21
L’antivigilia di Natale Heather passa a prendere Abby e la accompagna al vivaio. Abby ha dato il tormento a Caleb per sapere se poteva aiutarmi perché, a quanto pare, fin da piccola ha sempre desiderato lavorare in un vivaio. Anche se sospetto che non sia proprio così, sono felice di accontentarla.
In fondo al tendone abbiamo piazzato due cavalletti con sopra una tavola in compensato delle dimensioni di una porta dove accumuliamo i residui della potatura. Infiliamo i pezzi più piccoli in sacchetti di carta e li offriamo ai clienti da portare a casa. Potranno servirsene per decorare i davanzali o per preparare dei centrotavola per il pranzo che riunirà tutta la famiglia. Quasi non facciamo in tempo a riempirli che i sacchetti vanno a ruba.
«Cos’è questo regalo misterioso che stai preparando per Devon?» chiedo. «Scommetto che si tratta di un maglione natalizio.»
«Be’, ci avevo pensato, in effetti» dice Heather, «ma alla fine ho scelto qualcosa di meglio. Aspetta qui.»
Corre a recuperare la borsa che ha lasciato sul bancone. Abby e io ci scambiamo un’occhiata scettica stringendoci nelle spalle. Tornando verso di noi, Heather esibisce con orgoglio una striscia di lana rossa e verde lunga circa cinquanta centimetri, leggermente bitorzoluta... Una sciarpa?
«Mia mamma mi ha insegnato a lavorare a maglia» spiega.
Mi mordo l’interno della guancia per impedirmi di riderle in faccia. «Natale è fra due giorni, Heather.»
Lei guarda la sua creazione con aria sconfitta. «Non avevo idea che ci volesse tutto questo tempo. Ma non appena arrivo a casa, mi chiudo nella mia stanza e guardo tutorial sul lavoro a maglia finché non l’avrò finita.»
«Se non altro, sarà il modo migliore per appurare quanto è grande l’amore di Devon.»
Abby interrompe per un attimo il suo lavoro. «Fermi tutti: cosa significa “appurare”?»
Io e Heather scoppiamo in un’allegra risata.
«Secondo me» dice Heather infilandosi frettolosamente la sciarpa in tasca, «significa che se Devon mi ama davvero, indosserà questo schifo di sciarpa come se fosse il regalo più bello che abbia mai ricevuto.»
«Significa esattamente questo, ma non è un test molto corretto.»
«Tu la metteresti, se te la regalassi» dice Heather, e ha ragione. «Se lui non sa dimostrarmi la stessa devozione, non merita il suo vero regalo.»
«Che sarebbe?» chiede Abby.
«I biglietti per uno spettacolo di cabaret.»
«Così va meglio» commento.
Heather racconta ad Abby della giornata perfetta che Devon ha organizzato per lei come regalo di Natale anticipato. Un giorno, dice Abby, anche a lei piacerebbe avere un fidanzato che la porti a fare un picnic in cima a Cardinals Peak.
Heather sorride mentre riempie il sacchetto successivo. «Non che non si sia divertito anche lui lassù.»
Le lancio una manciata di rametti e aghi di pino. Non mi pare il caso che approfondisca l’argomento davanti alla sorellina di Caleb.
Dopo che Abby se n’è andata con la madre passata a recuperarla, la conversazione si concentra sulla mia vita amorosa. «Sembra che ci siano ancora molte cose in serbo per noi, ma tra pochissimo io me ne dovrò andare.»
«E l’anno prossimo è ancora un punto interrogativo?» mi chiede Heather.
«Non esattamente. In realtà è molto improbabile che torniamo. Non so che cosa farò se non potrò vederti il prossimo inverno.»
«Non sembrerà nemmeno Natale, questo è certo.»
«Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato restare a casa dopo la festa del Ringraziamento. Poter trascorrere un bianco Natale e fare le cose che la gente normalmente fa durante le vacanze. Ma in tutta sincerità, un conto è chiederselo, un conto è desiderarlo.»
Nel frattempo io e Heather abbiamo smesso di riempire i sacchetti.
«Ne hai parlato con Caleb?»
«È un argomento che aleggia fra noi fin dall’inizio.»
