggredito. Se lo ha fatto una volta, potrebbe rifarlo e non credo che i vostri parenti alzerebbero un dito per impedirglielo. Ho ogni diritto di proteggervi, Mercy.»

Lei sbatté le palpebre per lo stupore. Poi, senza pronunciare parola, gli prese la mano tra le proprie e la strinse.

«Vi ricordate il motivo per cui sono venuta in Scozia?»

«Per portare quel denaro a vostra nonna?»

«Quella era solo una scusa» gli spiegò. «Il vero motivo era godermi un poco libertà, per quanto breve. Una volta tanto volevo fare ciò che desideravo, invece di compiacere gli altri. Volevo pensare soltanto a me stessa.»

«E ritenete che chiedendovi di venire con me a Duddingston io voglia limitare la vostra libertà?»

«Non ricordo che me l’abbiate chiesto» gli fece notare lei.

«Avete ragione. Non ve l’ho chiesto.» Né era in vena di chiederglielo, ma era giusto farlo. «Verreste a casa con me? Voglio sapevi al sicuro, così che nessuno possa maltrattarvi.»

Lei sbatté di nuovo le palpebre, ma questa volta per cercare di trattenere le lacrime.

«Mercy, vi prego.»

«Non dovrei proprio, Lennox.»

«Se la vostra reputazione, come dite, è già compromessa, che differenza farebbe? Se siete decisa a partire, Connor vi accompagnerà a Inverness domattina.» Si pentì di quell’offerta nel momento stesso in cui l’ebbe pronunciata.

Mercy scosse la testa. «Mio padre sta venendo in Scozia. Ecco perché non sono partita.»

Quella era un’informazione che Irene non gli aveva fornito.

«Allora potrete stare al castello fino al suo arrivo. Qui sarete al sicuro. Informerò Douglas che siete mia ospite e gliene spiegherò il motivo. Se servirà a convincervi, chiederò a Irene di fermarsi. Tra lei e Ruthie avrete ben due chaperon.»

«Trovate che gli chaperon siano ancora necessari, a questo punto?»

«Sì.»

Lennox aveva provato l’istinto di uccidere Gregory, quando lo aveva visto colpirla. Adesso provava un impulso altrettanto forte di stringerla a sé, di tenersela accanto, di fare l’impossibile per renderla felice.

Quella sensazione era più spaventosa di un lancio dalla cima del Ben Uaine, ma Lennox si sforzò di accantonare quel pensiero e di concentrarsi sul problema che si trovavano ad affrontare.

«Non posso fuggire ogni volta che la mia vita si complica» obiettò lei.

Lennox annuì. «Lo capisco, ma io non posso permettervi di tornare laggiù. Se volete, ne discuteremo finché volete, ma non tollererò che vi si maltratti. A Duddingston, perlomeno, saprò che siete al sicuro.» Poiché lei non rispose, la guardò e aggiunse: «Vi prego».

Dapprima Mercy parve sul punto di controbattere, ma poi annuì senza dire nulla.

Insieme attraversarono la gola per raggiungere il castello.

«Cosa farete del vostro velivolo?»

Lennox si guardò alle spalle, verso il punto in cui lo aveva abbandonato in mezzo alla strada. «Connor andrà a recuperarlo e lo porterà fino al ponte, trascinandolo con una corda. Ma poi ci vorranno due persone per portarlo dentro il castello.»

«Non dovreste fare sforzi.»

Le sorrise. «Non dovete preoccuparvi per me, Mercy. Sono scozzese, ricordate?»

«Ossia testardo, presuntuoso e amante del whisky?»

«Vedo che date retta ai pregiudizi degli inglesi. Sappiate che siamo anche intrepidi, leali e degli ottimi amanti.»

Compiaciuto, la guardò arrossire.

«Prima di fare un altro passo, però, dobbiamo chiarire una cosa.» Mercy si fermò e liberò la mano da quella di lui. «Ancora prima di venire al castello quella notte, avevo già detto a Gregory che non volevo sposarlo. Glielo avevo detto anche a New York, ma lui si rifiutava di darmi retta. Dunque qualsiasi cosa sia accaduta fra me e voi non ha nulla a che fare con Gregory. L’idea che io abbia voluto pagarvi per liberarmi della mia verginità è ridicola. Semplicemente ridicola. E mi ero dimenticata di quella stupida valigetta. L’avevo portata con me sin da New York senza mai separarmene. Eppure quella mattina... dopo quanto c’era stato fra noi... l’ultima cosa che avevo in mente era proprio quella valigetta.»

Lennox fece per ribattere, ma lei lo prevenne alzando la mano.

«Come avete potuto pensare che io avessi lasciato lì la valigetta volutamente? È stato davvero stupido da parte vostra.»

«Stavo dimenticando che anche voi siete in parte scozzese. Anche voi siete testarda e presuntuosa. Dunque mi state dando dello stupido?»

«Non saprei come altro definirvi, se credete che io abbia voluto pagarvi per aver preso la mia verginità.»

«Mi sono lasciato trascinare dalla rabbia. Sapete, mi sono sentito un tantino usato, dopo che ve ne siete andata senza una parola.»

«Perché avrei dovuto peggiorare ulteriormente la situazione? Dirvi addio avrebbe reso tutto più difficile.»

Non aveva considerato quel punto. «Mi perdonate?»

Mercy lo aveva già fatto, altrimenti non sarebbe venuta a cercarlo, ma Lennox ci teneva a sentirglielo dire.

«Sì.»

Quando la guardò, il resto del mondo sembrò svanire attorno a loro. Niente e nessun altro, al di fuori di Mercy, aveva più importanza. Si augurò che il padre di lei impiegasse almeno un altro mese per arrivare in Scozia.

Entrarono insieme nel castello e si diressero in cucina.

Irene era seduta a bere il tè. Vedendoli, si alzò e si portò davanti a Mercy.

«Cosa vi è capitato?» le chiese.

«È stato Gregory» le spiegò Lennox, pronunciando quel nome come se fosse stato una bestemmia. «Mercy non tornerà da quella gente, Irene. A loro non importerebbe sapere che Hamilton ha osato colpirla. Se questo dovesse scandalizzare te o Connor, non vi resta che andarvene.»

«Come vi viene in mente?» ribatté Irene indignata. «Non potevate prendere decisione migliore.»

Detto ciò, andò a prendere la borsa da medico, la depose sul tavolo e guardò il giovane con aria incoraggiante. Recepito l’ordine, Lennox fece sedere Mercy e, mentre la governante riprendeva a trafficare in cucina, scambiò con lei un’occhiata complice.

«Sembra che io debba venire a Duddingston solamente per essere medicata.»

«Non sempre. Una volta siete stata voi a ricucire me, ricordate?»

«Siete sicuro che il vostro braccio sia guarito?»

Lui annuì. «Ho tolto io stesso i punti.»

Mercy non ne parve convinta.

Portarla al castello era stata una scelta azzardata, ma comunque preferibile al lasciarla alla mercé di Gregory. Tanto più che lui non si sentiva di escludere che i suoi parenti non avrebbero cercato di costringerla comunque a sposare quell’idiota.

Le conseguenze non sarebbero mancate, quello era certo, per non parlare dei pettegolezzi, ma in quell’istante, del tutto a sorpresa, Lennox si scoprì stranamente sereno. Se non addirittura felice.