III

 

 

 

 

La notte è stata convulsa, un susseguirsi di operazioni capillari delle forze dell'ordine in vari punti del paese che hanno tenuto svegli sia i giornalisti che gli abitanti del posto. Persino i cani non hanno smesso di abbaiare un minuto, suscitando in alcuni la paura per un possibile terremoto, che per fortuna non si è verificato.

A San Quirico non ha davvero dormito nessuno, ma alle sei di mattina l'attività febbrile in caserma è lontana dal terminare, perché deve ancora svolgersi l'ultimo atto, il più importante, quello che svelerà come sono andate le cose, mettendo la parola fine all'indagine.

Giulia Valenghi è tenuta in custodia con i suoi amici in un ufficio a pianterreno. Sono arrivati da un paio di ore, scortati da due carabinieri alti quasi come dei corazzieri, che restano a sorvegliare l'uscita. Hanno il compito di controllarli a vista e di non abbassare mai la guardia, per nessun motivo. Sembra sorpresa di essere stata fermata proprio mentre stava per andarsene con Greta e Roman, i quali, invece di entrare in auto con le valige già pronte, hanno dovuto seguirla sul furgone dei carabinieri e poi dentro alla caserma.

Il capitano Levati l'aspetta per interrogarla insieme al pm Olivieri, ma perché tutto avvenga nel rispetto della legge, senza alcuna contestazione, è indispensabile che sia presente il suo avvocato difensore.

«Lei chi cavolo è?» chiede la ragazza in tono di sfida al militare, non appena entra nella stanza.

«Sono il capitano Guido Levati, da ieri sera mi è stata affidata l'indagine sulla morte di sua nonna e sugli altri fatti tragici successi in questi giorni.»

«Rastaldi dov'è?»

«Il maresciallo al momento è confinato nel suo alloggio, in attesa che una commissione indipendente valuti il suo coinvolgimento. Non può più aiutarla.»

«Che paura...» dice la ragazza mimando una risata.

«Io, se fossi in lei, qualche timore l'avrei» le dice il pm. «L'abbiamo fatta venire perché si trova in stato di fermo e non possiamo farle alcuna domanda senza la presenza di un avvocato che la rappresenti. È la legge.»

«Devo trovarmi un legale?» chiede stupita.

«Ha capito bene.»

La Valenghi pare ancor più divertita. Nonostante la notte passata insonne, non sembra provata e non mostra segni di cedimento, il che non è usuale. Di solito i delinquenti sono nervosi, anche quelli più incalliti, abituati ad essere arrestati. Vuole dire che non confesserà nemmeno messa alle strette, ma ancora non sa che prove hanno contro di lei, per questo li osserva, studiandoli apertamente.

«Se non può permetterselo, le verrà assegnato d'ufficio, fino a quel momento resterà in nostra custodia.»

«Non è una questione di soldi, è che io non ne conosco nessuno. Fate voi, tanto non ho niente da nascondere» dice allungando le gambe.

«Va bene, allora avverto in procura.»

«Ci sono già a quest'ora? Quanta solerzia.»

«Noi facciamo ogni sforzo per assicurare alla giustizia i criminali, signorina.»

«Dovrei essere impressionata?» domanda con un tono di scherno. «O forse offesa, perché qui non vedo nessun altro fermato e quindi la criminale sarei io.»

«Pensi quello che vuole, ci rivediamo non appena arriva il suo legale. I suoi amici sono stati anche loro informati della necessità di essere assistiti da un difensore e più tardi saranno interrogati singolarmente.»

«Non mi ha nemmeno detto di cosa siamo accusati.»

«Loro per il momento di complicità nei tre omicidi che sono avvenuti in questi giorni e nell'aggressione di Pina Sartori, mentre lei è ritenuta anche l'esecutrice materiale dell'omicidio di sua nonna, Maria Valenghi. Per questo è appena stata iscritta, con i suoi amici, nel registro degli indagati. Nel suo caso valuteremo altri addebiti, quando Pina Sartori ci renderà la sua testimonianza.»

«Non era morta?»

«È quello che abbiamo fatto credere, invece si è salvata. Al momento si trova in coma farmacologico, ma presto sarà risvegliata e potrà dire cosa è successo.»

«Pensa d'impressionarmi con il suo bluff? Vorrei sapere che prove avete.»

«Ne parliamo dopo, vedrà che forse si pentirà della sua curiosità» dice Levati intervenendo, poi fa cenno che la portino fuori.

«Sarà un osso duro, non si rende minimamente conto di stare affondando alla svelta. Pensa ancora di potersela cavare a poco prezzo» commenta il pm poco dopo. «Per nostra fortuna abbiamo rinvenuto alcuni indizi preziosi che confermano sia il movente economico degli omicidi che il coinvolgimento della Valenghi.»

