Soluzioni

Nella selva delle lettere

GRAFIE SBAGLIATE: un pò (corretta: un po’); perchè (corretta: perché, con accento acuto corrispondente a una pronuncia chiusa della vocale); mal grado (corretta: malgrado); fa’ (corretta: fa; la grafia con l’apostrofo si usa per l’imperativo); (corretta: do; al presente indicativo, l’accento va solo sulla terza persona ); scorazzare (corretta: scorrazzare, visto che deriva da correre); accellerando (corretta: accelerando, la base del verbo è l’aggettivo celere); sciaqui (corretta: sciacqui, dato che deriva da acqua); colluttorio (corretta: collutorio, dal latino collùtus, participio passato di collùere “sciacquare”); metereologiche (corretta: meteorologiche: la base è meteora); qual’è (corretta: qual è; non bisogna usare l’apostrofo né al maschile né al femminile, perché è un caso di troncamento e non di elisione); si (corretta: ; sull’avverbio affermativo va sempre messo l’accento); sta sera (corretta: stasera); caffé (corretta: caffè, con accento grave corrispondente a una pronuncia aperta della vocale); stà (corretta: sta); esterefatto (corretta: esterrefatto, perché deriva dal latino terrère); coscenza (corretta: coscienza, come in scienza, si conserva la i etimologica); miglioni (corretta: milioni); aereoporto (corretta: aeroporto, perché il prefisso è aero-, come in aeroplano); loggico (logico).

GRAFIE AMMISSIBILI: sé stesso (è in realtà grafia preferibile a se stesso, che rappresenta un’immotivata eccezione alla regola per cui il pronome va accentato); tivù (anche se la grafia preferibile sarebbe quella con il raddoppiamento sintattico: tivvù, perché nei composti coi nomi delle lettere dell’alfabeto, la consonante si raddoppia: abbiccì); ed adesso (anche se sarebbe preferibile usare la d cosiddetta eufonica solo quando la parola successiva comincia per la stessa vocale: ed ecco, ma e adesso); sennonché (nei composti con di solito la consonante si raddoppia semmai, seppure; ma sono altrettanto accettabili le grafie senonché e se non che); famigliare (perfettamente accettabile, accanto a familiare: Natalia Ginzburg l’ha adottata nel titolo di un suo fortunato libro, Lessico famigliare, del 1963); ne “I Cesaroni” (anche se in questi casi sarebbe preferibile scrivere nei “Cesaroni”); sognamo (anche se è preferibile sogniamo, per mantenere anche graficamente la desinenza della prima persona plurale -iamo); obbiettivo (si può usare tranquillamente, accanto a obiettivo).

Accenti saccenti

PRONUNCE CORRETTE: mollìca, balaùstre, impudìca, baùle, in tralìce, cadùca, anònimo.

PRONUNCE SBAGLIATE: Agòrdo (corretta Àgordo, località in provincia di Belluno); leccòrnia (corretta leccornìa); lìpidi (corretta lipìdi); ìnfida (corretta infìda); anodìno (pronuncia dovuta al modello di parole come carino, latino, tavolino, sconsigliabile rispetto alla pronuncia etimologica anòdino); persuàdere (corretta persuadére).

PRONUNCE AMMISSIBILI: zaffìro (ma anche, secondo il modello greco, zàffiro); sopravvalùta (più corretto, ma meno diffuso rispetto a sopravvàluta); diatrìba (più diffuso, anche se etimologicamente sarebbe più corretto diàtriba).

Pericolosi plurali

1/a: per ciglio della strada il plurale è cigli; in riferimento agli occhi meglio ciglia;

2/b: il plurale diti si ha solo quando indica i diti considerati distintamente (i diti indici);

3/b: al plurale, i femminili in -scia perdono la i che diventa superflua davanti a e;

4/a: nei nomi in -co e -go, la tendenza è al plurale in -chi e -ghi per le parole accentate sulla penultima (gechi, aghi), al plurale in -ci e -gi per quelle accentate sulla terzultima (medici, asparagi), ma le eccezioni sono numerose (cataloghi, ad esempio);

5/a: il criterio empirico è quello di mantenere la i quando c e g sono precedute da vocale (camicie), ometterla quando sono precedute da consonante (arance);

6/a: nel caso di parole inglesi ormai entrate nell’uso comune, è consigliabile evitare la -s del plurale, ricorrendo a forme invariate;

7/b: se nel composto la parola capo indica colui che è a capo di qualcosa, nel plurale a modificarsi sarà la prima parte;

8/b: se la parola composta è formata da un nome + un aggettivo, nel plurale si modificano entrambe le componenti;

9/a: vedi la risposta al quesito 4;

10/a: si dice i muri di una casa, ma le mura di una città;

11/c: se la parola è sentita come la somma di due parole si ha pescicani, se invece è sentita come una parola autonoma, allora si ha pescecani;

12/b: specie e i suoi composti si comportano come nomi invariabili;

13/b: il criterio empirico è quello di mantenere la i quando c e g sono precedute da vocale, ometterla quando sono precedute da consonante;

14/a: fila può essere solo il plurale di filo in particolari accezioni: “reggere le fila di una congiura”;

15/c: il plurale ginocchi si ha soprattutto quando indica i ginocchi considerati distintamente; le ginocchia è usato come nome collettivo.