«E che mi dici delle vacanze di Pasqua? Non dovresti per forza aspettare secoli per rivederlo.»
«Andrà a trovare suo padre.» Penso ai biglietti per il ballo d’inverno che ho nascosto dietro la nostra foto. Per darglieli dovrei sapere per certo come stanno le cose fra noi. Dovrei sapere cosa vogliamo entrambi. Significherebbe partire da qui portando con me la promessa che lui è impegnato insieme a me.
«Se ce l’abbiamo fatta io e Devon» dice Heather, «anche tu e Caleb potete farcela.»
«Non so se è proprio così. Voi due almeno eravate insieme mentre cercavate di trovare un equilibrio.»
La vigilia di Natale, dopo aver chiuso la stagione di vendita, io e i miei genitori ceniamo nella roulotte. L’arrosto cucinato nella pentola elettrica ha inondato l’ambiente di un profumo delizioso. Il padre di Heather ci ha portato del pane di farina di mais fatto in casa. Seduto a tavola di fronte a me, papà mi chiede cosa penso dell’eventualità di non tornare qui l’anno prossimo.
Spezzo la mia pagnotta a metà. «Non so cosa pensare. Immancabilmente, ogni 24 dicembre ci sediamo qui a mangiare tutti insieme. L’unica cosa diversa stavolta è questa domanda.»
«Questo dal tuo punto di vista» dice mia madre. «Da questo lato del tavolo, ogni anno la prospettiva è diversa.»
Mi metto in bocca un pezzetto di pane e lo mastico lentamente.
«Ci sono tante persone che vogliono solo il meglio per te» dice papà. «Qui dentro, in questa città, a casa...»
Mia madre mi prende la mano. «So che può sembrare che ti stiamo tirando tutti in direzioni diverse, ma questo succede perché teniamo a te. Spero che quest’anno ti abbia almeno dimostrato questo.»
E papà, per non smentirsi, aggiunge: «Anche se ti ritroverai con il cuore infranto».
La mamma gli dà una spintarella sulla spalla. «Ai tempi del liceo, Mister Cinismo – tuo padre – ha trascorso un’intera estate qui al camp di baseball dopo avermi conosciuto l’inverno precedente.»
«Ho imparato a conoscerti molto bene in quel periodo» dice papà.
«Quanto puoi conoscere una persona in poche settimane?» ribatte la mamma.
«Piuttosto bene» dico. «Fidati.»
Mio padre posa la mano sulla mia e su quella della mamma. «Siamo orgogliosi di te, tesoro. Qualsiasi cosa succeda all’azienda, la affronteremo tutti insieme, come una famiglia. E qualsiasi cosa tu decida di fare con Caleb, noi... be’, noi... possiamo...»
«Noi ti sosterremo» conclude mia madre.
«Esatto.» Papà si appoggia allo schienale e mette un braccio intorno alle spalle della mamma. «Abbiamo fiducia in te.»
Mi sposto all’altro lato del tavolo e stringo i miei genitori in un grande abbraccio che riunisce tutta la famiglia. Mi accorgo che mio padre allunga il collo per guardare la mamma.
Quando torno al mio posto, lei si alza e va in camera da letto a prendere i pochi regali che abbiamo portato da casa. Il più impaziente è papà – è molto simile a Caleb in questo senso – perciò è il primo ad aprire il suo pacchetto.
Allunga il braccio davanti a sé tenendo la scatola a debita distanza. «L’elfo sulla mensola?» esclama arricciando il naso. «È uno scherzo?»
La mamma e io quasi moriamo dal ridere. Mio padre si lamenta di quel pupazzetto tutti gli anni, giurando e spergiurando di non credere alla storia dell’elfo che si nasconde ogni giorno in un posto diverso. Poiché trascorre il mese di dicembre in una roulotte lontano da casa, immaginava di potersi sottrarre alla tradizione.
«L’idea mia e di Sierra era di nasconderlo a casa quando sei partito per venire qui» spiega mia madre.
«Così» aggiungo protendendomi per ottenere il massimo effetto «avresti passato tutto il mese a pensarci su, chiedendoti dove fosse.»
«Sarei impazzito» confessa papà. Tira fuori l’elfo dalla scatola e lo tiene a testa in giù per un piede. «Quest’anno vi siete veramente superate.»