«Mi trova del tutto d'accordo. I miei uomini hanno fatto un ottimo lavoro e devo riconoscere che anche il reparto scientifico del Ris, al comando del capitano Poletti, ha scovato alcuni elementi di prova interessanti a casa della ragazza» risponde Levati.

«Se quello più promettente fosse confermato, sono certo che diventerebbe la prova regina di tutto il mio impianto accusatorio e nessun difensore potrebbe smontarla.»

«Per questo il capitano è già rientrato in sede con la sua squadra, non poteva eseguire un esame così complesso senza la strumentazione del laboratorio. Deve analizzare il reperto, per stabilire se c'è l'esatta corrispondenza. Tra qualche ora avremo il risultato definitivo. Nel frattempo le consiglio di riposarsi.»

«Va bene, avverto per gli avvocati d'ufficio e poi vado a controllare come sta l'Anselmi, l'ho lasciata a riposare in albergo nella sua stanza, mi auguro che almeno lei abbia dormito per qualche ora. Ritornerò non appena potremo procedere con gli interrogatori.»

 

Olivieri esce dalla stanza per chiamare in procura. Deve organizzare ancora parecchie cose e poi più tardi dovrà anche relazionare il procuratore capo. Vorrà certamente indire una conferenza stampa per prendersi il merito di un'indagine così complicata e informare che il caso è in via di risoluzione.

Il locale dei Sivori ha appena aperto i battenti quando ci arriva davanti. Sono le sette di lunedì, ma poche persone sono sveglie e ancor meno hanno deciso di arrischiarsi per strada, con il freddo e il ghiaccio spesso nelle strade che sembra brillare alla prima luce dell'alba.

Dentro, nello spazio del bancone, Sivori sta servendo il caffè con brioche a due vecchi clienti. Si conoscono da una vita e, abitudinari come sono, non si perderebbero il rito mattutino della colazione fatta al bar, con il giornale gratuito a portata di mano, per nessun motivo, cascasse il mondo.

Olivieri nota che la figlia dell'oste non è ancora scesa ad aiutarlo e nemmeno sua moglie, ma forse stanno ancora dormendo.

«Ne faccia uno anche a me, bello forte» dice cercando un euro nelle tasche.

«Lasci stare, questa mattina glielo offro io. Mi sembra il minimo, dopo quello che è successo.»

«Allora grazie» dice Olivieri mandando giù la bevanda bollente.

«Oggi sono tutti spariti, anche quei giornalisti, ma cosa è successo?» chiede il più anziano dei due avventori, guardandosi intorno.

La notte prima non si è accorto di niente, va sempre a letto prima delle nove e abita in una stradina interna con la badante che non l'ammetterebbe per niente al mondo, ma gli allunga la camomilla con della valeriana.

«Non illuderti, Tonino. Stanno solamente riprendendo le forze. Tra poco invaderanno le strade» dice l'altro che è appena più giovane e pimpante, visto che è del '38.

«L'Anselmi è ancora di sopra?» domanda Olivieri.

«Non si è più mossa da questa notte. È un bene che stia riposando. Mia moglie si era anche offerta di dormire con lei, ma ha detto che non serviva, non voleva essere di disturbo.»

«È sempre stata testarda.»

«La conosce da molto?»

«Per un periodo abbiamo lavorato insieme» dice il pm e si avvia di sopra.

 

Laura sta preparando la valigia quando Olivieri le bussa. È ancora visibilmente scossa, ha dormito pochissimo e si sta rendendo conto di avere rischiato davvero la vita la sera prima.

«Allora torni ad Asti» dice Tommaso.

«Nel pomeriggio mi aspettano in redazione, pensavo di andare più tardi, ma è meglio che parta subito, così mi fermerò qualche ora da mia madre, vuole vedermi. Mio zio mi ha appena mandato un dipendente del giornale, mi porterà lui a casa.»

«Non eri venuta in macchina?»

«Non sono in grado di guidare. Dovrò chiedere di venire a riprenderla.»

«Se vuoi te la riporto io a casa entro stasera. L'auto della procura è stata messa sotto sequestro. Saccani ci aveva istallato quella microcamera e non so cos'altro, i tecnici devono controllarla.»

«Volentieri. Allora tieni le chiavi, dopo ti faccio vedere dove l'ho parcheggiata, è qui vicino all'albergo. In questi due giorni è rimasta all'aperto, dovrai toglierle un po' di neve, ma è un fuoristrada e si guida bene.»

