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NON VI PIACCIONO LE NOTIZIE CHE PASSANO SUI MEDIA? DIVENTATE LA NOTIZIA!
Tutto ciò che vi serve sapere sui media e come usarli a vostro vantaggio
Entrando in azione avrete la possibilità di incidere sul trattamento mediatico dei temi che vi stanno a cuore. In questo modo la notizia non sarà più: La crisi climatica è imminente e spaventosa, ma La crisi climatica è imminente e i giovani stanno lottando per risolverla.
I media – i giornali, le riviste, i programmi televisivi e radiofonici, i blog, i video online eccetera eccetera – plasmano la narrazione culturale, le storie che raccontiamo e la nostra percezione del mondo. Accendendo il televisore vedrete perlopiù politici, uomini d’affari e dell’industria, analisti e altri “esperti” che parlano di faccende che li riguardano dalla loro prospettiva personale. I giovani rappresentano una quota gigantesca della popolazione mondiale e di ogni singolo Paese, eppure i problemi che ci toccano direttamente sono rimasti pressoché ignorati dai canali e dalle pubblicazioni mainstream, finché, non molto tempo fa, i giovani attivisti hanno cominciato a sfruttare il potere dei media per portare in primo piano le nostre esperienze di vita vissuta.
La stampa non è l’obiettivo ultimo di un movimento, ma una strategia molto potente per conseguirlo. Se per esempio il vostro gruppo è impegnato in favore dei diritti e dell’emancipazione LGBTQ+, attirare l’attenzione della stampa non basterà a mettere fine alla discriminazione. Tuttavia servirà a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e, posto di comunicare il messaggio nel modo corretto, anche a cambiare la mentalità delle persone, orientando la cultura nella direzione giusta.
Indurre la stampa a occuparsi delle vostre proteste, campagne e manifestazioni, dei vostri comizi e della vostra causa è un sistema efficacissimo per diffondere il messaggio a un pubblico più vasto e per potenziarne l’impatto in modo esponenziale. Ma come ci si arriva? Come si convince una troupe televisiva a riprendere un evento o un giornalista a scrivere un pezzo sul lavoro che state svolgendo?
CREARE UNA STRATEGIA MEDIATICA: L’ABC
Dotatevi di consulenti
Prima di buttarvi anima e corpo nella vostra strategia mediatica, chiedete consiglio a persone già esperte, contattandole attraverso i social network o la posta elettronica, oppure rivolgendovi direttamente a qualcuno nella vostra comunità. È sempre un vantaggio enorme avere dalla vostra parte almeno un collaboratore adulto che sappia come trattare con la stampa. I suggerimenti di un mentore vi eviteranno una quantità di errori da neofiti e vi aiuteranno a costruire rapporti duraturi con i reporter.
Sarò franca con voi: tirare la stampa dalla vostra parte è tutta questione di conoscenze. Un buon rapporto con i giornalisti è essenziale per convincerli a occuparsi di un’iniziativa o di una campagna di sensibilizzazione, perciò vi serve qualcuno che abbia i contatti e le conoscenze giuste.
Dunque, come trovare il vostro mentore per i media? Diramate un annuncio via email, per telefono o sui social: Sono un giovane attivista impegnato a organizzare il movimento XY e al mio gruppo serve una persona esperta disposta a guidarci nei nostri rapporti con la stampa. Se siete quella persona o conoscete qualcuno in grado di aiutarci, contattatemi in privato.
Come ci sono riuscita: Nella fase di lancio della Marcia dei Giovani per il Clima del 2018, ogni volta che partecipavo a un convegno ambientalista o a un seminario di formazione, oppure parlavo con un membro delle associazioni di quartiere, ripetevo che la mia squadra consisteva di un manipolo di liceali, che non sapevamo un tubo di strategie mediatiche e avevamo bisogno di aiuto. Sapevo che non tutti a quei convegni o seminari erano esperti di media, ma contavo sulla possibilità che ne conoscessero uno. E puntualmente fui messa in contatto con una donna di nome Shravya, membro di un’organizzazione – Climate Nexus – che lavora per portare il discorso del clima all’attenzione dei media. Shravya diventò parte della nostra squadra, offrendo il suo tempo e le sue competenze per accertarsi che Zero Hour e la Marcia dei Giovani per il Clima ottenesse la giusta risonanza presso gli organi di stampa. In parole povere ci salvò il culo.
