La lista dei cattivi
I.
Alle nove in punto, nella sala riunioni della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, al cospetto del dottor Rame, si trovano sedute, oltre a Guido, altre quattro persone: un investigatore esperto di ricerca su database, un ispettore specializzato in terrorismo neofascista, un altro esperto in armi e uno qualificato in intercettazioni telefoniche.
Il dottor Rame, in piedi davanti a loro, presenta il programma delle indagini:
– Grazie a un lavoro straordinario realizzato dall'ispettore Guido Monti siamo riuscito ad avere dei nominativi sui quali concentrare le nostre indagini. Sono i nomi di alcuni neofascisti che hanno avuto problemi con la giustizia e di alcuni membri del Comsubin e del Col Moschin che sembrano avere costituito, con i primi, un fronte di azione comune contro lo Stato. Sulle finalità e le strategie di questo fronte non abbiamo informazioni precise. Sulla reale forza militare e operativa di questa organizzazione non siamo ancora in grado di produrre valutazioni. Sappiamo per certo che alcuni di questi nomi farebbero parte della Falange Armata. Quindi abbiamo un numero ristretto di nomi, alcuni già conosciuti per la loro appartenenza ai Nar e altri fino a oggi sconosciuti, dai quali potremmo cominciare la nostra indagine. Contemporaneamente siamo riusciti a ottenere l'elenco di sedici nomi di appartenenti a un reparto di eccellenza del Sismi, la Settima divisione, che vengono fortemente sospettati di essere anch'essi coinvolti con la cosiddetta Falange Armata. Il nostro primo obiettivo sarà quello di dare una volto a tutti i membri di questi due elenchi, individuandone le caratteristiche comportamentali, le specializzazioni strategiche, studiandone le debolezze caratteriali e l'ambiente di provenienza. Attenzione, ho detto che vogliamo dare un volto a ciascuno di loro, ma non ho detto che daremo loro un nome, certo hanno un nome e lo conosciamo, ma preferiamo per ora dare a queste persone un soprannome che ci servirà a identificarle, a far sapere loro che siamo a conoscenza di alcuni dettagli molto precisi su di loro. Non sono affatto stupidi, sono abituati a essere i migliori, sono sicuramente presuntuosi, ma non stupidi.
Il secondo nostro compito sarà quello di verificare se esistono collegamenti tra questi due elenchi, quello della Settima divisione e quello che abbiamo ottenuto da un buon lavoro con le fonti dai nostri ispettori della Digos. Se risultassero presenti appartenenti ai due elenchi negli stessi alberghi e nello stesso lasso di tempo, sarebbe un'interessante conferma di un collegamento fra i due gruppi.
Il terzo passo sarà quello di intercettare, studiare, prevedere e anticipare le loro mosse.
Infine, il quarto e ultimo nostro scopo è di stabilire quale possa essere la strategia migliore per sconfiggere la loro organizzazione. E questo sarà il punto più importante. È da una vita che in questo ufficio cerchiamo i criminali latitanti. Trovarli è il passo più facile, sconfiggerli è quello più difficile. Lo scontro aperto rischia di moltiplicare l'effetto propagandistico di questi gruppi, e meno avverrà meglio sarà per noi. Infiltrarli e controllarli sarebbe la strategia migliore, ma costoro hanno avuto una lunga attività clandestina e ormai si muovono attraverso circuiti ben sperimentati e ben protetti, probabilmente godono anche di appoggi e protezioni di alto livello, e questa sarà una variabile da tenere ben presente: gran parte del personale che noi pensiamo faccia parte della Falange Armata proviene da reparti di élite del nostro esercito, una buona parte di loro sono stati reclutati per operazioni coperte molto distanti dai margini di legalità e anche di illegalità tollerati da una democrazia. Ora, queste persone, lo dico con la piena consapevolezza delle parole che sto usando, hanno spesso dimostrato incredibile valore e ardimento nel raggiungere gli obiettivi che si erano prefissi. Sono combattenti molto più abili del migliore degli appartenenti alle nostre squadre speciali o alle nostre forze di polizia. Questo gruppo, tanto per essere pratici e farvi capire di cosa sto parlando, ha una familiarità con il tiro istintivo che è impossibile ottenere se non dopo aver sparato migliaia di colpi al mese per anni e anni di addestramento. Una preparazione che anche il migliore di voi non potrà mai eguagliare. E anche per questo la nostra strategia non sarà mai quella dello scontro diretto. Ripeto, mai! Nemmeno se riuscissimo a scoprire tutti i membri del gruppo e ogni loro nascondiglio. Vorrei che fosse chiaro questo punto. Non vogliamo creare nuovi martiri da imitare o nuovi eroi da onorare. Vorremmo solo che questi combattenti della guerra contro il comunismo si rendessero conto che il loro nemico si è dissolto, è imploso, e nello stesso modo si dovrà dissolvere il loro esercito clandestino. Vogliamo che in questo Paese le uniche leggi in vigore siano quelle della Costituzione e della democrazia, non quelle del terrore e della paura. Per anticipare le loro mosse, provate a mettervi nei loro panni, provate a pensare come dei bastardi, che sono anche dei valorosi guerrieri, che vengono liquidati senza l'onore delle armi, perché il loro esercito è stato un esercito invisibile, sotto tutti i punti di vista una milizia illegale. Anche voi siete dei combattenti e anche voi potete capire cosa si stia agitando nelle loro teste. Provate a ragionare come il vostro nemico e riuscirete ad anticiparlo. Rispettate il vostro nemico e riuscirete a batterlo. Questa dovrà essere la nostra strategia, una strategia non troppo diversa dalla loro, una strategia segreta come è stata la loro: dovremo sconfiggere un esercito occulto in liquidazione, senza fare alcuno scalpore, senza fare alcun rumore, rimanendo anche noi nel profondo segreto. Solo così si potrà mantenere la pace nel nostro Paese. Spero di essere stato chiaro. Ci sono domande? C'è qualcuno che vuole intervenire?
Guido alza la mano.
