Impronte digitali
Prova di competenza stilistica
Per gli scrittori di oggi – specie per quelli di successo – lo stile è diventato ormai una specie di griffe. Dev’essere inconfondibile (la riconoscibilità è fondamentale in un’offerta sempre più vasta e concorrenziale) e al tempo stesso orecchiabile, tale da far subito presa sul lettore e accompagnarlo col ritmo giusto per tutto il libro.
I mezzi a disposizione per dare maggiore personalità alla propria pagina sono svariati. Ad esempio, il ricorso a un impasto dialettale, a frasi brevi e cadenzate (o, al contrario, lunghe e labirintiche); la frequenza di determinate espressioni o immagini; il recupero di una lingua aulica o arcaica (o, al contrario, bassa, popolare, sporca); l’insistita trasgressione della norma grammaticale.
Ma davvero sono sufficienti poche righe per attribuire un testo a questo o a quell’autore? E per farlo bisogna essere un raffinato filologo o basta anche aver letto con passione tanta narrativa italiana? È tutta questione di stile, o meglio: un fatto di sensibilità; perché, come cantava Jannacci ad altro proposito, «per fare certe cose, ci vuole orecchio!».
PROVA
Provate ad attribuire ciascuno dei brani riportati qui di séguito a uno degli scrittori elencati subito dopo.
1. «Aveva appena piovuto, e presto sarebbe tornato a piovere. Oltre le ultime fronde dei platani, oltre le antenne, gli storni affollavano la luce cinerea, folate di piume e garriti, chiazze nere che oscillavano, si sfioravano senza ferirsi, poi si aprivano, si sperdevano, prima di tornare a serrarsi in un altro volo».
2. «Era una notte che faceva spavento, veramente scantusa. Il non ancora decino Gerd Hoffer, ad una truniata più scatasciante delle altre, che fece trimoliare i vetri delle finestre, si arrisbigliò con un salto, accorgendosi, nello stesso momento, che irresistibilmente gli scappava».
3. «Dimidiata da un colpo preciso di vanga, la lumaca si contorceva ancora un attimo: poi stava. Tutto il vischioso lucore le rimaneva dietro, perché la scissione presentava una superficie asciutta e compatta che il colore viola-marrone assimilava al taglio di una bresaola in miniatura. Dunque della sua bavosa vergogna l’animale si doveva liberare in continuazione per rimanere puro nell’intimo suo».
4. «Io, degli scrittori che conosco, quando qualcuno mi chiede È bello il suo libro? Dico sempre che fa cagare. Un libro osceno. Dovrebbero bruciarlo nella piazza centrale. A me mi succede così, invariabilmente: quando mi avvicino a un libro che me ne hanno parlato bene, alla fine sono deluso».
5. «Ci sono due divani di tela chiara, un tappeto di cocco che copre in parte un pavimento sottile che tende a tremare sotto i nostri piedi. Ci sono quattro o cinque tele appoggiate a una parete. Ci sono molti tubetti e barattoli di colore su un tavolino, e bicchieri di pennelli, boccetti di solvente, stracci e giornali vecchi».
6. «Quando Scanferlato attacca una canzoncina fuori programma, la Fornasièr si avvicina all’orecchio di Scanferlato e gli pistilla, gli spollina, gli snettara a fior di labbra. “Il Piave mormorava”, gli mormora dentro la sventola».
7. «Questo libro è nato qualche mese fa. C’era il G8 a Genova. E successe quello che successe. Io ero da tutta un’altra parte, e come tanti stavo davanti al televisore a cercare di capire. Tra le tante domande che mi passavano per la testa c’era anche: perché non sono lì?»
8. «Sorgeva l’algente luna in quintadecima e rivelava il mondo, gli scogli tempestosi e il mare alla Calura, stagliava le chiome argentee, i tronchi degli ulivi. Sopra la collina Santa Barbara, in cima, sul declivio, per la pianura breve, contro la vaga luce mercuriale, parevan sradicarsi, muover dondolando, in tentativo di danza, in mutolo corteo».
9. «“Svegliati! Svegliati, cazzo!”. Cristiano Zena aprì la bocca e si aggrappò al materasso come se sotto ai piedi gli si fosse spalancata una voragine. Una mano gli strinse la gola. “Svegliati! Lo sai che devi dormire con un occhio solo. È nel sonno che t’inculano”».
10. «Ho fatto tanta fatica a comprenderlo, ad accettarlo, un po’ perché sui figli ci si inganna sempre, un po’ perché con tutto il suo finto sapere, con tutta la sua dialettica, era riuscita molto bene a confondere le acque. Se avessi avuto il coraggio di accorgermene in tempo, l’avrei protetta di più, le avrei voluto bene in modo più fermo. Proteggendola forse sarei riuscita a salvarla».
11. «Sono nudo, rannicchiato e ho freddo e penso che se mi infilassi una siringa vuota nel cuore il sangue che ne pomperei sarebbe nero come l’inchiostro di china. Me lo vedo gorgogliare dietro lo stantuffo che si alza, così denso e scuro da tingere il vetro come uno strato spesso di vernice, increspato appena da qualche bolla opaca».
12. «“C’ho quasi voja de spacca’ la faccia a qualcheduno!…” Aveva detto proprio così, con il fare tracotante dei momenti migliori; ruttato rumorosamente, lasciandosi scivolare a terra, cercando di sistemarsi di schiena contro un cavalletto della tavolata. Con il culo sull’erba, i gomiti puntati alle ginocchia, reggeva la testa tra le mani abbastanza perso, in realtà».
13. «Somigliava al Jack di picche. Quella somiglianza gli procurava un beneficio immediato, perché ispirava a tutti un forte senso di familiarità (chi non ha visto centinaia di volte un Jack di picche?) senza però che nessuno, di regola, arrivasse a individuarla scopertamente: una specie di messaggio subliminale».
14. «La casa è appunto un palamàio, che è una casa dove ci sta tanta gente ma anche maràglia, e spesso c’è del bàito, ma solo confusione che litìgano, non un bàito quasi bàito come in quello dove andarono a stare di casa apena sposati che io sposina giovane vedevo che c’era del fisso con certe donne tipo… scarciane, con rispetto parlando».
15. «Sono una signora di 52 anni, bionda ossigenata. Mi chiamo Maria e il segno a cui appartengo è i Gemelli. Ho il sogno di andare a letto con Magalli. Magalli assomiglia a mio marito, ma è famoso».
GLI SCRITTORI: a) Niccolò Ammaniti; b) Alessandro Baricco; c) Andrea Camilleri; d) Vincenzo Consolo; e) Andrea De Carlo; f) Michele Mari; g) Margaret Mazzantini; h) Paolo Nori; i) Tiziano Scarpa; l) Susanna Tamaro; m) Silvia Ballestra; n) Francesco Guccini; o) Carlo Lucarelli; p) Aldo Nove; q) Sandro Veronesi.