Dunque non vi servirà tanto un addetto stampa quanto un mentore di PR che abbia il vostro movimento come prima priorità. Per un addetto stampa conta solo puntare i riflettori su una persona o una notizia. Un mentore penserà al bene del movimento più che a rendervi famosi. Shravya non aveva remore a richiamarmi all’ordine quando mi comportavo in modo egocentrico o mi preoccupavo troppo della copertura mediatica. Aiutò Zero Hour a ottenerla, ma ci conservò anche umili e con i piedi ben piantati per terra, ricorrendo alla stampa non come un fine in sé ma solo quand’era davvero necessario. Per costruire il vostro movimento non servono professionisti mercenari ma attivisti impegnati, persone che abbiano a cuore la causa quanto voi e che nel corso della loro militanza hanno acquisito l’uso della stampa come arma numero uno del proprio arsenale.
Compilate una tabella stampa
Compilate un foglio elettronico di tutti i vostri contatti nella stampa, con colonne per i nomi, gli indirizzi, il numero di telefono e la testata per cui lavorano. In questo modo avrete i dati necessari sempre a portata di mano e basterà un copia-incolla per inviare un’email di aggiornamento. A mano a mano che acquisite nuovi contatti aggiungeteli alla tabella.
Con il passare del tempo l’accesso a nuovi interlocutori nei media vi permetterà di diffondere il vostro messaggio a un pubblico sempre più vasto.
“Già, ma dove lo trovo l’indirizzo email di un giornalista?” vi chiederete voi. I siti web delle testate giornalistiche comprendono sempre una sezione denominata “Contatti” o qualcosa di simile, che riporta gli indirizzi email dei reporter e la loro area di competenza. Consultate i siti e trascrivete gli indirizzi utili sul vostro foglio elettronico. Potete anche chiedere qualche nominativo alle altre associazioni che lottano per la vostra stessa causa. In genere (e con buon diritto) saranno piuttosto restie a condividere i propri contatti, ma se si rifiutano e il vostro elenco è davvero insufficiente potete chiedere che siano loro stesse a inviare il vostro comunicato stampa, senza rivelarvi gli indirizzi dei destinatari.
Preparate il materiale informativo
È venuto il momento di scrivere i testi da inviare ai reporter. In genere le vostre comunicazioni si distingueranno in due categorie: notifiche e comunicati stampa. Le notifiche si inviano giorni o settimane prima di un evento, per allertare i media sull’iniziativa e fornire qualche informazione preliminare: Sveglia, giornalisti! Nel giorno X ci sarà una manifestazione/comizio/iniziativa!
Il comunicato stampa è diverso. Ai giornalisti dice: Ehi, la manifestazione/comizio/iniziativa sta accadendo adesso o si è appena svolta! Si dirama il giorno stesso dell’evento, o a volte la sera.
In base all’entità dell’evento organizzato, in genere è sensato diramare sia una notifica sia un comunicato. Qui sotto trovate qualche esempio (testuale) delle comunicazioni che nel 2018 fecero ottenere a Zero Hour l’attenzione mediatica necessaria.
Notifica
Data: 10 luglio 2018
Nome del destinatario: XY
Email: XY@questo.è.solo.un.campione.org
Ondate di calore, incendi e tempeste anomale: i giovani ingranano la quinta in vista della Marcia per il Clima del 21 luglio
Previste marce gemellate in 25 città negli Stati Uniti, in Europa e in Africa
Da oggi aperta la registrazione per i pass della stampa
Washington – In una serie di eventi di mobilitazione previsti questo mese, Zero Hour riunirà i giovani di tutto il mondo per chiedere leggi immediate ed efficaci a tutela dell’ambiente e richiamare l’attenzione sul fatto che le nuove generazioni sono a rischio per la crisi climatica.
Fondata e gestita da adolescenti di varia provenienza, Zero Hour condurrà tre giorni di eventi, a partire dal 19 luglio: Lobby Day, Festival delle arti e Marcia dei Giovani per il Clima. Inoltre si terranno più di 14 marce gemellate nelle principali città e località del mondo, comprese Miami, New York, Los Angeles, Londra, São Paolo, Norimberga e Kenya. Le adesioni proseguono.