«Be’, se c’è un lato positivo» dico, «è che d’ora in poi puoi metterti a cercarlo tutti i giorni a casa.»
«Ecco un altro esempio di come non ci sia bisogno di trovare un lato positivo a tutti i costi» afferma papà.
«Okay, ora tocca a me» dice la mamma.
Ogni anno ama farsi sorprendere da una crema per il corpo con una fragranza nuova. Nonostante l’odore di resina le piaccia, dopo esservi stata immersa per un mese intero le piace iniziare il nuovo anno con un profumo diverso.
Scarta il flacone e legge l’etichetta sul retro. «Cetriolo e liquirizia? Come diamine hai fatto a trovarlo?»
«Sono i tuoi due profumi preferiti» le ricordo.
Toglie il tappo, annusa la crema e se ne spreme un po’ sul palmo. «È incredibile!» esclama spalmandosela sulle mani.
Mio padre mi consegna una scatolina argentata.
Tutta eccitata, la apro e sollevo un sottile strato di ovatta. Sotto brilla la chiave di un’auto. «Mi avete regalato una macchina!»
«Tecnicamente è il pick-up di zio Bruce» puntualizza mia madre, «ma faremo rivestire gli interni dei colori che preferisci.»
«Non è adatto per i viaggi lunghi» dice papà, «ma è l’ideale per muoversi nella tenuta e per girare in città.»
«Ti dispiace che sia di seconda mano?» chiede la mamma. «Non potevamo permettercene uno...»
«Grazie.» Capovolgo la scatolina facendomi cadere in mano la chiave. Dopo averla soppesata per qualche istante, mi alzo di nuovo e corro ad abbracciarli con slancio. «È fantastico.»
Per rispettare la tradizione, dopo aver impilato i piatti sporchi nel lavello, ci mettiamo tutti e tre nel lettone e guardiamo Come il Grinch rubò il Natale sul mio portatile. Come sempre, arrivati al punto in cui il cuore del Grinch triplica la sua dimensione, mamma e papà dormono già della grossa. Io, invece, sono sveglia come un grillo e ho lo stomaco chiuso perché è arrivato il momento di prepararmi per andare alla cerimonia delle candele con Caleb.
Questa sera non c’è bisogno di provare diversi outfit. Ancora prima di alzarmi dal letto, ho già deciso che indosserò una semplice gonna nera abbinata a una camicetta bianca. In bagno mi stiro i capelli. Mentre mi trucco con cura, vedo riflesso nello specchio il sorriso di mia madre che mi sta osservando. Mi mostra un maglioncino di cashmere rosa.
«In caso faccia freddo» mi dice.
Mi volto di scatto. «Dove l’hai preso?»
«È stata un’idea di tuo padre. Voleva che sfoggiassi qualcosa di nuovo stasera.»
Sollevo la maglia. «È stato papà a sceglierla?»
Lei scoppia a ridere. «Certo che no. E ringrazia la tua buona stella, perché se l’avesse scelta lui probabilmente ti starebbe grande come una tuta da sci. Mi ha chiesto di andarti a comprare qualcosa mentre tu e le tue amiche preparavate i sacchettini di ramoscelli.»
Mi accosto la maglia al petto e mi guardo allo specchio. «Digli che mi piace tantissimo.»
Mia madre sorride davanti alle nostre immagini riflesse. «Se riesco a svegliarlo, più tardi prepariamo i popcorn e ci guardiamo Bianco Natale in santa pace.»
Lo fanno tutti gli anni, di solito con me accoccolata in mezzo a loro. «Ho sempre apprezzato il fatto che tu e papà non siate mai diventati insensibili allo spirito natalizio» osservo.
«Tesoro, se mai fosse stato così, avremmo venduto l’azienda e ci saremmo messi a fare altro. Il nostro è un lavoro speciale. Ed è bello sapere che Caleb lo apprezza.»
Sentiamo dei leggeri colpi alla porta. Il cuore mi batte all’impazzata mentre la mamma mi aiuta a indossare il maglioncino senza spettinarmi. Prima che possa abbracciarla ancora una volta, lei è già tornata nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle.