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Come mai aveva lasciato la Russia? Potremmo chiamare Tunda immorale e senza carattere. Gli uomini che hanno una chiara linea di condotta e uno scopo morale, anche quelli che hanno un'ambizione, sono diversi dal mio amico Tunda.

 

Ma lui era il modello di un carattere inattendibile. Era così inattendibile che non si poteva nemmeno tacciarlo di egoismo.

 

Egli non aspira ai cosiddetti vantaggi personali. I suoi timori egoistici non erano maggiori di quelli morali. Se fosse indispensabile caratterizzarlo con un attributo qualsiasi, direi che la sua qualità più evidente era il desiderio di libertà. Tanto poteva, infatti, trascurare il suo vantaggio, quanto sapeva evitare il suo danno. Faceva il più delle cose secondo l'umore, talune per convinzione, e cioè: tutto per necessità. Possedeva più vitalità di quanta ne occorresse momentaneamente alla rivoluzione. Aveva più indipendenza di quanta può occorrere a una teoria che cerca di adattarsi alla vita. In fondo era un europeo, un 'individualista', come dicono le persone colte. Aveva bisogno, per godere a pieno, di situazioni più complicate. Aveva bisogno dell'atmosfera di intricate menzogne, di falsi ideali, di salute apparente, di marcio persistente, di fantasmi imbellettati, dell'atmosfera dei cimiteri che hanno l'aspetto di sale da ballo o di fabbriche o di castelli o di scuole o di salotti. Aveva bisogno di aver vicini i grattacieli, di cui s'intuisce la caducità e la cui durata è tuttavia garantita per secoli.

 

Era un 'uomo moderno'.

 

Certo, era attirato dalla fidanzata, Irene. Aveva interrotto per un po' il cammino iniziato sei anni prima. Ora lo riprendeva. Lei dove viveva? Come viveva? Lo amava? Lo aveva aspettato? Che cosa sarebbe potuto essere egli oggi se allora l'avesse raggiunta?

 

Ammetto che, dopo aver letto la lettera di Tunda, per prima cosa riflettei su tutti questi interrogativi e non sul seguente: come aiutare Tunda? Sapevo che era una di quelle persone per cui la sicurezza materiale non significa nulla. Non aveva mai la paura di andare a fondo. Non aveva mai l'angoscia della fame, che oggi determina quasi tutte le azioni umane. E' una speciale capacità di vita. Conosco un paio di persone del genere. Vivono come pesci nell'acqua: sono sempre a caccia di una preda, non temono mai di andare in rovina. Sono immunizzati contro la ricchezza e contro la povertà. Le privazioni non si leggono sulla loro faccia. Perciò sono anche dotati di una durezza d'animo che non fa loro sentire la privata indigenza altrui. Sono i più grandi nemici della compassione e del cosiddetto senso sociale.

 

Sono dunque i nemici naturali della società.

 

Solo una settimana dopo pensai di aiutare Tunda. Gli mandai un abito e riflettei se non dovessi scrivere a suo fratello, con cui Tunda non aveva più parlato dal suo ingresso all'accademia.