– Lei, dottor Rame, ha fatto un bellissimo discorso, che condivido parola per parola. Dunque, quello che ci chiede è di verificare se esiste un collegamento tra questi due elenchi: il primo elenco che lei ha ottenuto, se non erro, potrebbe essere stato fornito dall'ambasciatore Dell'Arti se non addirittura, vista la stretta relazione tra i due, forse dallo stesso Onorevole Luigi Bianchi, e dovrebbe essere costituito dai personaggi della Settima divisione con licenza di uccidere; il secondo elenco dovrebbe essere formato da quei tre o quattro nominativi che abbiamo individuato provenire dagli ex latitanti dei Nar, più altri membri della Settima Divisione. Io vorrei segnalare un altro strano e inspiegabile fenomeno: in questo stesso periodo assistiamo a uno scontro, che è difficile classificare, in atto all'interno del Sisde e del Sismi tra due diverse fazioni. Lo stesso scontro – mi permetto di segnalarlo – avviene dentro la polizia e dentro i carabinieri. È uno scontro molto particolare che sfugge alla percezione della maggioranza della popolazione italiana e che è diverso dalla normale competizione che avviene in ogni istituzione democratica. Abbiamo individuato come elemento critico della situazione attuale la messa in liquidazione di un esercito clandestino, chiamiamolo in modo semplicistico Gladio. Se parliamo di Gladio parliamo di due soggetti: il primo è la Settima Divisione del Sismi e il secondo è un altro soggetto che nessuno nomina mai ma che è il diretto interlocutore di Gladio: la Cia. Sappiamo che Gladio è nato da un accorda tra Cia e Sifar, il nostro servizio segreto attivo dal dopoguerra alla metà degli anni Sessanta. Dunque, la trattativa, termine sempre più utilizzato dai giornalisti più informati, non è più un contenzioso tra due soggetti, mafia e Stato, sul 41 bis, ma con un contenzioso a tre soggetti: mafia, Cia e Stato. Sciolta Gladio e condannati i mafiosi, compare la Falange Armata che qualcuno identifica subito, a torto o a ragione, con la Settima divisione e Gladio. Dobbiamo ammettere che la firma Falange Armata non evoca solo la mafia, ma quelle strutture militari non statali che si muovono impunemente nel nostro Paese, e valutare l'interferenza della Cia mi sembra essere, per chi vuole contrastare questo fenomeno, un'operazione di analisi imprescindibile. Cosa ne pensa, dottor Rame?
– La sua domanda è pertinente. Ci sono schieramenti che si conoscono e si combattono a viso aperto; e ci sono, è vero, anche altri soggetti che godono di impunità, sicurezza e segretezza maggiori e ovviamente di un potere maggiore. Noi tutti ne siamo a conoscenza, noi tutti ne percepiamo la presenza dietro alcune operazioni, ma sarebbe un errore, anzi una follia, pensare di sfidare apertamente l'unico soggetto che non deve essere conosciuto e che oggettivamente è il più forte e il più pericoloso… Lei, ispettore Monti, ha detto alcune di quelle verità che non possono essere dette. Siamo tutti consapevoli di quella presenza, ma la strategia che scegliamo è quella di evitare di chiamarla in causa proprio ora che la giustificazione della sua presenza, una volta caduto il pericolo comunista, si è ridotta drasticamente. Certo, una parte della Settima divisione lavorava insieme a questa entità, ma anche questa è una notizia che meno viene conosciuta, meglio sarà per un cambiamento graduale e pacifico nel nostro Paese. Ci sono cose che tutti conosciamo, ma non per questo dobbiamo citarle, raccontarle e pubblicizzarle. Cerchi di capirmi, ispettore Monti, lei dice cose vere che tutti conosciamo e condividiamo, ma che non sono il primo obiettivo della nostra strategia. Quello che dobbiamo fare è riportare questo Paese a vivere pienamente sotto la protezione unica delle forze democratiche e le condizioni ora sono a noi favorevoli. Non facciamoci spaventare dai colpi di coda di strutture ormai in liquidazione. Sarebbe un errore madornale. Spero mi abbia capito, ispettore Monti…
– L'ho capita perfettamente, dottor Rame, e comprendo la sua ricerca di una linea operativa che raggiunga dei risultati e non provochi reazioni violente. Vorrei però che valutasse anche la possibilità che le bombe di questi anni, del '92 e '93, non siano state solo la protesta di un esercito di futuri disoccupati, ma anche la preparazione attraverso il terrore di un clima di paura e incertezza che non facesse trionfare gli eredi del Partito comunista alle prossime elezioni. Se mi permette vorrei ora mettere a fuoco alcune proposte pratiche. La prima questione è: dove si riuniscono i militanti di Gladio e i militari della Settima divisione del Sismi da quando le loro organizzazioni sono state sciolte? Non è una domanda complicata, è molto semplice. Il collega che lavora con le banche dati non avrà difficoltà a raccogliere l'elenco dei membri di Gladio, sia quelli ufficiali che i duecentoquaranta membri degli elenchi riservati, così come non dovrebbe essere difficile scandagliare gli elenchi dei membri della Settima divisione e verificare le loro attività ai loro terminali e alle loro linee telefoniche. Procedendo a una campionatura, cosiddetta a forchetta, su ogni tre o quattro membri delle liste disponibili, si studierà come sono stati utilizzati i terminali dei loro computer, i loro scambi di comunicazione telefonica, eccetera. Anche se si tratterrà di analizzare solo un campione di un quarto del personale individuato, sono convinto che l'individuazione di un gruppo pertinente e rappresentativo porterebbe all'individuazione di operazioni e strategie molto chiare. Anzi, ho una idea ancora più interessante: Gladio è stato sciolto a fine novembre 1990, giusto? La Settima divisione è stata sciolta e indagata a fine dicembre 1990. Quindi se mai i membri di Gladio e della Falange volessero incontrarsi e discutere dove potrebbero farlo? In locali clandestini? Troppo rischioso! In locali ufficiali? Ancora più imbarazzante. Dove si potrebbero incontrare, allora? Provate a pensarci. Io l'ho fatto. E penso a delle strutture neutre come gli alberghi. Le catene alberghiere alle quali l'accesso viene tradizionalmente garantito attraverso convenzioni, insomma alberghi convenzionati con il Sismi e le sue organizzazioni collegate. Penso che questa ultima ipotesi sia facilmente praticabile. Il collega esperto in banche dati potrebbe fare una prima indagine inserendo i nomi già in nostro possesso nel database Alloggiati della Polizia negli anni che vanno dal '90 al '93 e verificare se ci sono delle significative coincidenze di alberghi, date e persone. Proporrei anche di inserire i nomi dei membri ufficiali e riservati di Gladio per vedere se anche loro hanno partecipato a qualche incontro.
Il dottor Rame approva la pista d'indagine e fissa una nuova riunione per la settimana successiva per discutere i risultati.