Il museo degli SMS

1. FORME SBAGLIATE: afferiscono il (reggenza corretta: afferire al); redarre (l’infinito è redigere).

2. FORME SBAGLIATE: nessuna. FORME AMMISSIBILI: i baci che mi hai dati (con l’ausiliare avere è possibile accordare il participio al plurale solo se l’oggetto è anteposto; l’accordo più comune è comunque quello con il participio invariato: i baci che mi hai dato).

3. FORME SBAGLIATE: hai visto a (reggenza corretta: vedere qualcuno, in quanto è un normale complemento oggetto); ce l’ho detto (l’uso di ci al posto di gli o le va sempre evitato); lasciala perdere a quella (reggenza corretta: lasciar perdere qualcuno, in quanto è un normale complemento oggetto). FORME AMMISSIBILI: succube (è la più comune; la più vicina all’etimo latino è succubo, anche se oggi suona più formale e letteraria).

4. FORME SBAGLIATE: a gratis (l’avverbio latino è gratis “gratuitamente”).

5. FORME SBAGLIATE: te (il pronome soggetto è tu, anche se nell’uso centrosettentrionale è molto diffuso te). FORME AMMISSIBILI: ha piovuto (ormai ammissibile, anche se la forma preferibile resta è piovuto); un’ora e mezzo (la forma invariata sarebbe quella più corretta, trattandosi di un aggettivo usato come aggettivo sostantivato; ma è di largo uso anche il tipo un’ora e mezza).

6. FORME SBAGLIATE: ho letti i libri (corretta: ho letto, vedi la risposta al quesito 2); il massimo acme (corretta: la massima acme; l’etimo è il greco acmé, femminile). FORME AMMISSIBILI: nonostante mi siano piaciuti (accanto a nonostante che).

7. FORME SBAGLIATE: la città che ci vivo (costrutto corretto: in cui vivo; non si può usare che al posto di in cui, per cui, di cui); viene sparato (correttamente: viene ucciso; sparare è un verbo intransitivo); stare spaventati (correttamente: essere spaventati, perché stare non si può usare come copula del predicato nominale).

8. FORME SBAGLIATE: esce la macchina (correttamente: porta fuori; uscire è un verbo intransitivo). FORME AMMISSIBILI: ha potuto arrivare (o, indifferentemente, è potuto arrivare).

9. FORME SBAGLIATE: vicino Lecco (vicino a Lecco: vicino usato come preposizione richiede sempre a).

10. FORME SBAGLIATE: nessuna. FORME AMMISSIBILI: c’erano una 50ina (concordanza a senso con soggetto logico persone, anche se è più corretta la concordanza col soggetto grammaticale: c’era una 50ina); sono dovuto andare via (accanto a ho dovuto); inizia il corso (anche se tradizionalmente iniziare si usava solo come verbo transitivo).

11. FORME SBAGLIATE: fa niente (corretta non fa niente: l’avverbio non non si può mai omettere nelle frasi negative); ho mica fame (non ho mica fame, per lo stesso motivo).

12. FORME SBAGLIATE: codesto (forma di uso letterario o burocratico che in un testo scritto si può usare solo in relazione a quanto già detto; forma corretta questo o quello); più estremo (estremo in quanto superlativo non dovrebbe essere graduabile).

13. FORME SBAGLIATE: nessuna. FORME AMMISSIBILI: insieme con (perfettamente equivalente a insieme a).

14. FORME SBAGLIATE: nessuna. FORME AMMISSIBILI: ma però (modo familiare che serve a rinforzare la congiunzione avversativa); che (è la forma più antica e generale di pronome interrogativo, anche se nell’italiano di oggi è spesso sostituita da cosa).

15. FORME SBAGLIATE: ossequiente (corretta: ossequente, perché continua il latino obsequens, -entis); roboante (forma corretta reboante, dal latino reboans, -antis).

Una corsa contro il tempo

1. verrei; 2. fosse / fosse stato; 3. piovesse / fosse piovuto; 4. abbia; 5. mangi / abbia mangiato; 6. voleva / avrebbe voluto; 7. rimanga; 8. sia / sia stato; 9. vadano / andranno / andrebbero; 10. alzi; 11. ce l’avrebbe fatta; 12. riflettesse / avesse riflettuto; 13. era; 14. sarebbe successo; 15. capì.

Parole minate

1/c, 2/b, 3/b, 4/d, 5/a, 6/d, 7/c, 8/b, 9/c, 10/c, 11/a, 12/a, 13/c, 14/c, 15/c.

Dieta multietimica

PAROLE DI ORIGINE STRANIERA: carciofo (dall’arabo; secondo lo Zingarelli 2016, documentato in Italia prima del 1535); burro (dal francese antico, 1310); ragù (dal francese, 1669); bottarga (dal greco bizantino, prima del 1547); bistecca (dall’inglese, 1844); purea (dal francese, 1846); patata (dallo spagnolo, 1525); curry (voce inglese, 1817); pilaf (dal turco, 1542); ananas (dal portoghese, 1763); albicocca (dall’arabo, secolo XIII); cioccolata (dallo spagnolo, 1606); caffè (dal turco, 1585); moca (dal nome arabo di una località yemenita, 1856); cognac (dal francese, 1875); rum (dall’inglese, 1708).