Gli organizzatori sono disponibili per interviste di persona e al telefono. Per fissare un appuntamento, contattare ZW (nome del PR) all’indirizzo email:
ZW@questo.è.solo.un.campione.org
21 LUGLIO – MARCIA DEI GIOVANI PER IL CLIMA
I giovani marceranno sul National Mall per difendere il proprio diritto a un futuro sicuro e vivibile. Si riuniranno in un comizio per far sentire le proprie voci e raccontare le storie di ragazzi in prima linea nella lotta alla crisi climatica
Luogo: 120 Constitution Avenue NE, Washington, 20004
Orario d’inizio: 10:30
Interventi: Esibizione di apertura di un gruppo di percussionisti intertribali e interventi di giovani nativi sulla resistenza delle associazioni indigene locali.
Un’attivista di dieci anni parlerà della sua esperienza con il mancato accesso all’acqua potabile.
Un’attivista diciottenne della squadra Zero Hour parlerà di come la crisi climatica ha privato la sua famiglia dei mezzi di sostentamento.
Un nativo diciottenne e musicista hip hop parlerà delle conseguenze del fracking (fratturazione idraulica) nella sua zona in Colorado ed eseguirà due pezzi musicali.
Una coalizione di giovani di Standing Rock, compresi i fondatori del movimento, parlerà della propria esperienza in prima linea ed eseguirà pezzi musicali coinvolgendo i presenti in canti collettivi.
Performance musicale di un’attrice e cantante, star di Broadway e nominata ai premi Grammy.
La fondatrice sedicenne parlerà della nascita del movimento e guiderà un happening per rendere onore alle vittime dell’uragano Maria.
Registrazione pass per la stampa: (se il modulo è online, inserite un link)
Zero Hour, fondata e autogestita da liceali provenienti da ogni parte degli Stati Uniti, guiderà a Washington la più grande mobilitazione di giovani di colore per il clima.
Il movimento ha ottenuto l’adesione e il sostegno di oltre 40 associazioni nazionali e organizzazioni di base, tra cui 350.org, Sierra Club, Indigenous Environmental Network, Citizens Climate Lobby e NRDC. Nell’ultimo mese vari attivisti per il clima, scienziati e celebrità si sono schierati in favore della Marcia, tra cui Al Gore, Chelsea Handler, Leonardo DiCaprio, Michael Mann e Shailene Woodley.
COMUNICATO STAMPA
21 luglio 2018
Contatti
Jamie Margolin
email@questo.è.solo.un.campione.org
Shravya Jain
email@questo.è.solo.un.campione.org
333.555.6666
«Siamo i leader che stavamo aspettando»: la Generazione Z scende in piazza per chiedere urgenti azioni contro la crisi climatica
Marce ed eventi gemellati in corso in 25 città del mondo
Washington – Sabato 21 luglio i giovani di tutto il mondo sono scesi in piazza per richiamare l’attenzione pubblica sul rischio cui la crisi climatica espone le nuove generazioni e per esigere interventi immediati.
In tutti gli Stati Uniti e nel mondo si sono svolti eventi e marce simultanee, comprese manifestazioni a New York, Los Angeles, Seattle, Quad Cities, Londra e Butere, in Kenya. L’iniziativa ha coinvolto migliaia di ragazzi in ogni parte del pianeta.
Durante il comizio organizzato a Washington, gli attivisti di Zero Hour, Standing Rock, Havana Chapman-Edwards e i ragazzi nativi delle tribù indigene locali hanno condiviso le proprie esperienze sull’impatto dell’inquinamento da carburanti fossili sulla loro generazione. A dispetto della pioggia incessante la folla ha acclamato le canzoni di Nahko e Xiuhtezcatl Martinez sulla rivolta giovanile, la giustizia sociale e il potere della protesta. Dopo la performance la folla ha sfilato dal National Mall a Lincoln Park per esigere la fine dell’apatia sul cambiamento climatico.