II.
Sono diversi giorni che Arianna pensa di chiamare Guido, ma è consapevole che se lo chiamasse di nuovo entrerebbe in un rapporto di quelli seri, esclusivi, univoci, che hanno al loro interno i germi della propria autodistruzione; e dunque continua a fingere con se stessa di non essere interessata a frequentare quell'uomo sincero fino all'autolesionismo e spontaneo fino agli estremi dell'aggressività e della dolcezza e, in ogni caso, sempre imprevedibile. Nonostante questo tipo di ragionamenti, una sera non resiste e decide di fargli un'innocua telefonatina di saluto.
– Ciao, Guido. Ti disturbo?
– Ehi, bellissima, assolutamente no!
La giovane sente una nota fin troppo allegra nella sua voce, che sembra alterata dall'alcol.
– Sei per strada? Sento un forte vociare.
– Indovina dove sono da circa una settimana?
– No. Dimmi.
– Sono a Roma. Sono stato trasferito qui per qualche mese.
– E non mi hai ancora telefonato?
– Era quello che mi domandavo anch'io: chissà perché non mi telefona?
– Ma che infame che sei! E io che stavo pensando proprio a te…
– Raggiungimi. Sono in vicolo del Cinque a Trastevere. Dai, ti aspetto.
Spiazzata, per qualche secondo di silenzio Arianna valuta cosa fare.
– Ok. Dammi una mezz'oretta e arrivo.
Arianna incontra Guido a San Callisto. Non è solo, ma è in compagnia di tre inequivocabili sbirri più ubriachi di lui, che, appena lo vedono allontanarsi un poco con lei per darle qualche bacio fuori luogo, fuori sincrono e fuori gradazione alcolica, cominciano a sghignazzare rumorosamente. Arianna, pentendosi della pessima decisione, capisce che la situazione non può migliorare ma soltanto peggiorare, così, approfittando della confusione del bar affollato e di un nuovo giro di bevute che Guido va a ordinare, pianta tutti in asso, telefona a una sua amica per chiederle se può dormire a casa sua per quella notte, spegne il cellulare e lascia Guido ad aspettarla inutilmente sotto casa sua per alcune ore. La sua non è proprio un'attesa silenziosa, ma almeno, con l'ultimo briciolo di lucidità rimastagli, evita di gridare il nome di Arianna. Strilla, invece, ogni tre per due, il nome di una certa Elena. Così, il giorno dopo, i vicini di Arianna hanno un bell'argomento su cui fare congetture e una donna misteriosa di cui parlare.
Arianna, da parte sua, impone un silenzio telefonico di ventiquattr'ore, difficilissimo da osservare, perché Guido prova a richiamarla da tutti i telefoni fissi dell'ufficio, sperando di non essere riconosciuto; ma Arianna in questa strategia è più furba di lui, e nel dubbio lascia rispondere un suo collega con il compito di dire che lei non è in ufficio. Guido si fa prestare una macchina di ordinanza senza insegne e aspetta – pazientemente, questa volta – sotto la sede dell'agenzia di Arianna fino a mezzanotte e mezzo, quando lei esce dopo aver finito il turno serale.
– Arianna, fermati per favore: vorrei scusarmi per l'altra sera…
– No… Ho sbagliato io a raggiungerti. Non sapevo che tu fossi con i tuoi colleghi, e sinceramente con il vostro cameratismo da alcolizzati non c'entravo molto.
– Lo so e mi scuso ancora. Mi aveva fatto molto piacere sentirti per telefono, aspettavo da giorni che tu mi chiamassi, e stupidamente non sono stato in grado di aspettare un momento più opportuno per incontrarti. Sai, ho avuto delle novità importanti per la mia carriera, e volevo parlartene: finalmente la Direzione centrale antiterrorismo ha iniziato un'indagine sulla Falange Armata…
A queste parole, l'attenzione e l'affetto di Arianna verso Guido si ridestano immediatamente, ben più efficaci dei suoi panegirici di scuse. La giornalista lo prende a braccetto, cogliendolo di sorpresa.
– Ok. Accetto le tue scuse. Ma andiamo a parlarne meglio in macchina, Guido.
Una volta ammesso il suo comportamento da stronzo, chiarito l'impegno a non ripeterlo più e completamente riappacificati, Arianna riesce a riportare il discorso sui binari che la interessano non da meno.
– …un'indagine che ovviamente è coperta dal segreto, ma è nata proprio dalle prime mie informative che dopo tre anni sono state scoperte nel cassetto dove un mio superiore le aveva tenute sempre dimenticate (o nascoste), e finalmente sono state valorizzate, hanno chiesto un mio trasferimento temporaneo a Roma per far partire le indagini, anche se io non sono ancora sicuro che le faranno realmente. Il mio capo ha fatto un discorso molto chiaro sul fatto che non dovremo mai, nel modo più assoluto, accettare uno scontro diretto con queste persone, perché lui dice che la preparazione militare che possiedono è infinitamente superiore anche a quella del migliore di noi.
– E come pensate di sconfiggerli?
– Se devo essere sincero, non l'ho ancora capito. Lui dice che queste persone hanno agito in operazioni coperte molto distanti dai margini di operatività tollerati da una democrazia, e affrontarli sarebbe un suicidio; dice anche che in certi ambienti del Ministero sono considerati dei valorosi soldati che sono stati liquidati dal loro esercito segreto senza l'onore delle armi, perché nessuno doveva conoscere il loro esercito, e sarebbe questo il motivo del loro risentimento. Ovviamente io ti dico queste cose perché mi fido di te e so che tu non le scriverai mai.
Non le dice, ovviamente, che gliele dice anche per ingraziarsela e tenersela stretta, quella ragazza che comincia a farlo ammattire del tutto, inducendolo perfino a chiedere scusa. Un fatto inaudito per Guido.
– Vorrei proprio capire, alla fine, che cosa un giornalista dovrebbe scrivere. Sarai la centesima persona che mi fa delle rivelazioni stratosferiche e poi mi impone di non scriverne e nemmeno di parlarne. Comunque, ti ringrazio della fiducia. Quello che mi dici è estremamente interessante, e il solo fatto di sapere che esiste questa problematica mi potrebbe aiutare a trovare qualcuno che accetti di parlarne con me, magari il tuo capo stesso; ovviamente non ora, stai tranquillo; ma quando sarà il momento opportuno. Ti assicuro che le cose mi hai detto le terrò per me, se però qualche tuo responsabile avrà voglia di parlarmene, non considerarmi una traditrice.
– No, tu fai il tuo mestiere, e fai benissimo a non fare capire quello che sai. Anzi, quando capiti da quelle parti, non fare capire che mi conosci.
– E tu racconta ai tuoi amici ubriaconi che non ci siamo più rivisti.
– Come vuoi.
III
Roma, Viminale.
Seconda riunione operativa alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione a Roma. Parla il poliziotto che si occupa di database.
– Abbiamo diviso in tre categorie i dati che analizzeremo. Nel Gruppo A abbiamo collocato i sedici nomi forniti dall'Ambasciatore Dell'Arti al comandante dell'Arma dei Carabinieri. Nel Gruppo B abbiamo inserito 208 nomi tratti da un elenco più lungo fornito dal Sismi nel novembre del '90, del quale facevano parte anche i 622 nomi dichiarati ufficialmente membri di Gladio. Nel gruppo C abbiamo inserito 107 nomi attraverso interrogazioni incrociate al Centro Elaborazione Dati di persone che potrebbero appartenere al gruppo B. Gli elenchi originari da cui provengono questi nomi sono quelli di 622 persone forniti al giudice istruttore Felice Casson e i 240 nominativi della lista riservata dei membri di Gladio che non è stata resa pubblica. I dati sono stati acquisiti dal luglio 1990 al 20 novembre 1990, il momento della comparsa della Falange. Abbiamo fatto una prima cernita escludendo le persone che avevano più di 55 anni. E ora vediamo attraverso altre interrogazioni al database se possono essere evidenziati altri collegamenti tra questi due gruppi.
Guido prende la parola.
– C'è qualcosa che non capisco: sono stati inseriti alcuni nomi della lista dei 622 rilasciata dal Sismi al giudice Casson, lista che non ha mostrato di avere individuato il nucleo combattente di Gladio, quanto piuttosto la sua struttura logistica. Ci avete spiegato che la lista riservata è di 240 nomi, non ci avete spiegato quanti di quei 240 nomi sono stati riportati negli elenchi da voi forniti. Se vogliamo individuare un gruppo che minaccia e rivendica operazioni terroristiche, è evidente che ci serve la lista dei 240 molto più di quella dei 622 della struttura logistica di Gladio. Se iniziamo un'indagine su grandi numeri, almeno il criterio del campione di analisi deve essere chiaro, se no stiamo a parlare di niente. Un'altra precisazione: quello che questa analisi ci permette di fare non è solo individuare le date delle riunioni dei membri della Falange Armata negli alberghi convenzionati con il Sismi, ma di individuare quella schiera di persone attive nella struttura che noi non conosciamo ancora, ma che prevedibilmente avrà preso parte a tutte le riunioni della Falange. Proprio controllando le presenze ricorrenti di persone sconosciute, potremmo riuscire a individuare quella metà dell'organizzazione che non conosciamo ancora, ma che potrebbe essere molto importante tenere sotto controllo.
È il dottor Rame a rispondere.
– È proprio questo aspetto che potrebbe permetterci di fare un salto nel livello di conoscenza dell'organizzazione. Ma seguiamo le prime analisi svolte dai nostri specialisti. Ispettore Monti, sono anch'io dell'idea che se vogliamo svolgere un'indagine seria dovremmo avere i 240 nomi della lista dei Gladiatori riservati, ma temo che ci scoppierebbe una bomba tra le mani. Parlo in termini metaforici, ovviamente: le responsabilità di quelle persone e le azioni che potrebbero avere commesso potrebbero essere di gran lunga peggiori di quello di cui ci stiamo occupando; e potrebbero condurci da tutt'altra parte, sia temporalmente che geograficamente. Quindi abbia pazienza, ispettore, e proviamo a procedere un passo alla volta.
IV.
Arianna non è una che aspetta che qualcuno le dica quello che deve fare. Aveva concordato di chiedere un incontro con il dottor Rame e così ha fatto. Un contatto fisso con un giornalista, specie di agenzia, è sempre importante per qualsiasi ufficio di polizia, sia per dare credito a versioni ufficiali talvolta traballanti, sia per instaurare un rapporto di fiducia reciproca e smantellare quella diffidenza ormai decennale verso la polizia . Se poi si presenta una ragazza giovane, sveglia e carina come Arianna, l'occasione è da non perdere. E dunque Arianna si trova davanti alla porta del capo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, lui le apre la porte e con molta gentilezza dice:
– Si accomodi. Possiamo darci del tu, Arianna?
– Buongiorno dottor Rame. Non credo che mi verrà facile, ma lei cominci pure poi quando mi verrà spontaneo userò anche io il “tu”.
Il capo della polizia politica ride, divertito dalla spontaneità della giovane, e la fa accomodare davanti alla sua scrivania, lasciandole la parola.
– Come le ho detto telefonicamente, io per la mia agenzia mi occupo in specifico della Falange Armata, la sigla che ha firmato le stragi mafiose in Sicilia e quelle sul continente. Per prima cosa, quindi, volevo domandarle se questa differenza tra stragi mafiose e stragi sul continente dobbiamo mantenerla o se, al contrario, la matrice di tutte le stragi del 1992-93 è la stessa, come sembra indicare la firma Falange Armata.
– Cara Arianna, rispondere a questa domanda è molto difficile per me. Per la mia esperienza, io do poco peso alle firme degli attentati stragisti, non ho mai visto un terrorista che firma con il suo vero nome e cognome l'azione che compie; le sigle sono sempre paraventi. Quello che tu dici è vero, il nome dell'organizzazione che le rivendica, per ora, è lo stesso per la strage di Capaci, per quella di via d'Amelio e per via dei Georgofili, anche se la matrice potrebbe essere diversa. Io ho delle mie idee personali, ma è la prima volta che ti incontro e mi guarderò bene dal parlartene. Vedi, Arianna, parlerò con te più volentieri se tu scriverai sempre il meno possibile delle cose che ti dirò. A me interessa molto parlare con una persona informata come te, che possa comunicare con il senso comune del Paese, ma capisci anche tu che il capo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione non può raccontare quello che pensa realmente, né credo sia giusto che una giornalista si faccia interprete dei suoi dubbi o delle sue opinioni. Alle tue domande risponderò sempre con esempi desunti dai fatti, dai dettagli di questi, ma ti prego di non scrivere mai «il capo della polizia politica dice che…» Non è questo, credo, il giusto approccio; io non dico nulla, io ragiono su questioni complesse con altre persone che ragionano su argomenti altrettanto delicati. Ci sono dettagli che non tutti conoscono e dettagli che sono conosciuti ma non vengono presi in considerazione; io ti posso parlare degli uni e degli altri, ma non mi attribuire mai delle opinioni o delle decisioni personali. Capisci cosa voglio dire?
– Capisco benissimo, dottor Rame: le farebbe piacere parlare con me, ma preferirebbe che io non scrivessi mai nulla…
– Anche questo non è esattamente vero. Facciamo un patto: lei non scriverà mai nulla senza avvertirmi prima e concordarlo insieme.
– Se dovessi seguire la deontologia professionale, non dovrei accettare. Ma è un po' di tempo che seguo questa partita, e ho imparato le regole del gioco. Sarò pragmatica: voglio giocare, quindi non mi tiro indietro. Quello che mi propone mi pare un compromesso che posso accettare. D'accordo allora: cosa potrò scrivere sulla Falange Armata, dottor Rame?
– Scriva che abbiamo individuato alcuni membri, e dobbiamo verificare con chi sono in contatto.
– In questo caso preferisco aspettare che abbiate individuato i loro contatti e le loro responsabilità. Torno a trovarla, dottore, a metà della prossima settimana. Grazie per il suo tempo.
– Perfetto, Arianna. Grazie a te. Sarai una brava giocatrice.
V.
Viminale.
Il lavoro sui database degli elenchi degli alloggiati negli alberghi comincia a fornire alcuni dati interessanti, ed è sempre il dottor Rame che li illustra agli altri partecipanti del gruppo di lavoro.
– Abbiamo considerato di nuovo i sedici nomi ricevuti da Dell'Arti, identificati sempre attraverso un nome fittizio che possa permettere di raccogliere dati anche sulla loro qualifica.
Prendiamo il primo, che abbiamo chiamato “Il guardone”. Ecco alcune informazioni su di lui. Studi: maturità classica. Lingue: a suo agio con l'inglese. Incarichi: comandante distaccamento operativo, ufficiale istruttore Nono battaglione Col Moschin. Dal 1978 al 1982 ha operato al centro di controspionaggio; dal 1983 al 1990 è stato dirigente di collegamento con l'Alto Commissariato di lotta alla mafia. Ha frequentato il corso di addestramento alla sopravvivenza in un combattimento armato. Lo chiameremo il Guardone per l'attrezzatura di intercettazione e registrazione che si trovava nei locali che gestiva nei pressi di Porta Pia. Sarebbe l'unico dei sedici a non provenire dalla Settima divisione.
Ora passiamo all'“Istruttore degli informatori”. Studi: ragioniere. Lingue: buona conoscenza scritta e parlata dello spagnolo e dell'inglese. Onorificenze: croce d'argento per anzianità di servizio. Incarichi: unità operativa addestramento del comando del Nono battaglione di assalto paracadutisti. Storia professionale: dal 1982 all'87 alla Settima divisione. Dall'87 al '90 alla Direzione addestramenti speciali Settima divisione (quindi addestratore di Gladio). Alla Direzione Sezione Operativa Speciale Settima divisione dal 1° maggio al 1° ottobre '92. Eventi di rilievo: citato a comparire a proposito di indagini che coinvolgevano Gladio presso la Procura militare di Padova e la Procura di Roma. Conseguita qualifica di ufficiale addetto ai malfunzionamenti. Ha partecipato con successo a un corso di ufficiali da abilitare alla funzione di informatori. Esperienze all'estero: è stato in Spagna, Albania e Jugoslavia. Noi lo chiameremo “l'Istruttore” perché questo è stato il suo lavoro ufficiale.
“Il postino anonimo”. Incarichi: istruttore al combattimento armato per la sopravvivenza. Qualifiche: corso di alpinismo, corso comandante pattuglia, corso apparecchiature da sub. Eventi di rilievo: dall'ufficio del piccolo paese in cui abita fu inviato un esposto anonimo a un generale nel quale viene indicata la targa di una macchina francese che sarebbe implicata nell'attentato in via dei Georgofili. Esperienze all'estero: è stato in Inghilterra.
“Antenna dei Balcani n.1”. Studi: licenza media inferiore. Incarichi: operatore incursore Comsubin. Storia professionale: alla Settima divisione dal 1986. Operazioni all'estero: è stato in Albania e in Jugoslavia.
“Lo spazzino del Mozambico”. Studi: licenza media inferiore. Incarichi: incursore presso Nono battaglione Col Moschin. Storia Professionale: contingente italiano in Libano, alla Settima divisione dall'87 al '93. Operazioni all'estero: ovviamente, in Mozambico. “L'assaltatore”. Studi: licenza media. Incarichi: incursore. Storia professionale: istruttore di sci d'alpinismo presso il Nono battaglione Col Moschin. Nel 1986 assegnato alla sezione Assaltatori della Settima divisione. Assegnato agli Ossi nel 1987.
“L'istruttore di ardimento”. Studi: abilitazione magistrale. Storia professionale: guastatore paracadutista, istruttore militare di sci d'alpinismo, istruttore di ardimento e di combattimento in centri abitati. Qualifiche: pilota civile di secondo grado. Onorificenze: croce del contingente italiano in Libano. Agli Ossi dal 1987. Operazioni all'estero: è stato in Libano, Albania, Jugoslavia, Bulgaria e Stati Uniti.
“L'istruttore di evasioni”. Studi: licenza media inferiore. Storia Professionale: agli Ossi dal 1987 fino al 1993. Qualifiche: guastatore, paracadutista, istruttore internazionale di fughe ed evasione, pilota civile di secondo grado, pattugliatore scelto. Operazioni all'estero: è stato in Albania e Inghilterra.
“La mascotte”. Studi: licenza media inferiore, inglese scolastico. Storia professionale: agli Ossi dal luglio '90. Esperienza all'estero: è stato in Albania.
“Lo scacciamosche”. Studi: licenza media inferiore. Lingue: inglese. Storia professionale: al Raggruppamento unità difesa dal 1990 al 1993, agli Ossi dal 1992, confermato nella posizione di comandato in missione di lunga durata all'estero, dopo lo scioglimento della Settima divisione. Esperienze all'estero: è stato in Albania, Inghilterra, in Mozambico per un intero anno per un sua presunta attività di vendita di tendine scacciamosche.
“L'anglofilo”. Uno dei più misteriosi. Le uniche informazioni che disponiamo sono della sua presenza negli Stati Uniti e in Inghilterra.
“Il radioamatore in Mozambico”. Studi: licenza media inferiore. Storia professionale: raggruppamento unità difesa dal 1991, guastatore, paracadutista, corso base sulle telecomunicazioni e corso di perfezionamento sciistico e alpinistico. Agli Ossi fino al 1993. Esperienze all'estero: è stato in Mozambico, Inghilterra, Jugoslavia.
“Lo zio d'America”. Studi: geometra. Lingue: parla inglese e tedesco. Storia professionale: nella Settima divisione dal settembre 1984, corso di paracadutisti incursori. Eventi di rilievo: convocato a proposito di Gladio alla Procura di Roma e alla Procura militare di Padova, inviato in missione di lunga durata all'estero. È stato in Albania e negli Stati Uniti diverse volte.
“L'incursore che viene dal freddo”. Studi: non disponibili. Storia professionale: capogruppo incursori Comsubin e istruttore scuola incursori, motorista navale, paracadutista militare, incursore Arditi, aviorifornitore, istruttore di difesa personale, istruttore di nuoto e salvataggio, antisabotaggio e antiterrorismo. Esperienze all'estero: missione in Libano 2,3,4 e spedizione italiana in Antartide; negli Ossi dal maggio 1992, è stato anche in Albania, Jugoslavia, Bulgaria, Inghilterra.
“Antenna nei Balcani n.2”. Studi: ragioneria. Storia professionale: addetto alla Settima divisione dal 1989 fino al 1993. Esperienza all'estero: è stato in Albania e Jugoslavia.
“Il motorista navale antartico”. Studi: maturità alla scuola professionale. Storia professionale: capogruppo incursori Comsubin e istruttore della scuola incursori, motorista navale, paracadutista militare, incursore Arditi, aviorifornitore, istruttore di difesa personale, istruttore di nuoto e salvataggio, antisabotaggio e antiterrorismo. Operazioni all'estero: Libano 2, 3, 4 e spedizione italiana in Antartide. Negli Ossi dal maggio 1992, è stato anche in Albania, Jugoslavia, Bulgaria, Inghilterra.
Osservando le loro presenze nel database degli alberghi abbiamo rilevato che spesso, negli stessi giorni, si trovano nel medesimo hotel diversi membri di questo gruppo. Ma abbiamo rilevato un evento che è ancora più interessante: assieme a loro ricorrono, nelle stesse date, altri nomi a noi prima sconosciuti, che a una indagine più attenta hanno caratteristiche professionali compatibili con il primo gruppo. Li abbiamo segnalati in questo secondo elenco, indicandoli con un nome di fantasia per distinguerli dal primo gruppo:
Il grillo parlante
Il venditore di rape
Il grezzo
Il San Paolo
Il tenace
Il Santo Stefano
Il bizzoso
Il vicentino
L'elencatore
Il marittimo
Il quarantenne
Il vittorioso
Il fragolino
Gianfri Bogart
Il magistrato
Il futurista.
I soggetti ora presi in esame sono cresciuti da 16 a 32, la presenza contemporanea negli stessi alberghi e nelle stesse giornate si è ripetuta abbastanza spesso da costringerci ad analizzarla, vi cito solo pochi esempi, ma ce ne sono molti disponibili. Dal 18 e 19 Ottobre 1990 hanno preso alloggio presso l'hotel Euroresidence di Brescia: L' Istruttore di ardimento, il Postino anonimo, lo Zio d'America, il Marittimo, l'Elencatore, tre della lista dei 16 e due della lista recentemente scoperta. Pochi giorni dopo l'appuntamento di questi quattro soggetti, esattamente il primo novembre di gennaio del 1990, la Frangia armata carceraria dopo un lungo silenzio rivendica l'omicidio dell'educatore carcerario Roberto Vertile e preannuncia l'apertura di due fronti di lotta, uno interno al sistema carcerario contro la legge Gozzini, e l'altro esterno. Il 5 Novembre 1990 compare per la prima volta il nome definitivo Falange Armata, che con due messaggi rivendica l'omicidio dei tre carabinieri al quartiere Pilastro di Bologna. Ma non si tratta di un caso isolato: il 12 febbraio 1991, presso l'albergo di Caldora di Rocca di Mezzo in provincia dell'Aquila, hanno alloggiato ben dieci persone delle sedici del primo elenco della Settima divisione, quello consegnato al capo di Stato maggiore dell'Arma dei Carabinieri dall'ambasciatore Dell'Arti. Si tratta di:
Il postino anonimo
L'antenna dei Balcani n.1
Lo spazzino del Mozambico
L'assaltatore
L'istruttore di ardimento
L'istruttore di evasioni
La mascotte
Lo scacciamosche
Lo zio d'America
La spia che viene dal freddo.
Se volessimo mettere queste presenze in relazione a qualche scelta evidenziabile nelle minacce lanciate dalla Falange, potremo rilevare che nella primavera del 1991 viene attuata da parte della Falange Armata una vera e propria campagna intimidatoria contro il settimanale «l'Espresso», il quotidiano «la Repubblica» e in particolare contro i giornalisti Eugenio Scalfari e Giuseppe D'Avanzo, in quel periodo estremamente attenti alla vicenda Gladio. Nello stesso periodo sono state registrate telefonate di minaccia nei confronti dei soliti educatori e direttori del sistema penitenziario, nonché verso ebrei ed extracomunitari. Su queste presenze collettive negli alberghi abbiamo molti dati ma vi forniamo qui solo alcuni esempi. Hanno alloggiato dal 25 giugno 1993 al Jolly hotel di Trieste:
La Mascotte
Il Grillo parlante
Il Venditore di rape
Il Grezzo
Il San Paolo
Il Santo Stefano
Il Futurista
Il Tenace.
Persone non tutte dipendenti dalla Presidenza del Consiglio o dalla Settima divisione. A questi appuntamenti in albergo promossi, secondo noi, dai membri della Falange Armata, hanno partecipato anche titolari di società di armi e munizioni, di armi da caccia, da tiro, da difesa, di munizioni, esplosivi, prodotti chimici, meccanica industriale e membri di altre società che producono apparecchiature e sistemi di sicurezza e antisabotaggio. Ne abbiamo rilevata l'identità e per ora la mascheriamo con nomi di fantasia:
L'elencatore
Il marittimo
Il quarantenne
Il fragolino
Il magistrato
Gianfri Bogart
Il vittorioso.
Ma non vorremo essere travisati: quello che è successo in quei mesi è una grave violazione delle regole e delle leggi dello Stato democratico e, se il messaggio non verrà ricevuto, non ce ne sarà un secondo per risolvere, senza intervento giudiziario, la situazione. Se volessimo individuare delle caratteristiche particolari nei messaggi della Falange Armata, i casi in cui i messaggi hanno anticipato l'evento riportato sono stati solo due. Il primo: sono state rivolte minacce di morte all'ambasciatore Dell'Arti proprio in riferimento al suo nuovo incarico di segretario generale del Cesis, prima che l'incarico gli fosse comunicato ufficialmente, e questa probabilmente è la prima volta che la Falange Armata, con rimarchevole tempismo, ha anticipato un evento. La nomina di Dell'Arti era coperta dal riserbo e poteva essere solo nota a persone dell'ambiente. La seconda volta è stata la lettera firmata Falange Armata spedita a cinque giornali nazionali, nella quale si annunciavano stragi di notte in luoghi deserti e, successivamente, stragi di giorno in luoghi affollati, se non fosse stato eliminato il regime di 41 bis per i carcerati. L'annuncio, spedito per lettera la sera prima delle stragi del 27 e 28 luglio 1993, fu ricevuto immediatamente dopo. L'esistenza di queste cinque lettere fu tenuta nascosta a lungo perché avrebbe mostrato l'esistenza di una vera e propria trattativa a colpi di bombe tra corpi dello Stato.
Dopo il dottor Rame interviene l'esperto di database:
– Voglio essere chiaro, sono un analista di dati e non un magistrato, io non sto facendo nessuna valutazione giudiziaria, e per quel poco che ne capisco d'indagini giudiziarie, nessuna di queste persone allo stato attuale delle informazioni raccolte potrebbe nemmeno lontanamente essere indagata. Per i membri dei servizi è molto difficile in ogni caso divenire oggetto di indagini, proprio perché il loro operare presuppone una ragione di Stato che ne ispiri e legittimi le azioni. Ora, non sto io a valutare se ci sia o meno una “ragione di Stato” nel terrorizzare la popolazione italiana proprio in un momento molto delicato, in un passaggio storico come quello determinato dalla caduta dell'Unione Sovietica e della fine della guerra fredda. Come poliziotto sono abituato a sforzarmi di capire le cose che potrebbero succedere prima che accadano. E penso che “far sapere che sappiamo”, in un caso come questo, possa essere un'operazione in grado di risolvere molti dei problemi che dovremo affrontare. Se vogliono capire, capiscano; questi soprannomi sono un'offerta di non belligeranza, ma devono comprendere che abbiamo in mano molte informazioni, e molto precise. Forse un cittadino disattento non si metterà a riflettere troppo sui nomi di fantasia che abbiamo utilizzato, ma le persone a cui è rivolto il nostro messaggio ci ragioneranno con grande attenzione, e dovranno tenere presente che se vogliono rimanere sconosciuti non dovranno reagire in alcun modo. In quell'elenco di nomi e di contatti non c'è nessun accusa, nessuna imputazione: è solo un elenco di soprannomi. Ma se qualcuno comincia a esagerare, anche i soprannomi potrebbero andare a farsi friggere, lasciando il posto a nomi e cognomi. E non è detto che chi ne esca vincitore, da un gioco a carte scoperte, non sia una volta tanto chi ha la legge dalla sua.
L'ispettore esperto in intercettazioni prende la parola:
– Io posso aiutarvi solo con dati molto generali, il resto o lo supporrete da soli, o lo dedurrete insieme agli altri colleghi specializzati che partecipano a questa indagine, in ogni caso procederò seguendo l'ordine di segnalazione dell'ambasciatore Dell'Arti. Innanzi tutto un'informazione sul primo elenco: se escludiamo il Guardone, gli altri quindici nomi fanno parte della sezione Ossi della Settima divisione del Sismi. Ossi, ricordo, sta per Operatori Speciali Servizio Informazioni. Il nucleo è stato costituito il primo dicembre del 1985 nell'ambito della sezione Addestramenti speciali e nel 1990 venne separato dalla precedente sezione e trasformato in sezione Operazioni sempre all'interno della Settima divisione.
Interviene il poliziotto esperto in terrorismo neofascista:
– Forse potrebbe essere utile delineare i compiti specifici e peculiari della Settima divisione, del Rud, il raggruppamento speciale della Difesa, in maniera da tenere ben distinti quelli che sono compiti istituzionali da quelle che possono sembrare passioni ideologiche e deviazioni politiche. Può essere che qualcuno di queste persone abbia una passione politica, ma questi sono fatti loro, finché non sfocia in comportamenti illegali questo a noi non dovrebbe interessare. Se invece cogliamo nei messaggi della Falange delle vere e proprie minacce, e possiamo attribuirle con certezza a qualcuno che sia stato individuato, il discorso è diverso.
Il dottor Rame, annuendo, aggiunge:
– La sezione addestramenti speciali predispone studi e ricerche in materia di operazioni psicologiche e interrogatori per le sue attività di competenza, e sperimenta in campo nazionale e internazionale interessanti particolari forme di lotta e speciali tecniche di guerra. Se diamo il tempo al collega qui presente, vi informerà su dove hanno agito in giro per il mondo, in alcuni casi partecipando a esercitazioni, in altri casi agendo in operazioni più segrete e forse discutibili, ma di questo parleremo al momento opportuno. L'esperto di database, a questo punto, riprende la parola:
– Ricordiamoci che quello dell'Ossi è personale addestrato per svolgere in territorio ostile operazioni di guerra non ortodossa, operazioni nazionali e internazionali clandestine. Il personale viene reclutato esclusivamente nel Nono battaglione Col Moschin, e tra gli istruttori operativi del Comsubin che hanno una preparazione base per essere operativi in tempi molto brevi; gli operatori vengono addestrati anche negli Usa nelle tecniche utilizzate dalla Delta Force americana e nella gestione degli incidenti attraverso la funzione del negoziatore. Esistono tre Gruppi Operazioni Speciali, detti Gos. Il primo specializzato in scontri in ambiente marittimo, che ha sede a Capo Marrargiu, la base italo americana di Gladio; il secondo è specializzato in scontri in ambiente urbano, e ha sede nella base di Cerveteri; il terzo è specializzato in ambiente montano. Nel 1986, sei dei loro assaltatori sono stati in Tunisia; nel 1987 due sono stati in Perù, due in Somalia, dieci in Algeria; nel 1988 tre in Etiopia per distruggere armi ed esplosivi in ambasciata, otto in Tunisia per addestrarsi nel deserto. Nel 1989 tre hanno partecipato a un viaggio su una nave passeggeri tra Spagna e Tunisi per esigenza di antiterrorismo, due hanno viaggiato in Mozambico formalmente per garantire sicurezza alle imprese italiane, tre in Algeria per addestramento antisabotaggio, tre in Repubblica di Guinea per consulenza sulla sicurezza, cinque in Mozambico per garantire sicurezza alle imprese italiane. Potrei andare avanti ancora a lungo, ma vi invito, trattandosi di operazioni di servizi segreti, a non prendere sempre per buona la giustificazione ufficiale della missione. Talvolta questi elementi fanno servizio di protezione ai ministri, al presidente del Consiglio e della Repubblica: ad esempio nel 1989 hanno accompagnato il presidente del Consiglio Craxi nel suo viaggio in Etiopia, ma anche la senatrice Susanna Agnelli nei suoi viaggi in Africa, Perù, Ecuador, Colombia; hanno fatto sicurezza anche a De Michelis in Algeria e Tunisia.
Ma vediamo questa seconda lista da dove esce. Il primo in ordine a venire è Il Grillo Parlante: non sembra far parte degli Ossi ne tantomeno della Settima divisione; anzi, è un appassionato estremista di destra, che è stato segnalato da un informatore come attivo nella Falange maronita in Libano e simpatizzante dei Nar. È stato anche sospettato di aver fatto uscire parecchi fucile SC70 da una armeria della Folgore senza denunciare il furto. Da alcune intercettazioni che furono richieste dall'autorità giudiziaria sembra anche che abbia partecipato alla missione in Somalia durante la quale, a suo dire, veniva tenuto a distanza dal suoi capi perché sospettato di razzismo. La presenza di questa persona negli stessi alberghi dove si trovavano gli uomini dell'élite dei nostri servizi di sicurezza è una ipotesi che confermerebbe l'esistenza non solo virtuale della Falange Armata. Comunque anche in questo caso non esistono procedimenti giudiziari contro di lui o contro le altre persone che potrebbero aver partecipato a questi ipotetici incontri.
Ma vedo che si è fatto tardi. Se non ci sono domande per oggi concluderei il briefing.
VI.
Guido scende veloce le scale del Viminale, e appena gira l'angolo si trova di fronte Arianna sottobraccio al dottor Rame, che sta ridendo assieme a lui di qualcosa che Guido non capisce. Mentre passa loro accanto, per un attimo ha la sensazione che Arianna voglia fermarlo, ma che poi ci ripensi e prosegua per la sua strada fingendo di non conoscerlo. Il dottor Rame, al quale neppure è sfuggita l'esitazione di Arianna, le chiede:
– Conosce quel poliziotto?
– Assomiglia a un poliziotto della Digos di Firenze che avevo conosciuto qualche anno fa, ma probabilmente mi sono sbagliata.
– Non si è sbagliata affatto. Se non fosse sparito così in fretta glielo avrei ripresentato. È un ottimo investigatore, ha scoperto più cose lui in pochi mesi che noi in tre anni. La prossima volta che verrà da me lo chiamerò a prendere un caffè con noi. Allora, Arianna, ci vediamo presto.
Arianna, appena girato l'angolo, telefona subito a Guido.
– Pronto, Guido, sono sola. Ci prendiamo un aperitivo insieme senza i tuoi colleghi?
– D'accordo. Però promettimi di non sparire più come la volta scorsa.
– Non solo non sparisco, ma ti invito a cena io.
– Questo non lo posso accettare.
– Ti devo delle scuse. Solo per questa volta pago io, poi per i prossimi dieci anni pagherai tu.
– Ok, affare fatto. Raggiungimi alla Trattoria della Luna Rossa. Sai dov'è?
– Credo di sì, comunque la trovo.
– Grazie, ci vediamo tra dieci minuti.
VII.
“Che cos'è questo rumore?”
Armida si sveglia nel cuore della notte.
I due cani che Roberto le ha regalato sono nell'appartamento: li sente muoversi. Questo pensiero la rassicura e riprende sonno.
Al mattino, nell'aprire la porta della sua stanza, si rende conto che la serratura è stata riempita di ceralacca.
– I cani. Dove sono finiti i cani?
Quando finalmente riesce a uscire dalla camera, si rende conto che tutte le serrature hanno subito lo stesso trattamento e che dei due animali, nonostante li abbia cercati ovunque, non c'è più traccia. Eppure la porta dell'appartamento è ancora chiusa. Questo non è un lavoro da semplici e ordinari ladri. Le hanno portato via l'ultimo ricordo di Roberto: i suoi due cani.
Il dolore e la paura di Armida, per la prima volta da quando hanno ucciso l'uomo che amava, sono sovrastati dalla rabbia che le attraversa il corpo, facendola tremare. “La prossima mossa tocca a me”, pensa.
Prende carta e penna e scrive al sostituto procuratore della Repubblica di Lodi:
«Illustrissimo dott. C., dopo una lunga e dolorosa riflessione sulle ragioni della morte del mio compagno Roberto Vertile, ho deciso di metterla al corrente delle ipotesi alle quali sono giunta: ritengo che Roberto sia stato ucciso perché era divenuto un ostacolo a un grande progetto illegale. Roberto mi aveva raccontato di aver notato più volte che nel carcere di Opera avvenivano incontri fuori orario tra i vertici del clan Papalia detenuti e personaggi esterni, che potevano avere accesso alla struttura senza seguire la procedura di ordinanza. Gli incontri, inoltre, avvenivano in luoghi non destinati ai colloqui. Roberto mi ha messo al corrente dei suoi sospetti, determinati da ciò che aveva visto e da frammenti di conversazione che aveva udito: riteneva che queste persone appartenessero ai servizi segreti e facessero parte di un progetto di grande respiro, che avrebbe dovuto aprire una contrattazione nelle carceri in grado di garantire ai vertici dei clan mafiosi più importanti trattamenti di favore e prebende economiche, offrendo in cambio il loro aiuto in termini elettorali, criminali e giudiziari, creando versioni concordate per gli omicidi politici più imbarazzanti e mantenendo il segreto su questa e altre operazioni indicibili…»