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Tutta la casa sembrava impegnata a commemorare la morte di Mary. I parenti di Mercy e il personale domestico di livello più alto, compresi McNaughton e Mrs. West, erano radunati in salotto, a quanto diceva Ruthie.

Non appena Mercy la informò del proprio piano, la cameriera parve pentirsi di averle riferito quel particolare.

«Devo andare da lui» le disse. «Non dovrebbe provare a volare nelle condizioni in cui si trova.»

«I vostri parenti vi hanno già praticamente ripudiata, signorina» obiettò Ruthie. «Non date loro altri motivi per criticarvi.»

Mercy si voltò a guardarla. «Sei sempre stata un’amica meravigliosa, Ruthie. Non so cosa avrei fatto senza di te, ma stavolta devo proprio andare.»

«Allora verrò con voi.»

«Andrò solo a parlargli. Tornerò fra un’ora o poco più.»

Non volendo fornire altre spiegazioni, Mercy uscì dalla stanza prima che Ruthie avesse il tempo di obiettare.

Senz’altro anche Gregory era stato invitato a raggiungere gli altri in salotto. Da quando si era avventato su Lennox era stato accolto a braccia aperte in seno alla famiglia.

Mercy sgattaiolò fuori dalla porta sul retro della cucina, sollevata che le sguattere fossero troppo impegnate a preparare il pranzo per prestarle attenzione.

Mentre si dirigeva verso il muro di cinta dell’orto, scorse una figura maschile poco distante. Dapprima pensò che fosse il guardacaccia, perché l’uomo portava un fucile in spalla. Un attimo dopo, però, vide che si trattava di Gregory. Si addossò al muro e rimase a guardarlo percorrere il sentiero gettandosi di tanto in tanto un’occhiata alle spalle, come se avesse temuto di essere seguito.

Perché si aggirava in modo tanto furtivo?

Benché Douglas si fosse spesso vantato dell’abbondanza di selvaggina nelle proprie terre, a quanto ne sapeva lei Gregory non si era mai interessato di caccia.

Incuriosita, lo seguì tenendosi a distanza. Uscita dalla porticina dell’orto, lo vide arrampicarsi sull’altura dove poco prima si era trovato il suonatore di cornamusa e poi scendere dal lato opposto, diretto verso il Ben Uaine.

Cosa aveva in mente?

Gregory non era neppure un grande amante delle camminate all’aria aperta. Allora come mai stava andando verso la montagna?

Mercy avanzò tenendosi ai margini del bosco. Fu lieta di notare che il terreno si era asciugato, visto che indossava l’unico altro paio di scarpe che aveva portato con sé: un modello stringato e robusto, senz’altro più adatto delle sue delicate scarpine di pelle di capretto.

Non riusciva proprio a spiegarsi cosa stesse facendo Gregory, ma non aveva alcuna intenzione di attirarne l’attenzione per domandarglielo. Ormai erano lontani da Macrory House e non si fidava a restare da sola con lui.

Ora Gregory avanzava in parallelo alla strada maestra, sempre diretto verso il Ben Uaine. Mercy, intanto era giunta al delimitare del bosco. Se voleva restare inosservata avrebbe dovuto proseguire in mezzo all’erba alta.

Gregory aveva intenzione di scalare la montagna?

Mercy valutò l’idea di lasciar perdere l’inseguimento e di continuare alla volta di Duddingston Castle. Parlare con Lennox era molto più importante che soddisfare la propria curiosità riguardo agli spostamenti di Gregory.

In quel momento, però, il suo sguardo su attirato da un balenio bianco sul fianco della montagna. Mercy si fermò a guardare, pur sapendo già di cosa si trattasse. Era arrivata troppo tardi. Evidentemente, Irene non era riuscita a dissuadere Lennox dal suo folle proposito di volare.

In piedi in mezzo all’erba, guardò le vele spiegarsi e gonfiarsi d’aria. Per un secondo il cuore parve balzarle in gola perché il velivolo sembrava perdere quota, ma poi si stabilizzò.

Era un’esperienza che aveva già vissuto. Per ben due volte aveva guardato uno strano congegno simile a un uccello spiccare il volo dalla parete del Ben Uaine. Ma la familiarità non rendeva l’esperienza meno spaventosa.

Gregory si fermò in mezzo alla strada, poi d’improvviso si accovacciò e imbracciò il fucile.

Voleva sparare a Lennox!

Mercy iniziò a correre, pentendosi di essersi tenuta così a distanza da Gregory. Incespicò più di una volta, ma poi recuperò l’equilibrio e ricominciò a correre, tenendosi sollevate le gonne, senza curarsi di mettere in mostra la biancheria intima.

Gregory sollevò leggermente il fucile, seguendo la traiettoria del velivolo. Mercy corse come non mai, il cuore che le martellava nel petto, il respiro spezzato.

Un unico pensiero le dominava la mente: salvare Lennox.

Si gettò su Gregory a braccia tese. La forza dell’urto fu tale da far cadere entrambi e scagliare il fucile in mezzo alla strada.

Mercy impiegò qualche istante per sollevarsi sulle ginocchia: troppo, perché Gregory aveva già recuperato l’arma e stava di nuovo prendendo la mira. Allora tentò di fargli lo sgambetto.

Lui barcollò, ma non cadde.

Disperata, Mercy si alzò e cercò di afferrargli il braccio. Se non fosse riuscita a strappargli il fucile, perlomeno avrebbe potuto sviare il colpo.