«Siamo i leader che stavamo aspettando» ha detto Jamie Margolin, fondatrice sedicenne di Zero Hour. «Con la loro inazione e tolleranza delle industrie inquinanti i capi di governo hanno dimostrato di non avere a cuore il nostro futuro. Gli eventi climatici estremi come le ondate di calore e gli incendi cui abbiamo assistito durante l’estate e gli uragani dell’anno scorso sono la prova che gli effetti del cambiamento climatico sono già in atto. E se le temperature continuano ad aumentare quegli effetti avranno un impatto sempre più catastrofico. Il tempo stringe: questa è l’Ora Zero (#ThisIsZeroHour) per passare all’azione.»
La marcia ha rappresentato il culmine di tre giorni di mobilitazione a Washington. Il 19 luglio gli organizzatori di Zero Hour e altri volontari hanno incontrato quasi cinquanta senatori e i membri del loro staff, tra cui la senatrice Tammy Duckworth, il senatore Bernie Sanders, il senatore Jeff Merkley e il senatore Cortez Masto. Scopo del Lobby Day era informare i senatori della piattaforma di Zero Hour sull’urgenza della giustizia climatica, che coinvolge gli ambiti dell’uguaglianza sociale, razziale ed economica. Gli attivisti hanno anche sollecitato i senatori a respingere ogni finanziamento da parte dell’industria dei carburanti fossili. Il 20 luglio si è tenuto un festival in cui artisti e performer hanno usato l’arte per mobilitare la comunità di Washington all’azione climatica ed evidenziare il contributo della diversità culturale.
Zero Hour, un’associazione di giovani per il clima e l’ambiente, porta le voci multiculturali dei ragazzi nel dibattito sulla giustizia climatica e ambientale.
Nell’ultimo mese vari attivisti per il clima, scienziati e celebrità hanno espresso pubblicamente il proprio sostegno alla marcia, compresi Don Cheadle, Al Gore, Chelsea Handler, Leonardo DiCaprio, Michael Mann e Shailene Woodley. Il movimento è stato appoggiato e sponsorizzato da oltre 40 associazioni nazionali e di base, tra cui 350.org, Earth Guardians, Sierra Club, Hip Hop Caucus, Indigenous Environmental Network, Citizens Climate Lobby e NRDC.
Siate strategici nell’invio dei comunicati
Diramare un comunicato stampa alla mezzanotte di un week-end non è una buona strategia se volete che i giornalisti leggano per tempo il testo. Salvo casi eccezionali, i materiali vanno inviati nei giorni lavorativi e negli orari d’ufficio.
Un altro dettaglio importante per l’invio di notifiche o comunicati stampa a un gran numero di reporter: usate sempre la funzione di Copia Conoscenza nascosta (campo bcc o ccn sull’email) e mai la Copia Conoscenza aperta (campo cc, che permette a ogni destinatario di leggere i nomi di tutti gli altri). I destinatari sapranno comunque che la vostra è una circolare e non un messaggio personale, ma vedere nero su bianco una sfilza di nomi di colleghi nell’intestazione ha un effetto psicologico controproducente, perché smorza la voglia di occuparsi dell’evento. Perciò mi raccomando: sempre ccn!
Telefonate e scrivete email personalizzate a reporter selezionati
In base alle mie conversazioni con i reporter posso riferire che la reazione unanime della categoria ai comunicati stampa è: Li detesto! Sono troppo impersonali. Ti fanno sentire come un numero in un elenco. Non significa che non dobbiate usarli, ma per promuovere davvero un evento dovrete fare un passo in più. Compilate un elenco selezionato di giornalisti da contattare al telefono o con email su misura e ritagliatevi il tempo necessario a comunicare con loro di persona. I reporter reagiscono meglio a un contatto personale che a una circolare. Lo ripeto: non vi sto dicendo di non usare i comunicati stampa. Però non fermatevi lì.
Riflettete su quali iniziative siano appetibili per la stampa e agite di conseguenza
I media considerano più degni di attenzione alcuni eventi – per esempio le manifestazioni con grande afflusso di folla, le azioni di disobbedienza civile o in generale le iniziative plateali – rispetto ad altri. Non perdete tempo a promuovere iniziative che la stampa non giudicherà degne di attenzione. Non significa che quell’azione è meno importante, solo che il suo obiettivo sarà diverso. Se però saranno presenti politici in vista, celebrità, figure pubbliche o una vasta platea di partecipanti, o se l’evento in sé è di grande richiamo, innovativo, scenografico e rivoluzionario, promuovetelo non soltanto con notifiche e comunicati stampa ma anche con un gran numero di contatti personalizzati.