PAROLE DI ORIGINE DIALETTALE: rucola (variante regionale: «la ruchetta, così da noi chiamata in Toscana, in Lombardia si chiama rucola» (P. Mattioli, 1572); mozzarella (voce napoletana, 1570); fettuccine (voce romanesca, 1865); trenette (voce ligure, 1931); maraschino (voce veneta, prima del 1786); fonduta (voce piemontese, 1854); grappa (voce d’origine lombarda, 1876); centerbe (voce d’origine abruzzese, 1863); filuferru (voce d’origine sarda, 1967).

Informazioni poco attendibili

1/F: l’italiano deriva dal latino parlato d’epoca imperiale; tra greco e italiano non c’è alcun rapporto di filiazione diretta; 2/F: l’italiano che oggi parliamo e scriviamo è plasmato sul fiorentino letterario del Trecento; 3/F: il Cantico è stato scritto intorno al 1224; tradizionalmente si considera come il più antico testo in italiano una formula di testimonianza presente nel Placito capuano (960 d.C.); 4/V: compresa nel primo Indice dei libri proibiti (1559), l’opera conobbe due diverse edizioni «espurgate», pubblicate rispettivamente nel 1573 e nel 1582; 5/V: si tratta delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo (1525); 6/V: solo a qualche anno di distanza dalla fondazione (1582), il nome dell’Accademia fu vòlto a significare il lavoro di ripulitura della lingua; 7/V: dall’economista Antonio Genovesi; fino a quel momento (se si escludono rare eccezioni) le lezioni universitarie si erano tenute in latino; 8/F: il viaggio per Firenze si svolge dopo l’uscita della prima edizione del romanzo (1827), scritta in una lingua letteraria che ancora risentiva delle fonti libresche: fin dal primo abbozzo, Manzoni aveva escluso la possibilità di scrivere il romanzo in dialetto; 9/F: la percentuale oscilla – a seconda delle stime – tra il 2,5 e il 9,5%; 10/V: l’inchiesta ISTAT del 2015 conferma che il dialetto non è più sentito come marca d’inferiorità socioculturale, ma come un’ulteriore possibilità espressiva a disposizione di chi parla l’italiano; 11/V: l’italiano appartiene alla famiglia delle lingue romanze o neolatine, proprio come il portoghese e il rumeno (della stessa famiglia fanno parte anche il francese e lo spagnolo); 12/F: il modello del codice poetico, rimasto quasi immutato fino alla fine dell’Ottocento, è soprattutto il Canzoniere di Francesco Petrarca (Rerum vulgarium fragmenta); 13/V: l’idea era quella di un cibo rozzo e piuttosto indigesto, anche se il nome indicava un tipo di pasta diverso da oggi: «maccheroni… è mangiare di pasta, che ancho si dimandano gnocchi», scrive nel Cinquecento Francesco Alunno; 14/V: nel 1930 fu ordinata la soppressione di scene in lingua straniera nei film; nel 1940 si vietò l’uso di parole straniere nell’intestazione di ditte, aziende, negozi e in tutti i testi pubblicitari; 15/f: la percentuale delle parole inglesi non adattate presenti nei principali dizionari dell’uso si aggira intorno al 2%.

Carbonio 14

SEQUENZA CORRETTA: 7. Iscrizione nella basilica di S. Clemente a Roma (fine sec. XI); 3. lettera di mercanti senesi (1260); 5. Giovanni Boccaccio, Decamerone (1349-53); 9. Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili (1499); 1. Benvenuto Cellini, Vita (1558-65); 8. lettera di Giovanbattista Marino (1615); 10. articolo del «Termometro politico della Lombardia» (1796); 2. lettera di Fanny Targioni Tozzetti (1837); 4. Liala, Un cuore sulla vela (1950); 6. e-mail spedita dall’ufficio clienti di un’azienda multinazionale (2004).

Impronte digitali

1/G: Non ti muovere, Mondadori, 2001; 2/C: Il birraio di Preston, Sellerio, 1995; 3/F: Verderame, Einaudi, 2007; 4/H: Bassotuba non c’è, Einaudi, 1999; 5/E: Uccelli da gabbia e da voliera, Einaudi, 1982; 6/I: Amore®, Einaudi, 1998; 7/B: Next, Feltrinelli, 2002; 8/D Nottetempo, casa per casa, Mondadori, 1992; 9/A: Come Dio comanda, Mondadori, 2007; 10/L Va’ dove ti porta il cuore, Baldini & Castoldi, 1994; 11/O: Almost blue, Einaudi, 1997; 12/M: Il compleanno dell’iguana, Mondadori, 1991; 13/Q: Venite venite B-52, Feltrinelli, 1995; 14/N: Vacca d’un cane, Feltrinelli, 1993; 15/P: Woobinda, 1996.