Il velivolo di Lennox si faceva sempre più vicino e volava abbastanza basso da rappresentare un facile bersaglio.

Gregory le assestò un manrovescio. Il dolore le dilaniò la guancia, facendola arretrare. Lui alzò di nuovo l’arma, ma quando Mercy gli afferrò il braccio, questa volta vi restò aggrappata.

Vide la mano di Gregory abbattersi di nuovo, così rapida che le fu impossibile schivarla. Stavolta l’anello dell’uomo le tagliò l’angolo della bocca.

«Peccato non avere saputo prima che siete una tale sgualdrina, Mercy. Avremmo potuto spassarcela a New York.»

Intanto il velivolo di Lennox stava atterrando. Si posò sulla strada e continuò a correre per un poco.

Mercy incoraggiò Gregory a continuare a parlare: l’unica cosa che le importava era impedirgli di sparare a Lennox.

«Che cosa avreste raccontato alla gente?» gli domandò. «Che era stato un incidente? Che avevate scambiato il velivolo per un uccello? Un’aquila, forse? E pensavate che vi avrebbero creduto? Oppure pensavate di poter evitare un’accusa di omicidio per il solo fatto di trovarvi in Scozia?»

Gregory andò verso di lei e Mercy alzò le braccia per parare il prossimo colpo, che però non fece in tempo ad arrivare. Un secondo dopo, infatti, Gregory finì a terra e Lennox gli svettava sopra, brandendo un pezzo staccatosi dal velivolo.

«Razza di codardo!»

Quando Gregory tentò di rialzarsi, Lennox lo bloccò con un calcio, poi lo immobilizzò premendogli il piede sulla schiena.

«Restate dove siete o vi colpirò ancora.»

Lennox si girò a guardare Mercy. «State bene?»

Lei annuì.

I capelli le erano sfuggiti all’acconciatura e il cappuccio le si era abbassato, permettendo alle ciocche di spioverle sul volto. Tentò di ricondurle all’ordine infilandosele dietro le orecchie.

Senz’altro creavano uno strano quadretto, lì sulla strada. Lennox che incombeva su Gregory affondandogli un piede nella schiena, Mercy a pochi passi da loro, immobile. Nessuno parlava.

«Vi ha colpito» disse poi Lennox.

Gregory emise un suono sprezzante che catturò l’attenzione di Lennox e gli fece sollevare il frammento del velivolo, impugnandolo come un’arma.

«Quello è un pezzo del velivolo?»

«È una parte della coda. Era la prima cosa che avevo a portata di mano.»

Lennox si chinò a raccogliere il fucile di Gregory. Dopo averlo esaminato, dichiarò: «Sembrerebbe una delle armi di Douglas. Dunque adesso il vostro fidanzato è diventato un assassino dei Macrory?».

«Non è il mio fidanzato.»

Lennox si girò a guardarla.

«Non ditemi che avete sposato questo idiota!»

Mercy scosse il capo esasperata, poi si girò e si incamminò.

Lennox la rincorse, portando con sé il fucile.

«Mercy?»

«Avete proprio dei sassi, al posto del cervello. Siete l’uomo più ostinato e irritante che abbia mai incontrato. Lui non è il mio fidanzato. Né mio marito.»

Continuò a camminare.

«Mercy...»

«Adesso non voglio parlare con voi. Sono arrabbiata e ho avuto davvero paura.»

«Perché siete arrabbiata?»

«Perché sono arrabbiata? Gregory ha appena tentato di uccidervi.»

«Grazie» disse lui. «Grazie di avermi salvato la vita.»

Mercy puntò lo sguardo sulla strada. Era molto più facile che guardare Lennox.

«Come avete capito cosa aveva in mente di fare?»

«Non l’avevo capito» ammise Mercy. «Stavo venendo da voi e l’ho visto. Allora l’ho seguito.»

«Perché?»

«Perché... cosa?»

«Perché stavate venendo da me?»

«Perché avevo udito la cornamusa» gli rispose, decidendo di dirgli la verità. «Non volevo lasciarvi da solo proprio oggi.»

Riprese a camminare, ma Lennox la trattenne per il braccio.

«Allora vi ringrazio anche di quello.»

«Volevo farvi una ramanzina» aggiunse Mercy. «Non sareste dovuto salire su quel velivolo, oggi. Ho saputo che Irene vi ha fasciato il torace. Dovete concedervi il tempo di guarire.»

«Sono scozzese. Ho la pelle dura.»

«Probabilmente sì, ma avete anche la testa incredibilmente dura.» Mercy additò il fucile. «Che cosa ne farete di quello?»

«Lo getterò nel lago, credo. Douglas potrà andare a ripescarlo, se ci tiene tanto.»

«Non vi importa che la faida continui, vero?»

«A questo punto no» le rispose lui. «Soprattutto dopo che un ospite di Douglas ha cercato di spararmi.»

«Il mio prozio potrebbe non saperne nulla.»

«In tal caso è stato imprudente a mostrare a Gregory dove tiene le armi.»

Quello era innegabile. Mercy non poteva proprio biasimare Lennox per essere così furioso con Douglas e con Gregory.

«Non dovreste essere qui» osservò lui. «Perché non siete ancora partita? O avete deciso di prolungare il vostro soggiorno?»

«Volete che me ne vada? O sperate che resti?»