COME REAGIRE QUANDO L’ATTENZIONE DELLA STAMPA È NEGATIVA O INGANNEVOLE
A volte i media non comunicano la notizia nel modo corretto. Anche i giornalisti sono esseri umani, e commettono errori. Ecco come rimediare.
Ignorate la stampa negativa. Reagite solo se è massiccia
Davanti a un paio di articoli negativi la soluzione migliore è ignorarli: passerà. Ai giovani attivisti capita spesso di venire dileggiati come impostori, fantocci manipolati da burattinai adulti o parte di chissà quale cospirazione. Interpretate quelle critiche come un complimento: avete fatto colpo, al punto che la gente comincia a temervi. Pubblicare una smentita o condividere un articolo negativo servirà solo ad amplificarne l’impatto. Se però una voce falsa e particolarmente dannosa comincia a prendere piede, usate i social per postare una smentita pacata e formulata in modo professionale. Dopodiché pensate ad altro.
Contattate il giornalista se ha riportato un fatto in modo non accurato
Se il reporter che si è occupato di un vostro evento o vi ha intervistati commette un errore nel riferire un dato importante, non abbiate scrupolo a contattarlo per farglielo notare. In genere saranno ben contenti di pubblicare una rettifica.
Create i vostri canali mediatici
Usate i social, i blog, YouTube e altre piattaforme digitali che vi danno la possibilità di formulare di persona il messaggio e di raccontare in prima persona la vostra storia. Caricate i video su tutti i vostri profili. I media tradizionali tendono a notare la pubblicazione costante di aggiornamenti sui social network, e in futuro saranno più inclini a consultare i vostri profili per trarre informazioni corrette sulla vostra militanza.
Ricordate: alla stampa non dovete niente
Se venite avvicinati da una testata che non gode della vostra fiducia, se il giornalista si comporta in modo villano o troppo insistente o se in base alla sua reputazione sapete già che non parlerà del movimento nel modo corretto, respingete l’approccio: non siete tenuti a concedere interviste se l’interlocutore non è quello giusto. Siate fermi ma educati e declinate l’offerta.
DURANTE UN’INTERVISTA
Siate concisi
I media moderni amano gli slogan e metteranno in luce solo le affermazioni più stringate e memorabili. Dunque la strategia migliore è attenervi a due o tre punti essenziali, concentrandovi su quelli ed evitando digressioni. Non parlate a ruota libera. Immaginate l’articolo finale, ed esprimete i concetti e le formulazioni così come vorreste vederli pubblicati. Se l’intervista è programmata, esercitatevi. Quali sono gli argomenti essenziali? Qual è il messaggio che volete comunicare? Preparatevi come per un’interrogazione finché vi sentirete sicuri e disinvolti.
Dite solo ciò che vorreste vedere pubblicato
I media pubblicano rettifiche di articoli già usciti solo in caso di un proprio errore marchiano, non se vi siete pentiti di ciò che avete detto. I giornalisti hanno tutti i diritti di citare le vostre parole fuori contesto e di rigirarle a sostegno della propria tesi. Quindi non rivelate informazioni private su voi stessi o sul movimento anche se il giornalista vi sembra amichevole, e nemmeno se ha precisato che la domanda è “ufficiosa” e che “resterà tra noi”: a volte anche le conversazioni più confidenziali finiscono in prima pagina. Tenete a mente che il mestiere di un giornalista non è diventarvi amico o magnificare le vostre imprese: il suo obiettivo è uno scoop.