Olivieri prende il portachiavi e poi le accarezza i capelli, è un gesto che non fa da anni, ma gli viene naturale. «Tu come stai?»

«Ci vorrà del tempo per farmi passare la paura, ma mi ritengo fortunata» dice Laura abbassando lo sguardo.

«Non avrei sopportato che ti succedesse niente.»

«Lo so. Barbara come sta?»

«Sembra che si stia riprendendo velocemente. Qualche ora fa si è svegliata di soprassalto e ha detto ai medici di avere riconosciuto uno dei due assalitori. Era Saccani e l'ha visto strangolare la sua assistente.»

«Immagino si senta in colpa» dice Laura senza nessuna compassione.

La Taddei ha portato Niki Moreno incontro all'assassino come se stessero andando a fare un picnic, per questo si augura che il suo volto le rimanga impresso per sempre nella mente.

«Diciamo che è stata molto imprudente, poteva morire anche lei.»

«Pina Sartori invece?»

«Sempre stabile, ma ha buone possibilità di farcela. Tra qualche giorno forse i medici scioglieranno la prognosi. Micheli prima di morire ha parlato della sua aggressione usando il plurale. La mia ipotesi è che l'abbia assalita Saccani, con la complicità di Giulia Valenghi.»

«Quindi pensi che, oltre ad ammazzare brutalmente sua nonna, abbia partecipato anche all'omicidio di Don Lino e al ferimento della sua perpetua?»

«È estremamente probabile. Quella ragazza è disturbata, ma anche molto furba. Quando ha capito che, se voleva tenere tutti i soldi dell'eredità, doveva uccidere la nonna, ha messo in piedi un piano infernale. In qualche modo ha convinto Paolo Micheli, che conosceva da quando erano piccoli, che il suo unico obiettivo fosse di punire Vitali insieme ai suoi complici. Lei sapeva degli abusi ai danni dei bambini, sono quasi certo che qui in paese ne fossero tutti a conoscenza, anche se tenevano la bocca chiusa. Come prima cosa ha fatto uccidere il sacrestano da Micheli e infatti è stato l'omicidio meno cruento. Poi si è anche procurata un alibi per la sera in cui ha deciso di eliminare la nonna e successivamente ha progettato di fare fuori anche il prete con la perpetua. È la ferocia con cui le ultime vittime sono state torturate a lungo il suo tratto distintivo» dice Olivieri.

«Anche secondo me l'ha fatto per puro piacere, voleva capire come si sarebbe sentita. Ci deve avere pensato a lungo, non dimentichiamoci che ha scritto pure un libro su un serial killer. Se avesse voluto solo fare parlare la nonna su dove fosse il testamento a favore della chiesa o anche il prete con la perpetua, non sarebbe stata così brutale. È stato unicamente per sadismo e spero che tu riesca a fargliela pagare come merita.»

«Non temere. Questa notte i carabinieri hanno rinvenuto nella sua casa parecchi elementi di prova che definirei schiaccianti. Non posso dirti di cosa si tratta, come sai vige il segreto istruttorio, però la collegano in maniera certa all'uccisione di Maria Valenghi e al ferimento di Pina Sartori. Non riuscirà mai a passarla liscia, per lei chiederò il massimo della pena, mentre la posizione dei suoi due conviventi è ancora da valutare.»

«Il testamento l'avete trovato?»

«In via informale posso lasciarmi sfuggire, ma tu non mi citerai se non come una fonte anonima, che era nello studio del parroco. L'aveva nascosto con astuzia dentro ad un modellino di automobile, accuratamente piegato e riposto nel portabagagli.»

«Allora è plausibile che la Valenghi, dopo essere stata torturata dalla nipote, si sia lasciata sfuggire che l'aveva affidato a don Torelli, però quando lui è stato aggredito non ha detto dove l'aveva messo. Avrà capito che tanto l'avrebbero ucciso comunque, e invece la perpetua non lo sapeva.»

«Ricostruzione perfetta.»

«Ti ringrazio. Già così, ho abbastanza materiale per una dozzina di articoli. Il mio caporedattore Sapelli ne sarà davvero entusiasta, non riesce a pensare ad altro che allo scoop che farà il giornale con questo caso. Adesso ti va di accompagnarmi giù? Magari possiamo fare colazione insieme. Quando arriverà l'auto del giornale, mi vedrai scappare via, non sopporto più questo paese» conclude Laura.

«Certo, poi ci rivediamo stasera ad Asti. Adesso che ti ho ritrovata, non voglio più perderti» risponde Olivieri prendendo la valigia.

Laura arrossisce per un momento, sorprendendosi per i pensieri lievi che le hanno appena attraversato la mente, poi chiude la porta e inizia a seguirlo.