Siate educati e garbati ma fissate dei limiti e fateli rispettare
Siate sicuri di voi stessi, gentili e rilassati. Comportatevi in modo professionale, ma agite sempre secondo la vostra coscienza. Se una domanda vi sembra inopportuna o indiscreta, siete liberissimi di non rispondere. Se il giornalista assume un atteggiamento troppo insistente o aggressivo, o se pretende di proseguire l’intervista oltre il tempo assegnato, interrompete voi stessi la conversazione. È importante essere disponibili, ma dovete anche proteggere il vostro tempo e le vostre energie. Stabilite dei confini e non permettete a nessuno di superarli. A me è capitato di lavorare con una troupe di documentaristi che voleva pedinarmi in ogni minuto della giornata, filmando anche i momenti e le conversazioni più private, finché ho perso pazienza. Ero sfinita e loro continuavano a insistere: non erano mai contenti, e avrebbero preteso ben più di quanto io fossi disposta a dare. Perciò l’ho detto chiaro e tondo: «No, non risponderò più a nessuna domanda. Il materiale raccolto finora basta e avanza». E ho chiuso la porta.
In un altro caso un giornalista continuò per settimane a chiamare me e altri membri della squadra di Zero Hour, tenendoci per ore al telefono a rispondere a una trafila infinita di domande. Cercò di telefonarci persino il giorno prima dell’uscita dell’articolo. Fino a quel momento ci eravamo dimostrati superdisponibili, ma la situazione era diventata ingestibile: non potevamo lasciarci fagocitare in quel modo. Così facemmo un esame di coscienza – “Abbiamo fornito tutte le informazioni necessarie? Sì” – e ci rammentammo l’un l’altro la regola d’oro – “Alla stampa non dobbiamo niente” – e troncammo le comunicazioni, rifiutandoci di rispondere ad altre telefonate. Alla resa dei conti l’articolo pubblicato non incluse neanche una frazione dei mille argomenti di cui avevamo parlato: si limitava a riferire informazioni che il giornalista avrebbe potuto trovare facilmente dai nostri siti e profili, senza tormentarci.
QUANDO LA STAMPA NON PRESTA ATTENZIONE
Capita che i media decidano semplicemente di ignorarvi. I giornalisti non si presentano agli eventi, i canali mainstream non degnano di un accenno voi e il vostro movimento. Non so dirvi quanto tempo ho dedicato a scrivere i migliori comunicati stampa possibili senza ottenere nemmeno un trafiletto di commento. A volte è solo questione di tempistica: ciò che avete da dire non corrisponde agli interessi dei media in quel dato momento o ci sono altre notizie ritenute più importanti che hanno la precedenza. Non prendetela sul personale. Sono cose che succedono. Spesso. A spanne direi che più del novantanove per cento di quello che faccio viene completamente ignorato dalla stampa. In larghissima parte il mestiere di organizzatori e attivisti è una faticaccia ingrata e invisibile, e va bene anche così.
Mentre vi impegnate a richiamare l’attenzione dei giornalisti, dando fondo a tutte le vostre strategie mediatiche, tenete sempre a mente che il vostro valore di attivisti non si misura in base al numero di articoli o servizi al telegiornale. La fama di un giovane militante è rara, effimera e spesso del tutto casuale. È impossibile prevedere quale azione, campagna o movimento capiterà nel luogo e nel momento giusto per diventare un “caso”. A volte i movimenti destinati a cambiare il mondo procedono sottotraccia, passando quasi inosservati ai media. In tutto il mondo si stanno verificando cambiamenti rivoluzionari grazie al lavoro di militanti i cui nomi restano sconosciuti al grande pubblico. Se siete uno dei tanti organizzatori che con o senza telecamere si sta impegnando con tutte le forze a trasformare la sua comunità e a fare la differenza senza ottenere riconoscimenti di sorta, avete tutta la mia riconoscenza. Siete le mie rock star personali, anche se nessuna rivista vi ha mai messi in copertina. Sono quelli come voi a far girare il mondo e a costituire la spina dorsale di ogni movimento.
Non cadete nella trappola del primato. Pensare: “Io ho cominciato questo lavoro molto prima di quel tizio, eppure lui si è rubato tutti i riflettori” non è sano. Alcuni diventano celebrità dalla sera alla mattina, altri lavorano per decenni senza allori. Fa parte del mestiere e del modo in cui operano i media. Per questo dovete restare sempre concentrati sul vostro perché, per conservare alta la motivazione e proseguire la lotta anche quando le videocamere non si accendono e il pubblico non batte le mani. Spesso i media puntano i riflettori sul singolo individuo che ha dato fuoco alle polveri, non ai tanti che hanno dedicato anni a preparare l’innesco affinché l’incendio si propaghi.
Il punto essenziale è che impiegando le tattiche giuste noi giovani abbiamo il potere di plasmare il discorso mediatico e, di conseguenza, i cuori e le menti di milioni di persone. Amplificato dai media un gruppetto sparuto può tramutarsi in un movimento planetario destinato a cambiare il futuro. Per noi che non abbiamo voce nel governo, negli organi legislativi o nel settore finanziario, una stampa libera rappresenta uno strumento prezioso per comunicare il messaggio all’opinione pubblica e fare la differenza.
Non bisogna mai dare per scontato il valore di una stampa libera, ed è sempre un momento straordinario e rivoluzionario quando un movimento riesce a impadronirsene: badate però non sia lei a impadronirsi di voi.
ANDREA ALEJANDRA GONZALES, 18 anni, She/Her
Organizzatrice locale di Youth Over Guns e attivista per l’uguaglianza di genere, la giustizia razziale, la decolonizzazione e la prevenzione della violenza da armi da fuoco
Jamie: Come sei diventata attivista?
Andrea: Avevo realizzato un progetto d’arte contro la cultura dello stupro, con foto di nudi femminili in cui le modelle portavano scritte sulla schiena frasi come: «No significa no», e la mia scuola lo censurò, sostenendo che le immagini erano “pornografiche”.
Così lanciai una petizione per costringerli a riallestire la mia mostra. Le proteste e l’indignazione dei miei compagni contro la censura furono talmente clamorose da attirare l’attenzione della stampa. Fui intervistata dai giornali e le mie foto finirono al Metropolitan Museum of Art.
Due settimane dopo la strage di Parkland ci fu un allarme nella mia scuola. Restammo blindati all’interno dell’edificio per tre ore, senza collegamenti Internet e cellulari. Nessuno ci spiegò cosa fosse accaduto.
E i poliziotti chiamati sul posto si presentarono con i mitra spianati e un atteggiamento molto aggressivo e ostile: l’esatto opposto di quello che sarebbe servito per calmare l’atmosfera.
Jamie: In che modo le tue identità ispanica e queer hanno influito sul tuo attivismo?
Andrea: È dura essere indigeni e portatori del trauma dei tuoi genitori e antenati. Mi è capitato spesso di trovarmi in ambienti militanti in cui la gente cercava di spiegarmi il mio stesso trauma.
Quanto al mio orientamento sessuale, intendo “queer” nel senso più ampio e inclusivo del termine. Identifico il mio genere come femminile, perciò la gente dà per scontato che sia etero. Ma in realtà la mia è una sessualità fluida, e i suoi aspetti gay sono una parte importante di me e della mia militanza. I danni dell’omofobia sono reali.
Jamie: Quali sono le tue strategie per determinare un cambiamento?
Andrea: Credo nella rivoluzione. Considero la liberazione come qualcosa per cui vale la pena di dare la vita.
Il mio obiettivo è mettere fine a ogni violenza.
È violenza non avere acqua e cibo o essere vittime di un sistema giudiziario e carcerario discriminatorio. Io lavoro per sensibilizzare le persone attraverso laboratori ed eventi, parlando con gli emarginati e cercando di dotare le comunità del linguaggio e delle parole di cui hanno bisogno per emanciparsi.
Jamie: Che cosa vorresti dire alle giovani attiviste di colore?
Andrea: Siete arrivate all’attivismo grazie a esperienze uniche e insostituibili, e nessun leader può prendere il vostro posto. Solo noi siamo capaci di guidare con l’amore e la tenerezza. Siamo la realizzazione dei sogni più sfrenati dei nostri antenati. Siamo qui per un motivo.
Jamie: Che ne pensi dell’influenza dei media sulla cultura contemporanea dell’attivismo giovanile?
Andrea: È straordinario che questa nuova generazione di giovani impegnati abbia conquistato tanta visibilità. Il rovescio della medaglia è che qualcuno cerca di cavalcare l’onda. Ultimamente ho notato che alcuni adottano l’attivismo come espediente per guadagnare crediti scolastici o ottenere l’ammissione al college, e appena raggiunto l’obiettivo abbandonano la comunità.